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di Claudia Effe
Questo contenuto è riservato a un pubblico adulto. Proseguendo nella lettura dichiari di avere almeno 18 anni.
Alberto guardò l’ora e
battè le mani.
“Signore e signori, per
ora basta, torniamo al piano di sopra. Gli uomini si rivestano, le
donne rimangono nude”.
Gettò uno sguardo verso
Martina, ancora legata ed ancorata al pavimento.
“Luca! – ordinò
indicando in quella direzione – Libera quella puttana”.
L’uomo si diresse
prontamente verso la ragazza, che non vedeva l’ora di poter
distendere le sue membra.
Luca si inginocchiò
davanti a lei e per prima cosa le staccò le clips dalle grandi
labbra.
Martina si lasciò
sfuggire un sospiro di sollievo.
“Va meglio?”, le
chiese Luca.
La ragazza annuì grata.
Quindi i suoi polsi
vennero liberati delle manette e subito dopo le caviglie.
Martina compì un passo
avanti, dubbiosa di poter camminare senza sbandare.
Luca la sorresse
precauzionalmente passandole un braccio attorno alla vita, ma la
ragazza mantenne l’equilibrio.
Si unì al gruppo delle
altre e salirono tutte in silenzio al piano di sopra.
Alberto precedette il
gruppo in quella che sembrava una grossa sala da pranzo, anche se il
tavolo non occupava che una parte della stanza, dove invece stavano
diverse poltrone in pelle.
Loredana sentì il freddo
del pavimento sotto al piede, ma fu lieta di aver abbandonato la sala
delle torture; anche se il suo occhio colse due telecamere fissate al
muro.
“Sedetevi dove
preferite”, le invitò Alberto con un gesto della mano.
Loredana si accomodò su
una poltrona di pelle marrone, Luca prese posto davanti a lei e le
lanciò un’occhiata penetrante.
Cosa significava quello
che le aveva detto prima e i continui messaggi che stava continuando
a mandarle?
In quel momento non voleva
altri pensieri, già era sufficiente quanto stava affrontando.
Spontaneamente le venne da
guardare sua sorella, seduta a pochi metri da lei.
La ragazza era intenta ad
osservare le volte del soffitto e non sembrava turbata da nulla.
Loredana si domandò se
così tanta indifferenza non fosse forse una forma di difesa e se nei
prossimi giorni avrebbe dovuto fronteggiare il crollo della sorella.
Si meravigliò di quanto
poco la conoscesse: mai avrebbe pensato che Alina avrebbe potuto
mettersi in una situazione simile, per di più con tale noncuranza.
Ma quanti avrebbero
pensato lo stesso di lei?
Udirono il suono di un
campanello.
“Sta arrivando la cena”,
annunciò Alberto.
Loredana non sapeva che
ore fossero, ma in effetti sentiva un certo languore.
Il padrone di casa uscì
dalla stanza e vi ritornò dopo poco seguito da un ragazzo che
indossava la maglietta di un ristorante e che portava una voluminosa
scatola di cartone.
Il ragazzo non nascose il
suo stupore quando vide Alina, Martina e Loredana nude; appoggiò il
contenitore sul tavolo senza staccare lo sguardo da loro.
Alberto prese lo
scontrino, lo consultò e diede al ragazzo qualche banconota.
Il fattorino intascò il
denaro e stava già per voltarsi ed uscire quando Alberto lo fermò.
“Aspetta, non ti abbiamo
dato la mancia”, gli disse.
Il ragazzo si immobilizzò.
“Ragazze, venite qui per
piacere. È ancora preso per mangiare e il nostro amico qui si è
fatto un po’ di chilometri per portarci la cena. Merita una mancia
generosa”.
Le tre ragazze si
fermarono ad un metro da lui, disegnando come un semicerchio.
“In ginocchio”, disse
loro Alberto, ed eseguirono.
“Ora facciamo un gioco
tipo la roulette russa, ma molto meno pericoloso e molto più
piacevole. Ora il nostro amico si tirerà giù i pantaloni e ognuna
di voi glielo prenderà in bocca per quindici secondi. Finiti i
quindici secondi, toccherà alla sua vicina, e poi a quella dopo,
fino a quando non verrà”.
Il ragazzo era rosso come
un pomodoro, ma non protestò.
Alberto gli diede una
pacca sulla spalla: “Dai, non essere timido! È la tua mancia, te
la sei guadagnata”.
Il fattorino fu come
risvegliato da quel tocco e si affrettò a slacciarsi la cintura,
abbassarsi i pantaloni e poi i boxer.
