Capitolo [part not set] di 39 del racconto Spy cam

di Claudia Effe

Questo contenuto è riservato a un pubblico adulto. Proseguendo nella lettura dichiari di avere almeno 18 anni.

Massimo e Gianni si
trovarono di fronte un Alberto particolarmente seccato.

Ditemi”, disse con
modi spicci aprendo la porta.

Gianni estrasse un
tesserino e glielo mostrò.

Polizia. Ci risulta che
qui si stiano compiendo dei reati, ci faccia entrare”.

Alberto rise nervoso.
“Entrare? Ce l’avete un mandato?”.

Tu vedi troppo CSI. Non
serve nessun mandato, si sentono le urla da fuori”.

Non era vero, ma Alberto
non poteva saperlo.

Visto che Alberto
continuava a tacere, Gianni lo scostò con una spallata ed entrò in
casa.

Si fermò in mezzo al
salone, guardandosi attorno incerto su quale direzione prendere.

Fermi! Non potete
entrare!”, starnazzò il padrone di casa, inseguendoli.

Gianni estrasse una
pistola dalla cintola dei pantaloni e la mostrò.

Ora tu stai zitto –
disse – o non garantisco che non mi parta un colpo
accidentalmente”.

Alberto, tutto rosso,
tacque.

Proprio in quel momento un
urlo provenne dal sotterraneo.

Di là!”, disse
Massimo, indicando una porta chiusa.

Neil aveva ansimato e
aveva stretto i fianchi di Alina, quindi era venuto dentro di lei.

Alina aveva stretto i
denti, aveva preso fiato e aveva atteso che il ragazzo si sfilasse da
dentro di lei.

Era stato il suo primo
rapporto anale e doveva ancora realizzare quanto fosse capitato.

Le aveva fatto male, ma
temeva peggio. Non era venuta, ovviamente.

Neil le aveva dato uno
schiaffo su una chiappa.

Niente male per una che
ieri era vergine. Tocca a te, Lorenzo”, aveva detto.

Alina era rimasta sorpresa
e, quando il ragazzo successivo le aveva appoggiato il glande
sull’ano, si era irrigidita.

Un secondo dopo anche il
membro di Lorenzo le era entrato dentro, ed era stato in quel momento
che aveva urlato.

Il ragazzo l’aveva
afferrata per i capelli ed era entrato con un solo movimento pelvico,
sicuramente facilitato dall’opera di chi l’aveva preceduto.

Aspetta, fermati!”,
aveva detto, ma non era stata ascoltata.

Aveva provato a sottrarsi,
ma erano intervenuti gli altri: Neil le aveva bloccato le mani a
tavolo, il ragazzo della pizza le aveva afferrato le gambe.

Lorenzo aveva cominciato a
stantuffare, tra le smorfie della giovane ragazza.

Loredana si era alzata, e
stava giusto chiedendosi se avrebbe fatto bene ad intervenire, quando
si era aperta la porta.

Fermi, polizia!”,
aveva urlato il primo uomo che si era precipitato nella stanza,
seguito da un altro e, più indietro, da Alberto.

Aveva compiuto un paio di
passi all’interno, quindi si era fermato allibito.

Ma….quanta gente c’è
qui? Cosa sta succedendo?”, aveva detto, rivolto apparentemente a
nessuno.

I ragazzi avevano
immediatamente mollato la presa su Alina, Lorenzo era uscito da lei.

I tre uomini, contro la
parete!”, aveva ordinato il poliziotto, minacciandoli con la
pistola.

I tre ragazzi avevano
eseguito, addossandosi al muro con le mani in alto.

La loro nudità rendeva
ridicola la situazione.

Gianni si era rivolto ad
Alberto:”Anche tu, contro la parete! E non fare nulla che la tua
posizione è già molto seria!”.

Alberto, mogio e sudato in
volto, si era affiancato a Lorenzo.

Martina aveva solo in quel
momento notato il secondo uomo.

Massimo! Cosa fai
qui!”, gli aveva chiesto.

Il fratello si era subito
precipitato a liberarla, ma Gianni l’aveva fermato.

Aveva estratto il
telefonino e filmato l’intera scena, quindi aveva dato il via libera
all’amico.

Ti ho fermato perché
questa è una scena del crimine”, aveva spiegato; aveva quindi
appoggiato il telefonino all’orecchio e aveva effettuato una
chiamata.

Tony? Sono Gianni;
segnati questo indirizzo, ho bisogno di due macchine e di un furgone
il prima possibile”,

Comunicò gli estremi del
casolare e chiuse la telefonata.

Ora vediamo di capire
chi sono i buoni e chi i cattivi”, disse il poliziotto.

Quattro ore più tardi,
Martina si accomodava in commissariato di fronte a Gianni.

Era avvolta in una coperta
e aveva dovuto attendere che, prima, il poliziotto interrogasse gli
altri.

Alberto e i tre ragazzi
erano stati portati via in un furgone cellulare, le due sorelle
rumene erano andate via da qualche minuto, accompagnate a casa da
Luca.

Rimaneva solo più lei.

Grazie per essere
intervenuto! – disse subito Martina – Non sai quanto sono stata
sollevata a vedervi entrare!”.

