Capitolo [part not set] di 13 del racconto Insane Asylum

di Aedon69

CAPITOLO 12 – LA PRIGIONE DEL MALE

Questo contenuto è riservato a un pubblico adulto. Proseguendo nella lettura dichiari di avere almeno 18 anni.

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CAMERA DELLA BADESSA – ORE 01:00

Almond era spalle al muro, di fianco alla porta, i colpi aumentarono di intensità. Il dottor Sibelly, in preda ad una crisi di panico, si era rifugiato sotto il letto della badessa, Luca e la religiosa erano in piedi, pronti a fuggire.

La porta cedette sui cardini, nella stanza irruppero due monaci, un colpo con il calcio della pistola di Almond fece cadere il primo a terra, il secondo si girò verso di lui, cercò di afferrarlo alla gola. Almond gli bloccò le mani, il monaco era forte, gli cadde la pistola a terra.

Luca saltò alle spalle del monaco, stringendogli le braccia alla gola, Almond gli sferrò un pugno ma, girandosi, l’aggressore fece in modo di far colpire Luca.

“Scusa …”, urlò Almond calciando contro il monaco.

Luca cercò di rialzarsi, gli girava la testa, il monaco indietreggiando inciampò sul ragazzo e cadde all’indietro sbattendo violentemente la testa contro il tavolo. Il monaco restò a terra, il collo piegato in modo innaturale, Almond riprese fiato ed aiutò il ragazzo ad alzarsi.

“Tutto bene ?”, si sincerò Almond

“Tutto bene un cazzo … ho la mascella dislocata …”, disse Luca toccandosi la mandibola nel punto in cui era stato colpito.

Almond fissò la porta allo stipite, prese il tavolo ed una poltrona e ve li mise di fronte, bloccandola.

Luca si rimise al computer, la rete stava ritornando i risultati delle sue ricerche, Almond si mise seduto esponendo ciò che aveva letto nel vecchio volume.

“Il monastero è stato costruito per uno scopo, uno scopo preciso e segreto …”, iniziò l’uomo, “ … nel 1429 a Mezzana iniziò a diffondersi la voce che un maleficio demoniaco avesse posto le sue radici tra gli abitanti del paese. Si parlava di misteriose sparizioni ed atti di follia indicibili, la lussuria dilagò nella regione fino a giungere nei pressi della capitale, allora regnava Papa Eugenio IV.

Il santo padre ordinò un indagine approfondita, voleva evitare il dilagare di quella corruzione. Inviò nel paese di Mezzana alcuni dei componenti di una congrega chiamata FIDELIS, quella che è oggi la struttura a cui io appartengo. FIDELIS era formata dagli uomini più preparati della chiesa, esorcisti, uomini della santa inquisizione, civili con particolari doti ‘paranormali’.

La congrega trovò a Mezzana una sorta di girone dell’inferno, il male si era così radicato che gli uomini della santa sede furono costretti a rifugiarsi tra le grotte di Monte Crucio, braccati dai posseduti che dilagavano nel paese. Dopo molte perdite, aiutati anche dalla mano armata della santa sede, gli uomini della congrega riuscirono ad identificare il male che regnava nel paese, riuscirono a dare un nome al demone che, nel corso della storia del mondo, era stato conosciuto da tutti come Gamaliel, uno degli spiriti osceni, servo di Lilith.”

“Gamaliel, eccolo, è scritto qui …”, lo interruppe Suor Brigida che, durante il racconto, era intenta a decifrare il vecchio volume trovato nella biblioteca.

“Cupitidas daemon … il demone della lussuria …”, proseguì la badessa, “…feroce e crudele, induce a desiderare corpi seducenti e attacca in modo spietato i casti, per spingerli a lasciar perdere la castità, dato che in tal modo non ottengono nulla. Questo demone lavora facendo leva sulla fantasia, che riempie di immagini e pensieri impuri fino ad oscurare l’intelletto. Attacca il fedele all’improvviso suscitando in lui una passione sfrenata, penetra nello di lui corpo e lo incendia”.

