Capitolo [part not set] di 39 del racconto Spy cam

di Claudia Effe

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Alberto si voltò verso Martina, la quale da quando era terminato il supplizio di Loredana stava tenendo lo sguardo basso.

La mattina era ancora lunga e si sentiva già provata da quanto aveva appena visto.

“Ti vedo mogia questa mattina – commentò Alberto – ma non temere, ho subito per te qualcosa per rimetterti in forma”.

La fece alzare e la condusse verso una sedia.

Sembrava una comune sedia da bar, ad eccezione di un piccolo oggetto nero, delle dimensioni di un rossetto, fissato al centro della seduta in legno.

“Siediti e fai in modo che la tua figa sia sopra quello”, disse indicandolo.

Martina eseguì quanto richiesto e si abbassò sulla sedia.

L’oggetto era duro e freddo, ma apparentemente innocuo.

“Allarga le gambe, lo sentirai meglio”, disse Alberto.

Martina allargò le ginocchia e lasciò ricadere le gambe ai lati della sedia.

Alberto le immobilizzò le caviglie e le ginocchia con delle corde, in maniera che non potesse cambiare posizione, e le legò i polsi dietro allo schienale.

“Sei comoda?”, chiese con un ghigno.

Martina non rispose neppure.

Alberto si rivolse alle telecamere ed estrasse dalla tasca un oggetto dalle dimensioni di una piccola scatola e lo tenne in mano.

“L’oggetto su cui è ora seduta Martina sembra nulla di che, ma nasconde un piccolo segreto. Può vibrare. Facciamo una rapida prova”.

Premette un pulsante sulla scatolina e Martina sentì una leggera vibrazione sotto la vulva.

Nulla di trascendentale, pensò.

“Niente di che, vero? – confermò Alberto – Perché è stata solo una vibrazione. Ma cosa succederebbe con decine, centinaia di vibrazioni? Perché oggi c’è un’offerta speciale: una vibrazione, un centesimo. Con un solo euro, invierete un centinaio di vibrazioni a Martina. Pensate tutti uniti cosa potrete fare!”.

Alberto sorrise malizioso.

“Da adesso – proseguì – in basso a destra sulla vostra pagina è comparso un pulsante rosso: premetelo e potrete interagire con Martina. Che, legata, non potrà che subire”.

Martina sentì subito una rapida sequenza di tre vibrazioni all’inguine; evidentemente l’idea era piaciuta.

“Andremo avanti per un’ora – incalzò Alberto – Quanto saprà resistere Martina?”.

Mentre Martina si accingeva a scoprire quanto volessero spendere per lei gli utenti collegati, suo fratello Massimo deponeva frustrato il telefono.

Era l’ennesima volta che provava a mettersi in contatto con la sorella, ma senza successo: dal pomeriggio precedente che il telefono squillava a vuoto.

L’aveva cercata in principio perché voleva vederla e parlare di quanto era successo, ma ora era preoccupato.

Martina era una che al telefono rispondeva sempre, e che anche quando non riusciva a prendere la chiamata richiamava subito.

Erano ore che non aveva notizie.

Aprì il computer e provò a collegarsi al sito delle webcam, senza successo, poi gli venne un’idea.

In fin dei conti, sua sorella aveva una certa notorietà, no?

Si collegò a Google e digitò “martina+webcam+italia+forum” e premette invio.

I primi due risultati non avevano nulla a che fare con sua sorella, ma il terzo era effettivamente un thread in un forum di webcam.

Aveva un paio di mesi e i primi post erano stati creati proprio in concomitanza con le prime esibizioni live di Martina.

Era usanza degli utenti postare screenshot della telecamera e Massimo si godette, anche se con qualche settimane di ritardo, l’ennesima visione del corpo nudo di sua sorella.

Sentì il membro ingrossarsi nei pantaloni.

Scorse rapidamente le immagini.

Centinaia di foto, di Martina che si faceva la doccia, di Sara, delle due ragazze assieme.

