Capitolo [part not set] di 11 del racconto Le mie vacanze in montagna

di Carol89

Tornando a casa mi lasciai scivolare in bici lungo la strada in lieve discesa, dando solo ogni tanto qualche colpo ai pedali. Procedevo lentamente, con lo sguardo assente. Immagini confuse di quel che era successo poco prima mi si presentavano alla mente, rapide e violente. Sembrava un film, non mi sembrava quasi nemmeno reale. Però poi visualizzavo particolari, dettagli, sensazioni fisiche, e mi rendevo conto che le avevo vissute davvero.
Quella mattina ero uscito guidato da un piano preciso. Dovevo limitare i danni di quel che era successo pochi giorni prima con mia sorella. Quello che mi era sembrato un gran casino.
Poi mia mamma, su quella stessa strada, in bici, aveva iniziato a parlare di intimità, di non essere timidi. E poi lei in bikini, e poi era successo quel che era successo.
Ora il casino con mia sorella mi sembrava una roba da niente, una briciola.

Certo, Federica mi aveva visto il cazzo nudo, in piena erezione, ed ero venuto proprio sotto i suoi occhi. Ok, non era proprio una cosa da niente. Però cazzo, al confronto con quel che era successo quella mattina!
Cioè… mi ero scopato mia madre. O meglio, lei si era scopata me. Non lo so, non sapevo formulare la cosa… quel che era accaduto era difficile perfino da descrivere. In realtà non avevo la sensazione di aver fatto del sesso con lei: piuttosto, mi era sembrata una masturbazione reciproca. Era come se lei mi avesse masturbato con la sua figa, e intanto si fosse masturbata pure lei. Per il resto non ci eravamo toccati, non avevamo fatto l’amore: ci eravamo solo stimolati i genitali, uno dentro l’altra, ed eravamo venuti. Entrambi.
Cazzo. Ma era normale una roba del genere? Mai mi sarei aspettato che mia mamma lo facesse, che mi coinvolgesse in una cosa così. Eppure… forse, se l’aveva fatto, era normale.
Mi vennero le idee più strane. Mio papà, lo sapeva? Glielo avrebbe raccontato? E con mia sorella? Possibile che mia sorella facesse già lo stesso con mio papà? E magari da prima di me, visto che era più grande…?
Ma poi mi diedi del cretino. Che cosa andavo a immaginare? Era ovvio che era stato un errore, la situazione era sfuggita di mano a entrambi. Forse mia mamma voleva soltanto dimostrarmi che dovevo essere meno timido, che potevamo stare tranquillamente in intimità… ma si era sbagliata anche lei, e quell’intimità ci aveva fregati. Si era trasformata in qualcosa di troppo.
Avremmo semplicemente dimenticato la cosa. Non ne avremmo parlato più e sarebbe finita così. Senza più pensarci, senza mai più parlarne.
Dentro di me sperai che andasse così. Non sapevo come avrei affrontato nuovamente mia madre, come l’avrei guardata, come avrei potuto parlarle dopo quello che era successo. Dimenticare e andare avanti, come se non fosse mai successo nulla. Quello era l’unico piano che mi venne in mente a caldo, l’unica cosa che desideravo in quel momento.
Era un desiderio ingenuo. Ancora non lo sapevo, ma mi sarei presto reso conto che non sarebbe più stato tanto facile rimanere indifferente al corpo di mia mamma.

***

Ringrazio DI CUORE tutti quelli che mi hanno fatto commenti e critiche per questo racconto, strano e del tutto nuovo per me sotto molti aspetti. Ho deciso di pubblicarlo fin qui: mi chi segue sa che pubblico raramente, non per snobismo ma perché amo il rapporto diretto con chi vuole leggere ciò che scrivo. Ogni tanto però è bello buttare in rete un racconto, soprattutto se è “sperimentale”, e vedere che risposte si hanno 🙂

Chi volesse il seguito o avesse voglia di richiedermi un racconto ad hoc, qui su Venere trova spiegato come farlo, con me e con altri autori.

A presto!

Carol

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