Gianni la guardò senza
sorridere.

Ah sì? Non credevo”,
commentò il poliziotto neutro.

La ragazza lo guardò
perplessa.

Certo! Hai visto cosa
stava succedendo, io ero legata, l’altra ragazza era
immobilizzata…”.

Gianni la interruppe con
un gesto della mano.

Prima che tu ti metta
nei guai da sola, ti avviso che le altre ragazze – e anche gli
uomini, per altro – hanno già raccontato come stavano le cose. Voi
eravate lì per soldi”.

Martina tacque e abbassò
lo sguardo.

Il padrone di casa e i
tre ragazzi che abbiamo trovato con il cazzo al vento sono ora in
cella con l’accusa di sfruttamento della prostituzione; le due rumene
invece sono tornate a casa. Prostituirsi in Italia non è reato, per
altro non c’era stato ancora nessuno scambio di denaro”.

Martina deglutì.

Diversa è la tua
posizione, Martina – proseguì il poliziotto – Perchè tu non sei
nuova a queste cose. Perché tu hai già messo in piedi un’attività
in cui vendevi il tuo corpo dietro compenso. Perché tu Alberto lo
conoscevi già, e magari eri anche d’accordo con lui….”.

Ma cosa dici? – lo
interruppe Martina – Io sono esattamente come le altre, io non ho
fatto nulla!”.

Gianni le mostrò il
telefonino.

Queste sono le foto
riprese in casa tua, mentre ti esibisci su un sito a pagamento. Qui
ti masturbi, qui hai un rapporto lesbo con una ragazza che, guarda
caso, è la moglie di Alberto….”.

Martina arrossì e
distolse lo sguardo.

Gianni, avevo bisogno
di soldi. Ho perso il lavoro, il ragazzo mi aveva lasciata….”.

L’uomo la interruppe.

So tutto, non
preoccuparti. Ed inoltre sei la sorella di un mio amico, un’amica per
certi versi….”.

Martina gli sorrise.

Certo, siamo amici”.

Gianni la guardò serio.

Alzati in piedi”.

Martina rimase interdetta
per qualche secondo, quindi ubbidì, rimanendo avvolta nella coperta.

Lascia cadere la
coperta”, le disse il poliziotto.

La ragazza allargò le
braccia e la coperta cadde ai suoi piedi.

Si coprì il seno e il
pube, ma Gianni la corresse subito: “Mani dietro alla nuca”.

Martina eseguì l’ordine.

Quando ero ragazzo,
avevo letto un romanzo giallo – prese a raccontare l’agente,
alzandosi e ponendosi di fronte a Martina – Il protagonista doveva
essere Poirot o qualcuno del genere, e al termine dell’indagine il
suo committente, un proprietario di albergo, gli aveva lasciato la
chiave di una camera, con la promessa che in qualunque momento
avrebbe potuto presentarsi all’hotel e quella stanza sarebbe stata
per lui”.

Le fece una carezza su un
seno.

Tu non possiedi hotel,
ma potremmo comunque fare un accordo del genere. Io faccio finta di
non sapere delle tue attività e ti rimando a casa come ho fatto con
le altre due, ma tu, d’ora in poi, sarai a mia disposizione ogni
volta che vorrò. È chiaro?”.

Martina sentì la gola
serrarsi.

Gianni, siamo
amici…”, disse.

Siamo amici e per
questo motivo vengo meno al mio dovere, e questa cosa potrebbe
costarmi molto cara. Se scelgo di correre un rischio, non lo faccio
gratis”.

Martina guardò la parete
di fronte a lei, mentre Gianni le stringeva un capezzolo.

Quindi, d’ora in poi,
io potrò chiamarti o presentarmi da te e potrò farti quello che
vorrò, siamo intesi?”.

Martina sospirò, poi
annuì.

Se ti voglio scopare,
tu cosa farai?”, la incalzò.

Scoperò con te”.

Brava. E se volessi un
pompino?”.

Te lo farò”.

Ovvio. E il culo? Me lo
darai il tuo culo?”.

Mi farò inculare da
te”, rispose Martina, sperando che quell’umiliazione finisse in
fretta.

Ottimo. Perchè tu sei?
Cosa sei Martina?”.

Martina deglutì.

Una puttana”.

Gianni sorrise e le diede
una pacca sul culo.

Allora vedi che siamo
d’accordo? Prendi la coperta e vai giù, c’è tuo fratello che ti
aspetta. Ci vediamo presto, credo”.

Martina uscì senza
salutare.

Massimo accompagnò
Martina fino nell’appartamento, dove la sorella si liberò della
coperta e si buttò sul divano.

Massimo, grazie mille,
ma ora ti chiedo di lasciarmi sola. Devo fare una doccia e riflettere
un po’”.

Il ragazzo annuì, anche
se vedere Martina nuda sul letto gli aveva risvegliato qualcosa.

Certo. Bisogna
ringraziare Gianni se ora siamo qui a parlarne con calma, è stato
veramente un drago. Una sera di queste magari lo invitiamo ad uscire,
così possiamo ringraziarlo come si deve”.

Martina si sollevò sui
gomiti e sorrise.

Già, è stato
veramente un amico. Avercene di amici così….”.

***

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