Capitolo [part not set] di 13 del racconto Insane Asylum

di Aedon69

CAPITOLO 9 – AGGUATO

Questo contenuto è riservato a un pubblico adulto. Proseguendo nella lettura dichiari di avere almeno 18 anni.

***
STRADA PER IL CONVENTO DI MONTECRUCIO – ORE 21.00

La Ford focus procedeva lentamente sulla strada che conduceva al monastero, il buio era rotto dai fari opachi della macchina, alla guida una donna dai capelli rossi imprecava, sporgendosi oltre il volante, cercando di capire dove stava andando.

“Porca troia impestata… non si vede un cazzo su questa strada, ci siamo persi…cazzo… cazzo… cazzo!!!”

Al suo fianco il ragazzo dai capelli scuri fissa la strada buia senza dire una parola, conosce sua madre, sa che in questi momenti la cosa migliore è lasciarla perdere.

“Luca…”, continua la donna, “dì una cazzo di parola bello di mamma, aiutami ogni tanto…. Certo che di tutti i figli imbranati proprio a te mi doveva lasciare quello stronzo di tuo padre…”

Patrizia frenò all’improvviso, scese dalla macchina arrancando con i suoi tacchi alti verso l’indicazione illuminata dai fari. Luca fissava la madre che imprecava e si dimenava in maniera nervosa, la gonna nera aderente le si era tirata su arrivando a scoprirle le natiche ed il minuscolo perizoma nero.

“Un monastero, siamo vicini ad un cazzo di monastero, che sfiga… che sfiga…”, disse la donna rientrando e battendo la portiera così forte che Marco fu mosso dallo spostamento d’aria.

“Non servi a un cazzo, nemmeno una cartina sai leggere…” continuò la donna rivolta al figlio mentre guidava la macchina verso il monastero.

Luca osservava i suoi seni gonfi ondeggiare, tenuti a stento da un top bianco semi trasparente, i capezzoli trasparivano invitanti, resi turgidi dall’aria frizzante della notte.

Arrivati al monastero Patrizia urlò al figlio di prendere la valigia dal portabagagli, insieme si incamminarono verso l’ostello seguendo i cartelli illuminati posti ai lati del viottolo sterrato. Entrando nell’ostello furono accolti dalla suora di turno alla reception, la religiosa guardò severa la donna vestita succintamente.

“Buonasera, come posso esservi utile?” chiese la suora.

“Ci siamo persi in questo buco di montagna, avete una stanza per passare la notte, siamo io e mio figlio.”

Luca fu distratto dalle voci delle alunne che provenivano dalle scale, era un bel ragazzo alto, occhi verdi, chiari, il suo sguardo era perennemente serio e pensieroso, sua madre non perdeva occasione per rimarcarlo. Erano stati abbandonati dal padre un anno prima, l’uomo era stanco dei continui tradimenti della moglie, una donna avida e volgare. Luca era rimasto con la madre, si era chiuso in sé stesso, parlava poco ma era molto intelligente, la sua sensibilità veniva spesso confusa per debolezza. Lavorava come apprendista in una società di Web Service ed era diventato piuttosto bravo con i computer, la notte abbandonava i suoi panno di ragazzo introverso per diventare uno degli hacker più conosciuti in Europa, il suo nick era DemonSlayer.

“Grazie eh! Daje, muoviti idiota che stanotte dormiamo qui e domani ce ne scappiamo da stà merda…”, disse con acidità la madre di Luca rivolta al figlio, la suora alla reception scosse la testa sconsolata.

***
SOTTOSUOLO DI MONTECRUCIO – ORE 21.00

Astor Almond frugò nella sua borsa di pelle alla ricerca della torcia, il cono di luce illuminò le pareti umide di un cunicolo stretto e basso, tenendo in mano il vecchio documento trovato nella biblioteca del monastero proseguì, seguendo le mappa disegnata sulla carta ingiallita dal tempo. Iniziarono a comparire, ai lati dello stretto passaggio, delle pesanti porte di legno. Provò ad aprirne una, il legno inumidito scricchiolò cedendo sui cardini, spinse con la spalla riuscendo ad aprirla. Passata la porta Astor si trovò all’interno di una piccola stanza, uno scheletro mummificato era incatenato al muro, lo ispezionò attentamente, era una donna, diresse il fascio di luce nell’ambiente circostante fino a bloccarsi su una scritta incisa sul muro:”séta”, andatevene.

