Capitolo [part not set] di 13 del racconto Insane Asylum

di Aedon69

CAPITOLO 10 – NOTTE DI TERRORE

Questo contenuto è riservato a un pubblico adulto. Proseguendo nella lettura dichiari di avere almeno 18 anni.

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STANZA DI PATRIZIA E LUCA – ORE 22.30

Erano entrati nella camera come degli ossessi, Luca aveva quasi lasciato cadere a terra il suo computer portatile talmente tanto era stato lo spavento.

Le due ragazze erano seminude, una bionda con i capelli lunghi, non bellissima, magra e bassina, l’altra più carina, con i capelli scuri legati, rotondetta e con un bel seno.

L’uomo era pelato, con un ridicolo riporto, aveva un aspetto insignificante, i suoi occhi sembravano luminosi, chiusi in un’espressione maligna che trasmetteva timore.

“Cosa cazzo vi viene in testa brutti stronzi…”, inveì Patrizia, rivolta con lo sguardo al professore Meyer.

L’uomo era in canottiera e slip, guardò la donna rossa che lo stava insultando come se fosse una nullità, non le rispose, fece un cenno alle due ragazze alle sue spalle che, come obbedendo ad un ordine prestabilito, si avventarono su Luca immobilizzandolo sul letto.

“Cosa state facendo?”, urlò il ragazzo mentre le mani esili delle due ragazze gli afferrarono le braccia portandole dietro la sua schiena, erano forti, per quanto cercasse di divincolarsi il ragazzo non riuscì a sfuggire alla loro morsa.

L’uomo si gettò su Patrizia, le mise una mano sulla bocca interrompendo le sue urla, la scaraventò sul letto strappandole la vestaglia viola e scoprendole i seni enormi.

“Guarda che bocconcino… è bella la tua mammina non è vero?” disse l’uomo rivolto verso Luca che, a sua volta, aveva la mano della ragazza mora premuta forte sulla bocca.

Il professor Meyer afferrò il coltello dal tavolo, accanto al cestino di frutta, omaggio dell’ostello, lo puntò verso Patrizia e disse:”Non fiatare, non dire una parola, non urlare o ti apro un buco nella pancia… vedrai che sarà bello, già sento che ti amerò, già so che sarai nostra!”

Patrizia era spaventata, con lo sguardo passava dal professore a suo figlio. Luca era immobilizzato, le ragazze gli leccavano i lobi delle orecchie tra risolini e versi eccitati.

“Legatelo ed imbavagliatelo, lui è diverso, lui non può essere dei nostri…” ordinò il professore.

La ragazza mora si alzò, prese il cordone della tenda e legò le mani di Luca, poi strappò la federa dal cuscino e gliela mise sulla bocca, legandola stretta per impedirgli di urlare.

“Bene…”, disse il professore, “… ora a noi due.

Con il coltello iniziò a scorrere lungo la pelle di Patrizia, toccò con la punta gelida dell’arma i suoi capezzoli che, per reazione, si inturgidirono.

“Non dirmi che ti piace…”

“Bastardo…” gli rispose la donna piagnucolando.

L’uomo la schiaffeggiò, Patrizia si toccò la guancia dolorante. Il professore si chinò su di lei, il loro volti erano a pochi centimetri, dalla sua bocca esalò un rivolo di fiato verdognolo e sinuoso, la bruma malefica venne inalata dalla donna impaurita, singhiozzò mentre la mano del professore scendeva tra le sue cosce.

Patrizia restò per un secondo senza fiato, sentiva qualcosa farsi strada dentro di lei, occupando lo spazio dentro il suo corpo, perse il controllo di se stessa, le sue pupille si dilatarono, ora sentiva soltanto il tocco delle dita dell’uomo sulla sua fica, si eccitò, allargò le gambe.

“Bene bene bene… è nostra…ora ci possiamo divertire…” esclamò il professore rivolto alle sue alunne.

La ragazza bionda si chinò ai piedi di Luca, gli sfilò i pantaloni, gli carezzò il cazzo, tirò giù gli slip e, allargando le labbra, lo accolse, sentendolo indurirsi nella sua bocca.

Luca, seduto sul letto, inerme, cercava di resistere senza riuscirci, la ragazza ingoiava il suo cazzo, fino alla radice, stringeva le labbra succhiando forte, poi lo sfilava lentamente leccandogli l’asta dura.