Luca alzò gli occhi dal computer :”Siamo nella merda in poche parole !”

***
FAMIGLIA LORCI – ORE 23:30

Il monastero era stranamente animato a quell’ora della notte, Carlotta guardava le luci accese in alcune finestre che davano sulla foresteria, dove viveva con la sua famiglia. La ragazza era spaventata dalle urla che di tanto in tanto rompevano il silenzio notturno. Scalza uscì dalla sua stanza, era buio, facendosi luce con il telefonino si diresse verso la cucina, una luce fluorescente traspariva dalla stanza dei suoi genitori, poggiò l’orecchio alla porta, sentiva gemiti e grugniti arrivare dalla parte opposta.

Una mano le tappò la bocca, le cadde il telefono a terra, si aprì la porta.

Giulio, suo padre aprì la porta. La scena che si presentò agli occhi di Carlotta era inverosimile : sua madre, Mara, in ginocchio sul letto, veniva scopata brutalmente dal figlio. Marco stava tirando i capelli della madre come se la cavalcasse, la scopava da dietro, il suo sguardo libidinoso fisso sulle natiche ondeggianti della donna, Carlotta sentiva il rumore secco del bacino di suo fratello che cozzava violentemente contro la carne morbida di Mara.

“Guarda chi ci è venuto a trovare ….”, disse la voce dell’uomo che le teneva la mano sulla bocca, Carlotta si girò, dietro di lei c’era l’abate, completamente nudo.

“Falla entrare …”, disse Giulio, “ … un altro buco in cui sborrare …”

Carlotta fu catapultata in un incubo, tenuta stretta dall’Abate fu fatta sdraiare sul letto. La madre ansimava, brutalmente inculata da Marco. Giulio strappò il pigiama leggero alla figlia, le allargò le gambe mostrando la sua fica, rosea e senza peli, all’abate.

“Guardate che bocconcino … è calda … io lo so … adesso fa la ritrosa ma poi le piacerà …”, disse il padre di Carlotta rivolto al monaco, invitandolo a servirsi della figlia.

La madre di Carlotta, in preda ad una malia lussuriosa, le carezzò il seno, poggiò le sue labbra sui capezzoli rossi, strinse i denti, mordendoli. Marco scivolò fuori, lentamente, dal culo capiente della madre, iniziò a colpirle forte le natiche con il cazzo duro, strusciando la cappella sulla sua pelle calda.

“Noooo, che fate, fermi ….. “, urlò Carlotta.

L’Abate le fece inspirare l’aria corrotta dei suoi polmoni, in pochi minuti la volontà della ragazza fu annientata, trasformata in una portatrice di lascivia, una serva del demone che stava prendendo il controllo del monastero.

“Lo puoi sentire ora ?”, urlò il frate rivolto alla ragazza che, nel frattempo, aveva afferrato ingorda l’uccello del fratello iniziando a succhiarlo. Carlotta era in preda ad una smania inarrestabile, poteva sentire il sapore della madre mentre spompinava il cazzo duro di Marco.

“La senti l’aria … pregna di lussuria, di libidine, il nostro padrone sta tornando, lui regnerà su queste terre e noi saremo i suoi araldi …”

La madre di Carlotta scivolò tra le gambe della figlia, tirò fuori la lingua succhiandole, famelica, il clitoride prominente ed invitante. La ragazza inarcò la schiena, offrendo alla madre la sua natura, libidinosamente spalancata.

L’abate umettò il culo slargato di Mara, le infilò nel retto la sua mano paffuta, sfondandole l’orifizio anale ed incitandola con frasi oscene.

“Troia ti voglio rompere il culo …. Guardate la vostra mammina come ingoia la mia mano nel suo dentro di lei, guardate la sua voglia oscena …”, disse rivolto ai figli della donna.

