Capitolo [part not set] di 39 del racconto Spy cam

di Claudia Effe

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Capitolo 12

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***

Martina si svegliò a causa di un tonfo accanto al letto.

Si mise a sedere di soprassalto, prima di realizzare che si trattava di Sara che, vestendosi, doveva aver fatto cadere qualcosa.

“Scusami, non volevo svegliarti”, disse Sara sottovoce.

“Non importa – rispose Martina sfregandosi gli occhi – Mi sarebbe spiaciuto te ne fossi andata senza salutarmi”.

Sara sorrise.

“Vado solo in ufficio, stasera torno”, precisò.

Martina annuì. Aveva fatto la figura della stupida con lei.

Si scambiarono un veloce bacio a fior di labbra e si salutarono.

***

Mezz’ora più tardi Sara entrava in ufficio sovrappensiero.

Aveva dormito poco quella notte e, inoltre, aveva parecchio su cui meditare.

Fosse stata meno distratta forse avrebbe notato le occhiate che le lanciavano alcuni suoi colleghi, occhiate diverse da quelle che, pur lusinghiere, era solita ricevere ogni giorno.

Quella mattina una cinquantina di suoi colleghi – praticamente tutti i dipendenti tranne lei e il suo ex amante – avevano trovato nella posta elettronica una mail anonima che li invitava a cliccare su un link.

Alcuni avevano diffidato di quella comunicazione, ma quelli che erano stati spinti dalla curiosità avevano potuto verificare come il link li indirizzasse verso un sito web il cui oggetto era una telecamera fissa puntata su una ragazza che, nuda, dormiva sul letto.

Una volta dentro, alcuni avevano navigato nelle varie sottopagine e avevano trovato alcuni filmati interessanti, due dei quali riguardavano Sara, la bella collega che si occupava della contabilità.

In uno faceva la doccia, nell’altro si produceva in un memorabile rapporto sessuale con la ragazza che ora giaceva addormentata sul letto.

Il mittente della mail non dava indicazioni su chi fosse, chiedeva solo di inoltrare la mail a quante più persone, a non dire nulla a Sara – pena la scadenza del collegamento – e di fornire un feedback su quanto visto.

Nella prima mezz’ora la mail venne inoltrata a circa trecento persone, tra cui, per combinazione, a un vecchio compagno di scuola di Martina, a un ex ragazzo di Sara e a un cugino di lei.

L’inoltro successivo, che si chiuse in un’ora scarsa, procurò altri ottocento contatti, tra i quali un amico del fratello di Martina, il prete della sua parrocchia e un suo vicino di casa.  Ne vennero a conoscenza anche lo zio di Sara, avvisato dal figlio, il suo dentista e una sua ex collega.

Per mezzogiorno millecinquecento persone – tra le quali il fratello di Martina e altri sette compagni di scuola – erano state contattate e ognuna di queste aveva fatto un salto sul sito, prelevando foto e filmati, oltre a vedere la trasmissione live.

Ironia della sorte, anche un membro della squadra di calcetto di Alberto si trovò a ricevere la mail, e la inoltrò prontamente a tutti i suoi compagni di squadra, escludendo dalla mailing list il solo Alberto. Ritenne preferibile che l’amico non sapesse che i suoi compagni spiavano sua moglie.

***

Martina, inconsapevole dei movimenti telematici che la riguardavano, indugiò a lungo nel letto quella mattina.

Anche lei aveva dormito poco e aveva la testa impegnata.

Cosa era successo quella notte?

Perchè Sara si era comportata in quella maniera?

Se è vero che la maggioranza delle donne ha avuto un rapporto omosessuale nella propria vita, lei non apparteneva a quella categoria e non aveva mai avuto ambizioni a farne parte.

Aveva voglia di sentirla e di parlarne con lei, ma non voleva farlo per telefono, soprattutto perchè l’amica era al lavoro.

Sara le aveva toccato i punti giusti e poi, non poteva negarlo, l’amica si era proposta quando lei era ore che pensava solo alla maniera per spogliarsi davanti alla telecamera e offrire qualcosa di interessante per il suo pubblico.

