Capitolo [part not set] di 3 del racconto La prima volta insieme

di Suve

Ci trovammo ancora con Massimo tre o quattro volte, la notte, e scopammo tutti e tre fino all’alba ripetendo ciò che avevamo appena imparato e prendendo sempre più gusto alla penetrazione posteriore. Il povero Massimo divenne un po’ pallido, in effetti io e Mari facevamo a gara a prosciugarlo e nonostante il fisico d’atleta iniziava a accusare le fatiche notturne e il poco sonno. Poi lo lasciammo perdere, avevamo ottenuto quel che volevamo e capì presto, dalle nostre scuse o dalle mancate risposte, che non era più il caso.

Comunque sia, ci iscrivemmo alla specialistica ancora insieme e questo ci permise di sperimentare un’ulteriore prima volta, non pianificata ma ben accetta a entrambe.

I nostri ragazzi si dimostravano noiosi, abitudinari nel fine settimana: uscita con gli amici, serata in qualche locale o disco, pompino o scopata e poi tutti a casa che il giorno dopo c’era la partita della squadra del cuore. Sia io che Mari ci stavamo stancando, sentivamo un po’ di stress per gli esami e quando ci si presentò l’occasione la prendemmo al volo. Fu ancora Massimo la causa, ce lo trovammo in mensa per caso, eravamo annoiate e fu facile accordarsi per un pomeriggio insieme, bastò uno sguardo tra me e Mari per accondiscendere alla sua proposta. Così il venerdì successivo ci facemmo trovare in gran spolvero alla fermata del bus dove ci caricò sulla sua Corsa e ci recammo a un villino fuori città che avevano i suoi genitori.

Pregustavamo una sana scopata rilassante quando incontrammo dei problemi.

Avevamo appena parcheggiato davanti al villino quando vedemmo arrivare un’altra auto guidata da una ragazza con un ragazzo sul sedile del passeggero. Scesero e scoprimmo che Massimo aveva un fratello, Andrea, che aveva avuto la nostra stessa idea e era arrivato lì con la sua morosa per stare un po’ insieme. Il dispiacere dell’incontro si leggeva su tutti i nostri volti per l’occasione andata persa ma la ragazza di Andrea si dimostrò più incazzata che dispiaciuta poiché, con fare proprio da stronza, salutò tutti dicendo che Andrea poteva tornare con noi e salita in macchina si allontanò. Grave errore da parte sua, ma ancora non lo sapevamo nemmeno noi.

Alla fine entrammo tutti e quattro, un pochino in imbarazzo per la situazione, Andrea per essere il quarto incomodo e Massimo per essere stato sorpreso in una situazione non proprio normale dal fratello ma soprattutto dalla di lui ragazza che avrebbe potuto parlarne con la sua morosa.

Anche io e Marisol eravamo un pochino incavolate, avevamo bisogno di rilassarci e sembrava dovesse andare tutto all’aria. Ci allontanammo per andare in bagno e lì parlammo brevemente, nessuna delle due voleva rinunciare e l’idea si fece strada nelle nostre teste.

– In fondo Andrea non è male, anzi forse è persino più bello di Massimo, che ne dici Anna? Sarebbe la prima volta che scopiamo insieme con due ragazzi, e ce li potremmo anche scambiare………. –

La proposta di Marisol mi trovò senz’altro d’accordo e rientrammo nella sala sentendo i due che stavano quasi alzando il tono.

– Ma vaffanculo, proprio oggi dovevi……………. –

Andrea si bloccò vedendoci entrare. Marisol andò subito verso di lui prendendolo sottobraccio.

– State tranquilli, tutto è rimediabile. Massimo, non ci avevi detto che avevi un fratello più figo di te…… –

Nel dirlo Mari si era stretta a lui facendogli sentire la morbidezza del seno sul braccio. Io intanto ero andata verso Massimo abbracciandolo a mia volta per tenere bordone a Marisol in quello che prometteva di diventare un gioco interessante.