I commenti degli utenti erano decisamente pesanti.

“E’ vero che le donne sono proprio troie”.

“Ora pure lesbica oltre che zoccola”.

“Come vorrei il mio cazzo tra di loro”.

Si slacciò i pantaloni e lo estrasse.

Cambiò pagina e arrivò a quella in cui Martina, legata al letto, veniva torturata con il vibratore.

Con la mano sinistra si accarezzò il pene e ne scoprì il glande.

Scorse le immagini della sorella immobilizzata a letto, quindi le immagini di lui con Luca.

I commenti degli utenti si erano fatti ancora più pesanti in occasione della doppia penetrazione, e il forum era letteralmente esploso quando avevano scoperto che erano fratelli.

Uno di loro l’aveva eletto a suo idolo personale e aveva messo il volto di Massimo come avatar, alcuni avevano dubitato fosse vero.

Vide se stesso toccarsi sul letto di Martina, e la sorella completare il lavoro con la bocca.

La sua mano aumentò la velocità.

Andò direttamente all’ultima pagina, dove trovò uno scenario non familiare.

Questa volta Martina era in una specie di scantinato, in compagnia di Luca – il ragazzo delle telecamere – più altri uomini e donne che lui non conosceva.

Da quanto leggeva, Martina e le altre ragazze si erano prestate ad una giornata di sadomaso in diretta streaming.

Scorse i messaggi fino a quando non trovò un link, che premette immediatamente.

Ovviamente era a pagamento e procedette subito alla registrazione, addebitando la sua carta di credito.

Quando la registrazione fu ultimata, la camera inquadrò proprio Martina.

Martina non aveva avuto modo di contarle, ma aveva ricevuto oltre milletrecento stimolazioni vaginali.

La sua faccia era contratta in una smorfia e il suo corpo era coperto di sudore.

Era venuta due volte in meno di quindici minuti, ma il supplizio non sembrava destinato a diminuire, anzi.

Se i primi minuti erano stati caratterizzati da qualche stimolazione al minuto, gli ultimi erano continui, segno che la gente stava continuando a premere quel cazzo di pulsante.

“Ti prego, basta!”, implorò con voce rotta.

“Un’ora, dolcezza mia”, le rispose lui sogghignando.

Un’altra scarica di vibrazioni le fece emettere un singulto.

Massimo strinse il pugno attorno al suo membro.

Era eccitato e preoccupato allo stesso tempo.

Sua sorella sembrava soffrire, ma lo spettacolo era terribilmente eccitante.

Segnò il forum tra i “preferiti” e si promise di andare a vedere cosa fosse successo il giorno prima, sicuramente qualcosa di interessante.

Martina si dimenò tra le corde che la legavano e Massimo capì il perché: ad ogni pressione del pulsante rosso, che ora anche lui vedeva, una vibrazione veniva inviata alla sorella.

Accanto al pulsante era presente un contatore con le vibrazioni che – pur già pagate – erano ancora in coda e ancora avrebbero dovuto essere scaricate sui genitali di Martina.

Erano oltre cinquemila.

Massimo sentì lo scroto contrarsi, stava per venire.

Osservò la sorella spalancare la bocca e venire a sua volta e non resistette.

Lo schizzo di sperma colpì Martina sul monitor, proprio all’altezza della bocca, mentre Massimo non potè astenersi dal sorridere per la combinazione.

Pochi minuti dopo, Massimo rientrava dal bagno.

Si era lavato ed era decisamente più lucido.

Osservò la scena con maggiore attenzione: Martina non stava godendo, stava piangendo.

Oltre seimila vibrazioni l’attendevano e ne aveva per più di mezz’ora.

Doveva aiutarla, ma come?

Prese il telefonino e fece il numero di Giovanni, un suo vecchio amico.

Persona discreta e intelligente, nonché poliziotto.

Gli avrebbe dato il consiglio giusto.

***

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