Era bastato poco ad innescarla.

Guardò verso la telecamera.

Non aveva bisogno di consultare il tablet per ipotizzare che qualcuno la stesse guardando anche in quel momento.

Chissà cosa stavano pensando di lei.

Mise le mani dietro alla nuca, in maniera da non ostruire la visione del suo seno.

Sentì subito l’eccitazione salire nuovamente in lei.

Pensò a Sara e a quello che aveva provato sentendo le sue mani e soprattutto la sua lingua su di lei.

Forse poteva mettere in pratica una fantasia che aveva ideato qualche giorno prima.

Si spostò rapidamente in cucina, aprì il frigo e prelevò una carota, comprata per l’occasione, quindi tornò nella camera da letto.

Si sdraiò sul materasso, mostrò il vegetale alla telecamera e ne fece scorrere la punta sulla pelle.

Sentì un brivido, parte dovuto al freddo ma non solo.

Si stuzzicò un capezzolo con la punta della carota, quindi la fece scorrere lungo la fessura tra le grandi labbra.

Presto si sarebbe bagnata.

***

Alberto si era dato malato quella mattina.

In quel momento sedeva sul letto e, con il computer portatile appoggiato sulle gambe, traeva il bilancio di quello che aveva innescato quella notte.

Stavano arrivando le prime risposte dai colleghi di Sara.

Quasi tutti dichiaravano che avrebbero posseduto volentieri sua moglie (l’unica variante creativa era costituita dall’orifizio che avrebbero violato), altri che avrebbero aggiunto al menù anche Martina.

Non era mai stata una sua fantasia, ma leggere dell’interesse di altri verso sua moglie lo eccitava, e ad ogni mail la sua erezione si rinvigoriva.

Neppure lui, personalmente, avrebbe disdegnato una cavalcata su Martina.

Forse una volta tornato in Italia si sarebbe proposto, magari anche dietro compenso.

Perchè era evidente che la ragazza lo faceva per soldi, si trattava solo di trovare il giusto accordo; ma per fortuna a lui la liquidità non mancava.

Aprì una finestra sul sito e ebbe l’ennesima conferma: Martina si stava masturbando dolcemente con una carota, sotto gli occhi attenti di circa ottocento persone.

Alberto indugiò qualche minuto su quella visione, domandandosi se non sarebbe stato bello darsi egli stesso piacere, poi decise di soprassedere.

Aveva ancora una carta da calare e non voleva distrazioni.

Perchè Martina in quel momento, oltre ad essere una bella ragazza sexy, era soprattutto una cosa: una preda, per lui che si sentiva cacciatore come non mai.

Aveva appena sputtanato sua moglie, ora era il momento di calare gli artigli sull’amica.

Alzò il telefono e compose il numero di telefono fisso che aveva trovato su Google la sera prima.

Rispose una voce cavernosa maschile.

“Buongiorno signor Agnello. Posso disturbarla cinque minuti?”, domandò Alberto.

“Chi è lei?”, rispose brusco l’uomo.

“Noi non ci siamo mai parlati, ma abbiamo una conoscenza in comune, la signorina Martina che abita in casa sua, in via XXX. Ho delle informazioni su quella persona che credo lei dovrebbe conoscere”.

“Martina? Quali informazioni?”, domandò.

Alberto aveva catturato la sua attenzione.

“So con certezza che la signorina le deve dei soldi, e purtroppo ne deve anche a me – inventò – Però, pur non pagando l’affitto a lei e pur non restituendo il debito a me, sta ospitando una sua amica e si sta pure facendo pagare per l’ospitalità. Oltre al fatto che non sta facendo nulla per procurarsi un lavoro”.

“Ne è certo? Una sua amica?”.

“Esatto. E da come sta agendo, non escludo che a breve possa lasciare tutto e sparire nel nulla, con buona pace di chi è stato paziente con lei”.

L’uomo dall’altra parte del telefono si agitò immediatamente.

