- Capitolo III – L’ultima volta insieme
- Capitolo II – ancora una prima volta insieme, anzi due
- Capitolo I – Lo decidiamo insieme
di Suve
Avevamo deciso insieme io (Anna) e Marisol. Non rompeteci le palle, pensate quel che volete ma non rompeteci le palle. Lo sappiamo che per la morale comune siamo due ……….. troiette, ma noi ce ne fottiamo della morale comune. Siamo giovani, belle, con tanta voglia di vivere e provare nuove esperienze, senza farci tante pippe mentali su pudore, buona creanza eccetera eccetera.
Siamo cresciute insieme fin dalle elementari, stessa scuola, stessa classe anche alle superiori. Siamo sempre state insieme e nel nostro quartiere ci chiamano “le due sorelle”, che poi sorelle non siamo, entrambe figlie uniche di genitori borghesi ingrigiti e spenti dal lavoro e dalla carriera, che nemmeno si ricordano cosa voglia dire divertirsi. Abbiamo cominciato con le prime esperienze quasi contemporaneamente, tardi perché solo all’università abbiamo potuto godere di una certa libertà dalle famiglie oppressive, raccontandoci tutto ogni volta, consigliandoci l’una con l’altra, entrambe curiose, accomunate dal desiderio e dal timore, che se i nostri avessero saputo ci avrebbero frantumate di botte. Eppure non facevamo nulla di male, abbiamo fatto quel che hanno fatto tutte le nostre compagne di facoltà o amiche. Il primo bacio (beh, quello magari un po’ prima), la prima sega, il primo pompino e poi la perdita della verginità. L’unica differenza è che vivevamo con gioia queste scoperte, non improvvisate ma meditate, abbiamo sempre cercato di viverle con ragazzi che ci piacevano, che forse dire che eravamo innamorate è una parola troppo grossa, ma mai per non farci lasciare o per accontentarlo. Ogni volta ci sentivamo e ponderavamo la scelta. Certo, la curiosità la faceva da padrona, non vedevamo l’ora di provare, ma non ci siamo mai “buttate via”. Vedevamo le altre, poche, parlare sinceramente e raccontare le loro esperienze sempre con una punta di “vergogna” mentre altre, tante, facevano le pudiche, le riottose, le verginelle e poi venivi a sapere che……. Ma non importa, io e Marisol avevamo smesso di raccontarci con tutte meno che tra di noi, solo di noi due potevamo fidarci, sapere di essere comprese. Va da se che le poche esperienze saffiche le abbiamo fatte tra di noi, sempre per curiosità, molto per affetto reciproco, ma senza impegno, senza tormenti o chiusure, a noi piace il cazzo ma ogni tanto è bello ritrovarci e darci piacere da noi stesse. Forse è quasi amore, ma diverso.
Ora eravamo al terzo anno, con l’idea di scegliere la stessa specialistica l’anno dopo per restare ancora insieme. Però non ne avevamo la certezza, sapevamo che stava finendo il tempo della spensieratezza, che ci voleva qualcosa per ricordare, incorniciare quell’anno in cui avremmo abbandonato sicuramente la maggior parte degli amici e delle amiche con cui, a ogni modo, avevamo passato dei bei momenti e a cui ci eravamo affezionate.
Volevamo perdere l’ultima verginità, quella posteriore. Finora ci aveva trattenuto il timore e il fatto che eravamo appagate dei rapporti normali, però la curiosità restava e si faceva più intensa. In rete trovavi descrizioni entusiastiche e orripilanti, non sapevi a chi credere e non ci andava di “regalarlo” ai nostri attuali ragazzi solo perché quei porcelli ce lo chiedevano (e anche spesso). Doveva anche questa essere una cosa ponderata, dovevamo “essere pronte”.
L’occasione ce la fornì proprio l’università, con uno stage 24H multi-indirizzo in cui conoscemmo un ragazzo molto carino. Ci eravamo informate su di lui. Lo descrivevano gentile, disponibile, premuroso, le confidenze -intime- dicevano che era bravo, attento alla partner, un ragazzo da “provare”. Avendo perso due anni era più grande pur essendo ancora al terzo anno come noi.
