Capitolo [part not set] di 39 del racconto Spy cam

di Claudia Effe

Questo contenuto è riservato a un pubblico adulto. Proseguendo nella lettura dichiari di avere almeno 18 anni.

Loredana prese il telefonino, lo mise nella borsetta e si affacciò alla stanza di Alina.
“Io vado al lavoro – annunciò – Stai a casa stasera?”.
La sorella sollevò il capo da un libro.
“Non lo so, forse dopo vado a trovare Marta”.
“Marta? – domandò perplessa Loredana – Non sapevo foste amiche, anzi. Non è quella che ha i genitori razzisti?”.
“Sì, è lei. Ma hanno bisogno di qualcuno che gli guardi il figlio più piccolo e io ho detto che ero disponibile”.
“Perché, Alina? Pensa a studiare, è più importante”.
“Riesco a fare entrambe le cose – rispose sorridendo la ragazza – Mi porto i libri e nel frattempo sto con il ragazzino. Ha dieci anni, basta metterlo davanti al televisore”.
“Fai come credi – concluse Loredana guardando l’ora – Però la scuola viene prima di tutto, ricordalo”.
Diede un bacio alla sorella e uscì.
Alina attese per dieci minuti, giusto per scongiurare un rientro della sorella, poi si alzò dal letto e aprì un cassetto.
Non sarebbe mai andata a lavorare per i genitori di Marta, neppure se l’avessero strapagata. Erano veramente dei viscidi razzisti e più di una volta aveva sentito da loro qualche commento idiota sui rumeni.
Era il momento di prepararsi, così come Luca le aveva chiesto via mail un paio di ore prima.
Frugò nella scatola dei bikini fino a trovare quello che cercava: un due pezzi bianco, vagamente traslucido, che aveva comprato l’anno prima.
Era quello che le stava meglio.
Si spogliò rapidamente, lo indossò e si ammirò allo specchio.
Stava bene, avrebbe fatto una bella figura. Almeno come sua sorella, sperava.
Era un po’ più alta di Loredana, ma anche meno formosa.
Indossò nuovamente i vestiti sopra al costume, prese il telefonino e uscì di casa.
Camminò rapidamente e a testa bassa, senza concedersi di pensare a cosa stesse facendo.
Raggiunse rapidamente il posto, trasse un sospiro e bussò alla porta.
Luca aprì dopo pochi secondi.
“Anna, sono contento di vederti. Vieni, accomodati!”, le disse.
Si fece da parte e la fece entrare nel magazzino.
Alina pensò subito che, in video, le era sembrato più grande.
Notò una struttura che non aveva visto nei filmati, una specie di V rovesciata in legno, ancorata alla parete per mezzo di alcune catene.
L’aveva creata apposta per lei?
Osservò con una certa apprensione la telecamera montata sul cavalletto.
“Anna, te la senti?”, le domandò Luca.
La ragazza sembrò svegliarsi. “Sì, certo. Ero un attimo sovrapensiero”.
Luca si avvicinò alla telecamera.
“Allora, adesso registriamo un breve messaggio di benvenuto, poi iniziamo. Vieni qui”.
Alina venne guidata davanti all’obiettivo.
“Tre, due, uno….”.
Si accese la lucina rossa.
“Ciao a tutti, io sono Anna – disse Alina con un sorriso forse un po’ tirato – E sono qui per provare un’esperienza incredibile e unica. Guardate i miei video e ditemi cosa ne pensate!”.
Mostrò il pollice alzato verso la telecamera e rimase immobile fino a quando non vide la luce spegnersi.
“Ottimo, Anna, molto bene – commentò Luca – Hai trovato il costume di cui ti avevo parlato?”.
Alina annuì.
“Ok. Allora spogliati che iniziamo. Se non te la senti puoi ancora dirlo, ma questa è la tua ultima occasione”.
Alina sospirò.
Stava facendo una cazzata?
Guardò verso la parete davanti a lei e ci immaginò sua sorella, legata nuda e stimolata fino all’orgasmo per soldi.
“No, nessun problema”, disse sorridendo.
Si liberò dei vestiti, rimanendo in bikini, e si accostò a Luca.
Lui la fece inginocchiare proprio sotto alla grande V, quindi prese due capi e le legò i polsi in alto.
Alina sentì il cuore accelerare.
“Ora devi allargare un po’ le gambe”, le disse Luca.
