di Letstry
12. In laboratorio
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Dopo la prima esperienza insieme, Valeria aveva avuto numerosi rapporti con Federico ma, di comune accordo, non si erano fidanzati. Non c’era niente di serio tra loro se non una fortissima attrazione fisica, una buona amicizia e il desiderio di recuperare il tempo perduto. Le loro erano pure scopate, nient’altro. Valeria col tempo aveva avuto occasione di conoscere bene anche Paolo, che dimostrava grande interesse verso di lei, ma che non ci aveva mai palesemente provato. Paolo comunque non aveva sicuramente dimenticato quel che era successo a casa loro e, ne era certa, era al corrente di tutto ciò lei che faceva con Federico.
Dopo le prime dodici giornate di laboratorio associate al corso di chimica generale, con dicembre iniziarono anche quelle del corso di chimica organica. Gruppo che funziona non si cambia, perciò alle due di un pomeriggio nebbioso si ritrovarono puntuali loro tre assieme ai compagni davanti alla porta del laboratorio.
“Esterificazione di Fischer” recitavano le dispense lette poco prima. La ricetta, molto semplice, prevedeva di aggiungere circa un grammo di acido a cinquanta millilitri di etanolo e lasciarli a reagire, a riflusso, per novanta minuti. Poco acido solforico come catalizzatore.
-Facile!- disse Valeria che aveva appena riletto le istruzioni ad alta voce a beneficio dei due ragazzi. -Io vado a pesare l’acido, voi costruite l’impiantino per il riflusso sotto cappa e prendete l’etanolo. Diavolo! C’è già fila alle bilance.-
-Signorsì!-, risposero i ragazzi ridacchiando, mentre lei si allontanava scuotendo il capo. La seguirono con lo sguardo fino a che sparì in sala bilance. Era proprio un bel figurino avvolta nel camice: l’indumento faceva intuire appena le sue forme rendendola ancora più sexy, in più lasciava sbucare metà degli stivali. Gli occhialoni di protezione e la coda legata in fretta non le donavano certo l’aria da sexy infermiera, ma dallo sguardo di Paolo e Federico si poteva intuire facilmente che anche così sarebbe andata benissimo.
Quando si ripresero, senza dire nulla, si diressero uno a prendere il bottiglione di alcol, l’altro a prendere l’agitatore magnetico, l’isomantello e le pinze varie per sistemare la colonna di raffreddamento sotto cappa. Quasi venti minuti dopo, quando Valeria tornò trionfante con il grammo pesato alla quarta cifra decimale, tutto era pronto. Inserirono i reagenti e l’ancoretta magnetica nel pallone, fissarono la colonna a bolle per il ricadere, attivarono riscaldamento e agitazione.
-Bene ragazzi, ora non abbiamo più niente da fare per un’ora e mezza-, sentenziò Federico che si era appena ricordato di attivare anche il flusso d’acqua per refrigerare l’apparecchiatura.
Iniziarono a discutere delle analisi da fare una volta isolato il prodotto, ma anche quell’argomento si esaurì in fretta. Arrivarono quindi a parlare dei corsi. Sia Valeria sia Federico non sapevano nulla degli ultimi sviluppi del corso di chimica organica di cui avevano saltato le ultime lezioni. Paolo li ragguagliò in fretta tirando fuori gli appunti presi le due mattinate precedenti.
-Poi te li presto se vuoi Fede.-
-Anche a me grazie!-, s’intromise Valeria. -Anche se faccio fatica a decifrare quel che scrivi… –
-Se voi invece di vedervi un giorno sì e l’altro pure per divertirvi veniste a lezione, avresti i tuoi appunti-, replicò Paolo un po’ seccato.
Bé senti, non scopi mai tu?-
-Ma che discorso è, sì che scopo, ma cerco di non farlo quando dovrei essere a lezione.-
-Sentilo, mister perfettino… anche noi di solito, e poi sai che adesso ci vediamo ogni giorno perché non riesce a mettermelo nel cu… – Valeria si interruppe a metà parola vedendo Paolo strabuzzare gli occhi e girare la testa prima da un lato e poi dall’altro per verificare che non ci fosse nessuno che li ascoltasse.
-Co-cosa?-, chiese poi sbalordito.
-Dai, non fare finta di niente, tanto so che Federico ti racconta tutto… no?-
-Sì, di solito sì. Fede, perché non mi avevi detto niente?-
-Boh, non siamo mai entrati in argomento. Anche tu è un pezzo che non mi racconti niente delle sorelline.-
-Ma è da molto che non le vedo.-
-Su, dai, non prendertela, visto che abbiamo tempo ti racconto io-, continuò Valeria guardandosi attorno a sua volta per vedere se i colleghi del bancone di fronte, che le stavano pure antipatici, stessero ascoltando.