Il professore con la mano nella fica di Patrizia muoveva le sue dita umide dei liquidi della donna che, adagiata sul letto con le cosce spalancate, stringeva i suoi capezzoli erti fino a farsi male.

Meyer si sfilò gli slip offrendo, alle labbra carnose della donna, il suo grosso cazzo teso.

Patrizia allargò la bocca, lo ingoiò avida ed eccitata, la carne pulsante e calda la eccitava facendola bagnare tra le cosce in maniera oscena, strinse il cazzo dell’uomo affondando con la testa fino a farlo arrivare nella sua gola.

La ragazza mora, alle spalle di Luca, teneva il suo cazzo nella mano mentre la sua compagna lo spompinava ferocemente. Il ragazzo non riusciva a distogliere lo sguardo dalla madre, il vederla a cosce larghe, con la fica stillante di piacere, lo eccitava.

***
STANZA DI SUOR BRIGIDA – ORE 22.30

Suor Brigida era andata a letto presto, la telefonata la svegliò di soprassalto, era il dottor Sibelli, la sua voce era preoccupata.

“E’ morta… Lucia Solieri è morta, è stata trovata nella sua cella priva di vita, nessun segno che possa indicarne la causa.”

“Sta scherzando, com’è possibile, nessuno se ne è accorto?”

“La guardia è stata trovata morta, collo spezzato ma nessun segno evidente…”

“Che sta succedendo? Maledizione… mi lasci avvertire l’abate, ci vediamo nel mio studio tra quindici minuti…” Disse la badessa alzandosi dal letto.

***
ANTICA LIBRERIA DI MONTECRUCIO – ORE 23:00

Astor Almond si rialzò dal pavimento su cui era svenuto. Guardò il corpo esile della suora privo di vita, si fece il segno della croce, benedicendo quell’anima stuprata dal male che si stava diffondendo nel monastero. Veloce si diresse verso il leggio, raccolse i due volumi che stava leggendo prima dell’aggressione ponendoli nella sua borsa di pelle. Doveva parlare con la badessa, doveva avvertirla che il monastero era in pericolo.

***
STANZA DELL’ABATE – ORE 23:00

Suor Brigida aveva lasciato il dottor Sibelli nella sua camera. Era dinanzi la porta che dava nella camera da letto dell’abate, nella mano reggeva una torcia elettrica, era uso tra i monaci staccare la corrente elettrica, una reminiscenza dell’antico voto di povertà. L’abate non rispondeva al telefono, la badessa preoccupata si era diretta velocemente nell’ala del dormitorio dove alloggiavano i monaci.

Nessuna risposta, la donna scese le scale fino ad arrivare al chiostro, la notte era buia, la luna coperta da nubi nere e dense, le vetrate della chiesa erano illuminate.

“Ma cosa sta succedendo qui…” esclamò a voce alta la suora.

Un rumore pietroso la fece sobbalzare, una botola si aprì sul suolo a ridosso del vecchio pozzo, Suor Brigida vide una figura scura uscire dal terreno, diresse la luce della torcia in quella direzione, era Astor Almond, che le sorrise debolmente.

***
STANZA DI PATRIZIA E LUCA – ORE 22.30

La ragazza mora si era piegata verso Luca, il ragazzo aveva sentito il suo cazzo sprofondare morbido nella sua fica, l’alunno bionda si chinò tra le gambe della sua compagna, iniziò a leccarle la fica fradicia di umori, la sua lingua titillava il clitoride, gustava il sapore umido del cazzo del ragazzo, che usciva lordo e lucido dalle grandi labbra spalancate della ragazza mora.

Il professor Meyer aveva fatto girare Patrizia, facendola inginocchiare sul bordo del letto, le aveva sputato sul buco del culo per poi sprofondare dentro di lei con un colpo di bacino violento.

Patrizia godeva e gemeva, guardava il figlio mentre veniva scopato dalle due giovani alunne, ammirava il cazzo di Luca uscire madido dalla fica colante della ragazza mora.

Meyer si accorse dello sguardo eccitato della donna, sentiva il suo sfintere mentre si stringeva intorno ala suo cazzo.