Astor uscì dalla stanza tornando nel cunicolo, seguendo le indicazioni percorse gli stretti corridoi, il silenzio era quasi irreale, udiva i suoi passi rimbombare lievemente tra le anguste pareti. Proseguì fino a trovarsi di fronte ad un corridoio cieco, sulla mappa erano indicati tre punti dorati dove doveva essere l’ingresso della biblioteca, sulla parete c’erano tre piccoli fori, vi infilò le dita della mano, udì il rumore di un meccanismo ferroso che si metteva in moto, la parete si scostò di lato aprendo la strada verso quella che doveva essere la biblioteca.

L’uomo entrò, dirigendo la torcia in modo di illuminare l’ambiente circostante, sembrava immenso, ai lati dell’ingresso vi erano due piccoli bracieri, Almond prese l’accendino dalla borsa e provò ad accenderli. Alimentate da un ramificato marchingegno ad olio le lampade appese alle pareti della biblioteca iniziarono ad accendersi in sequenza, nel giro di un minuto l’enorme stanza fu illuminata.

Eccitato Almond iniziò a scorrere gli scaffali, migliaia e migliaia di libri antichi, impolverati, alcuni inumiditi, una tale quantità di conoscenza e bellezza che non riusciva a contenere la sua gioia.

***
OSTELLO DI MONTECRUCIO – ORE 22.00

Agata lo aveva lasciato il professor Meyer poche ore prima, la possessione era avvenuta durante il loro rapporto, la corruzione si era impadronita dell’anima dell’uomo svuotandolo dei suoi sentimenti, lasciandolo in preda di una bramosia atavica rivolta alla ricerca del piacere e della depravazione. Il male si era avvinghiato ai suoi desideri più sordidi e li aveva usati per estinguere ogni briciolo della sua umanità.

Dopo l’incontro con quella che all’apparenza era ancora l’alunna Agata Federici, l’uomo si mise in cerca di altre vittime. Prendendo come pretesto l’eccessiva esuberanza di due alunne il professore le portò con se nella sua stanza, il fluido malefico penetrò nelle menti innocenti delle ragazze che, una volta soggiogate, erano state usate ed abusate dal professore.

Nella stanza occupata da Luca e sua madre, nel frattempo, si stava consumando l’ennesimo litigio.

“Nemmeno la valigia hai disfatto, sempre con quel cazzo di computer…” urlava Patrizia contro il figlio.

Luca era seduto sul letto, il computer portatile sulle gambe, stava hackerando il profilo di un cyberbullo. Il ragazzo, nella rete, si sentiva una sorta di Robin Hood, le sue azioni erano rivolte a raddrizzare i torti di chi, a suo giudizio, aveva subito qualche ingiustizia.

Volse gli occhi verso sua madre. Era china sul letto intenta a rovistare nella valigia in cerca di qualcosa, il suo grosso culo tondo e nudo rivolto verso il figlio che, suo malgrado, ebbe un erezione.

Il seno abbondante della donna era avvolto nell’asciugamano bianco, guardò il figlio, i suoi occhi scesero verso la protuberanza evidente della sua eccitazione.

Patrizia era una donna ingorda di sesso, negli anni di matrimonio non aveva esitato a cogliere ogni occasione le si presentava per tradire il marito, il suo fisico giunonico e provocante l’aveva aiutata ad avere ogni tipo di uomo. A letto concedeva tutto, senza nessuna remora o rimorso. Si sedette accanto al figlio, con la mano sfiorò l’inequivocabile erezione, Luca si ritrasse mugugnando.

“Mhhh… non fare il puritano, lo vedo come mi guardi, sei un porco come gli altri uomini… “

Patrizia si alzò ridendo e si vestì indossando una sottana trasparente di color viola, i suoi capezzoli erano turgidi, Luca cercava di distogliere lo sguardo dalle areole enormi e rosse della madre, dai suoi seni prorompenti. La desiderava, era vero, ma la sua morale gli impediva ogni tipo di approccio, sentiva che era in qualche modo sbagliato.

La porta della loro camera si aprì di colpo. Luca e sua madre, stupiti, rimasero immobili, bloccati mentre un uomo calvo e basso fece il suo ingresso seguito da due giovani ragazze seminude.

***
ANTICA BIBLIOTECA – ORE 22.00

Astor Almond era intento a leggere su di un antico libro la storia del monastero. Il volume era posto su un leggio al centro dell’enorme biblioteca. Le lampade ad olio facevano danzare sulle pareti illuminate ombre inquietanti. Una bruma sottile iniziò a spandersi lungo il pavimento polveroso. L’uomo scattò al suono di un clangore metallico che rimbombò tra le pareti della biblioteca, urtò il leggio che cadde a terra rivelando uno scomparto segreto in cui era riposto un libro consunto finemente intarsiato con motivi dorati.