“Questa stronza! Ha fatto bene a dirmelo, ora vado da lei e gliene dico quattro! Altro che pazienza!”.

– Altro che pompini! – pensò Alberto, ma se lo tenne per sè.

“Signor Agnello, avrei una proposta migliore – proseguì – Io credo che Martina abbia bisogno di una lezione e assieme possiamo dargliene una. Lo farei personalmente, ma sono all’estero non tornerò in Italia per un po’, quando temo che sarà tardi”.

“Dica”, domandò Agnello. Sembrava ansioso di conoscerla.

“Ora le darò istruzioni dettagliate, è importante che vengano eseguite in maniera corretta. Le aggiungo che il suo disturbo non sarà gratuito: oltre alla soddisfazione di dare una lezione a Martina, infatti, io le darò quanto ancora aspetta degli affitti. Ci sta?”.

“Non ho capito. Lei darà a me quello che Martina mi deve?”.

“Esatto. Lo consideri come un compenso per aver punito Martina al posto mio. Ovviamente, lei continuerà ad essere in credito con la ragazza e, anzi, sarà bene che Martina si ricordi di avere ancora un debito. Che ne dice?”.

“Mi sembra una proposta interessante. Mi dica cosa devo fare, ci penso io”.

“Prenda carta e penna, le detto le istruzioni….”.

 Alberto si adagiò sul letto.

Martina non aveva particolari colpe, se ne rendeva conto, però era anche vero che non se la sentiva di sottoporre sua moglie ad ulteriori umiliazioni.

Il signor Agnello sarebbe passato alle cinque del pomeriggio: a quell’ora, di giovedì, sua moglie sarebbe stata in palestra e non avrebbe corso rischi.

Tutti i colleghi di Sara, nonchè tutte le persone a cui la mail era stata inoltrata, l’avevano ormai vista nuda e l’avevano ammirata in un rapporto saffico, era più che sufficiente.

Martina, invece, era ancora una preda disponibile.

Probabilmente non le dispiaceva neppure, visto come si era prestata ad essere umiliata dal suo padrone di casa la volta precedente.

Avrebbe potuto denunciarlo, giacchè aveva la prova filmata di quanto successo, eppure non l’aveva fatto; segno che forse non le era dispiaciuto. O forse sentiva di esserselo meritato.

A questo pensiero si collegò nuovamente con il sito.

Martina stava infilando ripetutamente una carota dentro di sè e la cosa sembrava piacerle.

Piacque subito anche ad Alberto, a giudicare dalla pronta erezione.

***

Martina terminò il suo rapporto con la carota ruotandola dentro di sè, quindi il suo corpo venne attraversato da un potente orgasmo.

Aprì la bocca per ricevere aria, inarcò la schiena e lasciò che le sensazioni le percorressero la pelle.

Rimase ad occhi chiusi per quasi un minuto, quindi si rilassò nuovamente sul materasso e, guardando verso la telecamera, sorrise e mandò un bacio ai suoi spettatori.

Gettò un occhio sul tablet: erano quasi mille, un numero impressionante.

Come mai quella mattina erano così tanti?

Le fece effetto pensare che quel numero era pari all’intera popolazione della sua ex scuola. Era un po’ come se si fosse masturbata davanti ai suoi compagni; e il paragone era tutt’altro che peregrino visto che sette di loro l’avevano effettivamente guardata, anche se lei non lo sapeva.

L’avesse saputo, avrebbe regito con meno sorrisi.

Lasciò la carota dentro di sè.

Sara… chissà cosa stava facendo?

Sentì una vibrazione provenire dal comodino, era il suo cellularre.

Lo prese rapidamente, sperando fosse l’amica, e rimase delusa vedendo sul display un numero fisso che non conosceva.

Rispose.

***

Alberto venne lasciando che il seme si depositasse sul suo torace.

Uno dei vantaggi di essere in hotel da solo era di potersi masturbare liberamente, senza essere costretto a farlo sotto la doccia, come invece era costretto a fare a casa per non essere sorpreso dalla moglie.