Giulio e Marco erano impegnati ad infilare i loro cazzi duri tra le labbra di Carlotta, la costringevano a restare con la bocca aperta, la lingua tirata fuori, la colpivano con la cappella sulle guance, sulla fronte, poi a forza le spingevano le aste dure e nodose giù fino in gola.

Mara continuava a leccare la fica della figlia, lambiva le sue piccole labbra con colpetti delicati, succhiava il nettare che stillava caldo dalla fessura della ragazza.

L’abate vedeva la sua mano scomparire nel culo di Mara, dopo averla infilata completamente la stringeva a pugno per poi iniziare a muoverla suo ano, ad ogni movimento Mara urlava di dolore e piacere.

“Dioooooo siiiiii così me lo apri, spingi più forte …. Dai porco spingi …. Sfondamiii !!!!”

Giulio fece girare la figlia, le infilò la lingua tra le natiche, assaporò il suo sapore acre, mentre Marco le teneva allargate le natiche, il padre spinse il cazzo nel culo di Carlotta, Marco si mise sopra di lei, appoggiò la cappella sul buco già occupato dal cazzo paterno, entrò anche lui allargandole il buchino a forza, iniziò a spingere inculando sua sorella insieme al padre.

Madre e figlia erano una di fronte all’altra, iniziarono a baciarsi, le loro lingue si dimenavano lascivamente, si intrecciavano succhiandosi e leccandosi, perse in un godimento mai provato.

Marco e Giulio schizzarono all’unisono nell’intestino di Carlotta, la ragazza urlò di piacere mentre il liquido caldo le riempiva il culo, colando lentamente dal suo culo slabbrato.

Mara raggiunse l’orgasmo, il suo sfintere, sfondato dalla mano dell’abate, si contraeva invitante mostrando all’uomo dietro di lei la sua carne pulsante e calda. Padre Ignacio le entrò nel culo facilmente, le penetrò nel profondo con violenti colpi di bacino, le fiottò la sua sborra, copiosa e calda, mentre le sue mani le torturavano i capezzoli erti e sensibili.

Le due donne furono fatte mettere sedute a terra, iniziarono a baciarsi scambiandosi saliva ed umori, perse in un bacio incestuoso e perverso. Gli uomini iniziarono a pisciargli addosso, Mara allargò le labbra, sorseggiò il liquido dal gusto acre, cercò la bocca della figlia, fece colare l l’urina dalla sua bocca in quella di Carlotta, che bevve avida lordandosi le labbra ed il mento.

Marco diresse il getto di piscio caldo sul seno della madre, si unì Giulio, a turno infilarono i loro uccelli nella bocca della donna pisciandogli direttamente in gola, era fradicia, venne di nuovo.

Carlotta si stava masturbando, venne mentre l’abate le schizzava addosso il suo sperma bollente e viscido.

***
CHIESA DI MONTECRUCIO – ORE 01:00

Agata era in piedi di fronte al sigillo, le mani alzate, gli occhi chiusi, i capelli rossi erano mossi da un vento violento e torrido che sembrava provenire dall’aldilà. Nella chiesa monaci e suore erano persi in ogni tipo di aberrazione sessuale, la nebbia verde infestava l’ambiente, si aggrovigliava sinuosa alle colonne, fuoriusciva dai corpi nudi e lussuriosi dei dannati per diffondersi ovunque.

Padre Giovanni era accanto alla ragazza, teneva tra le mani una piccola statua di legno dal colore scuro, nel legno vi era incastonata una pietra rossa, simile all’ambra. Agata si tolse i vestiti, rimase nuda mentre la sua voce atona urlava un invocazione in una lingua antica rivolta verso l’essere imprigionato dal sigillo.

***
CAMERA DELLA BADESSA – ORE 01:30

“Come lo fermiamo questo casino ?” chiese Luca rivolto ad Almond.

