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Il medico lasciò che lei lo implorasse ancora una volta, poi le chiese: “What? Please… what?”.
L’inglese di Rachele non le permetteva di dirlo usando un giro di parole.
“Please… fuck me”, disse tenendo gli occhi chiusi.
Le dita ancora si agitavano dentro di lei.
“Again. Tell it again”, chiese lui.
“Fuck me!”, ripeté la ragazza, sempre ad occhi chiusi.
Le dita si fermarono e poi, lentamente, uscirono da lei.
L’uomo in silenzio prese la mano di lei e la portò sulla sua vagina.
Voleva che fosse lei a toccarsi.
Rachele prese a accarezzarsi, guardandolo negli occhi.
Mai si era toccata di fronte ad un’altra persona.
Il dottore si alzò in piedi e iniziò a spogliarsi.
Si liberò della polo e dei pantaloni, una zaffata del suo odore arrivò alle narici di lei.
Evidentemente anche lui era eccitato.
Sotto indossava un paio di boxer bianchi, vistosamente deformati sul davanti.
Si liberò anche di quelli, rivelando il pene più grande che Rachele avesse visto fino a quel momento e che avrebbe visto in seguito.
Si protese su di lei e un filo di liquido seminale scese dal suo glande e si depositò sulla pancia della ragazza.
***
Rachele, sempre ad occhi chiusi, tastò con la mano il materasso accanto a lei fino a quando non trovò il cetriolo.
Continuando a toccarsi lo pose tra i seni, cercando di scaldarlo, mentre con l’altra mano continuava ad accarezzarsi.
La punta delle dita era umida, ne introdusse due per capire lo stato della sua eccitazione.
Entrarono facilmente, le pareti erano morbide.
Era molto eccitata, lo sapeva benissimo.
Accostò la punta del cetriolo alle grandi labbra e lo spinse dentro di qualche centimetro.
Entrò facilmente, ma il diametro la portò a fermarsi.
Sarebbe entrato, ci era passata sua figlia di là, ma doveva fare attenzione.
Allargò meglio le gambe, spostò indietro il bacino e lo fece penetrare ancora di qualche centimetro.
Aprì la bocca per prendere aria.
Anche anni prima aveva avuto lo stesso problema.
***
Il dottore appoggiò la punta del pene sul sesso della ragazza, che istintivamente arretrò di qualche centimetro.
L’uomo le sorrise e le carezzò il volto.
“Don’t be scared, I won’t hurt you. Trust me”, disse.
Doveva fidarsi….
Allargò le gambe e lasciò che lui la penetrasse lentamente.
Erano entrambi molto lubrificati, per fortuna.
L’uomo le mise le mani sotto i glutei e la tirò verso di sé, compiendo il movimento opposto con il bacino.
Il suo pene entrò a fondo dentro di lei, strappandole un grido.
***
Il cetriolo era meno malleabile di un organo umano, ma aveva il vantaggio di poter essere manovrato meglio.
Rachele cambiò l’angolo di penetrazione e trovò la via migliore.
L’ortaggio affondò in lei, strappandole un gemito soffocato.
Il suo corpo fu attraversato dai brividi e reclinò la testa indietro.
Lo spostò leggermente, fino ad adattarlo perfettamente all’incavo della sua vagina, e prese a muoverlo.
Iniziò lentamente, per dare tempo alle pareti di adattarsi, ma – mano a mano che si rilassava – sentì che il piacere cominciava a prevalere sullo sforzo.
Appoggiò la schiena al materasso e chiuse gli occhi, mentre con la mano trasmetteva al cetriolo un movimento ritmico e costante.
I capezzoli erano durissimi, quasi le dolevano.
Benedisse sua zia e la cena che le stava permettendo di stare da sola.
Usava darsi piacere, talvolta, ma farlo nel buio della sua stanza, con il lettino della bimba a qualche metro e i suoi genitori in giro per casa, non le permetteva mai di rilassarsi completamente.
Il cetriolo raggiunse un punto sensibile dentro di sé e sentì una scarica percorrerle la schiena.
La inarcò e allargò ulteriormente le gambe per meglio accogliere il cetriolo.
Aumentò il ritmo e aprì la bocca in cerca di aria; con la mano sinistra raggiunse il seno e lo palpò.
L’ortaggio produceva un rumore osceno entrando e uscendo dal suo corpo, ma scelse di non farci caso.
A breve sarebbe venuta.
***
Il dottor Morris la avvolse con le braccia, quasi per impedirle di sottrarsi alla penetrazione.
L’uomo era più grosso di lei e, peraltro, Rachele non aveva intenzione di sfuggire.
Chiuse gli occhi quando l’uomo le assestò l’affondo finale, ma non le uscì che un flebile gemito.
Non voleva fare la figura della ragazzina vergine che si tirava indietro, non con un uomo come lui che probabilmente non era nuovo a sedurre le ospiti del villaggio.
Il dottore accostò il suo viso a quello della ragazza, il suo alito sapeva di sigaretta e dentifricio alla menta.
Emise una specie di grugnito e prese ad entrare e uscire.