Non sto a raccontare le discussioni e le pianificazioni, e l’approccio di Marisol in mensa. A lei, la più bella tra noi a giudizio unanime, era toccato il primo contatto con Massimo, questo il nome del ragazzo. La vidi tornare tutta eccitata, c’era riuscita, la sera dopo si sarebbero incontrati nell’appartamentino che dividevamo io e Marisol. La sorpresa era che Massimo non sapeva nulla di me, pensava solo di aver fatto colpo su lei e si pregustava l’avventura, non sapendo cosa lo attendesse.
Io e Mari ci eravamo messe in libertà, per non dire che eravamo nude o quasi, e attendavamo l’arrivo di Massimo. Poco prima delle 21 sentimmo suonare e io corsi a rifugiarmi in bagno. Sentii aprire la porta e un bisbiglio, poi la porta chiudersi, i passi venire verso la camera da letto e più niente. Attesi qualche istante e sbirciai dallo spiraglio della porta vedendo Marisol in ginocchio sul letto abbracciare e baciare Massimo ancora in piedi. Il bacio si faceva sempre più rovente e vedevo le mani di lui sulle tette di lei farsi sempre più audaci, fino a toglierle il reggi e massaggiarle a piene mani. Lei non era rimasta indifferente e strofinava la mano sul suo pacco che, alla luce delle due abat-jour, vedevo farsi più grande. Velocemente lui si tolse la maglietta rimanendo a torso nudo, esponendo un bel fisico, mentre era lei che brigava per slacciargli la cintura. Ancora pochi istanti e gli abiti furono per terra e, entrambi nudi, si distesero sul lettone matrimoniale.
Marisol iniziava a sospirare, grazie anche a Massimo che con la mano era andato a impadronirsi della sua fichetta strofinandola per bene. Poco dopo cambiarono posizione, lui era disteso e lei, in ginocchio tra le sue gambe, stava iniziando a leccarglielo. Era il mio momento. Mi tolsi quel poco che avevo addosso e entrai nella stanza. Massimo era a occhi chiusi e non mi vide avvicinarmi, accucciarmi di lato e andare a contendere a Marisol il gustoso boccone. Se ne accorse subito dopo perché era impossibile non notare che ora erano due le lingue che lo leccavano, quattro le mani che lo accarezzavano.
– Ma che…….. –
lo sentimmo dire mentre apriva gli occhi e alzava la testa.
– Sssshhhhhh, zitto, ti vogliamo tutte e due –
gli disse Marisol salendo a baciarlo mentre io mi affondavo in bocca il suo cazzo. Era bello, lungo, grosso e soprattutto duro, forse non uno dei più grandi che avevo preso ma di buone proporzioni. Rabbrividii pensando a quando mi sarebbe entrato dentro e ripresi a succhiarlo con foga.
– Te la senti di soddisfarci entrambe? –
chiese Marisol, le tette appoggiate al suo petto, spiluccando baci a fior di lingua.
– E’ una sorpresa meravigliosa, non pensavo…….. –
– Avrai altre sorprese dopo, tu pensa solo a resistere perché non abbiamo intenzione di finire tanto presto –
– Tranquilla, non ve ne pentirete –
Dopo questo scambio verbale tra lei e Massimo, Mari scese ancora giù e io gli cedetti il palo, volevo sentire come baciava, e non fui delusa. Era dolce, mai irruento, e con la mano era andato subito sulla mia patata dandomi sensazioni paradisiache.
Forse restammo così dieci minuti quando Mari decise di cambiare.
– Basta! Lo voglio dentro –
Si mise a cavalcioni e pian piano se lo introdusse. Rimasi affascinata da quello spettacolo, scese lentamente fino a averlo tutto dentro, emettendo allora un sospiro di soddisfazione. Mosse il bacino avanti e indietro, per sentirlo meglio, e cominciò a mugolare. Facendo forza sulle ginocchia ora saliva e scendeva, accelerando via via il ritmo. Ebbi un’idea e mi alzai mettendomi sopra Massimo, la patatina a portata della sua bocca. Rivolta verso i piedi ora potevo abbracciare e baciare Mari che sentivo sempre più eccitata. Con la mano scesi a stimolarle il clito e un primo forte orgasmo la scosse tutta lasciandola immobile, il cazzo tutto dentro, a tremare con la lingua dentro la mia bocca.
La sua eccitazione ora era passata a me. La strattonai per farla scendere e gioii vedendo il Palo di Massimo ancora bello teso, luccicante degli umori di Marisol. Mi distesi sopra il letto, la mia posizione preferita è quella del missionario, e lo tirai per un braccio. Capì e subito mi fu sopra per penetrarmi. Sentii la punta bussare piano all’ingresso della vagina e prendendo a piene mane i suoi glutei lo tirai forte a me incrociando le gambe dietro di lui.
