Capitolo [part not set] di 14 del racconto Le coinquiline

di Letstry

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14. Palline

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Avevano appena terminato di mangiare e Anna stava lavando i piatti. Lucia guardava distratta il meteo mentre Valeria, seduta sulla sedia di fronte, si stava sbucciando una mela.

-Ragazze, che pomeriggio… tenetevi libere domani sera che ho invitato Paolo e Federico per una pizza insieme-, cominciò sgranocchiando il primo spicchio.

-E che cazzo Vale! Domani sera c’è anche Marco, l’ho invitato io che è un sacco che non ci vediamo!- le rispose Lucia svegliandosi improvvisamente dal torpore.

-Che problema c’è, staremo un po’ stretti ma ce la faremo. Ti secca che vengano anche loro?-

-Ma no, scherzi… solo che l’ho invitato anche a dormire, come vi avevo chiesto e…  beh, pensavamo che ci lasciaste un po’ soli-

-Hahaha, tranquilla, mangiamo la pizza poi io e Vale usciamo con loro e voi potete rimanere qui.-

-E scopare-, aggiunse Valeria con un gran sorriso.

-Dai raccontaci un po’ di Marco, dopo quella sera non mi hai più detto nulla… diavolo Vale, tirami su le maniche che sennò le inzuppo-

-Eh, dai, racconta-, la incalzò Valeria.

-Su ragazze, cosa volete sapere. Mi imbarazza parlare di queste cose e poi io non so niente di voi, a parte che più spesso di quanto mi raccontate scopate tra voi… –

-Tanto per cominciare quanto ce l’ha lungo.-

-Vi ho detto che mi vergogno a parlare di queste cose così su due piedi!-

-Poche storie, vogliamo i numeri!-

-Vabbè… non è messo male, diciassette centimetri, quattordici di circonferenza.-

-Figo, l’hai misurato tu?- domandò Valeria incuriosita.

-Sì, la seconda volta che l’abbiamo fatto, a casa nostra in bagno… tu e mamma eravate via, abbiamo impiastricciato di umori il metro da sarta della mamma.-

Anna commentò facendo finta di vomitare. -Ma che schifo! Lo uso sempre quel metro!-

-Che scema, non ti fa tanto schifo quando ingoi però.-

-E la cappella, cioè, come ha la cappella?-

-È enorme, la prima volta che l’ho vista tutta turgida e viola mi sono spaventata, ma devo dire che quando è dentro la sento molto e mi fa godere da matti.-

-Anche nel culo-, aggiunse Valeria come se quella fosse la logica conclusione.

-Ecco, quello è stato un problema, mi faceva parecchio male all’inizio e non riuscivamo.-

-Troppo grosso?-

-Sì la cappella non entrava. O forse il mio buco è troppo stretto!-

-Ma facevate preliminari?

-Sì, lingua, dita e tutto quanto. Però quando me lo metteva dentro, mi irrigidivo e dovevamo lasciar stare, ero così tesa che poi non riuscivamo neanche a scopare.-

-Bé, anch’io con Federico ho avuto problemi, poi però con P… cioè, con pazienza siamo riusciti-, si corresse Valeria notando lo sguardo gelido di Anna.

-Io invece non ho avuto nessun problema-, commentò Anna quasi distrattamente -ma queste sono altre storie, dicci come siete riusciti.-

-È una storia lunga, An hai presente June, la mia amica con il papà americano, quella del giro di amici con cui esco spesso il sabato?-

-Quella gran gnocca che è venuta a prenderti a casa nostra quest’estate per andare in piscina?-

-Esatto!-

-Ehi, ferme, io non la conosco, descrivetela-, protestò Valeria.

-È sull’uno e ottanta, bionda, occhi nocciola. Non ha praticamente tette, ma ha un culo che mi ricordo ancora. In più ha un faccino davvero adorabile-

-Grazie. Ma che c’entra questa… June hai detto che si chiama?-

-Sì, June. Un sabato sera, durante le vacanze di Natale di quinta liceo eravamo rimaste solo noi due, il resto del gruppo voleva andare a ballare, noi no, quindi ci siamo fermate a chiacchierare un po’ al parco, sulle scale del monumento. Era mezzanotte e non c’era anima viva, avevamo bevuto un po’ troppo e siamo finite a parlare di ragazzi e di sesso. Non so proprio perché, non eravamo così in confidenza, ma tra le altre cose le ho detto che non riuscivo a prenderlo nel culo.-

-Tipica cosa da dire a una semi sconosciuta… –

-E da tenere nascosta a tua sorella… –

-Guardate che anche lei me ne ha dette! Insomma, è venuto fuori che il suo ragazzo, Manuel, mulatto, ha una trave fuori misura tra le gambe e lei non ne voleva sapere di prenderlo dietro, così lui il giorno dell’anniversario le ha regalato una specie di palline cinesi.-

-E cosa sono?- domandò Anna incuriosita.

