Capitolo [part not set] di 10 del racconto Alessandra

di Monsterdark

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8. Predatori e prede

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Nei giorni successivi Anne si intrattenne spesso con noi, ma non sforò l’ambito professionale se non per qualche veloce bacio ad Alessandra e qualche strusciamento con me. Oltre a lei infatti era giunto a farci da guida anche il suo responsabile, per cui non potemmo agire liberamente.

Furono comunque giornate indimenticabili a contatto con la natura più selvaggia, tra l’indolenza delle popolazioni indigene che ci osservavano da lontano sfilare nei nostri fuoristrada.

Una sera, mentre eravamo nella sala comune a rinfrescarci e raccontare le meraviglie viste in giornata, fummo avvicinati dal vice-direttore della struttura che ci propose di passare le ultime due notti di permanenza in quello che definì come la “tenda per la caccia”, cioè una specie di tenda dalle mille comodità sistemata in un’area più isolata della riserva, dove avremmo potuto dormire nel silenzio della notte africana vivendo la vera atmosfera dei cacciatori di leoni. Affascinati dall’idea, cogliemmo al balzo l’occasione e fermammo la camera; Anne, che aveva seguito la scena, fu pronta ad offrirsi di farci da guida privata, aggregandosi a noi.

Partimmo la mattina dopo per raggiungere la “tenda della caccia” che non albeggiava ancora. Il freddo era pungente e ci costrinse ad indossare gli indumenti pesanti, ma l’eccitazione era tanta e non ci accorgemmo quasi di battere i denti. Dopo due ore di pista accidentata e parecchie ammaccature contro le portiere di metallo, raggiungemmo una splendida radura in cima ad una collinetta dalla quale si poteva ammirare un panorama a 360 gradi sulla natura circostante. La “tenda della caccia” si rivelò essere una specie di palafitta in legno in mezzo alla radura, composta da un’enorme camera matrimoniale con annesso bagno, una camera più piccola e una terrazza su cui prendere il sole.

Fummo ragguagliati in breve dal capo spedizione, un sudafricano di chiare origini zulu con voce profonda e musicale:

– Questa è la vostra tenda. Durante la giornata avrete libertà di movimenti con il fuoristrada, noi vi seguiremo sempre ma a distanza per essere pronti ad intervenire in caso di necessità. Di notte, invece, non potrete muovervi da qui. I miei uomini saranno alloggiati in tenda qui al piano terreno, non vi accorgerete neanche che ci sono, ma è meglio che siano presenti.

– C’è qualche pericolo di cui non siamo al corrente? – chiese Alessandra un po’ allarmata.

– No, signora, ma in questo territorio isolato spesso cacciano dei bracconieri e non vorremmo che vi scambiassero per qualche rara specie. In più, di notte i grandi predatori della zona escono a cacciare, e non distinguono sempre tra una bella signora come lei e una preda. Incidenti qui non ne sono mai avvenuti, appunto perché li preveniamo – concluse.

Decidemmo quindi di dedicarci ad una intensa giornata di esplorazione, seguendo piste meno frequentate dai turisti e percependo maggiore autenticità in quello che osservavamo. Il fatto che ci seguisse una scorta di guardie forestali con tanto di pistola alla cintura e AK-47 nel vano del fuoristrada, non faceva altro che aggiungere adrenalina alla nostra avventura.

Mentre il sole pian piano iniziava a calare ad occidente, tornammo alla tenda, sudati e impolverati ma euforici per quella giornata memorabile. Saliti al piano di sopra, trovammo già la tavola imbandita con una cena a base di formaggi, carne fredda, focacce e frutta. Salutammo gli uomini che ci avrebbero fatto da guardie per la notte, chiudemmo la spessa porta di legno di accesso e ci isolammo dal mondo esterno. Io e Anne ci dirigemmo al tavolo, spilluzzicando qualche boccone di formaggio lei e riempiendo i boccali di birra fresca io; Alessandra, invece, si diresse in bagno, aprì l’acqua della doccia e si spogliò interamente senza pudori ma con studiata malizia:

– Ragazzi, dovete farvi la doccia, non pensate solo al cibo… dai… chi mi raggiunge? Al primo farò un regalo speciale!! – ammiccò entrando nel box doccia.