Anche Martina era appena venuta, e per un attimo i loro sguardi si erano incontrati sul monitor.

Alberto incassò con un sorriso il bacio che Martina destinò a lui e agli altri mille spettatori, quindi si alzò e si portò nella doccia.

Ora che si era sfogato avrebbe fatto meglio a lavorare un po’.

Il suo primo pensiero, però, sotto al getto d’acqua della doccia, fu come avrebbe potuto costringere Martina a fare sesso con lui.

Sarebbe stato bello farlo davanti a Sara.

***

“Con chi parlo?”, domandò Martina al telefono.

“Buongiorno. Sono il titolare della ditta XXXXX, ho qui davanti a me un suo curriculum. È ancora interessata al lavoro?”.

Martina si coprì istintivamente il seno, come se l’altro potesse vederla.

Doveva essere uno delle decine di curriculum che aveva inviato nelle settimane precedenti.

“Sì, certo”, rispose.

“Bene. La chiamo perchè una mia dipendente si è licenziata improvvisamente e avrei urgenza di sostituirla; ho visto il suo curriculum e il profilo sembra essere quello adatto. Lei è disponibile a un incontro?”.

“Sì, certo, quando vuole”, rispose Martina.

“Mi rendo conto che è una richiesta impegnativa, ma lei sarebbe disponibile oggi stesso? Sa, siamo proprio scoperti…”

– Anche io sono scoperta – pensò Martina divertita. “Sì, nessun problema. A che ora?”.

Sentì un fruscio di fogli, forse un’agenda.

“Possiamo fare verso mezzogiorno di oggi?”, chiese l’uomo dall’altro capo del telefono.

Martina calcolò che Sara sarebbe stata ancora al lavoro, quindi non avrebbe avuto neppure la remora di non incontrarla.

Anche se avrebbe fatto meglio a chiedersi se fosse sano avere comunque tutto questo desiderio di vederla.

“Va bene, nessun problema”, rispose.

Si fece lasciare l’indirizzo e confermò che si sarebbero visti dopo.

Si sdraiò nuovamente sul letto, estraendo finalmente la carota da dentro di sè.

Quella che fino a qualche giorno prima sarebbe stata una notizia grandiosa in quel momento la infastidiva un pochino.

Avrebbe dovuto nuovamente alzarsi presto, e avere un capo a cui dire “certo, signore” anche quando questi avesse detto stronzate, e orari da rispettare.

Ora faceva un lavoro che difficilmente avrebbe potuto raccontare in giro, ma indubbiamente c’erano dei vantaggi, anche economici.

Era lieta di poter andare ad un colloquio di lavoro senza l’assillo di dire per forza di sì.

Prese il tablet e controllò la situazione.

La stavano guardando in circa cinquecento, un numero impressionante considerando che, anche se nuda, non stava facendo nulla.

Lesse alla veloce i commenti, erano tutti entusiasti di quello che avevano visto.

Notò la presenza di Luca con il nickname “Dio”.

Cliccò sul nome e aprì la chat.

Dio:“sei stata grandiosa stanotte, lascia che te lo dica. e tu che dicevi che la tua amica non avrebbe dato soddisfazioni”

Marty:“lascia stare, è tutta la notte che ci penso. non volevo capitasse”

Dio:“e perchè? sei stata bene, no?”.

Marty:“molto, ma non ha senso. io non sono lesbica e neppure lei”.

Dio:“cosa te ne frega? è un’amica, vi siete fate due coccole, può capitare”.

Marty:“a te è mai capitato con un amico?”.

Dio:“no, ovviamente no. ma è diverso”.

Marty:“invece è uguale. pensaci. cmq oggi vado a parlare per un nuovo lavoro”.

Dio:“ho sentito. non so cosa sperare”.

Marty:“io spero sia una buona proposta, poi vediamo”.

Dio:“certo, è che mi sto affezionando a te”.

Martina si coricò sulla pancia, in modo da offrire alla telecamera e a Luca una bella inquadratura del suo sedere.

