Capitolo [part not set] di 14 del racconto Le coinquiline

di Letstry

image

13. Mastice?

Questo contenuto è riservato a un pubblico adulto. Proseguendo nella lettura dichiari di avere almeno 18 anni.

//

Usa il tasto “now” per scegliere colori e caratteri del testo!

***

-Dai ragazzi, non guardatemi così, ho capito che dobbiamo scopare, ma mi state guardando come si guarda del tiramisù! Sono appena arrivata e poi prima dovremmo finire la cosa per cui sono venuta ufficialmente e cioè terminare l’elaborazione dati.-

-Vuoi qualcosa da bere?- chiese Paolo cortese, senza toglierle gli occhi di dosso.

-Sì grazie, sono venuta in bici e ho proprio sete. Dammi pure quel chinotto che hai lì aperto, è parecchio che non ne bevo. –

-Come stanno Anna e Lucia?-, domandò Federico mentre Paolo rovistava nell’armadietto per trovare un bicchiere passabile.

-Bene, sono a casa a quest’ora, se le conosco bene si stanno esercitando. Andiamo sempre più d’accordo, sono proprio contenta di aver trovato loro… se volete, possiamo andarle a trovare più tardi e ci facciamo una pizza tutti insieme.-

-Cavolo Vale, stasera ci sono i miei. Erano in zona per lavoro e passano qui a casa… però possiamo fare domani se siete libere.-

-Aggiudicato! Dai ragazzi, prendete il PC che iniziamo.-

Le due ore successive passarono veloci e senza intoppi. Fu Federico a interrompere il lavoro, proponendo cioccolata calda per tutti. Il riscaldamento era ancora spento e lì in camera faceva un po’ freddo, perciò Paolo e Valeria accettarono volentieri. Stiracchiandosi, si diressero in cucina. Il latte per fortuna non era scaduto quindi, in una decina di minuti, tre tazze fumanti di cioccolata calda erano allineate sulla scrivania. Un colpo di fortuna accolto dai gridolini eccitati di Valeria, gli fece trovare in frigo una bottiglia nuova di panna montata spray, probabilmente comprata da Fabio, il coinquilino dei ragazzi. Ne approfittarono e bevvero la cioccolata con generose spruzzate di panna. Con la pancia piena conclusero in una decina di minuti l’elaborazione dati.

-Ehi! Che fai?-, disse Valeria alzandosi di scatto dalla sedia. Una spruzzata di panna l’aveva colpita in fronte, tra le risate dei ragazzi. -Deficienti, adesso vi faccio vedere io… –

Si fiondò sul barattolo di panna rimasto incustodito sul tavolo e prese a colpirli con piccole spruzzate. In pochi minuti avevano tutti la faccia e i vestiti imbrattati.

-Guardate qui come mi avete ridotto la felpa pulita!-, protestò Valeria esasperata togliendosela. -Beh, che c’è?-, continuò sentendo cessare all’improvviso le risate.

-Ma sei nuda sotto!-, dissero in coro i ragazzi.

Valeria arrossì. -Oh, sì, scusate… spesso quando sono vestita da casa, non metto il reggiseno, dà fastidio… –

Si stava per coprire il petto con un braccio, quando due labbra delicate le sfiorarono la guancia. Non si era accorta che nel frattempo Federico si era avvicinato. Quando lo capì, era ormai troppo tardi. Il ragazzo l’aveva cinta da dietro e le stava baciando il collo. Vide poi Paolo avvicinarsi con la panna spray in mano. Gliene spruzzò un mucchietto per ogni capezzolo. Con l’indice iniziò a spargerli, prima uno e poi l’altro, con movimenti circolari lentissimi. I capezzoli si inturgidirono all’istante. Paolo sostituì il dito con la lingua e, lentamente come l’aveva messa, cominciò a leccare via la panna. Al primo tocco morbido della lingua sul suo seno Valeria si lasciò sfuggire un sospiro soddisfatto. Non sapeva decidere se erano più piacevoli le mani di Federico tra i capelli, i suoi baci appena accennati sul collo, la sua lingua che talvolta le lambiva l’orecchio, o le attenzioni che le stava riservando Paolo, massaggiandole il seno a piene mani. I brividi di piacere che provava ogni volta che a sorpresa la lingua si posava sul capezzolo erano qualcosa di indescrivibile.

Senza staccarsi si sedettero sul letto, in modo che Valeria potesse godersi appieno quel trattamento. In pochi minuti cadde in uno stato di torpore piacevolissimo.

Si accorse appena quando Paolo scese a slacciare il cordoncino dei suoi pantaloni sportivi. Vennero via, seguiti dagli slip, lasciando scoperta la sua intimità completamente glabra. Sapeva che il pomeriggio di studio sarebbe degenerato, quindi la sera prima, con l’aiuto di Anna, si era depilata con cura.