-Adesso ti spiego. Quella volta non lo sapevo neanche io, ma ho fatto finta di capire e mi sono fatta spiegare come usarle. Quelle vere sono due palline abbastanza grandi legate da un filo. Quello che ho io è comunque un aggeggio lungo e flessibile con delle palline che diventano sempre più grosse.-

-E ti ha prestato il suo?-

-Ma no, che schifo! Credevo fosse abbastanza ubriaca da dimenticare, invece senza dirmi nulla il giorno dopo è passata a prendermi in auto e siamo andate insieme a comprarle. È stata molto carina e mi ha aiutato a scegliere.-

-Dai, dimmi come funziona che sono curiosa.-

-È facile, lo devi inserire e tenere dentro.-

-Dentro?-

-Sì, intanto che fai altro, che studi o che cammini.-

-Camminare con una roba infilata dietro?-

-All’inizio ero scettica anch’io, ma non vi dico che goduria. Le prime volte l’ho provato dopo la doccia, completamente rilassata lo bagnavo bene con l’olio da bagno.-

-Il mio olio! Ecco perché stavi ore in bagno!-

-Ma… ma tutto dentro?- chiese Valeria preoccupata.

-No, guarda che è abbastanza lungo. Prima ho provato una pallina, poi due, pian piano sono riuscita a inserirlo tutto. Ma è faticoso tenerlo dentro, serve un po’ di concentrazione.-

-Come quando devi andare in bagno?- azzardò la rossa.

-Sì in sostanza. Quindi sono passate due settimane prima che riuscissi a fare altro tenendolo dentro.-

-Oddio-, urlò Anna coprendosi la faccia con le mani. -Quindi tu magari hai parlato con me e avevi venti centimetri dentro il culo?-

-Hahaha… dovreste vedervi!-

-Sì, comunque non venti centimetri… una volta mi hai chiesto di aiutarti con la versione di latino. E poi ti ricordi il giorno prima dell’anniversario di mamma e papà?-

-No! Mi hai aiutato a fare il tiramisù con… -, vedendo la sorella che annuiva ridacchiando Anna non riuscì a terminare la frase -Non ci credo! Pensa se lo sapesse papà!-

-Ti dico solo che montare la panna con la frusta è stato un vero supplizio. Dovevo trattenere le gambe per evitare che uscisse. Solo che così cominciavo a sentire brividi davanti. E girare la frusta non aiutava. È stata la fortuna a impedire che venissi lì.-

Valeria non riusciva più a trattenere le risate, lacrime le rigavano il volto.

-Bé, fai schifo. E io che credevo di essere io la più fuori di testa in casa.-

-Sono sicura che se avessi saputo della loro esistenza An, le avresti consumate.-, disse Valeria.

-E non sapete dell’interrogazione di matematica.-

-Non dirmi che sei andata anche a scuola?-

-Sì, era un pezzo che mi esercitavo, credevo di essere pronta. E lo ero sicuramente se non ci fosse stato quell’imprevisto. Sai che la Castello chiama per le interrogazioni aprendo l’agenda… quel giorno siamo uscite io e Giuliana. Non potevo chiedere di andare in bagno, quindi sono andata alla lavagna con le palline infilate dentro. All’inizio è andato tutto bene, ero anche preparata, avevo studiato.  Poi però dopo un quarto d’ora in piedi cominciavo a fare fatica. Stringevo le gambe, ma le scosse di piacere che mi arrivavano cominciavano a stordirmi. Non sentivo più le domande e stavo diventando tutta rossa in viso. Tant’è che alla fine mi ha mandato al posto dicendo che forse non mi sentivo bene ma che, visto che ero molto preparata, avrebbe continuato l’interrogazione l’indomani.

-E poi? Com’è finita?-

-Sono andata al posto, ma nel momento stesso in cui mi sono seduta ho sentito montarmi un orgasmo dei più intensi che avessi provato. Non sono riuscita a trattenermi. Mi sono buttata indietro sulla sedia mentre tremavo tutta. Mi è scappato anche un gemito ma credo sia sembrato di dolore, perché ho subito portato le mani alla pancia. Sono rimasta trenta secondi almeno con la testa che mi girava prima di accorgermi che Silvia, la mia vicina di banco mi chiamava per chiedermi se andava tutto bene. Ho risposto di sì, ma ho visto che tutti mi stavano guardando. La prof mi ha consigliato di uscire un attimo, così mi sono fatta accompagnare in bagno da Silvia e mi sono tolta quell’aggeggio infernale.-

-Che roba e nessuno ha mai scoperto la verità?-

-No, non credo. Se qualcuno ha capito che quello era un orgasmo nessuno l’ha mai dato a vedere, neanche tra i ragazzi.-

-E l’hai più usato?-

-No, in giro no. Anche perché da quella volta non ci sono stati problemi con Marco. Però l’abbiamo ancora usato insieme e qualche volta a casa lo porto… –

***

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