di Carol89
Un nuovo racconto nella serie di Seaside. Protagonista è questa volta Paola, giovane ragazza in vacanza estiva dalla nonna. Ma il suo candore e la sua semplicità sono reali? Avremo molto da scoprire: di lei, dei suoi reali interessi, delle sue amiche.
Questo racconto è riservato a un pubblico adulto. Proseguendo nella lettura dichiari di avere almeno 18 anni.
[Photo credit immagine di copertina]
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Quell’estate, per le prime settimane di vacanza, Paola sarebbe stata a casa di sua nonna Maria. La nonna, ancora piuttosto giovane nonostante il suo ruolo – aveva da poco passato i sessant’anni – abitava da sola in una grande casa in un piccolo paese di campagna. Sola da quando, soltanto un anno prima, il nonno era morto.
Paola era contenta di passare un po’ di tempo con la nonna, perché sapeva che non era semplice riadattarsi a vivere da sola. Era contenta di poterle fare un po’ di compagnia e di poterle dare una mano con tante piccole cose di casa di cui, in passato, si occupava suo nonno. Certo, non sarebbe stata una vacanza molto divertente… ma si trattava soltanto di un paio di settimane, poi sarebbe andata al mare con delle amiche. Intanto, poteva rendersi un po’ utile.
Quel pomeriggio, dopo pranzo, Paola si trovava in veranda, sotto il portico, davanti al bel giardino verde in leggero pendio che stava di fronte alla casa della nonna. Era seduta su una sedia da giardino. Indossava calzoncini corti e un reggiseno di costume, aveva i capelli raccolti sulla nuca e occhiali da sole scuri, e leggeva.
La nonna, che quel giorno era stata particolarmente impegnativa – aveva continuato a richiedere la sua attenzione per varie faccende – le annunciò finalmente che si apprestava ad uscire per un giro di commissioni. Paola aveva già programmato di rimanere invece a casa, per cominciare a occuparsi del garage: c’erano molti attrezzi e pezzi di ricambio che il nonno aveva accumulato e che erano da riordinare. Lei, abituata fin da piccola a seguire suo papà in tanti lavoretti di casa, sapeva meglio della nonna come fare ordine.
Scese in garage e nella penombra del locale interrato, con il portone di metallo sollevato che lasciava entrare un po’ di luce, indossò dei grossi guanti di pelle e cominciò a raccogliere un po’ di oggetti in modo sistematico. Mentre lavorava ogni tanto parlava tra sé, e ogni tanto canticchiava a labbra chiuse.
Non era passata un’ora quando sentì suonare il campanello in casa. Pensò un attimo se risalire in casa per rispondere, poi decise che era più semplice passare dal garage stesso. Si calò sugli occhi gli eleganti occhiali da sole scuri, squadrati, ed uscì alla luce del pomeriggio, imboccando la breve salita che portava alla strada di fronte a casa.
Sbucata sulla strada, appena oltre l’angolo del muro di recinzione, si fermò a pochi passi da un uomo anziano, con occhiali scuri e folti baffi grigi, che attendeva davanti all’ingresso.
– Buongiorno! – richiamò la sua attenzione, sorridendo e sollevando una mano in segno di saluto.
– Buongiorno – rispose l’uomo dopo un attimo, sorpreso. La ragazza, giovane e abbronzata, era in calzoncini corti e infradito, e indossava un reggiseno di costume giallino, piuttosto fasciante ed elegante, ma che comunque la lasciava con il ventre, le spalle e le braccia scoperte.
– Cerca mia nonna?
– Sì.. mi ha detto di passare, per… per delle cose in garage…
– Ah sì! Io sono Paola… sua nipote – si presentò la giovane ragazza, facendosi avanti e allungando una mano con un sorriso. L’uomo gliela strinse.
– Mario – si presentò sinteticamente.
– Mi ha detto la nonna che doveva prendere lei un po’ di parti di ricambio… Ero giù in garage a sistemare. Venga pure!
La ragazza fece cenno all’uomo di seguirla e lo precedette lungo la discesa. Scendendo, in silenzio, per pochi secondi l’uomo osservò da dietro le spalle aggraziate ed abbronzate, nude, della giovane.
In garage, Paola si risollevò gli occhiali sopra la testa. Si fermò mani sui fianchi, osservando il mucchietto di oggetti che aveva raccolto quasi in centro alla stanza.
– Ecco, sto raccogliendo qui tutto quello che è da buttare… quello che a noi non serve. Lei di cosa ha bisogno? Le servono dei pezzi elettrici?
– Ehm, sì… sì, ho bisogno di alcuni interruttori.
– Ah, ok! Qui ne ho trovati un po’.
La ragazza si diresse ad un cassetto, dandogli le spalle. Lo aprì e recuperò un sacchetto di plastica pieno di roba. Tornò verso di lui e lo posò a terra, con uno sbuffo. L’uomo le guardò le gambe magre e lisce.
– Quanti – commentò lui, tanto per dire qualcosa. Paola scoppiò a ridere:
– Sì! Sembra di essere in un ferramenta. C’è un sacco di roba!
L’uomo lanciò un’occhiata al suo ventre piatto e abbronzato, che mentre rideva si contraeva, sodo e tonico.
– Così però ti sporchi… – le disse, accennando al suo costume e ai calzoncini marroni.