Per una volta, fui io il primo ad arrivare (Anne litigò con i lacci dello scarpone, per fortuna) e così abbracciai Alessandra sotto l’acqua già calda e le chiesi bisbigliando quale sarebbe stato il mio premio.

– Voltati, mi rispose.

Mi voltai e vidi Anne, nuda e bellissima che si dirigeva verso di noi.

– Questa volta potrai giocare anche tu con lei..è questo il tuo premio!

Accogliemmo la bellissima sudafricana nella doccia, iniziando a baciarla io sul collo, Alessandra invece si impossessò delle sue labbra. Pian piano iniziammo ad insaponarci maliziosamente a vicenda, concentrandoci sempre più spesso sulle zone più sensibili dei nostri corpi eccitati finché la lussuria ruppe gli argini e ci costrinse ad uscire dal bagno per buttarci sul letto. Le mani di Alessandra mi accarezzarono a lungo il petto, la sua bocca esplorava famelica la mia mentre quella di Anne iniziò un lento ed appassionato pompino che mi mandò in estasi; quando poi mia moglie decise di sedersi a cavalcioni della mia faccia per farsi leccare il sesso ormai fradicio, Anne si impalò sul mio cazzo con un gemito di lussuria, iniziando un avanti e indietro sul mio bacino e stampando la bocca su quella di Alessandra. Venimmo quasi tutti e tre nello stesso momento.

Soddisfatti i nostri istinti più primordiali, ci riposammo per mezz’oretta e poi assaltammo il tavolo della cena; l’escursione della giornata e la ginnastica appena fatta ci avevano messo una gran fame e una gran sete. Facemmo abbondante onore a tutto quel ben di Dio, ridendo dei racconti buffi dei turisti clienti di Anne e delle ridicole avventure che le capitava spesso di vedere. Andammo avanti per almeno tre ore, prima di ritornare nel letto e sfogare nuovamente tutto il nostro desiderio.

La mattina dopo, di buon’ora, la sveglia suonò.

Aprire gli occhi e vedere nel proprio letto due bellissime donne nude, è motivo di grandissimo vanto per ogni uomo. E io non sono da meno. Erano uno spettacolo sensuale e dolcissimo allo stesso tempo, le avrei ammirate per ore, godendomene ogni sfumatura da ogni possibile angolazione, ma il mondo reale chiamava e dovevamo rispondere.

Quel giorno visitammo un villaggio di pastori nomadi e diverse aree popolate da fauna spettacolare, scattando centinaia di foto e ammirando tutto ciò che incontravamo.

Tornammo che iniziava ad ombreggiare, già pregustando un’altra serata (l’ultima purtroppo) di fuoco.

Appena posate le borse e rinfrescatici con dell’acqua, fummo però chiamati dalla voce profonda del capo spedizione che ci chiese di scendere tutti e tre di sotto perché ci doveva parlare urgentemente. Scendemmo e lo trovammo ad aspettarci in compagnia di due guardie ed un uomo bianco con il ventre prominente ed una camicia bianca sudata. Alla vista di quell’uomo, Anne iniziò a singhiozzare.

– Che cosa succede? Cosa c’è di così importante da disturbarci? – chiesi seccato.

– Siamo dispiaciuti del disturbo che vi stiamo arrecando – disse lo sconosciuto – ci metteremo il meno possibile in modo che lei e la sua bella moglie possiate tornare alla vostra luna di miele. Sono il direttore dell’agenzia Travel adventures e mi chiamo Haans. Mi è stato riferito dalle nostre guardie che la notte scorsa la nostra dipendente Anne, qui presente, ha tenuto un comportamento poco professionale e sono qui per scusarmi con voi e punire lei.