Marty:“sicuro che sia affetto?”.

Dio:“si certo. ho anche voglia di scoparti, soprattutto se ti metti così”.

Marty:“secondo me è solo quello”

Dio:“forse. mi prometti però che, se cambi lavoro, una notte la passiamo assieme?”.

Marty:“ma neppure per idea!”.

Dio:“dai! cosa ti costa?”:

Marty:“cosa mi costa? ma ti senti cosa dici?”.

Dio:“lo so. ma in fondo ti piaccio, vero?”.

Marty:“se ancora penso a quello che mi hai fatto di nascosto ti ammazzerei ancora. va solo bene che ho un buon carattere”.

– E che un po’ mi piace – pensò Martina.

 ***

Enrico, amministratore delegato della ditta in cui lavorava Sara, si allacciò i pantaloni e si lavò le mani nel piccolo bagno contiguo al suo ufficio, quindi tornò alla sua scrivania.

Aprì il computer e rispose alla mail che qualcuno anonimamente gli aveva inviato nella nottata.

“Mi sono appena fatto una sega su Sara – scrisse – e ora ho intenzione di convocarla nel mio ufficio per verificare quanto è troia. grazie per la segnalazione, amico mio, ti farò sapere”.

Inviò il messaggio – inconsapevole di averlo appena recapitato al marito della “troia” – quindi prese il telefono a chiamò l’impiegata.

Sara rimase sorpresa dalla convocazione.

Conosceva Enrico da anni in quanto sua dipendente, ma le sue mansioni lavorative raramente avevano richiesto che si parlassero, e di fatto si erano incontrati non più di cinque, forse sei volte.

Entrò nell’ufficio del capo titubante, quindi si mise a sedere.

Quando accavallò le lunghe gambe nude, Enrico sentì smuoversi qualcosa al basso ventre.

“Sara, vengo subito al dunque perchè non abbiamo molto tempo – esordì – Come lei sa, da un paio di anni la nostra azienda intrattiene rapporti commerciali con lo sceicco Muhammar El Kattani del Qatar, e anche quest’anno una nostra delegazione dovrà recarsi in visita per siglare i nuovi contratti. La rappresentanza per ora è composta da un solo elemento, cioè il sottoscritto, ma non amo viaggiare solo e ho piacere che anche lei venga con me”.

Sara rimase senza parole e si limitò a guardare il suo capo.

“Mi permetto di dire – proseguì Enrico – che se la visita in Qatar porterà i frutti sperati saprò essere molto generoso con chi mi avrà accompagnato e avrà contribuito al buon fine della trattativa. Senza presunzione, posso affermare che questo momento potrebbe essere uno dei più determinanti della sua vita”.

Sara questa volta riuscì a parlare.

“Io non so se sono in grado – disse a bassa voce – Io mi occupo di contabilità, non sono preparata sulle dinamiche aziendali…”.

“Lei è la persona giusta – tagliò corto Enrico – Mi deve solo dire se vuole essere della partita o preferisce fare un passo indietro. Saranno giorni impegnativi, non lo nego, e per questo motivo le soddisfazioni saranno proporzionate. Se non se la sente non c’è problema, ma me lo dica subito e mi dia il tempo di chiamare qualcun altro”.

“Quando si partirebbe?”, chiese la ragazza.

“Questo pomeriggio. Per questo motivo, nel caso in cui accettasse, le lascerò il permesso di andare subito a casa a preparare il bagaglio”.

Sara rimase in silenzio per qualche secondo, mentre il cervello si arrovellava su cosa fare.

La tentazione di dire di sì al suo capo era grande: avrebbe passato qualche giorno all’estero, completamente spesata e senza lavorare in senso proprio.

Non sapeva in cosa consistesse il “lavoro” da fare, ma supponeva fossero riunioni e magari qualche festa.

Però le spiaceva non vedere più Martina, anche se l’incontro della notte appena passata le aveva lasciato parecchi turbamenti.

Era vero, aveva preso lei l’iniziativa, però era anche vero che Martina continuava a invitarla a spogliarsi; era evidente che stava puntando a qualche tipo di contatto fisico.