– Carino è carino Mari, ma non più di Massimo, e poi bisogna vedere se è altrettanto….. in gamba –

e la mia mano agguantò il pacco di Massimo sentendolo ancora molle dentro i jeans.

Mari proseguì nella nostra scena mettendo anche lei una mano tra le gambe di Andrea e stringendo piano.

– Quel che sento non pare in ottima forma ma promette bene, forse bisognerebbe aiutarli Anna –

– Beh, un accenno di reazione c’è, solo un accenno, mi sa che dovremo lavorare parecchio io e te Mari, che proponi? –

– Non saprei, forse è meglio inquadrare bene prima la situazione –

e strizzandomi l’occhio si portò davanti a Andrea tirandogli giù i calzoni che si afflosciarono sulle caviglie. Io la imitai sciogliendo la cintura e aprendo la zip di Massimo.

Ora entrambi i ragazzi erano in slip con me e Mari che palpavamo a piene mani i loro inguini sentendo risvegliarsi i loro sessi. Io abbassai lo slip e presi in mano il cazzo di Massimo. Lo conoscevo già e lo ricordavo bene, mi bastarono pochi colpi di mano per renderlo duro. Di lato vidi Mari che faceva la stessa cosa con Andrea: questi aveva un cazzo più corto, ma recuperava in larghezza perché la mano di Mari non arrivava a cingerlo completamente. I fratelli erano entrambi sorpresi ma non tardarono a rilassarsi e godersi prima la sega e poi il pompino che io e Mari, in ginocchio, prendemmo a fare in simultanea.

Li succhiammo per qualche minuto per poi scambiarceli. Il cazzo di Andrea entrava a malapena nella mia boccuccia, non riuscivo a ingoiare molto più della cappella e a questa dedicai il meglio della mia lingua leccando frenulo e punta, corona e buchino, succhiando forte fino a sentirlo gemere.

Mi alzai e spinsi Andrea verso il divano facendolo sedere e sedendomi io sopra di lui, faccia a faccia. Faticai un po’ a farlo entrare nella mia fighetta, forse era il cazzo più largo che avessi mai preso. ci riuscii sentendomi riempita completamente Mentre Mari ripeteva le mie mosse con Massimo. Ora eravamo fianco a fianco, moderne amazzoni intente a cavalcare due destrieri sgroppanti. A ogni colpo di reni di Andrea sentivo la mia fighetta adattarsi meglio fino a che non ebbe piena libertà di movimenti. Tra gemiti e gridolini Marisol si sporse verso di me per baciarmi, l’abbracciai stringendola forte. Mentre si ritraeva vidi nei suoi occhi una luce furbetta che avevo imparato a associare a qualche idea libidinosa, non vi feci caso continuando a cavalcare Andrea e assaporando le sensazioni che la sua mazza mi procurava.

Notai che di fianco non c’erano più né Massimo né Marisol solo quando sentii una mano spingermi la schiena per farmi piegare in avanti. Non opposi resistenza e andai a baciare Andrea quando avvertii la voce di Mari al mio orecchio. Era china su di noi per sussurrarmi:

– Rilassati, voglio vederti impazzire –

Compresi subito cosa intendesse perché Massimo aveva puntato il suo cazzo sul mio buchino e stava spingendo piano. Andrea si immobilizzò, saldamente piantato dentro di me, per agevolarlo. Sentii Massimo farsi strada in me e avvertii dolore. Forse mi sarei ribellata se Marisol non mi avesse tirata a se baciandomi.

