Capitolo [part not set] di 10 del racconto Alessandra

di Monsterdark

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7. Marito e moglie

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La prima notte di nozze, in barba alle convenzioni, crollammo a letto ancora mezzi vestiti, troppo stanchi e ubriachi per fare qualsiasi cosa. Lasciare il carrello degli amari in mano agli amici storici si era infatti dimostrata una mossa non troppo strategica; al dodicesimo brindisi smettemmo di tenere il conto.

La mattina dopo ci svegliammo di buon’ora, elettrizzati e smaniosi di raccontarci le impressioni della giornata precedente e felici come solo dei neo-sposi sanno essere. Avendo dormito nella struttura che ci aveva ospitato per il ricevimento, potemmo goderci la colazione in camera mangiando e chiacchierando a più non posso, raccontandoci dettagli del matrimonio o del rinfresco sfuggiti gli uni agli altri; pian piano, chiacchierando, iniziai a massaggiare le gambe nude di Alessandra stesa languidamente sul letto.

– Giulia durante il ricevimento ha fatto un pompino a Carlo nel bagno vicino al guardaroba!

– Hai capito… beh sono contento che abbiano trovato come divertirsi! – risposi distrattamente.

– Quando è uscita dal bagno Giulia mi ha chiamato in disparte e mi ha baciato… aveva ancora il suo sapore in bocca… – il piede di mia moglie si era mosso e sfiorava il mio sesso ancora rilassato.

– Che monelle… e se qualcuno vi avesse viste?

– Un cameriere ci ha viste infatti… ci ha fissate per un po’ ma poi è tornato al lavoro. Poi però ho visto che tutte le volte che rientrava in sala a servire, arrivava al posto di Giulia e appoggiava il pacco su di lei, come se fosse casuale, ma io ho notato che lo faceva sempre…

– E allora? – il suo piede scorreva delicatamente sul mio sesso che pian piano stava prendendo sempre più consistenza.

– E allora quando poi è passato a servire me, l’ho fissato negli occhi a lungo. Credo abbia capito..

– Cioè dovrebbe aver capito il tuo rimprovero dallo sguardo?

– Ma quale rimprovero? Ha capito che doveva strusciarlo anche su di me… e così ha fatto! Che gran matterello aveva! Mezzo eccitato… si sentiva benissimo!

– Ti sei fatta strusciare il cazzo da un cameriere il giorno delle nostre nozze?!??!!? – mi stavo alterando.

– Ma dai tesoro non ti arrabbiare, lo sai che sono monella…

– Comincio a pensare che sei un po’ zoccola, altroché monella!! – il suo piede non aveva smesso di muoversi sul mio cazzo, ormai durissimo.

– Beh la cosa non sembra dispiacerti, da quanto ti è diventato duro.

– È colpa del tuo piede, non del fatto che mia moglie faceva la troia tre ore dopo avermi sposato!!

– Uh dai, non essere noioso, non gli ho mica fatto un pompino… anche se, avessi potuto… ah ah…

Mentre rideva della sua battuta, le fui addosso.

Lei era sdraiata supina che rideva e sulle prime non capì le mie intenzioni. La feci girare a pancia sotto, allargai un po’ le sue gambe mentre lei abbozzava un commento languido sulla mia reazione, poi la penetrai con un colpo solo. Ma ero troppo incazzato per essere dolce e fare il bravo maritino, per cui non fu la sua figa già umida che penetrai. La sodomizzai a secco, senza grossi preliminari e senza darle la possibilità di prepararsi o reagire. Alessandra urlò. Non che il suo culo fosse vergine, anzi, io non ero stato il primo e spesso praticavamo il sesso anale, ma sempre con calma e con unguenti.

Quella volta, preso dalla voglia di punirla, fui invece brutale.

All’inizio era difficile muoversi dentro di lei che era contratta dal dolore e dalla sorpresa, anche io sentivo un po’ di bruciore, ma i lamenti di dolore che sentivo provenire da Alessandra mi spronavano a continuare.

– Quindi fai la puttana il giorno del nostro matrimonio? E allora io ti tratto da puttana! – ansimai fottendola con sempre maggior foga.

Pian piano, i lamenti di Alessandra si trasformarono in gemiti di piacere, mentre riavutasi dalla sorpresa aveva iniziato a massaggiarsi il clitoride godendo del trattamento. Andammo avanti per diverso tempo, lei ormai eccitata dalla situazione iniziò ad incitarmi:

– Dai amore… così… dammelo tutto… spaccami, sfondami… sono la tua puttana, aprimi il culo!