Alina spostò le ginocchia sulla moquette, lasciando che Luca le legasse anche quelle alle travi di legno.
Era completamente immobilizzata e completamente alla mercè di quell’uomo.
Lui si chinò e le fece una carezza.
“Ciak, si gira, ragazza!”.
Si accostò nuovamente alla telecamera, indossò il solito passamontagna e la fece partire, quindi prese il timer e lo mostrò all’obiettivo.
“Dieci minuti. Dieci minuti durante i quali la bella Anna sarà a mia completa disposizione”, annunciò, forse un po’ troppo grevemente.
Si avvicinò ad Alina e le passò le mani sulle braccia.
La ragazza sospirò, ancora tesa.
“Rilassati, non ti succede nulla”, le disse lui sottovoce.
Spostò le mani sulla schiena, quindi sulla pancia.
Alina sentì qualche brivido.
Luca le stimolò la pelle con la punta dei polpastrelli, quindi la accarezzò lentamente con le unghie.
La ragazza sentì un brivido più profondo percorrerla.
Le dita dell’uomo le passarono lungo il torso, quindi si spinse sulle cosce e sui glutei.
Essere così legata, esposta ad ogni capriccio di quell’uomo, la faceva sentire agitata ed eccitata allo stesso tempo.
Le sfuggì un sospiro.
Le dita di Luca le accarezzarono il collo e dietro alle orecchie.
Chiuse gli occhi, anche per non vedere la lucetta rossa della telecamera.
Luca le toccò il seno destro attraverso la stoffa del costume.
Sentì subito il capezzolo irrigidirsi.
Le toccò anche l’altro, quindi portò la mano dietro alla schiena, dove c’era il nodo.
Le fece un’altra carezza, quindi lo sciolse e si allontanò di un passo.
Le due coppe, prive del legame, si afflosciarono come due bandiere senza vento tra i seni di Alina, sorrette solo dal laccio che le sosteneva al collo.
L’uomo prese in mano i due pezzi di stoffa e li fece passare attorno al capo della ragazza, quindi si avvicinò alla telecamera e zoomò sui suoi seni.
Alina istintivamente provò a coprirsi con le mani, ma i lacci le impedirono ogni movimento.
Luca tornò vicino a lei, e con le dita le afferrò un capezzolo, tirandolo leggermente verso di sé.
Alina cercò di assecondare il movimento, fino a quando i legami non le impedirono di andare oltre.
Si lamentò sottovoce.
L’uomo le afferrò anche l’altro capezzolo ed eseguì lo stesso movimento, portandola al massimo dell’estensione che le corde le permettessero, quindi serrò ancora di più la presa sui capezzoli.
Alina fece una smorfia.
“Fa male?”, chiese lui.
Scosse la testa, anche se l’espressione la tradiva.
Lui diede un piccolo strattone, facendole sfuggire un lamento.
Ancora un altro, mentre lei si mordeva il labbro inferiore per non lamentarsi, quindi la lasciò, permettendo al suo corpo di tornare nella posizione iniziale.
Un leggero velo di sudore le aveva coperto il torso.
“Hai caldo, vero?”, le chiese lui.
Lei annuì.
“Togliamo qualche indumento, allora”, disse.
Lei non rispose, mentre l’uomo si inginocchiava di fronte a lei.
Sentì il nodo del suo slip tendersi e sciogliersi, lasciando cadere a terra l’ultimo pezzo di stoffa che la separava dalla nudità integrale.
Trasse un sospiro, evitando lo sguardo della telecamera.
“Sei molto carina”, le disse Luca, passandole l’indice tra le grandi labbra.
Era bagnata e imbarazzata e cercò, inutilmente, di sottrarsi al tocco.
Lui le passò nuovamente il dito, quindi lo avvicinò al volto di Alina.
“Apri la bocca”, le disse.
La ragazza eseguì l’ordine, quindi Luca le infilò il dito in bocca.
Lei chiuse le labbra e passò la lingua sul dito, assaggiando i suoi stessi umori.
“Brava, vedo che hai capito”, disse Luca
Lasciò che Alina terminasse di leccarlo, quindi portò nuovamente la mano sul pube di lei.
Con il dito provò a farsi strada tra le labbra della ragazza.
“No, non dentro, ti prego”, gli disse lei, cercando di sottrarsi.
L’uomo interruppe subito il tentativo e si limitò ad accarezzarla tra le labbra, come la volta precedente; questa volta fu lui a leccarsi il dito.