Fu una sensazione magnifica, mi sentivo calda e bagnata, ricettiva, aperta. Massimo scivolava dentro e fuori agevolmente, con colpi a volte lievi a volte secchi con cui si piantava profondamente dentro di me. Non mi mancava molto quando lo sentii ansimare più forte, anche lui era vicino.
Fu Marisol a darci il colpo di grazia a entrambi. Era scivolata dietro di lui e sentivo la sua mano toccarmi quando Massimo affondava, gli stava accarezzando evidentemente i testicoli, poi, a un tratto, sentii un suo dito farsi strada in me nel buchino. Non faceva male, anzi, era piacevole, e la sensazione aggiuntiva unita al vedere la faccia di Mari che sorridente, gli occhi luccicanti di eccitazione, mi guardava da sopra la schiena del ragazzo, mi fece contorcere in un orgasmo improvviso aggrappata a lui con tutte le mie forze. La situazione, l’eccitazione mentale di tutta la giornata, le manovre di Massimo e Mari mi fecero sobbalzare sotto di lui come in preda a una crisi epilettica. L’orgasmo non salì lentamente come solito ma colpì improvviso, con la violenza di uno tsunami. Forse uno dei migliori orgasmi che io abbia mai avuto. E mentre sussultavo sentii un caldo getto invadermi. Anche Massimo era venuto, tutto dentro di me.
Rimanemmo abbracciati ancora alcuni istanti, la testa di Massimo appoggiata sul mio petto, la mia mano a stringere quella di Mari che nemmeno mi ero accorta di afferrare, Poi Massimo mi baciò dolcemente mormorando:
– Scusami, ti sono venuto dentro, non ce l’ho fatta a resistere, spero non ci siano problemi –
– Prendo la pillola, stai tranquillo – gli risposi ricambiando il bacio.
Ci sciogliemmo dall’abbraccio e spossati restammo tutti e tre distesi sul letto, Massimo in mezzo, per diversi minuti, senza parlare, solo un lieve contatto fisico tra i nostri corpi, tra le nostre mani che vagavano sulla pelle sudata..
Dopo un po’ allungai una mano verso l’inguine di Massimo, incontrando quella di Marisol che mi aveva preceduto. Insieme prendemmo a toccarlo sentendo che si stava risvegliando e insieme, straordinaria coincidenza, cambiammo posizione per omaggiarlo in altro modo. Le teste vicine, prendemmo a leccarlo, accogliendolo tra le labbra a turno, sino a riportarlo al suo massimo splendore. Ci guardammo io e Mari, e baciandola le dissi:
– Prima tu –
e mi alzai dal letto mentre Mari si metteva gattoni ancora intenta a succhiarlo.
Andai a prendere dalla borsa il lubrificante che ci eravamo premurate di acquistare e tornai sul letto, dietro di lei. Scesi con la bocca a leccarla, umettando di tanto in tanto il buchino, poi schizzai un’abbondante dose di lubrificante nel solco e cominciai il lavoro di preparazione vero e proprio.
Con l’indice sparsi il liquido concentrandomi sulla rosetta che forzai leggermente con la punta. Poiché non reagiva ancora spinsi più forte, vedendo la corolla aprirsi e accoglierlo; presi altro lubrificante e con il dito cercai di farlo entrare dentro, lavoro facile perché scivolò fino alla prima nocca senza problemi. Un leggero tremito di Marisol mi fece preoccupare e le chiesi se andava tutto bene. Avutane la conferma proseguii, questa volta infilai tutto il dito reso viscido e versando altro liquido lo mossi avanti e indietro. Scivolava bene, era quasi pronta, aggiunsi il dito medio all’indice e con l’altra mano andai a strofinarle il clito. La sentivo mugolare, la bocca piena, e quando la vidi muovere il bacino chiamai Massimo.
– Vieni qui, ora tocca a te –
Mi raggiunse sottraendosi con qualche difficoltà a Mari che non voleva smettere di succhiarlo e si mise in piedi in fondo al letto, quasi a portata. Tirai a me Marisol per posizionarla meglio e attesi. Massimo se lo prese in mano e stava per penetrarla nella fichetta quando lo afferrai fermandolo.