Io obbedivo.

– Dai Marco scopami… sono stata una zoccola, me lo merito… senti come mi sbatti… più forte dai, ho anche pensato di portarlo in bagno e fargli un pompino al cameriere…

– Che troia! Ma ti spacco per bene così impari!!

– Sì sono una troia… gli avrei succhiato l’uccello… fino a bere tutta la sua sborra…

Venne dicendo queste parole, le diceva per farsi sbattere ancora più forte e godere di più; io, concentrato solo sul desiderio di punirla, spingevo più forte e sempre più a fondo, finché urlando non le feci un rabbioso clistere di sperma.

Mi abbandonai su di lei ansimante, stravolto dalle sensazioni e dalla fisicità dell’amplesso, uscii dal suo ano arrossato e dolorante accompagnato da un abbondante rivolo di sperma. Alessandra non si mosse per un po’ mentre io esausto mi ero lasciato cadere di schiena sul letto, osservando il soffitto.

– Santo cielo come mi hai scopata… che orgasmo pazzesco!

– Spero di non averti fatto male…

– Scherzi? Mi ha fatto impazzire… per un po’ ora è meglio evitare il sesso anale, ma ne è valsa la pena! Sei stato una furia, come mai?

– Sinceramente volevo solo punirti per quello che mi stavi confessando. E più parlavi e più insistevo… quando poi mi sono accorto che stavi godendo, beh mi sono arrabbiato ancora di più!

– Ma caro, non devi essere geloso… sei mio marito e amo solo te! Però sei sicuro che non fossi eccitato da quello che ti raccontavo? Oltre che irruento ti ho sentito così grosso e duro come poche altre volte.

– Ma no che dici, sarà stata la mancanza di lubrificante, fidati!

– Sarà… ma secondo me un po’ ti ho anche eccitato.

Riflettei su quanto Alessandra mi stava dicendo, ma non me ne convincevo. È vero, avevo già visto Alessandra a letto con Carlo, ma quella situazione era eccitante perché nel mentre io mi davo da fare con Giulia; oppure no? Stavo diventando uno di quegli uomini che si eccitano a pensare la moglie con altri? Un cuckold? No, impossibile. Se mi ero eccitato è perché lei aveva saputo provocarmi.

Dimenticammo presto l’episodio, presi come eravamo dai preparativi per il viaggio di nozze.

Una settimana dopo, infatti, decollammo da Roma alla volta del Sudafrica. Fu un viaggio lungo ed estenuante, ma la prospettiva di due settimane di safari e una di relax sulle spiagge del Madagascar ci fece affrontare le fatiche con grande entusiasmo.

A differenza di quanto molti di voi stanno immaginando, durante il viaggio nessun omone di colore con il pene grosso come un braccio ci fece vivere mirabolanti avventure. Fu invece una simpaticissima guida afrikaner di nome Anne a farlo. Anne era una delle più belle donne che avessi mai visto, con corti capelli biondissimi tendenti al bianco, occhi color smeraldo e pelle abbronzata dalla vita all’aperto ed efelidi sul viso che le regalavano un’aria sbarazzina in qualunque momento. Era alta non più di 1.60, con gambe scolpite dalle lunghe camminate, una terza di seno bella piena e un culo talmente sodo che avrebbe potuto rompere delle noci.

Ci venne a prendere all’albergo in cui avevamo trascorso un paio di notti a Città del Capo, avrebbe fatto il resto del viaggio fino al parco Kruger con noi. Fummo subito attratti irresistibilmente da lei, era splendida, parlava correntemente cinque lingue ed era dotata di una brillantissima intelligenza. Durante il viaggio ci spiegò cosa avremmo visto, a quali escursioni avremmo preso parte e dove avremmo dormito; vidi chiaramente che Alessandra era estasiata da Anne e che pendeva totalmente dalle sue labbra. Si prospettava un viaggio decisamente interessante.

