Capitolo [part not set] di 39 del racconto Spy cam

di Claudia Effe

Capitolo 18

Questo contenuto è riservato a un pubblico adulto. Proseguendo nella lettura dichiari di avere almeno 18 anni.

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***

Loredana si svegliò quel mattino con un solo pensiero: doveva proteggere sua sorella.

La visita di quell’uomo sgradevole – per non parlare del nipote – l’aveva turbata e non poteva permettere che capitasse ancora.

Lavorando la sera era indispensabile lasciare sua sorella in una condizione di sicurezza; non voleva passare le ore di lavoro a preoccuparsi se a casa fosse tutto a posto.

Avrebbe montato un sistema di allarme e avrebbe fatto blindare la porta.

Uscì di casa e si diresse verso la ferramenta più vicina; aveva visto in vetrina il logo di una nota ditta di impianti di sicurezza.

Entrò nel negozio; non c’era nessuno, tranne un uomo corpulento dietro al bancone.

“Buongiorno – disse – Avrei bisogno di qualche informazione per un sistema di allarme”.

L’uomo annuì.

“Le chiamo il titolare, è lui che si occupa degli impianti”, rispose.

Bussò ad una porta: “Luca! C’è una signora per te!”.

Dopo pochi secondi da quella stessa porta uscì un ragazzo più giovane.

Le dispensò subito un ampio sorriso, le porse la mano e le chiese quale fosse la sua esigenza.

Loredana raccontò di cosa avesse bisogno: un impianto di allarme su porte e finestre, una telecamera nell’ingresso per controllare in remoto che non ci fosse nessuno in casa e, già che c’era, un cambio di serratura.

Da quando si era trasferita lì non l’aveva mai cambiata, e non poteva escludere che Agnello ne avesse una copia.

Luca prese nota di tutto e rimase a pensare per qualche secondo.

“Devo venire a fare un sopralluogo. Ora non posso – disse guardando l’orologio – ma tra circa un’ora potrò passare. Mi dia l’indirizzo”.

Loredana enunciò il proprio domicilio, e non notò la leggera sorpresa che Luca provò quando capì che era lo stesso di Martina.

Diede la mano al ragazzo e gli disse che l’avrebbe aspettato di lì a un’ora.

***

Luca la osservò mentre si allontanava. Piccolina, però un bel culo e un bel seno; poi a lui erano sempre piaciute le bionde.

Sicuramente straniera, probabilmente dell’est, anche se l’accento era appena percepibile.

Le osservò ancora le gambe affusolate spuntare da un paio di shorts, fino a quando non sparì dal suo raggio visivo.

Avrebbe pensato a lei più tardi; in quel momento aveva cose più importanti da fare.

Tornò nel retro, si sedette al computer e immise la password per sbloccarlo.

Lo schermo gli restituì l’immagina catturata dalla telecamera della stanza da letto di Martina.

La ragazza era ancora a letto.

Era nuda.

“Tu sei zoccola dentro – mormorò Luca tra sé e sé – È inutile che tu dia la colpa a me”.

Sorrise.

Martina non aveva capito che il giorno prima, quando lui aveva rimosso le webcam dal sito, non aveva comunque interrotto il collegamento con il suo computer, e così la sera precedente Luca si era potuto comunque godere prima la doccia di Martina e poi le sue forme abbandonate sul materasso.

Si era masturbato guardandola e ripensando al rapporto avuto il giorno prima.

Ora doveva solo capire cosa volesse fare di quelle riprese.

Le avrebbe messe on line o le avrebbe tenute per suo piacere personale?

Ancora non lo sapeva.

Lanciò un’ultima occhiata al sedere di Martina, quindi bloccò il computer e prese il necessario per il sopralluogo a casa della bionda.

Anche in questo caso prese una serratura con una chiave di cui aveva già fatto il duplicato.

Non sapeva se avrebbe potuto contare ancora su Martina, e non sarebbe stato male avere un’alternativa.

***

Mezz’ora dopo, Luca scriveva sul blocco della ditta la cifra del preventivo e la consegnava a Loredana.

La ragazza non riuscì a trattenere un sospiro.

“Io voglio fare il lavoro – disse – ma è una grossa cifra. Possiamo metterci d’accordo per il pagamento?”.

Luca scacciò dalla testa le immagini turpi che si erano spontaneamente generate e riacquistò professionalità.

“Io posso far slittare il pagamento anche di trenta giorni, quello non è un problema, ma non di più. Diversamente, abbiamo una convenzione con una finanziaria che potrebbe finanziare la spesa. Bastano un po’ di buste paga, una dichiarazione dei redditi…”.