Astor si mise a sedere sul pavimento sfogliando il libro misterioso, un rumore sommesso di passi lo interruppe. Si alzò andando in direzione del punto da cui era provenuto il rumore. Altri passi, da un altro punto del grande ambiente. Le ombre sembravano irridere l’uomo con i loro movimenti tremolanti, assumevano forme umane per poi mutare in facce maligne. La nebbia melliflua aveva ricoperto interamente il pavimento della biblioteca. Almond frugò nella borsa di pelle, impugnò una pistola a tamburo, continuò a percorrere il dedalo di corridoi formato dalle alte librerie della stanza, si voltò all’improvviso, il rumore dei passi si era fatto più vicino, una risata cristallina e femminile risuonò chiara alle sue spalle. Non vide nulla, gocce di sudore freddo iniziarono ad imperlare la fronte dell’uomo, un dolore sordo alla testa. Il buio calò improvviso, Almond cadde a terra, mani esili lo afferrarono trascinandolo a forza fuori dalla biblioteca, perse conoscenza.

Il dolore alla testa era insopportabile, Almond aprì gli occhi, si trovò appeso per le braccia al centro di una stanza spoglia, le pareti di roccia grezza erano illuminate dalle stesse lampade ad olio presenti nella biblioteca. Ai suoi piedi una piccola ragazza mora, completamente nuda stava succhiando il suo cazzo duro con foga, sentiva le labbra della sconosciuta serrarsi intorno al suo membro, la sua lingua titillava la cappella gonfia ed eccitata. La ragazza alzò lo sguardo su di lui, era la piccola suora incontrata in chiesa ai piedi del sigillo. Suor Kim sorrise all’uomo, il suo cazzo interamente sprofondato tra le sue labbra. Dagli occhi della religiosa si dipanava una tenue luce verde fluorescente.

“Ben svegliato…” lo apostrofò la piccola suora tenendo tra le mani il pene dell’uomo, “hai un grosso cazzo, buono da succhiare… ti dispiace se ho iniziato durante la tua incoscienza?”

Almond farfugliò qualcosa, ancora intontito dal colpo ricevuto, le catene non gli lasciavano alcuna possibilità di fuga. La suora continuò nel suo lavoro, tirò fuori la sua lingua sinuosa, la avvolse intorno al cazzo duro di Almond, leccò la sua asta voluttuosamente per poi ingoiarlo lentamente stringendo le labbra ed iniziando a succhiare. L’uomo incatenato sentiva la sua coscienza scivolare via dal suo corpo, chiuse gli occhi, si concentrò cercando di resistere all’attacco che stava subendo.

Almond conosceva le insidie dei posseduti, era stato allenato dalla chiesa in giovane età a resistere ai desideri carnali, a combattere le insidie demoniache con la volontà. I componenti della sua “congrega” erano scelti in base determinati requisiti e forgiati dai maestri con decenni di duro allenamento e sacrificio.

La suora si alzò, avvicinò il suo viso a quello dell’uomo, le sue piccole mani percorrevano avide il suo membro eretto.

“Non resistermi, non puoi… il mio signore mi ha donato la conoscenza, la forza necessaria a farti cadere… alla fine… cadrete tutti!”

“Chi è il tuo signore… dimmi il suo nome posseduta!”

Suor Kim rise, continuando a carezzare morbida la cappella dell’uomo con le sue dita affusolate, gli girò intorno, senza mai lasciare il suo cazzo, si chinò dietro l’uomo, gli allargò le natiche iniziando a leccargli il culo mentre con la mano continuava a masturbarlo.

Almond continuò ad esercitare la sua volontà, svuotò la mente, fece ricorso ai suoi ricordi più puri, ai suoi sentimenti più nobili. Doveva conoscere il nome del demone che stava manifestandosi nel monastero per poterlo combattere, doveva riuscire a trovare il rituale per distruggerlo.

Ogni demone ha il suo peculiare peccato da diffondere, ha il suo unico punto debole con cui può essere distrutto o imprigionato.

La suora si pose dinanzi all’uomo, si chinò di spalle poggiando il cazzo dell’uomo tra le sue natiche, spinse, lasciando che l’erezione la penetrasse morbidamente, accogliendo la voglia di Almond dentro di se, iniziò a muoversi allargando con le mani le natiche per far entrare più a fondo il palo di carne pulsante del suo prigioniero.