“La mammina vuole il suo figlioletto, lasciateglielo un pochino…” disse il professore rivolto alle sue alunne.

Le ragazze si allontanarono da Luca, Patrizia si sfilò dal professore, si diresse verso il figlio.

“Mamma… ti prego .. no…” implorò Luca.

“Shhh… il tuo cazzo ti tradisce… “ disse la donna, “…lascia fare alla mamma…”

Patrizia si inginocchiò dinanzi al figlio, il cazzo del ragazzo era lucido, teso e nodoso, la donna si leccò le labbra guardandolo fisso negli occhi, un sorriso malizioso ed eccitato le illuminava il volto. Prese con le mani i suoi seni stringendoli sul pene turgido del figlio, iniziò a muoverli, lentamente. Fece colare oscenamente la sua saliva sul petto, continuava a stringere il cazzo muovendo le sue enormi tette.

Luca era inebetito dal godimento immenso che gli stava donando sua madre, fissava la pelle morbida dei seni stringersi intorno al suo piacere, avvertiva il soffice contatto delle tette materne col suo pene.

Le ragazze si abbassarono a leccare a turno il culo slargato e fradicio di Patrizia, insinuavano le loro lingue tra le natiche abbondanti della donna assaporando il gusto forte dei suoi liquidi.

Meyer si pose dietro l’alunna bionda, le allargò le natiche magre con le mani, poggiò la sua cappella sul buchino stretto del suo culo e spinse. La ragazza urlò dal dolore ma allo stesso tempo lo incitava, ormai preda di una malefica malia.

“Daaaaiiii…. Si nel culooo!!!!” urlava la ragazza bionda.

L’alunna mora continuava a leccare il culo di Patrizia, infilava le sue dita nel culo della compagna, mentre il professore la inculava, tenendole le natiche con le mani.

Luca schizzò sul viso della madre, la inondò di sperma caldo. Patrizia continuò a masturbarlo col suo seno lordo di sborra, il cazzo del ragazzo rimase duro e reattivo.

L’alunna bionda sentì il suo intestino riempirsi di sperma, il professore era venuto urlando come un ossesso, sborrando copioso tra le sue natiche.

Luca sentì che le corde che lo tenevano legato avevano ceduto, provò a liberare le mani.

“Ora morirai piccolo uomo, non servi al nostro signore…” disse il professore, tentando di mettere le mani al collo del ragazzo.

Luca sentì la stretta ferrea dell’uomo stringergli il collo, forzò le corde, che gli lasciarono libere le mani. Afferrò dal comodino il pesante lume di ottone, colpì il professor Meyer alla tempia, il suono scricchiolante fu terribile, l’uomo si accasciò a terra, il suo corpo si muoveva in preda agli ultimi spasmi.

Patrizia e le due ragazze rimasero immobili, lo sguardo perso nel vuoto, come fossero bambole vuote.

Luca si rivestì, afferrò il computer e lo pose nella zaino, lo indossò e corse fuori dalla stanza cercando aiuto, la scena che si presentò ai suoi occhi lo lasciò incredulo, nell’ostello regnava il caos, studentesse e monaci erano in preda di un orribile maleficio, nel corridoio una decina di frati erano occupati a scopare a turno una studentessa nuda, sdraiata sul pavimento, le sue compagne masturbavano gli uomini in attesa del loro turno, bocche giovani ingoiavano quei membri duri e nodosi come se fossero delle prostitute navigate.

Luca passò oltre, ignorato dal gruppo, dalle stanze provenivano gemiti e grugniti, andò verso le scale, una studentessa seduta sui gradini si stava facendo leccare la fica da una sua compagna che, nel frattempo, veniva inculata da un frate. L’uomo teneva con una mano il saio sollevato mentre con l’altra stringeva forte il culo della ragazza incitandola in maniera oscena.

Alla reception una suora stava succhiando il grosso cazzo di uno degli infermieri del ricovero, spalancava la sua bocca avida ad ingoiare l’enorme membro dell’uomo. Ai piedi della poltroncina nella saletta di attesa una suora giaceva morta in una pozza di sangue, dal petto le spuntava il manico di un coltello.

Luca si gettò fuori da quel delirio, le urla nel monastero erano inquietanti, corse verso il chiostro cercando qualcuno che non fosse preda di quella pazzia dilagante.

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