Loredana scosse la testa.

“Non sono ottimista – rispose – Io ho un contratto di lavoro, ma solo part time, e buona parte dello stipendio lo pagano in nero”.

“Non ha suo marito che potrebbe garantire per lei?”, chiese Luca.

La donna scosse ancora la testa: ”Non sono sposata”.

“Un fidanzato? Un amico?”, ipotizzò Luca.

“Nulla, purtroppo. Ho solo la mia sorellina, ma va ancora a scuola”.

Luca sentì il buon umore nascere dentro di sé.

– Questa figa non ha nessuno e ha bisogno – pensò.

“Mi dia lo stesso i documenti – disse invece – Proverò a sondare il terreno, magari ci dicono di sì. Cinquemila euro non sono pochi, ma non sono neppure tanti. Io intanto le cambio subito la serratura: è il lavoro più economico e quello può pagarmelo quando vuole”.

La ragazza lo ringraziò con un sorriso, si sistemò a gambe incrociate sul divano con il telefonino e Luca si mise subito a lavorare.

Mentre cambiava la serratura, le lanciò qualche occhiata di straforo.

Come aveva già notato prima, anche se piccolina aveva un bel fisico.

Le gambe erano affusolate, i piedi graziosi e dalla scollatura della maglietta si intravvedeva un tatuaggio all’altezza dell’omero.

Soprattutto, aveva un bel viso; bellissimi occhi azzurri e un bel sorriso.

Chissà come era la sorella?

Avvitò l’ultima vite e mise da parte le fantasie.

“Le lascio la chiave nuova – le disse – ora la serratura è cambiata. Passi dal negozio questo pomeriggio, è probabile che avrò già una risposta per il finanziamento”.

Loredana annuì e gli porse una cartellina di plastica trasparente.

“Qui ci sono il mio contratto, le mie buste paga e il permesso di soggiorno. Ho sempre pagato tutti i finanziamenti che ho avuto, speriamo ne tengano conto”.

“Speriamo”, rispose banalmente Luca.

Prese i documenti, si caricò della sua borsa degli attrezzi e tornò in negozio.

***

Nello stesso istante, Martina si svegliava.

Prima ancora di aprire gli occhi si stiracchiò lungamente, quindi il suo sguardo andò istintivamente alla telecamera sopra di lei, quella del lampadario, prima di ricordarsi che le trasmissioni erano finite.

Realizzò questo fatto con una punta di rammarico.

Quella notte aveva comunque dormito nuda. Era più comoda e le permetteva di patire meno il caldo.

Prese il tablet per controllare che Luca avesse mantenuto la promessa e si collegò sul sito.

I riquadri delle telecamere erano macabramente neri; ciò nonostante una dozzina di utenti era comunque collegata.

Martina accedette con il suo nickname.

Il primo messaggio arrivò dopo pochi secondi.

Joker: Martina! Cosa sta succedendo? Perché non si vede nulla?

Marty: Temo sia finito tutto. Non andrò più on line

Joker: Perché? Non puoi farci questo! Non sai quanto tempo ho passato guardandoti

Marty: Lo immagino, ma la decisione è presa. Diciamo che non ho più un buon rapporto con l’amministratore del sito. E poi devo trovare un lavoro.

Joker: Trovati un altro sito e guadagna da lì. Sei bella e sexy, non tutte hanno la tua fortuna. Lascia che a lavorare siano le racchie!

Martina rise a quel commento.

Marty: Grazie per i complimenti, ma questa doveva essere una parentesi e una parentesi è stata.

Joker: Peccato. Ho scaricato tutti i tuoi video, ho speso una fortuna per te. Spero almeno ti arrivi qualcosa di tutto questo.

Martina si rabbuiò. Era improbabile che Luca, dopo la scena del giorno prima, le avrebbe dato dei soldi.

Marty: temo di no. Ma non importa.

Joker: questo è un peccato. Sei stata brava e meriti i soldi. Anche perché le gente viene qui per te, non per l’amministratore. Sei a casa, ora?

Marty: sì

Joker: sei da sola?

Marty: sì

Joker: se hai voglia di fare una cosa per me, potrei aiutarti un pochino.

Marty: cosa?

Joker: spogliati e toccati. Riprendi la scena e mentre lo fai ripeti il mio nome, io mi chiamo Enrico. Poi mandamelo via mail. Ti pagherò per questo.

Martina si stupì, non era pronta a una richiesta del genere.

Rimase qualche secondo a riflettere.

Aveva deciso che era tutto finito, e dopo meno di ventiquattro ore era già di nuovo da capo?

