di Carol89
Secondo capitolo del racconto. Paola incontra nuovamente Mario. Le occasioni di guardarla, per l’uomo, si fanno più ricche. Sarà tutto un caso?
Questo racconto è riservato a un pubblico adulto. Proseguendo nella lettura dichiari di avere almeno 18 anni.
***
//
La volta successiva che si videro fu a casa dell’uomo, un paio di giorni dopo, quando Maria e Paola andarono a trovarli. Maria doveva portare loro alcune verdure dell’orto e altre ne avrebbe prese, seguendo un’abitudine di scambi ormai consolidata da diversi anni. Paola la accompagnava, su richiesta della stessa nonna, cogliendo l’occasione per conoscere la famiglia di Mario: sua moglie e i nipotini, dato che figlia e genero erano via in vacanza.
Furono accolti in cucina e fatti accomodare al tavolo. Ines, la grassa moglie di Mario, portò in tavola biscotti e bibite. Paola indossava un abitino estivo color menta, dalle linee molto pulite, quasi anni ‘50. Era tagliato ben sopra al ginocchio e chiuso sul petto da una fila di bottoni bianchi, i primi dei quali erano slacciati, lasciando aperta una scollatura a v che faceva pensare forse ad un bottone slacciato di troppo – ma niente di più.
Quando, dopo un po’ che chiacchieravano del più e del meno, Paola si chinò sorridente verso uno dei nipotini, Mario, che aveva scelto con cura la propria posizione in piedi accanto allo stipite della porta, poté prontamente infilare lo sguardo nella scollatura un po’ più aperta: non ebbe difficoltà ad osservare almeno l’attaccatura del seno, che oscillava leggermente all’interno del vestito leggero. Mario si chiese, ed era una domanda lecita, se la ragazza non indossasse il reggiseno. Naturalmente quella possibilità occupò grande spazio nei suoi pensieri dei minuti a seguire.
Forse l’unica cosa che davvero lo distrasse da quell’interrogativo fu vedere che Paola, dopo aver lasciato andare il nipotino, raddrizzatasi, accavallò le gambe nude, con la gonnella del vestito color menta sollevata fino quasi in cima alle cosce lisce e abbronzate. Le belle ginocchia magre erano una accanto all’altra, sovrapposte, e i suoi piedi nudi (calzava sandali leggeri) dondolavano – almeno uno di essi, il destro – nel vuoto.
– Vuoi ancora della coca cola, tesoro? – chiese Ines a Paola, già riempiendole il bicchiere mezzo vuoto.
– Oh… grazie! – sorrise la ragazza. Ne bevve un sorso, poi posò il bicchiere e, con naturalezza, sollevò ulteriormente la gamba destra, divaricando il ginocchio orizzontalmente e appoggiando la caviglia sul ginocchio sinistro, in una posizione più tipicamente maschile. Soprattutto dal momento che indossava un abito con gonnella, e non dei pantaloni.
Non fu difficile per Mario – gli bastò spostarsi leggermente su una gamba – infilare lo sguardo sotto la gonnella tenuta sollevata dalla coscia destra di Paola. Le vide la coscia nuda e liscia, la sua parte inferiore, che si infilava nella gonna leggera, e poté seguirla con lo sguardo fino al bianco candido degli slip della giovane ragazza.
Li fissò a lungo. Non vide altro che stoffa bianca candida. Ma li fissò a lungo.
Finalmente si alzarono da tavola. Ines voleva portare Maria nell’orto, per mostrarle una qualche verdura di cui andavano parlando da alcuni minuti. Paola si accodò di malavoglia. Mario, forse notandolo, si fece coraggio e la fermò, rivolgendole la parola:
– Ho poi sostituito quell’interruttore… sono quasi uguali, eh.
– Ah si? – sorrise Paola, interessata. – Ma non sono proprio gli stessi, allora?
– No. Non proprio gli stessi. Quasi uguali. Guarda, vuoi vedere?…
Le fece strada, senza attendere risposta. Paola lasciò la piccola carovana di donne che uscivano sul retro della casa e si accodò invece all’uomo diretto in soggiorno.
Le mostrò gli interruttori. Erano in effetti simili, ma non identici. Paola, appena prima di arrivare, nei pochi passi di percorso alle spalle dell’uomo, si era slacciata un altro bottone dell’abitino, o piuttosto due.
