Capitolo [part not set] di 10 del racconto Alessandra

di Monsterdark

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4. La vacanza – parte 2

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Tornai in stanza dopo aver camminato per due ore, Alessandra dormiva, non la svegliai e mi sdraiai di fianco a lei.

La mattina dopo quando mi svegliai ero solo nel letto, trovai un biglietto sul comodino che diceva:

“Buongiorno dormiglione! Ti aspetto per la colazione!”

Mi sentivo strano, la discussione della sera prima era ancora vivida nella mia mente ma questo risveglio “normale” contrastava con quello che mi sarei aspettato. Dopo una rapida doccia scesi a fare colazione e lei, bellissima nel suo copricostume nero, mi sorrise gioiosa e fece come se nulla fosse. Restava qualcosa di non detto tra noi, ma mi lasciai trascinare dagli eventi e pian piano mi tornò il buon umore.

Le giornate successive trascorsero normalmente, vedemmo Giulia e Carlo un paio di pomeriggi ma facemmo più che altro i turisti, recuperando il feeling da coppietta. La penultima sera, però, tornando dal mio consueto jogging, trovai Giulia fuori dalla nostra camera, che mi aspettava.

– Marco, vorrei chiederti scusa, mi spiace che quel pomeriggio vi ha creato imbarazzo, noi siamo abituati a vivere così la nostra sessualità e ci spiace se quanto successo vi ha disturbati.

– Giulia, ti ringrazio della gentilezza, ma non siamo rimasti turbati da quanto successo, anzi, ci siamo divertiti molto, ma dovevamo passare un po’ di tempo noi due soli perché a Torino non ci capita spesso quanto vorremmo. Ecco perché in questi giorni siamo stati un po’ per i fatti nostri!

– Meno male, credevo vi avessimo offeso… allora se non siete arrabbiati con noi, stasera potremmo cenare insieme?

– Certo, Ale ne sarà felicissima!

– Ok, allora alle 20,00 davanti camera nostra?

– Ci saremo!

La cena fu squisita, a base di pesce, innaffiata da un ottimo vino bianco locale. Terminammo con un bicchierino di rhum e miele tipico del posto e decidemmo di fare due passi: le ragazze erano allegre e sensualissime, Giulia con un top nero che le lasciava completamente scoperta la schiena sopra degli short bianchi in jeans; Alessandra con una minigonna nera ed una canotta bianca aderente. Entrambe non portavano il reggiseno e i loro capezzoli puntavano impertinenti la stoffa degli indumenti. Chiacchieravano complici, mentre io e Carlo discutevamo di sport. Verso la fine del lungomare decidemmo di continuare la passeggiata sulla spiaggia per permettere alle ragazze di togliersi le scarpe con i tacchi e camminare scalze, così ci avventurammo sulla sabbia tra ombrelloni chiusi e pile di sdraio, nella penombra delle luci sempre più rade. Mentre passeggiavamo, Alessandra si lamentò di dover urinare e accompagnata da Giulia si nascose dietro delle sdraio per liberarsi; al loro ritorno, mi porse platealmente il suo perizoma da mettere in tasca:

– Tieni amore, l’ho tolto per evitare che si riempisse di sabbia. Ma già che ci sono, ne faccio a meno, tanto fra un po’ saremo tutti a letto… – disse, ammiccante, rivolta a me e Carlo.

– Per fortuna io non ho di questi problemi – rincarò Giulia fissandomi negli occhi – l’intimo non lo indosso praticamente mai…

Capii che sarebbe successo qualcosa quella sera, infatti tornati nel residence Alessandra li invitò in camera nostra a bere il bicchiere della staffa. Seduti sul divano, io e Carlo ci bevemmo in effetti un bicchiere, mentre le nostre donne improvvisavano un lento e sensuale strip accompagnato da strusciamenti e palpeggiamenti davvero erotici. Quando Giulia, ormai nuda, leccando un capezzolo ad Alessandra le sfilò la gonna, fu come il semaforo verde alle gare di motoGP, io e Carlo scattammo quasi all’unisono verso di loro gettandoci nella mischia. In un turbine di pelle, arti e mani che si incrociavano, iniziai a leccare il sesso di Alessandra mentre Giulia faceva un sontuoso pompino a Carlo, porgendo la sua figa già grondante umori alla bocca della mia donna che non si fece pregare ed iniziò a leccare le grandi labbra dell’amica lentamente e sensualmente. Il livello di eccitazione crebbe a dismisura in tutti e in breve io e Carlo le stavamo sbattendo con foga, facendole gemere sempre più rumorosamente di piacere.