“Resisti uomo di chiesa… ma il tuo cazzo mi sta dicendo altre cose…” lo incitava la suora, “… lo sento come pulsa nella mia fica, come me la apre, grosso e duro… sei un porco, sei un depravato, il mio signore mi ha detto cose su di te, mi ha fatto vedere…”

“Chi è il tuo signore? Chi ti comanda…. Dimmelo…” chiese urlando Almond.

La suora si sfilò, portò le mani sul cazzo dell’uomo, lo accolse in bocca, gustando il sapore dei propri umori.

La stanza era sparita, intorno alla coppia un vortice nebbioso, roteava intorno attutendo le loro grida con un rumore assordante. I bracciali di metallo che tenevano Almond si aprirono, come divelti da una mano misteriosa, restò fluttuante nell’aria, le braccia alzate come tenuto da un invisibile aguzzino.

“Chi è il demone che ti possiede, chi ti ha fatto diventare la sua marionetta…” urlava l’uomo rivolto alla ragazza.

Suor Kim si girò di nuovo, prese il cazzo di Almond tra le mani, lo portò tra le sue natiche, spinse, inculandosi selvaggiamente, iniziò a muoversi, il cazzo le dilatava oscenamente lo sfintere, gocce umide di piacere le scivolavano lungo le cosce.

Almond distolse lo sguardo, vedere il suo cazzo slargare il culo della suora gli faceva perdere concentrazione, chiuse di nuovo gli occhi, visualizzò il suo più desiderio più sano, si dissociò dal corpo, le membra si sciolsero dalla presa invisibile che lo bloccava.

Suor Kim sentì lo sperma inondare il suo culo, caldo e vischioso, rise sguaiatamente credendo che l’orgasmo dell’uomo coincidesse con la sua resa.

Almond calò a terra, liberato dalla forza che lo teneva sospeso, sferrò un pugno violento verso la ragazza. Suor Kim, sorpresa, si asciugò le gocce di sangue al lato della bocca, si avventò verso l’uomo con un grido inumano, gli strinse il collo con le braccia rivelando una forza inaspettata per la sua stazza.

Almond cercò di divincolarsi, la donna era aggrappata alla sua schiena, gli stringeva il collo cercando di soffocarlo, la vista iniziò ad essere meno nitida, doveva liberarsi. Si lanciò di schiena verso il muro facendo cozzare la donna violentemente contro la parete, sentì la presa farsi più leggera. Si piegò facendo caracollare la donna sul pavimento, scappò verso l’uscita della stanza.

La donna lo doveva aver portato in un’altra parte del labirintico sottosuolo del monastero, cercò di orientarsi, doveva tornare alla biblioteca, la pistola doveva essere rimasta lì quando era stato colpito.

Corse verso destra cercando di ricordare la mappa che lo aveva guidato qualche ora prima, alle sue spalle poteva distinguere chiaramente i passi affrettati della donna.

Suor Kim lo chiamava, poteva chiaramente udire il suo ansimare, l’uomo era indebolito, sentiva l’odore della sua preda diventare più forte.

Almond scorse il corridoio che portava alla biblioteca, accelerò, la voce della donna si era fatta più profonda, ruvida, come quella un animale. Entrato nella biblioteca scattò verso il luogo dove era stato aggredito, la sua inseguitrice era vicina, con la coda dell’occhio la vide: i suoi lineamenti erano trasfigurati, era come se qualcuno avesse puntato un dito al centro del suo viso ed avesse premuto attirando la pelle verso il punto di contatto conferendole un aspetto demoniaco.

Almond si buttò a terra, la pistola sul pavimentò venne urtata dalla sua mano scivolando in avanti, le mani della donna gli afferrarono le caviglie, scalciò colpendole il viso deformato, scivolò verso la pistola, l’urlo inumano della donna lo fece rabbrividire, quello che era rimasto di suor Kim balzò in avanti, verso la preda ormai a pochi centimetri.

Lo sparo rimbombò forte tra le pareti della grande sala, suor Kim rimase immobile, come sospesa nell’aria, lo sguardo incredulo, il sangue le disegnò una rosa rossa all’altezza del petto, dove il proiettile era entrato facendole esplodere il cuore corrotto.

Almond vide il corpo della donna crollare a terra, si sdraiò guardando il soffitto della biblioteca, svenne, sopraffatto dallo sforzo.

***

[un nuovo capitolo viene pubblicato ogni pochi giorni! Torna all’indice]

[ti piace questo racconto? Dillo all’autore!]

Vai al capitolo...