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di Claudia Effe
Capitolo 8
Questo contenuto è riservato a un pubblico adulto. Proseguendo nella lettura dichiari di avere almeno 18 anni.
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***
Martina entrò in casa e si spostò subito nella stanza da letto.
Era appena stata dall’estetista e aveva bisogno di farsi una doccia.
La natura l’aveva premiata rendendola non particolarmente irsuta, ma ora che il suo corpo veniva scandagliato per diverse ore al giorno da telecamere in HD aveva ritenuto consigliabile darsi una ripassata.
Si era fatta depilare accuratamente le gambe, inguine e ascelle e ora si sentiva leggermente irritata in quelle parti del corpo.
Si sedette sul letto, si tolse subito scarpe e camicetta.
Negli ultimi due giorni aveva trovato abbastanza rapidamente il sistema per attirare pubblico dietro alle sue telecamere.
Intanto aveva cominciato a dormire nuda.
Non era neppure una novità, spesso usava farlo d’estate, ma da quando aveva scoperto le telecamere se l’era data come regola
“Come farò quando la temperatura si abbasserà?”, si domandò, prima di realizzare che, quando sarebbe arrivato l’autunno, tutto sarebbe finito.
“Solo un mese, incasso i soldi e la smetto”, si ripetè mentalmente, quasi come se rischiasse di dimenticarlo.
Si tolse i pantaloni e passò una mano sulle gambe.
La ragazza del centro estetico aveva fatto un buon lavoro.
C’era stato un attimo di imbarazzo quando Martina si era tolta le mutandine per favorire la depilazione del pube, provocando la reazione sdegnata dell’estetista.
“Non devi toglierle, te le scosto io!”, l’aveva rimproverata.
Martina si era infilata nuovamente l’indumento intimo e aveva sorriso dentro di sé: ormai il suo senso del pudore si era abbassato notevolmente, al punto che non ci aveva minimamente pensato.
Prese il tablet e controllò la situazione.
Erano in trenta a guardarla in quel momento e alcuni di loro le avevano lasciato un messaggio di benvenuto non appena era entrata in casa.
Si voltò verso la telecamera accanto al letto, sorrise e salutò con la mano.
Le faceva ancora abbastanza effetto sapere di non essere mai da sola, ma ci si era abituata abbastanza velocemente.
Forse era paragonabile all’emozione che prende chi per la prima volta si esibisce in pubblico.
Tutti i musicisti, gli attori, gli sportivi forse hanno un momento di panico quando realizzano per la prima volta che c’è un pubblico che li guarda, ma si abituano piuttosto facilmente.
È più difficile battere un rigore nella finale dei Mondiali davanti a miliardi di persone oppure spogliarsi davanti a qualche decina di occhi?
Forse la prima cosa.
Prese il telefonino dalla borsetta e andò a controllare i messaggi.
Una mezz’ora prima, mentre era ancora con la cera calda sulla pelle, Luca le aveva mandato i codici per scaricare video e le foto.
Martina aveva scoperto la sezione solo il giorno prima, e aveva preteso di non dover pagare per vedere le sue stesse esibizioni.
Entrò nella sezione “video” e verificò quale fosse il più scaricato.
Il primo era quello con il suo padrone di casa, oltre seicento utenti l’avevano salvato sul proprio computer.
Trasse un sospiro al pensiero che così tanta gente avesse visto quell’uomo venirle in faccia.
Il secondo video si riferiva ad un momento che, da subito, non riconobbe.
La foto di anteprima ritraeva semplicemente lei sul letto, ma non le permetteva di dire subito da quale momento fosse tratta.
Cliccò due volte sul file e lo fece partire.
L’immagine a tutto schermo presentò lei stessa sdraiata sul letto, completamente nuda.
Era pensierosa e guardava verso il soffitto, la qual cosa, nello specifico, faceva sì che guardasse dritto in camera.
Era un po’ come se la Martina del video e quella con il tablet in mano si stessero guardando negli occhi
La ragazza vide la sua copia di qualche giorno prima accarezzarsi i seni.
Si ricordava di quella notte, si era procurata un po’ di piacere prima di addormentarsi, ancora ignara di essere osservata e registrata.
Sentì una specie di formicolio al basso ventre.
Modestia a parte, capiva il motivo della popolarità di quel video.
