Capitolo [part not set] di 14 del racconto Le coinquiline

di Letstry

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6. La bicicletta

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Era stata l’unica ad accorgersi di tutto, o almeno così sembrava ad Anna. Paolo aveva alzato gli occhi distrattamente, Lucia invece sembrava essere preoccupata davvero per la pancia di Valeria, ma non disse nulla, abbassò rapidamente lo sguardo sul suo libro e iniziò a prendere appunti sul quaderno: stava risolvendo un esercizio. Poco dopo si alzò di scatto, come se avesse ricordato qualcosa all’improvviso:

-Cazzo! Ho dimenticato la bicicletta in facoltà! Stamattina sono rientrata a piedi con voi e sovrappensiero non mi sono ricordata. Non posso lasciarla lì stanotte, sennò domani la ritrovo senza ruote e senza sella…- si alzò rapida, indossò una giacca leggera sopra la tuta, infilò le scarpe da ginnastica e si diresse tutta agitata e senza salutare all’uscita. Tutti la seguirono con lo sguardo finché fu fuori dalla stanza, poi Paolo disse:

-Fa bene ad andare, speriamo la trovi ancora. L’ultima volta che è successo a me davvero mi hanno fregato la sella e solo perché avevo una catena bella grossa-.

Tutti approvarono ridacchiando e si rimisero a studiare. Anna teneva d’occhio Valeria, sapeva che aveva goduto e che avrebbe fatto di tutto per ricambiare e di certo non voleva perdersi la scenetta, anche perché sarebbe stato più difficile: se con lei era accaduto tutto sotto i pantaloni, per fare contento Federico avrebbe dovuto tirarglielo fuori.

Proprio quando pensava di aver corso troppo con la fantasia, rialzando lo sguardo vide la manina di Valeria che massaggiava pesantemente la patta gonfia del ragazzo. Come prima, entrambi continuavano come se niente fosse a discutere di quale fosse lo stato di ossidazione del cloro nel perclorato mentre Valeria con attenzione riusciva a sbottonare i jeans e ad abbassare senza il minimo rumore la zip, da cui ora si intravedeva il bianco dei boxer. Erano arrivati a dire che il cloro nel perclorato ha senza dubbio stato di ossidazione più sette quando Anna vide la cappella già lucida di eccitazione che sbucava, impugnata dall’amica, appena dietro l’elastico degli slip. Lentamente Valeria inserì la mano più giù, impugnando il cazzo alla base e iniziando un su e giù quasi impercettibile, sorridendo in modo altrettanto impercettibile a Federico.

Paolo come prima sembrava non aver capito nulla, ma era solo un’astuzia invece perché Anna, dalla sua posizione privilegiata sul letto, lo aveva notato un paio di volte sistemarsi meglio sulla sedia, aggiustandosi i pantaloni come se non riuscisse a trovare una posizione comoda. Lei aveva apposta fatto finta di dover cambiare posizione sul letto per avere una visuale migliore e vide inconfondibile sotto i pantaloni la sagoma del cazzo di Paolo allungarsi sulla coscia. Doveva avere un’asta bella lunga perché si vedesse così, pensò. E immaginandolo si rese conto di essere eccitata. Sentiva il suo sesso reclamare qualcosa. Ma ancora non poteva fare nulla, avrebbe rovinato tutto. Serviva ancora un po’ di pazienza.

Federico intanto stava apprezzando il lavoretto della rossa e osando un po’ le aveva di nuovo infilato la mano dentro le mutande. Evidentemente le aveva anche già infilato un dito dentro, visto che lei non riusciva più a concentrarsi. Balbettava e, infine, in preda al piacere, gettò al vento tutte le cautele e prese a segare Federico a pieno ritmo. Ormai i movimenti erano inequivocabili tanto che Paolo si sentì autorizzato a slacciarsi la patta, inserire la mano e accarezzarsi il cazzo, discretamente, da sotto le mutande. Quando Valeria, con un rapido sguardo ad Anna, quasi a scusarsi, infilò la lingua in bocca a Federico, lei capì che sarebbe stato stupido aspettare oltre: si alzò, si diresse verso Paolo, si accucciò e prese ad armeggiare con i suoi slip.

Ne liberò un signor cazzo, riusciva a impugnarlo con due mani e ne sbucava ancora la cappella. Finalmente, con un bastone vero in mano dopo settimane, si sentì davvero sollevata. Iniziò a segarlo subito a pieno ritmo, si ritirò appena il tempo di legarsi i capelli, per fare più comoda, e si riavvicinò facendone sparire una buona metà tra le labbra. La sorpresa lasciò Paolo interdetto solo per qualche istante, poi, vedendo le potenzialità della situazione, lasciò fare e anzi, prese ad accarezzare la coda di Anna e a muovere il bacino a ritmo del pompino.

L’altra coppietta intanto aveva sciolto ogni freno, Federico aveva tolto la felpa a Valeria, aveva liberato la sua terza, si era alzato per togliersi del tutto i pantaloni ma lei non lo lasciava andare, teneva in bocca la cappella e continuava a massaggiargliela con la lingua con rara bravura. Stava per venire, era quasi venti minuti che lei gli stava lavorando il cazzo. La spinse via dolcemente, la fece sedere sulla scrivania e le sfilò facilmente i pantaloni, che scivolarono via assieme agli slip ormai bagnati. Intravide le labbra umide e aperte sbucare da un curato ciuffetto arancione. Non c’era bisogno di altri preliminari, Valeria aveva già in mano il preservativo aperto, glielo infilò rapida e con uno sguardo eloquente invitò il ragazzo a prenderla. Lui si avvicinò, stuzzicò un po’ il clitoride strusciandoci sopra il cazzo e lentamente lo inserì. Valeria aveva la fessura stretta: mentre entrava, il ragazzo sentiva il suo cazzo avvolto perfettamente da un calore accogliente. Arrivato a metà dovette spingere con più forza, ma alla fine riuscì a inserirlo completamente. Valeria si godeva l’intrusione centimetro dopo centimetro, la sua espressione era annebbiata dal piacere, davvero piena. Quando lo sentì arrivare in fondo gettò indietro la testa per sentirsi completamente libera. Federico intanto aveva ritratto completamente il cazzo per poi riaffondarlo con maggior decisione e questa volta a Valeria sfuggì un gemito, a cui ne seguirono presto altri quando Federico iniziò a pomparla a ritmo un po’ più sostenuto:

-Oddio…ahh…daai…-.

Ormai stavano scopando a tutto ritmo, la stanza attorno a loro sembrava completamente sparita, rimanevano soltanto loro e il piacere, ci davano dentro pieni di passione.

Anna non riusciva a staccare gli occhi da loro, continuava a segare Paolo ma ormai senza prestargli attenzione. Sentiva di essere un lago e sentiva anche un’eccitazione mai provata, aveva il respiro affannato, era tutta rossa. Vedeva l’amica godere, le sue tette muoversi a ritmo, il cazzo lucido entrare e uscire completamente. Era ancora accucciata e quando sentì la mano riempirsi di seme le bastò stringere i muscoli delle cosce perché un orgasmo la sconquassasse tutta costringendola a lasciarsi andare seduta a terra, con gli occhi chiusi, in preda a dolci spasmi.

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