– Ah sì, è vero, sono quasi uguali ma diversi…
La ragazza si chinò a guardare gli interruttori da vicino, affascinata come un’appassionata, appoggiando le mani sulle ginocchia. Il vestito penzolò in avanti, la scollatura si aprì di qualche centimetro. L’uomo cercò di infilarvi lo sguardo, distinguendo nuovamente l’attaccatura nuda del seno, notandone il lieve movimento. Avrebbe dovuto trovarsi di fronte per vedere di più.
– Ma si attacca allo stesso modo? – chiese intanto Paola. Mentre l’uomo le rispondeva, lei allungò una mano e, con una leggera pressione, staccò la mascherina in plastica. Allora, tenendola in mano, si raddrizzò e se la portò all’altezza dello stomaco, osservandola attentamente.
Adesso Mario poté vedere la profonda scollatura, i cui lembi erano però piuttosto vicini fra loro, ma che nondimeno lasciava scoperto lo sterno della ragazza, e l’attaccatura del seno, sul fianco interno. Era liscia, abbronzata, magra.
Parlarono dell’interruttore, poi Paola chiese se fosse uguale ad uno sull’altro lato della stanza, indicandolo con un cenno. Mario si voltò per pochi secondi a guardare, confermando che sì, era uguale. In quei pochi istanti, la mano sinistra di Paola salì all’ampia spallina destra dell’abito, spostandola sulla spalla e poi appena oltre. Quando Mario si girò di nuovo, mentre la ragazza muoveva il pezzo che teneva fra le mani, la spallina scivolò giù lungo il braccio, sotto i suoi occhi, e arrivò fino al gomito. L’abito così si aprì maggiormente, la scollatura già piuttosto slacciata si ampliò, e il seno sinistro di Paola ne emerse nudo, scoperto dal tessuto, per quasi tutta la sua interezza. Mario osservò distintamente, appena sopra le mani della ragazza, il seno pallido, con il segno distinto del costume, piccolo e puntuto, sormontato da un capezzolo non grande, circolare, roseo e carnoso.
Paola non diede segno di essersene accorta, almeno inizialmente. Continuò a osservare l’oggetto che aveva in mano, giusto a pochi centimetri dal proprio seno sinistro nudo.
– Be insomma – concluse in qualche modo, – diciamo che è meglio di niente. Almeno gli assomiglia davvero! – sorrise verso l’uomo.
A quel punto, guardandolo, non poté non notare un leggero rossore sulla sua faccia, e i suoi sguardi ripetuti verso il proprio petto. Allora la ragazza abbassò a sua volta lo sguardo, guardandosi apertamente, e spalancò la bocca.
– …Oh!… – disse, e si portò subito una mano sopra al seno, a coprirlo. Con l’altra recuperò la spallina, e con entrambe infilò manualmente il seno sotto al tessuto dell’abito.
– Mi scusi… – mormorò rivolta all’uomo, – mio dio… mi dispiace!
Fece un sorriso mortificato. L’uomo non poté che sorridere a sua volta, per sdrammatizzare.
– Figurati… – bofonchiò.
– Mi dispiace – ripeté la ragazza, controllando che ora fosse tutto a posto. – È che… oggi non ho messo il costume, e quindi… che vergogna! – si portò una mano alla bocca, sorridendo a occhi bassi.
– Ma no, figurati… davvero – balbettò l’uomo, toccandole una spalla. Lei sollevò lo sguardo a incrociare il suo, sempre con un sorriso mortificato. – Non è niente di male… – aggiunse l’uomo.
Paola ci pensò su un momento, immobile. Infine si tolse la mano dalla bocca.
– Beh, insomma – concluse, come una spiegazione, – mi ha visto il seno. Non c’è poi molto da vedere – sorrise, di nuovo guardando l’uomo.
– Ma no, dai… – Mario non sapeva se dire qualcosa. – Hai…
Non riuscì a completare la frase, perché le due donne stavano tornando dall’orto e poco dopo li raggiunsero in sala.
Poco dopo ancora si salutarono, perché Maria e Paola si congedavano.
Paola, appena prima di uscire, sulla soglia di casa, rimase un passo indietro a nonna Maria e alla stessa Ines, e per un istante si voltò verso Mario, si portò una mano al seno sinistro, sopra al vestito, e sorrise ancora con aria mortificata. L’uomo, impacciato, sorrise a sua volta scuotendo il capo, come a dire “non è niente”.
[Prosegui al capitolo 3…]
Lascia un commento