Anche se era una cosa diversa, e un po’ di soldi le avrebbero fatto comodo.

Posò le mani sulla tastiera.

Marty: sono già nuda. Quanto mi pagheresti?

Joker: Wow, che tempismo! Un filmato scaricato dal sito costa dieci euro. Visto che è personalizzato potrei dartene quaranta.

Marty: se puoi darmene quaranta, puoi darmene anche cinquanta, no?

Cosa stava facendo? Stava trattando come una zoccola da marciapiede? E perché gli aveva detto di essere nuda, per eccitarlo?

La risposta era scontata: certo, l’aveva fatto per eccitarlo. Perché un uomo eccitato fa qualunque cosa, l’aveva sperimentato nei giorni passati.

Joker: vada per cinquanta. Ma voglio almeno dieci minuti di masturbazione e dovrai infilarti anche un dito nel culo.

Martina rise. Avrebbe dovuto preparare un catalogo: masturbazione davanti tot, sei vuoi un dito in culo c’è il supplemento. Come in pizzeria quando chiedi la mozzarella di bufala.

Marty: va bene tutto. Mandami la tua mail, tra poco ti arriva.

Accese la telecamera del tablet e premette il tasto di registrazione.

Era una bella maniera di iniziare la giornata, comunque.

***

Erano le sei del pomeriggio quando Loredana si ripresentò nel negozio di Luca.

Rispetto al mattino portava i capelli raccolti, indossava pantaloni lunghi e una camicetta su cui era ricamato il logo di un ristorante, particolare che suggerì a Luca che la ragazza si stesse recando al lavoro.

La fece accomodare nell’ufficio sul retro, in modo da poter parlare senza essere sentiti da altri clienti.

Lui non aveva neppure presentato la domanda di finanziamento.

I redditi erano troppo bassi e non sarebbe mai passata, soprattutto in quanto straniera e nubile.

Però aveva inserito il nome della ragazza su Google e il risultato era stato sorprendente.

E così gli era venuta in mente un’idea, un’idea che per qualche ora gli aveva impedito di pensare ad altro.

Era fattibile? Come avrebbe reagito lei?

“Ho una buona e una cattiva notizia per lei – esordì Luca – La cattiva notizia è che non ci hanno deliberato il finanziamento”.

La delusione fu evidente sul volto della donna.

“Me lo sentivo che non sarebbe passata…”, commentò a voce bassa.

“La buona notizia, però, è che c’è comunque una maniera di portare a casa l’operazione”.

Fece una pausa per catturare l’attenzione della ragazza.

“Come?”, chiese lei.

Luca sorrise.

“Nell’impostare la pratica, ho dovuto evidenziare le sue precedenti attività lavorative, e ho visto che nel passato lei ha fatto anche la modella”.

Loredana divenne immediatamente rossa.

“Sì, ma è stato quando avevo vent’anni. Ho fatto un paio di cataloghi per una ditta di costumi da bagno e qualche sfilata”, disse, quasi a giustificarsi.

“Non importa, non ho neppure visto le foto”, mentì Luca.

Le aveva viste eccome, e le aveva dedicato una lunga sega non più di un’ora prima.

“Però mi ha fatto venire un’idea – proseguì – Le vorrei fare vedere un sito”.

Aprì il computer e digitò un indirizzo sulla barra.

Quando il computer caricò la schermata iniziale, Loredana divenne ancora più rossa.

“Cosa è questo? Cosa significa? È suo questo sito?”, domandò.

“Questo è un sito americano – spiegò – Realizzano filmati e li vendono on line. Ci sono nel mondo parecchi appassionati del genere, anche in Italia. Mi piacerebbe fare loro concorrenza e vorrei che tu fossi la mia modella”.

Loredana avvicinò il volto al monitor e studiò con attenzione.

“Io non posso fare queste cose!”, disse.

Luca notò che, nel pronunciare l’ultima frase, l’accento romeno era stato molto più marcato.

Forse era un segnale del suo nervosismo.

“Io vorrei che tu studiassi questo sito con calma – disse Luca senza scomporsi – Noterai che la maggioranza dei filmati sono decisamente casti e ampiamente alla portata di tutti”.

Loredana rimase qualche secondo in silenzio, poi: ”E come funzionerebbe?”.

“Io ti darei un compenso ad ogni video girato. Da un minimo di duecento euro per i video più soft a oltre il doppio per quelli più impegnativi. Li scalerò dalla fattura, tu avrai l’impianto pagato e non dovrai darmi nulla”.

La ragazza si torceva le mani, nervosa.

“Pensaci con calma e poi mi darai la tua risposta. Hai un computer a casa?”.