Con molta cautela Massimo entrò in me, forse per una metà, rimanendo fermo per permettermi di adattarmi alla sua presenza. Mi tirò a se rialzandomi dal petto di Andrea e impadronendosi dei miei seni. Mari allungò la mano tra i nostri corpi e prese a sgrillettarmi con foga. Bastò questo a farmi dimenticare il dolore e il timore. Cominciai a godere. La sensazione nuova di sentirmi piena dappertutto prese possesso di me mentre Massimo e Andrea cominciavano a muoversi. All’inizio erano impacciati e faticavano a sincronizzarsi ma ben presto si coordinarono nei movimenti e io uscii fuori di testa. Godevo incessantemente sentendo il cazzo di Andrea riempirmi completamente la vagina e quello di Massimo correre allegramente, e ora liberamente, nel mio intestino. Urlai, urlai a ripetizione. Sentii come una mano stringermi forte il ventre, una scarica elettrica partirmi dalla schiena e venni, venni e venni ancora tra le mani dei miei compagni di giochi.

Andrea e Massimo attesero che mi fossi ripresa per cercare di prendere il loro piacere ma ora toccava a Marisol, volevo che anche lei provasse quel che avevo provato io poco prima.

Dissi loro di liberarmi e vidi Andrea fare una smorfia. Immagino anche Massimo la fece ma si tolse subito ubbidendo ai miei desideri. Mi sfilai da Andrea e abbraccia Marisol baciandola e abbracciandola. Mentre lo facevo tirai Massimo fino a farlo sedere sul divano. Il suo cazzo svettava in piena erezione. Presi Marisol e la condussi da lui facendola salire in piedi sul divano dandogli la schiena. Impugnai lo scettro di Massimo e tirai giù Mari, mi assecondò senza dir nulla, aveva capito. Imboccai il cazzo di Massimo per riempirlo di saliva e poi ben lubrificato lo puntai sul buchino di Mari. Lo feci entrare piano, volevo evitarle anche il più piccolo dolore. Le sfuggì un lieve sospiro ma lo accolse, lentamente, sino in fondo. Lasciai la presa e mi tuffai con la lingua sulla sua fighetta per eccitarla di più e farle dimenticare la presenza ingombrante nel culetto. Bastarono poche slinguate per sentirla gemere. Presi in bocca il clitoride succhiandolo e Mari mi incitò a proseguire, stava cominciando a godere. Massimo con tempismo perfetto cominciò a muoversi piano e Mari urlò:

– Si si SIIIIIII, dai muoviti, muoviti, che bello, aahhhhhhh –

Non era finita, ora occorreva completare il quadro. Abbandonai la fighetta di Mari alle mani di Massimo e mi occupai di Andrea che era rimasto a guardare, cazzo al vento. Lo imboccai, ancora con fatica, leccandolo e succhiandolo per fargli raggiungere il pieno turgore e poi lo feci alzare dal divano. Non ebbe bisogno di spiegazioni su cosa fare, si posizionò tra le gambe di Mari spalancandole e puntò il suo arnese sulla fighetta. Entrò con difficoltà, per quanto lei fosse bagnata la circonferenza era notevole. Sentii Mari trattenere il respiro e la vidi poi abbracciare Andrea ricevendo con gioia i suoi colpi. Ora si muovevano tutti e tre all’unisono come con me poco prima. Guardandoli non potei fare a meno di portare la mano al mio clitoride e mentre Marisol si godeva la sua doppia penetrazione mi masturbai velocemente raggiungendo un nuovo orgasmo, subito prima di sentire Mari urlare il suo piacere insieme a Andrea. Massimo data la posizione ci mise un po’ più di tempo ma presto si unì alle grida riempiendo di seme caldo l’intestino di Mari che già aveva ricevuto nella vagina quello di Andrea.

Si sciolsero dall’abbraccio e e noi ragazze li precedemmo alla doccia. Mentre l’acqua ci cadeva addosso abbracciai Marisol e la baciai.

– Ti amo Mari, ti amo tanto – sentii le mie parole uscire senza volontà e mi accorsi che era vero. Sì, io amavo Marisol, l’avevo sempre amata.

– Ti amo anche io Anna – mi rispose, e sapevo che era sincera. Ci baciammo ancora.

Questa fu un’altra delle mie prime volte insieme a Marisol, non l’ultima perché anni dopo……

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