Al culmine dell’eccitazione, successe.

Giulia era messa a quattro zampe ed era appena stata percorsa da un intenso orgasmo, quando con un cenno d’intesa con Alessandra si staccò da Carlo lasciandogli il sesso libero; a quel punto, Alessandra si sfilò da sopra di me, si avvicinò a Carlo e si fece penetrare con un colpo secco. Stavo per dire qualcosa quando la bollente bocca di Giulia si impossessò del mio cazzo, facendomi perdere per un attimo la concentrazione su quello che stava succedendo. Pian piano la recuperai e focalizzai il fatto che Alessandra si stava facendo scopare davanti ai miei occhi da un altro uomo.

So che esistono uomini che si eccitano e vedere la propria donna sbattuta da altri, so anche che ci sono uomini che in una situazione del genere compiono una strage accecati dalla gelosia, ma nessuno dei due casi va bene per me. Io rimasi pietrificato, shoccato da quanto stava avvenendo, pian piano persi anche interesse per quanto la bocca di Giulia stava facendo (egregiamente, tra l’altro) al mio sesso, che perse rapidamente consistenza.

La donna che amavo e che credevo sarebbe stata la mia compagna di vita, stava godendo di un travolgente orgasmo, donatole dal cazzo di un altro uomo.

Venni riscosso dalla voce di Giulia che si lamentava del fatto che mi ero ammosciato e che il divertimento per lei era finito, decisi di intervenire ma proprio nel momento in cui Carlo con versi animaleschi piantava sempre più a fondo il suo sesso dentro Alessandra, scaricandole nell’utero tutto il suo caldo seme.

Con colpevole ritardo, lo ammetto, esplosi.

Urlai di tutto ad Alessandra, ci mancò poco che mettessi le mani addosso a Carlo che, tra il sorpreso e lo spaventato, raccolse moglie e indumenti e se ne andò di corsa. Insultai Alessandra dandole della troia, la odiai profondamente e mi resi conto che avrei potuto diventare violento anche con lei, per cui mi rivestii alla meglio e me ne andai dalla stanza.

Delle ore successive ho ricordi annebbiati, so di essere arrivato in un bar sulla spiaggia frequentato da turisti russi, ricordo che comprai una bottiglia di vodka per bere con un paio di loro che pur non capendomi mi trattavano come il migliore dei loro amici.

Mi risvegliai il giorno dopo, verso mezzogiorno, su una barella al pronto soccorso.

Avevo un fortissimo mal di testa e non riuscivo a muovermi. Puzzavo di alcool e di urina, lo sguardo era annebbiato e le idee confuse. Ero sperduto, confuso, non ricordavo nulla di quella notte. Cercai di parlare con qualcuno, ma non riuscii a farmi capire, avevo grosse difficoltà ad articolare i pensieri, figurarsi a parlare in una lingua straniera; cercai di alzarmi ma la testa mi girava troppo, stavo per mettermi ad implorare aiuto, quando vidi arrivare Alessandra. In un attimo, i ricordi della sera precedente mi tornarono in mente, ma sfuocati, ovattati, annebbiati dall’enorme sollievo di vederla. Sorrideva mentre correva verso la mia barella ed era bellissima.

Scoprii che ero arrivato al pronto soccorso insieme ai miei amici russi, ubriaco fradicio e con una brutta ferita alla testa; semplicemente, ero uscito per andare a pisciare ed ero caduto dalle scale fuori dal bar. Mi era anche andata bene, dissero i medici, perché al di là della ferita alla testa e di qualche livido non avevo alcun danno, nessun grave trauma cranico né deficit neurologici.

Fui dimesso in un paio d’ore e tornammo in albergo. Finalmente, avrei potuto affrontare Alessandra.

***

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