“Sì, mia sorella ne ha uno”, rispose.

“Bene. Esploralo, guardalo con attenzione. La mia è un’idea, un abbozzo, ma possiamo svilupparla assieme. Sono convinto che troveremo qualcosa che va bene a entrambi”.

Loredana annuì in silenzio, quindi guardò l’ora: doveva andare a lavorare.

Si alzò in piedi e tese la mano a Luca: “Non mi aspettavo questo, ma ci penserò seriamente”.

L’accento era sempre più marcato.

“Ci conto”, rispose Luca. Prese un biglietto da visita e glielo porse: “Qui trovi anche il mio telefonino, per qualunque cosa chiamami. A qualunque ora”.

***

Loredana tornò tardi quella sera.

Non era stata una serata pesante, per fortuna, ma stare in piedi diverse ore era sempre faticoso.

Si sarebbe messa subito nel letto, ma prima voleva controllare una cosa.

Entrò in camera di sua sorella per cercare il computer portatile.

La ragazza si era addormentata con la luce accesa, come spesso faceva quando Loredana non era in casa.

Stava diventando una ragazza grande, ma quando dormiva sembrava ancora una bambina.

Erano ormai quattro anni che Loredana si occupava di lei, da quando i loro genitori erano tornati in Romania.

La crisi economica non li aveva graziati e avevano deciso che, per vivere in difficoltà in Italia, tanto valeva farlo in patria, dove almeno avrebbero potuto contare su una rete di amici e parenti a darsi vicendevole supporto.

Le due ragazze, però, non avevano voluto rientrare.

Loredana era in Italia da quando aveva sette anni, Alina, la sorella, vi era addirittura nata.

Per loro la Romania era un Paese straniero, e così avevano deciso di rimanere.

Loredana si era accollata il mantenimento della sorella, forte di un contratto full time in una multinazionale della moda.

Che aveva chiuso tre anni dopo, con buona pace di tutti i dipendenti.

Trovò il computer, spense la luce e lo portò in camera sua.

I loro genitori ignoravano le difficoltà che stavano attraversando, anzi, la stessa Alina non era del tutto conscia dei miracoli che sua sorella era costretta a fare ogni giorno per andare avanti.

Fortunatamente l’impiego nel ristorante le permetteva, se non altro, di recuperare con facilità dei pasti di qualità.

Loredana si liberò degli abiti da lavoro, indossò una maglietta comoda e si sedette sul letto con il computer sulle gambe.

Ricordava l’indirizzo del sito che le aveva mostrato Luca qualche ora prima e lo digitò sulla barra.

Il computer caricò in una frazione di secondo una pagina piena di riquadri.

Il tema comune erano delle donne, più o meno vestite, legate e tormentate in varia maniera.

Cliccò su una finestra, ricavando una carrellata di fotogrammi che, si supponeva, dovevano anticipare il tema del filmato.

La richiuse subito, era troppo forte per lei.

Ne aprì un’altra.

Qui c’era una donna in topless legata ad una parete, un uomo in maschera la frustava con un gatto a nove code.

Si chiese quanto ci fosse di reale in quei filmati e quanto fosse simulato.

La sofferenza della donna sembrava parecchio artificiosa.

Un’altra sezione mostrava una ragazza nuda legata ad un tavolo e solleticata da una donna in perizoma.

Quello che la confortava era la quasi totale assenza di sesso praticato. C’erano nudità, quello sì, ma non più di quanto non si trovasse abitualmente in rete, anzi.

Per altro, non dissimile da alcuni servizi fotografici che aveva fatto da ragazza; sperò che Luca non li avesse trovati on line.

Poteva provarci?

Cosa avrebbe rischiato?

Sarebbe stato opportuno essere chiara con Luca: proviamo, ma se non mi va amici come prima.

Non le sembrava una cattiva persona e, detto onestamente, era verosimile pensare di guadagnare con un’iniziativa del genere.

Più che servendo ai tavoli.

Pensò ancora a sua sorella, addormentata nell’altra stanza mentre sognava di un ragazzo o di una vacanza.

Sperò non stesse sognando il signor Agnello che obbligava la sua sorella maggiore a praticare una fellatio a un ragazzino.

Meritava sicuramente il meglio dalla vita, e lei si era presa l’impegno di farla crescere nella maniera migliore.

Prese il telefonino e mandò un messaggio a Luca.

“Ci ho pensato, per me va bene. Domani passo da te e ne parliamo”.

Spense la luce e si appoggiò sul cuscino.

Stava già dormendo da due minuti quando arrivò la risposta di Luca.

“Non ti pentirai della scelta. Sono molto contento, a domani”.

***

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