Capitolo [part not set] di 7 del racconto Tentazioni

di Claudia Effe

Secondo capitolo.

Questo contenuto è riservato a un pubblico adulto. Proseguendo nella lettura dichiari di avere almeno 18 anni.

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Veronica si portò in bagno e aprì l’acqua della vasca. L’assenza di Paolo giungeva a proposito, si sarebbe rilassata e sarebbe rimasta sola con i suoi pensieri.
Si liberò dei vestiti, gettandoli nel cesto di vimini posto sotto il lavandino, e si guardò allo specchio.
Era una bella ragazza, lo sapeva.
Si passò una mano sulla pancia, ancora piatta nonostante la scarsa attività sportiva.
E così quel corpo per il signor Torre valeva cinquemila euro al giorno? Era un bel complimento. Per poterla toccare, per poterla vedere senza vestiti, qualcuno stava pensando di darle il doppio del suo stipendio. C’era qualcosa in questo che la lusingava terribilmente.
Controllò con una mano la temperatura dell’acqua, quindi chiuse il rubinetto e si immerse. Il caldo abbraccio ricco di schiuma le trasmise immediatamente una gratificante sensazione di conforto.
Oltre al pensiero che riguardava il suo cliente, Veronica aveva passato una giornata non facile sul lavoro e il bagno caldo le sarebbe sicuramente servito per smaltire quei postumi. Aveva sbagliato l’impaginazione di un atto e il notaio se ne era accorto soltanto durante la lettura. L’aveva mandata a ristamparlo senza aggiungere commenti fintanto che era stato in presenza dei clienti, ma una volta concluso l’atto non aveva mancato di rimproverarla. Loro si facevano pagare tanti soldi perché erano impeccabili, le aveva detto, e una leggerezza del genere minava la credibilità di tutto lo studio.
Veronica non era persuasa che quel tipo di problema avrebbe compromesso il buon nome dello studio, però era anche noto che il notaio fosse un perfezionista. Lo era anche lei, per quello odiava sbagliare e si era arrabbiata con se stessa per l’accaduto. “E’ normale – si era poi giustificata – ho tanti pensieri”.
Non poteva però negare che, non appena passata la sfuriata del notaio, aveva pensato a quanto sarebbe stato molto meno stressante guadagnarsi uno stipendio facendo del sesso. Era ovviamente un pensiero del tutto istintivo e privo di sostanza, non aveva realmente intenzione di mettersi a battere.
Sarebbe successo solo per una vacanza.

Immerse la testa nell’acqua calda e vi rimase qualche secondo. Quando riemerse, sentì una piacevole sensazione di fresco.
Scherzi a parte, cosa voleva fare?
Perché in quel momento la faceva facile: i soldi, lo stress, una volta e mai più… sembravano tanti gli elementi che potevano portarla a prendere quella decisione.
Ma il suo fidanzato? Non c’era il rischio che scoprisse tutto?
Sulla fedeltà di Marina non aveva nessun dubbio. Erano amiche da almeno quindici anni, ed erano talmente tante le volte in cui Marina si era rivolta a lei per risolverle dei problemi che non aveva alcun dubbio che questa volta la cortesia sarebbe stata ricambiata.
Avrebbe dovuto fare tante foto, facendo attenzione a non inquadrare mai il suo cliente. Ecco, avrebbe potuto fare una cosa semplice ma geniale: scattare tante foto ai paesaggi e mettere su Facebook il tag con Marina. Così Paolo, nel caso in fosse andato a vedere le foto, non avrebbe avuto dubbi che l’amica fosse con lei. Magari con un po’ di fortuna avrebbe potuto trovare un’altra ragazza dalla corporatura simile e includerla in un angolino di qualche foto, presa da lontano. Marina era bruna con la carnagione scura, non sarebbe stato del tutto impossibile trovarne una che vagamente le somigliasse. Quella poteva essere una maniera.
Poi, a qualche giorno di distanza dal suo rientro, avrebbe fatto a Paolo un bel regalo. Avrebbe potuto inventare un premio aziendale, una cosa del genere, e gli avrebbe regalato un orologio. Al suo ragazzo piacevano tanto gli orologi, solo che non erano in grado di permettersi di quelli per cui lui era veramente appassionato. “Almeno fino ad adesso”, pensò Veronica.

Si alzò dalla vasca e si avvolse nell’accappatoio, quindi si spostò nella stanza da letto.
Avesse detto sì, nel giro di qualche giorno in quel momento della giornata avrebbe dovuto predisporre il suo spirito e il suo corpo a fare sesso con il signor Torre.
Si tolse l’accappatoio e si distese sul letto. Immaginò che lui fosse davanti a lei a guardarla.
Magari le avrebbe chiesto di far qualcosa un po’ sopra le righe, tipo masturbarsi di fronte a lui. Di solito gli uomini chiedono alle zoccole quello che le loro mogli non fanno.
Si passò una mano sulla pelle. Come avrebbe reagito al tocco di un altro?
Sentì un brivido. Sarebbe stato emozionante, sicuramente.
Lei era entrata così tanto nella mente di quell’uomo, eppure si erano visti solo qualche volta.
Prese il telefonino e pescò dalla rubrica il numero del suo cliente. Doveva chiamarlo?
Premette il pulsante di chiamata senza indugiare ulteriormente.
“Signor Torre, sono Veronica”, disse.
“Veronica! Che piacere sentirla! – disse l’uomo all’altro capo – Mi sta telefonando perché ha deciso qualcosa?”.
“Più o meno. Volevo farle delle domande”.
“Prego, volentieri”.
Veronica chiuse gli occhi. Stava imboccando una strada molto precisa.
“Se dovessi dirle di sì, come ci presenteremo lì? Le altre persone che saranno in vacanza, cosa sapranno di noi?”.
L’uomo sembrò stupito della domanda.
“Non lo so. Possiamo dire che siamo sposati, che stiamo assieme”, rispose.
“Nessuno saprà dell’accordo tra noi”, disse lei. Non era una domanda.
“No, certamente no. Che figura ci farei anche io…”, aggiunse, fermandosi quando era troppo tardi.
“…ad andare con una puttana?”, proseguì Veronica per lui.
“Non era quello che volevo dire, mi creda”, si affrettò lui ad aggiungere, fortemente imbarazzato.
“Non c’è problema, possiamo anche chiamare le cose con il loro nome”, disse lei.
Sentiva come il signor Torre fosse in quel momento nelle sue mani. Lui percepiva che tra poco lei gli avrebbe detto di sì, ed era come un cucciolo in attesa dell’osso.
“Un’altra cosa, signor Torre – proseguì lei – È fondamentale che per me questa sia la prima e anche l’ultima volta. Non voglio che ci siano altri tentativi dopo, neppure per una cena o un caffè. Io vengo con lei per i soldi”.
L’uomo all’altro capo del telefono deglutì rumorosamente. Solo in quel momento Veronica si rese conto di avergli detto esplicitamente che ci stava.
“Certo, nessuna altra volta, questa vacanza e stop. Quindi siamo d’accordo?”.
Veronica si guardò nello specchio posto accanto al letto, come a cercare conforto da se stessa.
Se non avesse detto di sì, se ne sarebbe pentita per tutta la vita.
“Siamo d’accordo”.

[il prossimo capitolo, ultimo di questa prima parte, verrà pubblicato fra due giorni]

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