“Gli uomini della congrega trovarono il rituale per imprigionare Gamaliel, il libro parla di minerali, magnetite e grafite per la precisione, presenti in grandi quantità su questi monti. Questi i materiali vennero usati per costruire la prigione in cui il demone sarebbe stato imprigionato, il sigillo che si trova nella chiesa del monastero.”

“Si ma come fecero ?”, chiese insistente il ragazzo.

“Il demone fu attirato, distratto, venne colpito dagli uomini di chiesa …” Iniziò la badessa, che stava traducendo ciò che era scritto nel vecchio libro, “ … quattro coltelli devono essergli piantati negli arti, uno nel suo cuore marcio, il demone sarà così immobilizzato e pronto per essere chiuso nella sua prigione.”

“Facile come andare in bicicletta …” esclamò Luca.

“Attenzione, mai compiere atti di lussuria vicino il luogo della prigionia, la prigione deve essere sempre sigillata e custodita in luoghi dove la santità e la purezza regnano incontrastati”, concluse la Badessa.

“Lucia … quello deve essere stato il fattore, la ragazza era stata la prescelta di una setta, la sua anima malvagia deve aver risvegliato Gamaliel dal suo sonno …” intervenne Sibelly, ancora tremante ed impaurito, “Tutto è iniziato con lei, ma ora è morta …. Com’è possibile che stia succedendo tutto questo ?”

***
CHIESA DI MONTECRUCIO – ORE 01:30

Agata si sdraiò sul sigillo, le crepe erano aumentate, da ogni apertura usciva la nebbia verde e serpeggiante, la ragazza allargò le gambe, Padre Giovanni le porse la statua, la ragazza se lo portò tra le gambe, spinse facendo entrare dentro di lei il manufatto. Intorno al sigillo il groviglio di corpi era indistinto, l’odore del sesso, dei liquidi corporei, era palpabile, una suora si avvicinò a Padre Giovanni chinandosi di fronte a lui, gli alzò il saio ed ingollò il suo cazzo taurino tra le labbra.

Gocce di piacere iniziarono a colare dalla fica di Agata, che continuava d infilarsi nella fessura bagnata la statuina di legno, il liquido caldo evaporò a contatto con la superficie scura del sigillo, le crepe si fecero più larghe, la prigione del demone si ruppe, una forma indefinita e gassosa si erse dalla profonda lacerazione che aveva divelto il sigillo. La nebbia informe iniziò a prendere consistenza, un essere enorme, animalesco , con la faccia da capro ed un fallo mostruoso si materializzò davanti ad Agata. La pelle del demone era come se fosse in continua trasformazione, dapprima umana, poi animale, setosa ed irta. Il suo cazzo spropositato si mosse come un enorme serpente, scivolando sul pavimento, ingrandendosi come se avesse una propria volontà, Agata estrasse la statuina colante dei suoi umori, il cazzo dell’essere demoniaco si introdusse tra le sue gambe riempiendola, la sollevò in aria, letteralmente impalata dal fallo demoniaco dell’essere. Il demone portò Agata di fronte al suo viso. Agata poté vedere il volto del male, l’essere aveva una bocca informe, il suo ghigno malvagio, i suoi occhi gialli e malevoli la fissavano, le sue zampe artigliate le ghermirono i seni lasciandovi solchi rossi, dal suo fallo deforme si dipanò una nuova propaggine che sinuosa e violenta penetrò tra le natiche piccole e bianche di Agata.

La ragazza era sopraffatta dalla penetrazione malvagia dell’essere, i due tentacoli fallici ed osceni le crescevano dentro, sentiva il suo ano dilatarsi, dilaniato da quell’escrescenza libidinosa, sentiva crescere dentro di se la sua lussuria fino diventare la sua componente primaria, il suo bisogno assoluto, completamente in balia delle immagini turpi che il demone le stava trasmettendo.

La voce del demone risuonò metallica, riverberando tra le mura della chiesa. Gli uomini e le donne avevano interrotto le loro pratiche, nudi e lordi si inginocchiarono di fronte all’essere liberato.