Il parco Kruger è una delle più affascinanti aree protette dell’intero pianeta. Alloggiavamo in un lodge all’interno del parco arredato in stile africano nel quale si respirava una festosa atmosfera di cameratismo tra i gruppi che affrontavano l’Africa selvaggia. In realtà, essendo escursioni progettate nella massima sicurezza, di selvaggio c’era ben poco, ma per noi “cittadini” era tutto molto avventuroso. La bellissima Anne ci sistemò nella nostra suite nuziale, ci fece compagnia durante la prima cena e il giorno dopo fu al nostro fianco nella prima escursione. Ormai avevamo familiarizzato con lei per cui il rapporto era rilassato ed amichevole, lei era estremamente professionale quando era necessario esserlo, ma con noi due si scioglieva in una piacevolissima confidenza. Fu quindi naturale, per noi, invitarla a cenare in nostra compagnia per quella sera. Alessandra scelse un abito bianco semplice ma molto elegante che faceva risaltare la lieve colorazione che l’inflessibile sole africano le aveva già regalato; quando arrivammo nel salone del ristorante, non furono pochi gli uomini che si girarono a guardarla. Anne, per contro, aveva addosso una canottiera sportiva, shorts in cotone kaki e infradito semplici. Arrossì lievemente scusandosi per l’abbigliamento, noi la tranquillizzammo dicendo che forse noi eravamo un po’ troppo in tiro visto l’ambiente che ci ospitava e lei si rilassò visibilmente. Peccato, perché con quel lieve rossore era veramente irresistibile. La cena volò via veloce e allegra, chiacchierammo tra noi come se ci conoscessimo da sempre e quasi non ci accorgemmo che eravamo gli ultimi rimasti al tavolo; decidemmo di proseguire la serata nel teatro della struttura, dove bevemmo al bar e danzammo in compagnia di alcuni indigeni che dopo averci mostrato alcuni passi delle danze tribali ci sfidarono a ripeterli e a ballare per loro. Il tempo di permettere ad Alessandra di sfilarsi le scarpe con il tacco e fummo in pista, cercando di imitare i passi imparati ballando su una musica trascinante con un ritmo sempre più veloce, tra le risate divertite dei locali che ci osservavano e ci incoraggiavano.

Dopo un’ora circa di balli sfrenati, sudati e sfiancati dal gran ridere ci allontanammo dal bar in cerca di refrigerio. Le ragazze camminavano a braccetto parlando fitto, io le seguivo ad un paio di passi di distanza reggendo le scarpe di mia moglie e godendomi lo spettacolo dei loro fondoschiena.

Rientrammo nella suite per il bicchiere della staffa, io portai sul balcone qualcosa da bere mentre le ragazze si fiondarono in bagno a liberarsi la vescica per le troppe risate. La serata era splendida, si intravedeva una miriade di stelle e la temperatura era mite e gradevole; il silenzio era rotto solo da qualche voce nei camminamenti del resort e dal frusciare del vento. Una risata proveniente dall’interno della stanza mi richiamò alla realtà. Mi avvicinai silenziosamente alla portafinestra sbirciandovi all’interno, già pregustandomi ciò che avrei visto: Alessandra era in ginocchio sul letto, nuda, e stava leccando appassionatamente un capezzolo di Anne, che sdraiata e con addosso ancora gli shorts sospirava di eccitazione a occhi chiusi. Mi accomodai sulla poltrona, godendomi lo spettacolo di mia moglie che, lasciati i seni della nostra guida, era tornata a baciarle le labbra mentre lentamente le slacciava gli shorts, glieli sfilava, rivelando un perizoma blu che ben presto finì a tener compagnia agli altri vestiti sul pavimento. Ora le due ragazze erano completamente nude ed esposte ai miei occhi. La pelle di Anne era candida dove normalmente era coperta dai vestiti di lavoro, ma la vita all’aria aperta aveva colorito il resto del corpo donandole un’abbronzatura buffa a vedersi, ma estremamente sensuale nel contrasto. Il monte di venere privo di peluria, rendeva ancora più conturbante la visione. Dopo aver assaporato a lungo ogni centimetro di pelle l’una dell’altra, Anne salì sopra ad Alessandra bloccandole le mani sopra la testa, iniziando a leccarle il collo, per scendere sui seni e lentamente verso il sesso di mia moglie.

Erano uno spettacolo da mozzare il fiato. Seduto sulla poltrona mi gustai quel sensualissimo amplesso saffico, ammirando mia moglie far sparire tre dita nel sesso di Anne che venne quasi singhiozzando, per poi restituire il favore ad Alessandra che spruzzò il suo piacere con un flacone di shampoo nella vagina e due dita di Anne nel culo.

Io venni per ultimo, masturbandomi furiosamente e spruzzando il mio seme sulle due ragazze che ancora si baciavano.

***

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