– No, prendila nel culetto, è vergine lì ma lo vuole –
Massimo rimase di stucco ma non fece una piega quando stringendolo lo avvicinai al buchino. Infilai ancora due dita dentro, per allargarlo bene, e poi le tolsi appoggiando all’ano il suo cazzo.
Massimo ebbe un’incertezza.
– Davvero vuoi? Sei sicura? –
– Si – rispose Marisol, – ma fai piano, non l’ho mai fatto –
Fui io a imprimere la prima spinta, tenendoglielo ben stretto in mano per paura che perdesse il controllo e entrasse tutto di colpo, ma Massimo fu bravo, servizievole, e attese le mie mosse, mentre già la cappella si era fatta strada e Marisol gemeva piano. Il buchino si era dilatato enormemente e stringeva nascondendo la testa di quel fungo che ora mi sembrava spropositato. Un brivido mi corse nella schiena pensando a Marisol che lo stava prendendo e a me che a breve l’avrei imitata. Tolsi la mano e Massimo proseguì da solo. Centimetro dopo centimetro, al rallentatore, vidi il cazzo sprofondare nel budello fino a che i peli del pube toccarono le chiappe.
Marisol emetteva un gemito roco, continuo. Volli sincerarmi delle sue condizioni.
– Va tutto bene? Ti fa male?-
– Solo un pochino, ma è sopportabile. E’ una sensazione strana, mi sento piena, aperta. Massimo, muoviti un poco, ma piano –
E Massimo eseguì. Lo avevamo scelto bene, era delicato, attento. Lo tirò fuori per diversi centimetri e poi, sempre piano, lo infilò ancora fino in fondo. Ora pareva scorrere più facilmente, e volli aiutare Marisol. Passai la mano davanti e presi a stimolarle il clito, sentendo che si stava bagnando ancora.
– Siiiiiii – Urlò Marisol inarcando la schiena.
– Siiiii, è bello, mi piace, mi piace. Più forte Massimo, più forte, fammelo sentire tutto –
La zoccoletta ci aveva preso gusto e mugolava, si muoveva con scatti improvvisi che parevano voler disarcionare Massimo il quale, invece, si era aggrappato alle reni e continuava la sua cavalcata facendola impazzire.
Marisol, urlò:
– Dammelo, dammelo. Tutto, fino in fondo, sto per godere. Dammelo DAMMELOOOOOOO!!! –
E si accasciò bocconi sul letto, trascinandosi dietro Massimo, il respiro peso, immobile mentre assaporava le ultime scosse del piacere.
– Vengo, sto venendo anche ioooooo. Ti riempio il culo, te lo riempio, GODOOOOOO –
E anche Massimo non poté resistere scaricandole il suo carico di sperma nell’intestino.
Io ero rimasta in ginocchio di fianco, una mano imprigionata sotto loro due, tra le cosce di Mari, mentre con l’altra mi masturbavo. Ero eccitatissima. Avevo visto quanto piacere aveva provato lei e non vedevo l’ora che fosse il mio turno.
Purtroppo Massimo era a terra. Quando provai a scrollarlo si accasciò sul letto chiedendo di poter riprendere fiato. Si era comportato bene, ma aveva avuto due orgasmi a breve distanza, uno più intenso dell’altro e ora aveva bisogno di riposare. Un po’ stizzita mi recai in bagno per darmi una rinfrescata, che eravamo tutti e tre fradici di sudore, e avevo tristi pensieri sulla possibilità che Massimo non recuperasse in fretta. Un minuto dopo mi raggiunse Marisol, anche lei per rinfrescarsi, subito seguita da lui. Mari era luminosa in viso, sorrideva raggiante e mi baciò ringraziandomi.
Dopo le abluzioni tornammo sul letto, e ancora Massimo si mise tra di noi disteso. Vedevo il suo pene rimpicciolito riposare tristemente tra le sue gambe e meditavo cosa fare per aiutarlo a riprendere vigore. Me ne impossessai tra le labbra, piccolo, tenero, e cominciai a succhiarlo come un chupa-chupa. In breve diede segni di risveglio ma ancora non era pronto. Marisol venne a darmi una ….. lingua e entrambe lo lambivamo, una da una parte e una dall’altra, incrociandoci sulla punta a cui dedicavamo a turno veloci e profonde succhiate. Niente, Massimo sembrava spompato, e una mezza erezione non mi bastava. Con rabbia mi rialzai e mi tirai indietro, correndo con la mano alla mia patatina. Volevo un orgasmo a tutti i costi, anche se avessi dovuto fare da sola. Marisol comprese il mio stato d’animo e la situazione e trovò il modo di risolverla. Si alzò e fece alzare Massimo in piedi, mi fece posizionare distesa, con le gambe fuori dal letto, e mi venne sopra in posizione inversa, il classico 69.