-Sentiamo questo problema.-
-Beh, insomma, non ce la facciamo… ci abbiamo provato due giorni di fila ma ogni volta che Fede prova a mettermelo dentro, mi fa malissimo e dobbiamo smettere. Cioè smettere… -, proseguì Valeria seguendo con lo sguardo Federico che si allontanava chiamato da un altro gruppo. -Scopiamo come ricci, però volevamo riuscire a farlo anche dietro.-
-Immagino! Fede è messo bene, ce l’ha grosso, dovete fare un sacco di preliminari-.
-Preliminari?-
-Sì cazzo, almeno le prime volte… te lo metteva dentro subito?-, chiese Paolo incredulo.
-Bah, no, prima lo strusciavamo un po’ davanti per lubrificare… –
-Ma no, dovete usare le dita, la saliva e fare piano… sennò ti spacca con quel coso. Io l’ho fatto con Anna e non si è lamentata, ha detto che era la prima volta che lo faceva, credo sia vero.-
-Cosa?! Hai fatto il culo ad Anna?-, disse con un urletto Valeria alzandosi dallo sgabello su cui era seduta.
-Beh, sì… -, rispose Paolo come se fosse normale. -Se hai bisogno… –
-Dai, scemo, potremmo preparare la beuta per filtrare a vuoto piuttosto.-
Valeria cambiò argomento e si diresse verso la cappa scuotendo la testa nel suo tipico gesto di disapprovazione. Poco prima, lanciando per caso un’occhiata al camice mezzo sbottonato di Paolo, aveva intravisto un gonfiore sospetto. Forse si era eccitato, pensò.
Qualche istante dopo, per controllare il pallone in cui avveniva la reazione, urtò inavvertitamente una delle pinze. Fu veloce a prendere la colonna refrigerante, ma quando vide che anche l’agitatore stava per cadere, chiamò agitata Paolo.
-Dai, non ridere! Vieni di corsa che mi cade tutto, occhio che l’isomantello scotta.-
La cappa era stretta e Paolo dovette avvicinarsi da dietro per raggiungere l’agitatore. Mentre armeggiava Valeria fu certa di sentirsi premere qualcosa contro il sedere, quando si sporse un po’ indietro per accertarsene fu certa di sentire l’erezione di Paolo premere contro di sé, e che erezione!
Cercò di non pensarci e il pomeriggio proseguì tenendoli tutti e tre impegnati a filtrare e purificare il prodotto. Paolo però non perdeva ogni minima occasione per strusciarsi su di lei.
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-Bene, adesso lo dobbiamo lasciare asciugare all’aria-, disse Federico togliendosi i guanti. -Ci vorrà un po’, io vado di sotto a vedere se la copisteria ha pronte le mie dispense.-
-E io vado in bagno-, disse Paolo togliendosi a sua volta i guanti. Ne aveva davvero bisogno, quindi si avviò verso i servizi. Stava per chiudersi alle spalle la porta e far scorrere il chiavistello quando una mano trattenne la porta. Era Valeria.
-Adesso ti faccio vedere io-, iniziò, con le mani che sbottonavano prima il camice, poi la cintura. -È tutto il pomeriggio che mi strusci il cazzo addosso.-
Si abbassò, notando soddisfatta la chiazza umida in corrispondenza della cappella, fece scendere gli slip e iniziò a segare il compagno. Con due passate la mano era già piena di umori appiccicosi, riuscì quindi a fare quel che voleva: darci dentro da subito a pieno ritmo, facendo scorrere il pugno semichiuso lungo tutta l’asta. Fissava negli occhi Paolo che si limitava a guardarla, forse un po’ sorpreso dal non avere più in mano la situazione. La rossa voleva farlo venire in fretta. Prese in bocca il cazzo. Muoveva la lingua dietro la cappella e stringendo entrambe le mani lungo l’asta faceva impercettibili ma frenetici movimenti su e giù. Sentiva il ragazzo perdere il controllo: teneva la bocca semiaperta, accompagnava il movimento delle mani con piccoli scatti del bacino, le aveva messo una mano in testa e le stringeva la coda. Decise di dargli il colpo di grazia, allargò la bocca come le aveva insegnato Anna e fece sparire l’asta fino in fondo. Sentiva la cappella in gola ed era certa che anche Paolo sentisse quel calore. Ne ebbe conferma quando si sentì tirare per i capelli. Si allontanò leggermente mentre l’asta si irrigidiva ancor di più, mentre l’orgasmo saliva. Appena in tempo. A piccoli fiotti si sentì invadere il palato da un liquido caldo e denso. In sottofondo sentiva i grugniti di godimento del ragazzo. Non riuscì a ingoiare tutto, qualche goccia le percorse il mento e cadde a terra. Tutto era durato non più di cinque minuti.
Si asciugò alla meglio con la manica del camice, si sistemò e uscì dal gabinetto stampando un bacio in fronte a Paolo. Tornò in laboratorio e fu raggiunta poco dopo da Federico.
-I maledetti non mi avevano ancora stampato nulla. Ehi, Vale, sei un po’ sporca qui, vicino alla bocca!-
***
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