I primi colpi furono accompagnati da una certa sensazione di dolore, ma momento dopo momento il dolore prese a scemare, sostituito dal piacere.
Rachele abbracciò a sua volta il dottore, piantandogli le unghie nella schiena.
Lui disse qualcosa e rallentò per qualche attimo, ma la ragazza non capì e lui riprese subito dopo.
Le pareti della sua vagina erano sconquassate da quel membro, ma allo stesso tempo la stava toccando con una profondità che non aveva mai provato.
Sarebbe venuta presto.
***
Il cetriolo rallentò il ritmo, mentre Rachele si preparava all’orgasmo che sarebbe sopraggiunto di lì a qualche istante.
Sentì gli addominali tendersi, la schiena arcuarsi; fermò la mano facendo sì che il cetriolo fosse conficcato a fondo e lasciò che l’orgasmo la sopraffacesse.
Spalancò la bocca e gli occhi e sentì un urlo sommesso provenire dalla gola.
Il corpo venne solcato da brividi come fosse una barchetta di carta a galleggiare sul bagnasciuga; per qualche secondo non ebbe cognizione di nulla se non di quanto stava provando.
Quando si riprese aveva il corpo ricoperto da una patina di sudore.
Sfilò il cetriolo da dentro di sé con cautela, temendo di farsi male, e lo lasciò cadere a terra.
Doveva solo ricordarsi di farlo sparire prima che tornasse il resto della sua famiglia.
Aveva bisogno di una sigaretta.
Raggiunse la borsa, ne prelevò un pacchetto e prese il telefonino.
Sul display c’era un messaggio di Francesco, giunto una decina di minuti prima mentre lei si stava accoppiando con un ortaggio.
“Scusa per oggi, spero tu non ti sia offesa. Mi ha fatto piacere vederti”.
Rachele sorrise accostando la fiammella alla sigaretta e tornò a sdraiarsi sul letto.
Un addio al celibato.
Certo che sarebbe stata un’esperienza elettrizzante; una stupidaggine che ancora le mancava, in mezzo alle tante che aveva fatto.
Aveva fatto di peggio, in effetti, e aveva anche corso qualche rischio.
***
L’orgasmo di Rachele rischiò di abortire sul nascere quando sentì un rumore provenire dalla stanza accanto.
Anche il dottor Morris si fermò per un istante e tese l’orecchio: i genitori di Rachele stavano rientrando nella loro stanza, comunicante con quella della figlia.
Anziché sfilarsi, come si sarebbe aspettata Rachele, l’uomo intensificò i colpi.
Per qualche secondo continuò ad andare su e giù, poi l’effetto fu dirompente: lui venne in pochi secondi, stringendo Rachele in un abbraccio che avrebbe potuto essere anche mortale; anche la ragazza sentì il proprio corpo contrarsi e poi rilassarsi in un orgasmo liberatorio.
Si abbracciarono per qualche istante, sperando entrambi che i genitori non decidessero di aprire la porta per controllare lo stato di salute della figlia.
Il dottore uscì da Rachele e si affrettò a vestirsi, lanciando occhiate preoccupate verso la porta.
Quando riuscì ad infilarsi l’ultima scarpa mandò un bacio silenzioso a Rachele e sgattaiolò in corridoio.
La ragazza sentì dei passi provenire dalla stanza dei genitori, e realizzò solo in quel momento che – oltre ad essere nuda – lo sperma del dottor Morris le stava colando lungo la gamba.
Aprì di scatto la porta del bagno, aprì l’acqua della doccia e si mise sotto al getto, rabbrividendo sotto l’acqua inizialmente gelata.
***
Rachele aprì la doccia e aspettò che l’acqua raggiungesse la temperatura; nel frattempo avrebbe terminato la sigaretta.
Aveva ancora il telefonino in mano.
Ci giocherellò per qualche secondo, con con il dito premette il contatto di Francesco.
“Rachele!”, rispose il ragazzo con tono allegro.
“Ciao. Senti, oggi hai detto che avreste risparmiato se io non avessi accettato. Quanto avevate messo in preventivo di spendere?”.
Dall’altro capo del telefono l’amico le disse una cifra.
“Un’altra cosa – continuò la ragazza – Siamo d’accordo che qualunque cosa capiti, rimarrà tra noi, finché morte non sopraggiunga?”.
“Certo! Nessuno può permettersi che questo trapeli, lo sai bene”.
“E dove avrà luogo tutto questo?”-
“Pensavo nella casa di campagna di Marco, dove ci trovavamo per le feste anni fa. Te ne ricorderai, immagino”.
“Me ne ricordo bene”, commentò lei. Ne avevano fatte di cene e di feste in quel posto!
“Quindi hai cambiato idea?”, chiese lui speranzoso
“Non ancora. Ci voglio pensare ancora un po’, va bene? Posso chiamarti domani?”.
“Certo che puoi chiamarmi domani. Pensaci tranquillamente, io spero che alla fine ci dirai di sì. Sarebbe bellissimo”.
“Ci sentiamo domani. Ti auguro buona serata”, rispose lei.
Posò il telefono e lasciò che l’acqua bollente la avvolgesse.
Era stata una serata interessante.
***
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