Capitolo [part not set] di 39 del racconto Spy cam

di Claudia Effe

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Capitolo 10

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Martina spense la televisione e guardò l’ora.

Erano le undici e mezza e si sentiva piuttosto stanca.

“Che ne dici, andiamo a dormire?”, propose a Sara.

L’amica annuì. “Meglio di sì. Domani devo anche lavorare”.

Si alzarono contemporaneamente, posando a terra i due bicchieri di Cuba Libre molto carichi di rum, ormai vuoti, con cui avevano rinfrescato la calda serata.

Martina era contrariata.

Aveva passato veramente una bella serata con l’amica, parlando di argomenti ameni e godendosi un film leggero con Sandra Bullock; serata che avrebbe potuto essere anche più gradevole se il pensiero di Martina non fosse andato continuamente alle telecamere e a chi ci fosse dietro.

Un paio di volte, approfittando di una puntata in bagno di Sara, aveva controllato la situazione sul tablet: paradossalmente, anche in una serata in cui non stavano facendo nulla, una dozzina di persone era rimasta costantemente collegata, commentando tra di loro.

Oggetto del gradimento del pubblico erano stati i piedi nudi di Sara e la scollatura, ovviamente non casuale, di Martina.

Possibile che questa sua nuova “attività” la stesse condizionando a tal punto?

Che non riuscisse più a godersi una serata con un’amica senza sentirsi in colpa nei confronti di quello che ormai considerava il “suo pubblico”?

Certo, lo faceva per soldi e non faceva che ripeterselo, ma temeva stesse nascendo in lei qualcosa di nuovo.

Qualcosa che la faceva sentire bene quando leggeva dei commenti su di lei, anche quelli volgari, e che faceva sì che ogni movimento durante la giornata fosse studiato in funzione del pubblico.

Proprio lei, che quando andava in vacanza nei villaggi turistici si faceva sempre piccola piccola quando gli animatori cercavano “volontari” tra il pubblico!

Però, anche fosse, cosa c’era di male?

È umano cercare di piacere, cercare il consenso di chi ci sta intorno.

Sperare di piacere a chi ti sta spiando mentre fai la doccia è diverso da mettere un costume sexy e sdraiarsi in spiaggia?

O indossare un vestito scollato per un colloquio di lavoro?

Si portarono entrambe in camera da letto.

Sara si spogliò, rimanendo in biancheria intima. Indossava un bel completo di pizzo rosso, molto ricercato e di classe.

Martina si liberò della maglietta e dei pantaloncini, rimanendo anche lei in intimo.

Voleva fermarsi lì?

Pensò alla dozzina di persone che si erano sorbite con loro il film di Sandra Bullock, forse era il caso di premiarli con qualcosa di più.

Si slacciò il reggiseno e lo appese alla sedia accanto al letto.

Sara le indirizzò uno sguardo sospettoso.

“Non preoccuparti, non voglio sedurti – le disse Martina con un sorriso che sperò non sembrasse falso – È che patisco molto il caldo. Poi ho recentemente letto un articolo che diceva di quanto sia benefico dormire nude e devo dire che sono d’accordo”.

Velocemente, prima di cambiare idea, si sfilò anche il perizoma, si sdraiò sul materasso e spense la luce.

Sentì Sara trattenere il fiato, l’imbarazzo era evidente.

“Ho passato veramente una bella serata – disse subito Martina per alleggerire la tensione – Era tanto che non trascorrevo del tempo con un’amica”.

“Anche io – risposte Sara – Da quando mi sono sposata le uscite con le amiche si contano sulla punta delle dita e non sempre sono state piacevoli. Questa sera ci siamo veramente rilassate”.

 ***

Alberto, a tremila chilometri di distanza, osservava nel buio.

Aveva mandato una mezz’ora prima un messaggio alla moglie per farsi dire a che ora sarebbero andate a letto ed era riuscito a liberarsi dei colleghi giusto in tempo per seguire gli ultimi dieci minuti del film e vedere le due ragazze prepararsi.

Ora era lì, sdraiato sul letto in boxer con il computer portatile sul materasso accanto a lui.

Martina si era spogliata completamente, Sara – come aveva previsto – aveva tenuto su l’intimo.

Neppure con lui dormiva nuda, figuriamoci con un’altra!

Quello era veramente un desiderio sopito per lui.

Un’estate, appena dopo sposati, erano in una spiaggia ad Ibiza dove la maggior parte delle ragazze praticava il topless e lui l’aveva invitata a fare altrettanto, provando a fare leva sulla vanità di lei.

“Sei molto più bella di tutte loro, le farai sfigurare!”, aveva insinuato.

La moglie aveva accettato, pur palesemente controvoglia, ma dopo dieci minuti si era scusata e si era nuovamente messa la parte di sopra perché si sentiva troppo a disagio.

In quei dieci minuti Alberto aveva registrato più di uno sguardo rivolto a Sara e si era sentito molto compiaciuto.

Ora stava provando la stessa sensazione.

È vero che la moglie era tecnicamente vestita, ma era in lingerie ed era in una situazione molto privata, come deve essere il momento del sonno.

Si sarebbe presto addormentata e le trentuno persone che ora la stavano guardando l’avrebbero osservata anche durante il sonno.

Il suo pene si irrigidì al pensiero, anche aiutato dalla visione di Martina che, sdraiata sulla schiena, offriva piena vista del suo corpo alla telecamera.

Martina, a differenza di sua moglie, sapeva di essere ripresa e non faceva nulla per coprirsi.

– Che zoccola! – pensò sorridendo.