Cosa cercava la sua amica? Del conforto per essere stata lasciata sola o c’era dell’altro?

Forse non sarebbe stata una cattiva idea allontanarsi per un po’ e lasciare abbassare la temperatura.

“Va bene, vengo!”, disse.

Enrico si produsse in un ampio sorriso, si alzò e le strinse la mano.

“Sono contento! Benvenuta a bordo!”.

Sara rispose alla stretta con un sorriso un po’ forzato.

“Bene – proseguì subito Enrico – Ora c’è un’ultima cosa da verificare prima di dichiarare chiusa la questione”.

Sara rimase in silenzio, curiosa di sapere di cosa si trattasse.

“Dovresti toglierti la gonna e la camicetta”, disse il capo.

La ragazza rimase interdetta.

“Prego?”.

L’uomo sorrise affabile.

“Non è una proposta indecente. Però di consuetudine c’è una festa in piscina e sai che gli arabi, soprattutto il nostro sceicco, hanno degli standard piuttosto rigorosi. Niente piercing, niente tatuaggi…”.

“Non ho nulla del genere, bastava chiedere”, protestò Sara.

Enrico lo sapeva benissimo, dato che l’aveva ammirata fino a qualche istante prima.

“Ci credo. Però è capitato anche di avere delle sorprese, in passato. Per piacere, togliti i vestiti. Rimarrai in biancheria intima, esattamente come se fossi in costume. Mica ti vergognerai?”.

Sara si vergognava, ovviamente, ma si sforzò di vincere la sua timidezza.

Tutte quelle che avevano, in passato, accompagnato Enrico in Qatar avevano avuto un notevole avanzamento di carriera.

Si alzò in piedi e rapidamente lasciò che la gonna le si afflosciasse attorno alle caviglie, quindi si liberò della camicetta.

Rimase in piedi e rigida, vestita solo di un coordinato di pizzo bianco.

“Bene, vedi che non era difficile?”, commentò Enrico.

Prese il telefonino fingendo di leggere un messaggio e le scattò due foto in rapida sequenza.

Sara era quasi paralizzata per l’imbarazzo. La biancheria intima, soprattutto quella di pizzo, non era per nulla come un bikini ed era evidente soprattutto in quel contesto.

Dopo qualche secondo che parve infinito Enrico le permise di rivestirsi.

“Scusami se mi sono permesso – le disse – ma anni fa Ingrid, non so se te la ricordi, si “dimenticò” di dirmi che aveva una farfalla tatuata su tutta la schiena; perdemmo l’affare e anche la credibilità. Da allora preferisco controllare”.

Sara annuì finendo di allacciare l’ultimo bottone della camicetta.

“Ok, ora puoi andare a casa a preparare i bagagli. Ci vediamo qui tra – guardò il costoso orologio da polso – tre ore. Ce la farai?”.

“Certo – disse Sara – Grazie per l’opportunità signor XXXX”.

L’uomo sorrise.

“Grazie a te per aver accettato. E, mi raccomando, da oggi io sono Enrico”.

La ragazza annuì e lasciò l’ufficio.

Enrico sorrise, quindi scaricò le foto appena scattate e le allegò in risposta alla mail che gli era giunta in mattinata.

Gli piaceva dimostrare di poter fornire anche lui nuovo materiale.

***

Alberto osservò l’allegato con una certa apprensione.

Perché sua moglie si era spogliata di fronte a quell’uomo?

Cosa stava capitando?

Era preoccupato, nonostante la rapida erezione gli dimostrasse come il suo subconscio avesse altri pensieri.

Doveva prendere atto di non aver mai conosciuto bene quella donna: prima la notizia dei ripetuti tradimenti, poi il rapporto omosessuale, ora quello.

Cosa avrebbe fatto una volta tornato a casa?

Poteva continuare a stare con lei?

Si abbassò i boxer e prese il pene in mano.

Intanto avrebbe dedicato un ultimo pensiero a Sara.

***

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