Lo fece lentamente, mentre con l’altra mano elargiva un altro tocco ad Alina, sempre tra le gambe.
I peli radi che le coprivano il pube erano ormai fradici.
La ragazza si lasciò sfuggire un leggero gemito.
Luca si alzò in piedi e guardò il timer.
Mancavano quattro minuti.
Si slacciò i pantaloni e li abbassò, scoprendo un paio di boxer che a fatica trattenevano un’ erezione.
Accostò il bacino al volto della ragazza.
Alina non si ritrasse e lasciò che la stoffa della biancheria intima di Luca le sfregasse sul volto.
Odorava dell’eccitazione di lui.
Tirò fuori la lingua e la passò sul membro di Luca, pur attraverso il cotone.
L’uomo emise un sospiro e fece una carezza sul volto di Alina.
Si abbassò i boxer e scoprì il pene.
Era a pochi centimetri dal volto della ragazza; il glande era lucido come fosse metallizzato.
Alina tirò nuovamente fuori la lingua.
Luca si avvicinò di qualche centimetro e lasciò che la lingua di Alina lo accarezzasse, non trattenendo un gemito.
La ragazza passò la punta della lingua su tutto il glande, quindi gli stimolò il frenulo.
Luca emise un sospiro, ancora più forte.
Alina vide il membro dell’uomo avvicinarsi ancora di più al suo volto.
Gli passò la lingua sull’asta, dall’alto in basso e poi al contrario.
L’uomo aveva gli occhi chiusi e sembrava godersi molto il momento.
Ripeté il movimento, due volte.
Luca emise una specie di lamento e piegò in avanti il bacino, in modo da offrirle nuovamente la punta del pene.
Alina gliela leccò nuovamente, con un movimento avvolgente come fosse un cono gelato.
“Ancora…”, disse lui con un filo di voce.
Lei eseguì nuovamente il movimento.
Non aveva mai eseguito un rapporto orale. Una volta Alex glielo aveva chiesto, ma si era rifiutata.
Passò nuovamente la lingua sul glande di Luca e poi ancora.
“Anna…”, disse lui con un filo di voce.
Lo leccò ancora una volta, ma non fece in tempo a finire.
Il getto di sperma le colpì il labbro superiore e la guancia sinistra.
Rimase con la bocca aperta, aspettando che Luca smettesse di venire.
L’uomo rimase qualche istante immobile, mentre il suo seme si depositava sulle cosce di Alina e per terra, quindi si svegliò.
Si tirò su i boxer e riallacciò i pantaloni.
“Tutto bene?”, le chiese.
Lei annuì.
Luca andò verso la telecamera e la fermò, quindi tornò da lei.
Le liberò i polsi e le ginocchia e la aiutò a mettersi in piedi.
“Stai bene?”, chiese.
Lei rispose di sì, sforzandosi di sorridere.
Era stata un’esperienza molto forte per lei e doveva ancora farci i conti, ma era contenta di averla provata.
Era andata oltre sua sorella e ne era orgogliosa.
“Prima di rivestirti, registriamo un ultimo messaggio per gli spettatori”, disse Luca, e le puntò la telecamera addosso.
Vide nuovamente la lucetta rossa accendersi.
Salutò verso l’obiettivo e sorrise.
“Ciao ragazzi. È stata un’esperienza pazzesca, se è piaciuta anche a voi scrivetemi e ditemi cose ne pensate”.
Luca spense la camera e le fece un applauso.
“Anna, sei stata grandiosa. Forse la migliore fino ad ora”.
La migliore? Wow!
“Tra un paio di ore dovrebbe essere on line. Inutile che ti dica che mi piacerebbe non fosse l’ultimo”.
La migliore….
“Non sarà l’ultimo – rispose – Possiamo rifarlo già domani, se tu puoi”.
Luca annuì convinto.
“Domani posso. Devo ancora capire cosa inventerò, ma ho già qualche idea”.
Prese il portafoglio e ne prelevò trecento euro, che diede alla ragazza.
“Te li sei meritati”, le disse, quindi le allungò una scatola di salviette.
Alina si pulì e si rivestì.
Trecento euro.
Ne avrebbe dati cinquanta per volta a Loredana, non era credibile che la pagassero di più come baby sitter. Si sarebbe comprata qualcosa anche per sé.
Diede la mano a Luca.
“Ci vediamo domani, allora”, disse.
Si diedero due baci sulle guance e si salutarono.
La migliore.

***

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