 ***

“Da quanto tempo siete sposati?”, domandò Martina.

“Tre anni a ottobre”, rispose Sara. Poi aggiunse:“Sei sicura di questa cosa di dormire senza vestiti?”.

Martina fu sorpresa.

“Certo. È molto liberatorio, ti senti fresca e libera. Prova. Tanto siamo al buio, nessuno ti vede”, disse con una certa punta di perfidia.

“Non mi vedi?”, chiese Sara dal buio.

“No, per nulla”, rispose l’amica. Certo, non poteva dire lo stesso di tutti quelli connessi in quel momento.

Sentì un veloce movimento accanto a sé, poi Sara disse: “Mi sono tolta il reggiseno. In effetti sto meglio, sono più libera”.

Martina sorrise dentro di sé; forse la giornata non era tutta da buttare via.

“Mi dicevi? – chiese Martina – Che non esci molto spesso?”.

“No, in effetti no – udì la voce di Sara condita di una certa amarezza – Per carità, con Alberto sto bene, ma ogni tanto rimpiango le serate da nubile, quando ogni sera dovevo decidere cosa fare”.

“Sei sempre stata fedele?”, domandò Martina.

 ***

Alberto era sempre più eccitato.

Sua moglie stava offrendo una devastante visione del suo seno nudo a lui e ad altri settantasette spettatori, tutti altrettanto coinvolti.

“Ora scopano”, era un commento.

“Vacche, le donne sono tutte vacche”.

“Togliti le mutandine, troia!”.

“Come vorrei buttarmi tra loro!”.

Leggere quei pareri sulla sua donna lo stava mandando fuori di testa dall’eccitazione. Sapere che qualcuno degli spettatori era in quel momento con il membro in mano pensando a Sara lo faceva impazzire.

Portò la mano ai boxer che lo coprivano, si abbassò l’indumento e poggiò la mano sul suo pene, durissimo e umido.

Ora le due ragazze stavano anche parlando di lui.

 ***

“Devo dirti la verità?”, domandò Sara.

“No, dimmi una stronzata!”, scherzò Martina.

Anche Sara rise, di una risata un po’ trattenuta.

“Certo, hai ragione. No, non sono sempre stata fedele”.

Martina sbarrò gli occhi nel buio.

“Veramente? E con chi?”.

Sara si piegò sul fianco e si avvicinò all’amica.

“Tutto quello che ci diciamo rimane tra noi, vero?”.

“Certo! Stai tranquilla!”.

“Con Giorgio, un mio vecchio compagno di scuola. Ad Alberto gli ho sempre detto che è gay, così non si insospettiva quando uscivamo assieme – e in effetti sembra un po’ effeminato – ma ti garantisco che non è assolutamente gay!”.

“Cosa ci hai fatto? E quante volte?”.

A Sara venne da ridere.

“Cosa ci ho fatto? Marti, ci ho scopato!”.

“No, certo… la domanda mi è uscita così… lo vedi ancora?”.

Sara scosse la testa nel buio, non vista da Martina ma perfettamente visibile per le oltre cento persone che in quel momento stavano assistendo a quel dialogo intimo.

“No. È durato un sei mesi, poi non aveva senso continuare. Ci saremmo solo fatti del male”.

“Certo, hai fatto bene. E quindi è stata l’unica volta?”.

Sara non rispose subito.

“Sincerità per sincerità, ancora una volta, no. È capitato un’altra volta”.

***

Alberto rimase come bloccato, grottescamente paralizzato con il membro in mano.

Cosa stava ascoltando?

Sara l’aveva tradito?

Con Giorgio poi, il cui livello di omosessualità era addirittura più evidente di Elton John!

E ora, cosa ancora stava per saltare fuori?

Un altro?

***

“Chi era questa volta?”.

Sara sospirò nel buio.

“Banale, molto banale…”, disse.

Martina non riusciva a capire.

“Banale? Non saprei… io non conosco le persone che frequenti”.

Sara prese una pausa, come se stesse meditando se parlare o no, poi disse: “Un mio collega”.

Martina annuì nel buio, poi chiese: “Quanto tempo fa?”.

“Quattro mesi”.

“E lo vedi ancora?”.

Sara si avvicinò ancora di più all’amica, come ad enfatizzare il senso di confidenza che si era creato tra loro.

“No, abbiamo rotto due settimane fa”.

“Come mai?”.

“Non voleva lasciare la moglie”.

Martina ci mise qualche secondo ad elaborare il concetto.

“Lasciare la moglie? Ma anche tu sei sposata, cosa avresti fatto?”.

Sara sospirò: “Io avrei lasciato tutto per lui. Ma evidentemente non era destino”.

***

Alberto era in ginocchio sul letto, incredulo di quanto stesse vedendo.

Sua moglie l’aveva tradito ma, non solo, si era anche innamorata di un altro!

Da qualche minuto aveva smesso di leggere i commenti degli altri utenti: erano tutti di scherno nei suoi confronti e della sua sessualità.

Quella zoccola!

Lui che l’aveva sempre adorata, servita e riverita, e lei scopava in giro!

Si alzò in piedi e prese a camminare accanto al letto, incurante di essere nudo e piuttosto ridicolo in quel momento.

Doveva fargliela pagare, ma in maniera sottile.

Lei non doveva sapere che lui l’aveva spiata, anzi, osservarla a sua insaputa avrebbe potuto essere un’arma in più.

Ma cosa fare? Come poteva fare qualunque cosa da così distante?

Prese il computer e aprì un’altra finestra.

***

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