Il suo pene era già
eretto.
“Inizia da chi vuoi”,
lo esortò il padrone di casa.
Il ragazzo si volse verso
la sua sinistra, dove c’era Martina.
Avvicinò il membro al
volto della ragazza, che aprì la bocca e lo accolse dentro.
Prese a stantuffare,
mentre Alberto teneva il tempo.
I quindici secondi
passarono senza conseguenze e il pene del fattorino trovò la bocca
di Loredana.
La rumena considerò come
il sesso orale non fosse mai stato il suo forte e come quel giorno
fosse stata invece spinta a fare solo quello. Anche su sua sorella,
oltre tutto.
Passò la lingua lungo
l’asta del ragazzo e cercò di stimolarlo con le labbra.
Meno sarebbe durato questo
gioco, meglio sarebbe stato per tutte.
Il tempo anche per lei
finì senza conseguenza e furono le labbra di sua sorella ad
accoglierlo dopo di lei.
Anche Alina terminò il
suo turno senza che il ragazzo venisse.
Loredana guardò Martina
aprire la bocca e pensò che forse l’atmosfera non stava giocando a
favore di una soluzione veloce del gioco.
Alberto era a due passi da
loro e teneva il tempo, Luca, Lorenzo e Neil erano sulle poltrone a
godersi lo spettacolo; e meno male che il fattorino era inconsapevole
delle telecamere, se no sarebbe stato ancora più difficile venire.
Martina si allontanò dal
pene del ragazzo e lo passò a Loredana.
Un altra pompa, l’ennesima
della giornata.
Lo portò a strusciare il
glande sul palato, cercando di stimolarlo maggiormente.
La mossa sembrò sortire
qualche effetto, perché il volto del ragazzo si contrasse in una
smorfia di piacere.
Strinse le labbra
maggiormente, ma Alberto decretò la fine del tempo.
Toccava nuovamente ad
Alina.
La giovane aprì la bocca
e il pene del fattorino le scivolò dentro.
Loredana sbirciò la
faccia del ragazzo e interpretò che fosse molto vicino a venire.
Teneva gli occhi chiusi,
la bocca era semiaperta e il respiro era affannoso.
Alina accolse il pene del
ragazzo a fondo e andò avanti e indietro con molta lentezza.
Loredana e lei non ne
avevano mai parlato, ma la sorella maggiore dubitava che la minore
avesse particolare esperienza a riguardo.
Eppure si stava muovendo
come una professionista.
“Come me e Martina”,
pensò amaramente.
Il ragazzo prese ad
ansimare ed era chiaro che sarebbe venuto a breve.
Mancavano pochi secondi.
“Cinque”, rimarcò
Alberto.
Alina portò le sue labbra
a sfiorare i peli pubici del ragazzo.
“Quattro”.
La ragazza portò indietro
la testa e con le labbra gli stimolò tutta l’asta.
“Tre”.
La giovane rumena andò
nuovamente avanti.
“Due”.
Ancora indietro.
“Uno”.
Alina compì un movimento
rapido e porto il glande del ragazzo in prossimità della sua gola.
Il fattorino si produsse
in una specie di urlo e venne.
Loredana notò piccoli
rivoli di sperma uscire dalla bocca di Alina, che non aveva estratto
l’organo dalla bocca quando aveva sentito il primo schizzo di seme.
Il ragazzo ci mise qualche
secondo a terminare l’orgasmo, quindi riaprì gli occhi e sospirò.
Alina staccò le labbra
dal pene, ormai molle, e sorrise.
“Ti è piaciuta come
mancia? Ti era mai capitato?”, chiese Alberto.
“Mi è capitato qualcosa
di strano talvolta – ammise il ragazzo rivestendosi – ma mai una
cosa così”.
“E non finisce qui –
annunciò Alberto – A che ora termini le consegne?”.
Il ragazzo guardò l’ora.
“Più o meno per le
undici”, rispose.
“Bene. Se vorrai,
terminato il tuo giro di consegne potrai tornare qui e scoparti
Alina, che già ti ha fatto godere adesso”.
Il ragazzo guardò verso
la giovane rumena, che annuì con la testa.
“Allora torno”, disse,
quasi cercando ancora conferme.
“Certo. Ti aspettiamo”,
ribadì Alberto.
Il ragazzo girò i tacchi
e lasciò la stanza.
“Dai ragazze, mettiamoci
a tavola – disse Alberto – E’ ora che mettiate in bocca qualcosa
di diverso da un cazzo”.
***
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