“Finalmente ….”, urlò Gamaliel, “… è giunto il tempo che io prenda il posto che mi spetta su questa terra ….”

Agata fu fatta poggiare a terra, il fallo mostruoso uscì dal suo corpo, i suoi buchi rimasero oscenamente dilatati e madidi di liquido viscido e nauseante. Gamaliel si avvicinò verso i suoi fedeli, le donne si prostravano ai suoi piedi, le lingue della donne assaggiavano quel cazzo infernale bevendo direttamente dalla fonte infernale il seme del demonio.

Gamaliel urlò, la terra iniziò a tremare, un fianco della montagna si aprì sbuffando fuori una nebbia calda e fitta che, ricadendo al suolo, iniziò a dirigersi verso Mezzana.

***
CAMERA DELLA BADESSA – ORE 01:45

Almond continuò la storia :”Una volta che il demone fu imprigionato la chiesa eresse il monastero intorno alla prigione, così è stata custodita fino ai nostri giorni.”

La badessa imprecò : ”Dannazione, il rituale non è completo, come si può distrarre il demone ? Come immobilizzarlo prima di conficcargli i coltelli nel corpo ? Qui il libro è talmente consumato che non si riesce a leggere …”

“Trovato, Gamaliel …”, urlò Luca, le sue dita si muovevano sulla tastiera del portatile ad una velocità sbalorditiva, “ … sono riuscito ad entrare nel server di una setta in America, sembra che pratichino riti satanici e la loro documentazione è molto ricca. Qui c’è una cartella con la scannerizzazione di tutti i volumi in loro possesso, c’è una password, ci vorrà un po’.”

La finestra della stanza esplose, la terra iniziò a tremare, la porta cedette di nuovo lasciando libero il passaggio. Un monaco, armato con un lungo candelabro metallico si avventò verso Almond, una suora, coperta solo dal velo, si diresse verso Sibelly. Il dottore provò a fuggire ma fu raggiunto dalla donna, le sue mani gli bloccarono le braccia dietro la schiena.

La badessa era corsa nel suo studio in cerca di qualcosa che potesse servire come arma.

“Ci sono quasi, altri cinque minuti ….sto scaricando i file sul mio computer …” Urlò Luca agitato, mentre tentava di inserire la password corretta.

Almond faceva da scudo al ragazzo, si frapponeva al monaco che fendeva l’aria con il candelabro cercando di colpirlo.

“Fatto …i file sono trasferiti …”, esclamò Luca.

Sulla porta si affacciarono due uomini, erano gli inservienti della cucina.

Una suora nuda si fermò sull’uscio :”Uccideteli tutti, così vuole il nostro padrone …” urlò con una voce irreale e profonda.

Luca chiuse il portatile, la badessa cercò di colpire la suora che teneva immobile Sibelly ma fu fermata da uno degli inservienti, l’altro aveva affiancato l’aggressore di Almond.

Luca raccolse la pistola da terra, non ne aveva mai presa una in mano.

“Spara …” urlò Almond.

Luca, tremando, puntò l’arma verso l’uomo col candelabro, lo sparo raggiunse l’aggressore alla spalla. Almond, approfittando del colpo, afferrò l’uomo scaraventandolo a terra. La badessa colpì il posseduto che la immobilizzava con il tagliacarte preso dal suo ufficio. Sibelly nel frattempo era stato posseduto, i suoi occhi vacui mutarono in un espressione malvagia, afferrò la badessa strappandole le vesti, seminuda la donna scappò verso la porta, raggiungendo Almond ed il ragazzo.

Dal corridoio arrivarono altre voci concitate, i tre fuggirono verso le scale, Almond colpì con un calcio uno dei monaci che gli sbarrava la via di fuga.

“Dove andiamo ?”, chiese la badessa.

“Verso il ricovero, lì le porte possono essere sigillate.” Rispose Almond.

***

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