– Oh – Paola si guardò, e fece un sorriso senza alzare gli occhi. Si strinse nelle spalle. – Ci sto attenta. Poi tanto ho sotto il costume… – per provare quello che diceva, slacciò il bottone dei calzoncini e abbassò almeno in parte la cernierina, aprendoli di qualche centimetro: l’uomo vide gli slip di costume, dello stesso colore del reggipetto. – Faccio presto a lavarmi – sorrise la ragazza, guardandolo, e poi riabbassò lo sguardo e si riallacciò i calzoni.
L’uomo rimase pietrificato da quel gesto. L’aveva fatto con grande naturalezza, tanto che non sembrava malizioso… eppure, in qualche modo, lo era stato. E molto.
– C’è anche un altro scatolone – stava intanto dicendo la ragazza, che si era girata ed era tornata ad un altro scaffale. Qui afferrò uno scatolone di cartone e con una certa fatica lo sfilò, lo portò fino a lui e lo posò a terra, subito accanto al sacchetto.
Quando si rialzò, sbuffando per lo sforzo e sistemandosi una piccola ciocca di capelli con la mano, una spallina del costume era scivolata giù dalla spalla, fin quasi al gomito. La coppa sinistra, lievemente abbassata, lasciava vedere appena oltre il bordo dell’abbronzatura, qualche centimetro di pelle più chiara e liscia, sul seno.
Mario lo vide oscillare leggermente quando lei si raddrizzò sulle gambe.
– Forse le servono anche questi – sorrise Paola, alzando gli occhi a guardarlo.
– Sì… – mentre le sue parole esitavano, lo sguardo dell’uomo tornò una volta di troppo su quella coppa del costume leggermente fuori posto. Paola seguì il suo sguardo, abbassò gli occhi e vide il problema.
– Oh – disse, e prontamente sollevò il braccio per rialzare la coppa, allungando subito l’altra mano a prendere la spallina sfuggita e riportarla al suo posto. – Mi scusi – sorrise fuggevolmente, lanciandogli un’occhiata e subito distogliendo gli occhi, timida. – Questi… non credo che ce ne siano altri. – Era tornata a parlare di lavoro.
Anche Mario si sforzò di concentrarsi sul lavoro. Si chinò insieme a lei a selezionare i pezzi che gli servivano. Alla fine stabilirono che si sarebbe portato via tutto il sacco, mentre la scatola rimaneva a loro.
– Poi dovrete portare in discarica questa roba… – era un’affermazione e una domanda al tempo stesso.
– Eh sì… infatti adesso volevo fare ordine e scegliere cosa tenere, poi ci sarà da fare un bel carico!
Mentre parlava, Paola tornò a sollevare la cassa e rimetterla al suo posto, facendo una certa fatica. L’uomo non se la sentì di intervenire. In compenso lo sguardo gli finì ancora un paio di volte sulla profonda scollatura in mezzo alle due coppe del costume della ragazza, sul suo sterno magro e abbronzato.
Si sentì un rumore al piano di sopra, e nonna Maria annunciò ad alta voce il suo ritorno.
– Oh… è tornata la nonna – sorrise Paola. – Sale un attimo a salutarla?
L’uomo accettò anche se di malavoglia, e la giovane ragazza fece strada, aprendo la porta interna del garage e precedendolo lungo le scale, con grande gioia per gli occhi del vecchio.
– Nonna, c’è il signor Mario… è venuto a prendere gli interruttori che gli servivano.
Paola rimase in piedi, con le dita nelle piccole tasche dei calzoncini, sorridente, mentre i due si salutavano e si parlavano, usando per lo più il dialetto. Si spostarono in cucina, dove Maria poteva intanto ritirare la spesa. Paola sedette per un po’ al tavolo, poi dopo qualche minuto si alzò e scivolò fuori dalla stanza, senza bisogno di dire nulla dato che i due anziani stavano discorrendo amabilmente tra loro.
Diversi minuti più tardi, quando Mario stava per andare via, Maria la chiamò, avvertendola. Paola rispose dalla camera, e un attimo dopo sbucò nell’atrio per salutarlo. La ragazza si era tolta i calzoncini corti, ed era ora soltanto in bikini, con le ciabattine ai piedi. Aveva in mano un libro.
– Scusi – sorrise, – stavo andando a prendere un po’ il sole. Grazie di tutto!
– Ah, niente, niente… se poi vi serve una mano, giù di sotto…
Paola sorrise e annuì, ringraziandolo. Poi, esaurito il dialogo, lo salutò e, nel farlo, si sporse avanti, offrendogli di baciarsi sulle guance. L’uomo non si tirò indietro. Si scambiarono due baci guancia contro guancia, attenti a non toccarsi più del necessario.
A quel punto Paola si congedò, mentre l’uomo era ancora sulla porta a salutare Maria. La ragazza si voltò di spalle e, senza fretta, camminò verso la cucina. Per alcuni secondi offrì quindi la vista di sé di spalle, che Mario non mancò di indagare con lo sguardo. Poté così notare come gli slip del costume non fossero del tutto in ordine: erano leggermente fuori posto, abbassati di qualche centimetro, cosicché era visibile il segno dell’abbronzatura e rimaneva scoperta l’attaccatura dei glutei piccoli e sodi, con l’inizio della fessura fra essi.
Fu questione di pochissimi secondi, poi Paola sparì in cucina, diretta a farsi inondare il corpo dal sole, e Mario si congedò definitivamente.
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[Prosegui al capitolo 2…]
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