– Non sappiamo di cosa stia parlando, ieri Anne è rimasta in nostra compagnia e si è comportata in maniera squisita con entrambi, non possiamo assolutamente lamentarci del suo comportamento – rispose Alessandra, in tono di sufficienza.

– Cara signora, non metto in dubbio che si sia comportata in maniera squisita, con entrambi oltretutto. – disse Haans con un sorriso lascivo, seguito da quelli dei tre africani che ascoltavano la conversazione.

– Il suo tono è allusivo e totalmente fuori luogo! Chieda immediatamente scusa a mia moglie e ad Anne e ci lasci tornare alla nostra serata, e non farò rimostranze con nessuno per quanto successo. – scattai io dando man forte alla mia dolce metà.

– Non credo di potervi accontentare, purtroppo. – rispose il capo spedizione, con un sorriso che non prometteva nulla di buono.

Non so quanti appassionati di armi ci siano tra di voi. Beh per chi non lo fosse, il fucile d’assalto AK-47 più comunemente conosciuto come Kalashnikov ha un peso a vuoto di circa 4,3 kg, il che ne fa un’arma molto leggera e maneggevole. Vi posso garantire, però, che se vi colpiscono col suo calcio alla base del cranio vi fa vedere le stelle per il dolore e, la maggior parte delle volte, vi mette fuori combattimento. L’ho scoperto in quel momento. Non so se fosse una cosa organizzata o se gli eventi, semplicemente, precipitarono, ma la terza guardia che era alle mie spalle e mi colpì, non l’avevo proprio vista.

Quando riaprii gli occhi, la prima sensazione fu il forte mal di testa, seguito dalla nausea e dalla sensazione di essere spinto aritmicamente da qualcuno alle mie spalle. La lucidità e la consapevolezza di quanto stava avvenendo arrivò un nanosecondo prima del dolore; ero legato ad un basso tavolino da campeggio, a pancia in giù e una delle guardie me lo stava mettendo con forza nel culo. Urlai, urlai come non avevo mai fatto in vita mia, per la rabbia ed il dolore, il ribrezzo e la paura. Il mio violentatore si accorse che ero rinvenuto e rise di gusto, rallentando appena appena il ritmo per poi riprendere le sue spinte atroci con maggior vigore. Con gli occhi offuscati dalle lacrime, osservai la scena intorno a me. Anne era nuda, legata ad una sedia di legno, con le gambe oscenamente spalancate e il direttore dell’agenzia di escursioni che la montava con passione; anche Anne piangeva e ad occhi chiusi sopportava il supplizio. Mi voltai per cercare Alessandra e rimasi di sasso.

Lei non era legata.

Lei non era costretta.

Lei non veniva violentata.

Impalata sul gigantesco cazzo del capo spedizione, urlava di piacere mentre spompinava una guardia con passione e voluttà. L’ultima guardia rimasta, si stava menando lentamente l’arnese, avvicinandosi da tergo a mia moglie che rallentò il ritmo della cavalcata, fino a fermarsi; a quel punto, l’uomo si inginocchiò e lentamente la inculò. Vedere la mia meravigliosa mogliettina usata come la peggiore delle svuotacazzi fu terribile. Ma devastante fu sentirla urlare che “era bellissimo” e che stava godendo come mai aveva fatto in vita sua, incitandoli a farla sentire una vera troia e fotterla come si deve.

Non vi racconterò i dettagli del resto della notte. Fu terribile. Ognuno di loro sborrò in ognuno di noi. La sensazione del primo uomo che mi inondava il retto di sperma, credo accompagnerà i miei incubi per tutta la vita.

Non denunciammo l’accaduto perché la vergogna era troppa e temevamo per le terribili ripercussioni che avrebbe potuto avere la nostra denuncia sulla vita di Anne.

Quando Alessandra piangendo mi disse che era stato terribile, non la smentii e non la accusai di nulla. Troppa la vergogna per quel che mi era successo. Troppa la vergogna per confessarle che mentre degli uomini mi inculavano e guardavo lei venire scopata come la peggiore delle troie, ero venuto per tre volte.

***

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