Era una bella ragazza, aveva un bel fisico e, soprattutto in quel filmato, era talmente spontanea da essere terribilmente sexy.
Martina si slacciò il reggiseno senza distogliere lo sguardo dallo schermo.
Come un riflesso condizionato, si portò una mano al seno e si toccò un capezzolo, già duro.
Quello spettacolo era stato visto da oltre quattrocento persone; in quel momento, come in una pornografica scatola cinese, un’altra settantina stavano guardando lei che si ammirava in video.
Quella situazione aveva un qualcosa di surreale.
Martina continuava a seguire i suoi stessi movimenti in video.
Si accarezzò i seni e, con la punta delle dita, si solleticò la pelle della pancia attorno all’ombelico.
Era una zona molto sensibile e agiva sempre su quella quando voleva eccitarsi rapidamente.
In quel caso non ce n’era bisogno, era già eccitata.
Si liberò delle mutandine e con il polpastrello dell’indice si sfiorò tra le grandi labbra.
Era bagnata; si era scaldata vedendo se stessa che si toccava.
C’era qualcosa di terribilmente perverso e bellissimo in questo.
La Martina sullo schermo appoggiò la mano al suo pube e prese a frizionarsi; quella che guardava compì lo stesso movimento.
L’immagine sul tablet, ad inquadratura fissa data dall’ancoraggio della telecamera, le permetteva di osservare bene i movimenti della sua mano.
Cercò di sincronizzare i movimenti del video con quelli della realtà.
Le persone, forse, così come quando fanno l’amore, si masturbano anche sempre nella stessa maniera.
Introdusse due dita dentro di sé, ritraendole fradice.
Ora non c’erano più le telecamere, gli spettatori e il sito, ora c’erano solo lei e Martina, se stessa al quadrato che si provocava un piacere che sembrava più che doppio.
Inserì anche un terzo dito dentro di sé, permettendosi per la prima volta di chiudere gli occhi e di gemere di piacere.
Non ci fosse stata la ragazza virtuale sullo schermo, si sarebbe abbandonata sulla schiena.
Aumentò il ritmo, così come stava facendo la sua gemella sullo schermo.
Era la prima volta che vedeva se stessa mentre si toccava, non si era mai resa conto di quanto sensuale potesse essere quello spettacolo.
Si osservò mentre, con gli occhi chiusi, apriva la bocca per cercare aria. Si osservò inarcare la schiena e protendere i seni verso l’alto, assecondando le ondate di piacere che le attraversavano il corpo.
Anche in quel momento sentiva tanti piccoli brividi percorrerle la pelle, anche in quel momento aveva la bocca aperta e cercava allo stesso tempo di provare piacere in fretta e, quasi paradossalmente, ritardare il momento in cui sarebbe arrivato.
La ragazza sullo schermo aveva ora le gambe oscenamente divaricate e le dita dentro di sè; Martina si sdraiò anche lei sulla schiena e, sorreggendo il tablet con la mano sinistra, inserì le dita della destra dentro di sé.
La Martina di qualche giorno prima si passò una mano fra i capelli, cercando di dare uno sfogo fisico al piacere che la stava attraversando.
La ragazza pensò che era orgogliosa che centinaia di persone l’avessero vista in quello stato.
Era bella ed estremamente sexy. Una parte di sé fu quasi tentata di mandare il video al suo ex per fargli capire a cosa aveva rinunciato.
La ragazza nel video spalancò gli occhi e la bocca, sentendo ormai prossimo l’orgasmo.
Martina sapeva che anche lei stava per venire, ma non rallentò la stimolazione pelvica.
Ormai mancava poco.
L’orgasmo le colpì entrambe quasi contemporaneamente: la Martina digitale si portò una mano alla bocca e si succhiò due dita mentre, inarcando la schiena, ruggiva il suo piacere nella stanza solitaria.
La ragazza in carne ed ossa si rotolò sul materasso, fece strusciare i capezzoli sul copriletto e venne anche lei, emettendo un verso molto simile a quello che usciva dalle casse del tablet.
Si abbandonò sulla schiena, mentre il filmato si interrompeva da solo.
Era una delle cose più pazzesche che avesse mai fatto, era stato come fare l’amore con se stessa.
Erano anche venute assieme, evento tutt’altro che abituale nella sua vita sessuale
Si avviò sotto alla doccia senza neppure controllare quante persone avevano assistito a quello spettacolo incredibile.
***
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