A Paolo piaceva la panna e ci giocò ancora, spruzzandone un po’ sulle grandi labbra e spargendola sul clitoride. Poi inserì appena il beccuccio tra le labbra e spruzzò. Valeria sussultò, non solo per le sensazioni che il contrasto tra la panna gelida e la lingua calda le trasmettevano, ma anche perché Federico si era dovuto togliere i pantaloni. Aveva un’erezione fortissima e quando si abbassò gli slip, il cazzo svettò fuori paonazzo scappellandosi da solo proprio davanti al suo viso. Valeria, senza troppi complimenti, se lo fece sparire tra le labbra. Paolo intanto continuava a massaggiare la fessura con il pollice e, non contento, fece scendere l’indice fradicio di umori sul buchetto sottostante. Era ancora rigido, ma non lo sarebbe rimasto per molto. Iniziò ad ammorbidirlo. Normalmente avrebbe usato la saliva ma visto che c’era la panna, se ne spruzzò una piccola quantità sul dito, la posò sul buchetto e prese a massaggiare descrivendo piccoli cerchi. Sentiva che Valeria, forse perché distratta dal servizio che stava facendo a Federico, si rilassava. Non ci volle molto perché con un sapiente alternarsi di lingua e mani, riuscisse a inserire un dito senza avvertire la minima reazione da parte della ragazza. Quando però, dopo il secondo dito, provò ad aggiungere il terzo, Valeria si voltò di scatto, con il cazzo in mano e la bocca aperta. Un filo trasparente congiungeva ancora un angolo della sua bocca con la cappella paonazza dell’amico.

Lo ammonì. -Paolo, se mi fai male, ti ammazzo!-, tornando poco dopo a dedicare tutta la sua attenzione all’asta di Federico.

Paolo prese quella frase come un invito. Si tolse velocemente i jeans, impugnò il cazzo e lo strofinò un paio di volte sulla figa di Valeria. La sua intenzione non era quella di scoparla lì, sapeva che forse Federico se la sarebbe presa, ma non resistette. Una leggera pressione e il suo cazzo fu praticamente risucchiato. La sentiva stretta, ma Valeria doveva essere veramente eccitata perché grondava di umori. Entrava e poi usciva completamente. Ogni volta, arrivato in fondo, faceva sempre maggior pressione. Al terzo colpo la rossa non riuscì più a trattenere i gemiti.

-Ti prego… ahhh… più veloce… sco-pa-miii… –

Paolo aumento il ritmo.

-Aaah… cosìì… –

Aspettò che Valeria fosse completamente partita per estrarre il cazzo e fare pressione sul buchetto posteriore. Una leggera spinta e, aiutata dagli umori, la cappella entrò. Silenzio. I gemiti di Valeria si erano fermati. Si sentivano solo i grugniti di Federico che stava scaricando tutta la sua eccitazione in faccia e sui capelli della ragazza. Probabilmente Valeria sentendosi penetrare dietro aveva stretto un po’ troppo il cazzo che teneva in mano e Federico, già oltre il limite, era venuto. Paolo era ancora fermo. Non sapeva se aveva fatto male a Valeria con la sua intrusione, perciò non osava muoversi. Poco dopo però la rossa inarcò un po’ la schiena e spinse indietro. Non ci volle molto perché l’asta entrasse fino alla radice. Paolo la estrasse piano strappando un gemito a Valeria, che voltatasi con un sorriso lo invitava a fare più forte. –Dacci dentro! Non mi fai male.-

Palo si sentì libero di stantuffarla per bene.

-Aah… che figata… con-ti-nuaahh… sto impazzendoo… –

Non sarebbe resistito per molto in quelle condizioni. Il culo era davvero stretto e gli stimolava il cazzo in ogni punto. Sentì l’orgasmo montargli dal basso, perciò portò rapido una mano sulla fessura della ragazza e senza smettere di penetrarla dietro, le massaggiò il clitoride.

Raggiunsero l’apice insieme.

-Valee, sborrooo!-, scoppiò Paolo mentre fiotti caldi le invadevano l’intestino.

Valeria urlò la sua gioia mordendo il cuscino. -Anche ioo, ah, ah, ah!-

Valeria si stava spazzolando con forza i capelli davanti allo specchio, aveva rimesso la felpa sporca di panna.

-La prossima volta, vedete di non venirmi sui capelli, questa roba se si secca è peggio del mastice… –

Paolo annuì senza convinzione dalla poltroncina, dove nudo si stava infilando i calzini.

La voce di Federico invece arrivò dalla doccia. -Puoi sempre venire a lavarti qui con me!-

***

[un nuovo capitolo viene pubblicato ogni due giorni! Torna all’indice]

Vai al capitolo...