– Guardaci! – disse a Massimo, e affondò la faccia tra le mie cosce per leccarmi.
La sua lingua mi diede subito altri brividi, era molto meglio che fare da sola. Stavo quasi per godere quando Mari andò a curiosare sulla mia rosetta. Mi allargava le natiche e le dava rapidi baci e colpi di lingua. Poi ci intrufolò un dito. Provai una piccola fitta subito dimenticata grazie all’azione della lingua. Presi a baciarla anche io, ripetendo su di lei ciò che mi faceva. Il dito ora era profondamente dentro il mio buchino, lo dilatava e la sensazione di fastidio che avevo provato era stata soppiantata da una sensazione nuova, quasi piacevole. Mari prese il flaconcino e cominciò a lubrificarmi, ora le dita erano due: Mi sentivo aperta, avvertivo il movimento delle dita e cominciava a piacermi, dei brividi mi partivano proprio da lì e si confondevano con il piacere che mi dava la sua bocca sulla fichetta.
Massimo era rimasto in piedi e, come mi raccontò poi Marisol, si era eccitato guardandoci lesbicare. Marisol lo prese in bocca per fargli raggiungere il massimo turgore e poi lo cosparse di olio puntandomelo sull’ano. Lo sentii premere e trattenni il fiato, cercai di rilassarmi il più possibile e lentamente lo sentii entrare. Era molto più grosso delle dita di Mari, mi sentivo riempire tutta ma non avvertivo dolore, era…….. strano ma piacevole, e Mari continuava a leccarmi.
Provai una fitta improvvisa che fece tornare indietro l’orgasmo che covavo da qualche minuto, ma Massimo interpretò bene il mio mugolio, avevo la faccia completamente affondata nella patatina di Mari, e si fermò un poco per poi riprendere a muoversi. Ripeté con me le mosse usate con Mari fino a che lo sentii scivolare agevolmente dentro e fuori, dentro e fuori. Mi stava piacendo e parecchio. Continuai a leccare e succhiare Mari, scopandola contemporaneamente nel retto con due dita, e anche lei non tardò a iniziare a mugolare. Ormai erano dieci minuti che Massimo mi inculava, stavo avvicinandomi nuovamente all’orgasmo e intensificavo le mie manovre su Marisol la quale a sua volta gemeva più frequentemente, sempre la faccia affondata nella mia fichetta.
A un tratto Massimo prese a sbattermi forte, con violenza, stava per avere il suo terzo orgasmo. I suoi colpi mi fecero partire. Sentii come una scossa partirmi dall’ano e viaggiare lungo la colonna vertebrale fino al cervello. Liberavo la bocca per gridare, mi agitavo, e poi riaffondavo la lingua nella fichetta di Marisol, non capivo più niente. Fu un orgasmo lungo e potente che mi sconvolse fin quasi a farmi perdere i sensi e mi scoppiò dentro proprio mentre sentivo Marisol venire a sua volta riempiendomi la bocca dei suoi succhi che bevvi e leccai come impazzita.
Non sentii nemmeno Massimo godere dentro di me, ero ormai fuori dalla realtà, abbandonata sul letto come morta. Con entrambi sopra faticavo quasi a respirare, ma non mi importava, assaporavo ancora le sensazioni fortissime che avevano saputo darmi.
Crollai in un sonno profondo da cui mi risvegliai la mattina dopo, sotto le coperte, abbracciata a Marisol che si svegliò sentendomi muovere. Con un sorriso mi disse:
– Buongiorno – dandomi un bacio.
Mentre ci facevamo la doccia, prima di andare in facoltà, mi raccontò brevemente di come lei e Massimo mi avessero messo a letto e di come lui se ne fosse andato subito dopo. Espressi il mio pensiero abbracciandola e parlandole all’orecchio:
– Non avevo mai goduto così tanto, grazie, grazie grazie, sei stata, anzi siete stati fantastici, e questa volta l’abbiamo fatto insieme –
Marisol mi fece uno dei suoi sorrisi smaglianti e mi rispose:
– Sì, e potrà continuare ancora se lo vogliamo –
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