Capitolo [part not set] di 5 del racconto Le due rose nere

di Matt

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Parte 4

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Mi avvicinai a quei corpi avvinghiati come rovi, a quelle diavolette così giovani ma così audaci. Le osservavo muoversi con disinvoltura e passione: non doveva essere la prima volta, e questo accrebbe in me a dismisura la libidine. Volevo, anzi dovevo, partecipare. Non stetti molto a pensarci che mi ritrovai con la mano tra le loro gambe ancora a forbice l’una sull’altra, dopo averle separate appena. Facevo entrare le dita ora a destra ora a sinistra, senza che nessuna delle due smettesse di spingere con quanta più forza le era rimasta. L’avevo infilata sotto la coscia di Francesca, e dovette far male ad entrambe perché si misero ad urlare più forte. Ma non mi chiesero di toglierla: era la perversione di entrambe a stimolare la mia fantasia.

Ad ogni spinta un urlo: un movimento veloce e ritmato. E ogni urlo sempre più forte. Ora spingevo con le dita anch’io, ora spostavo la mano per far entrare fino in fondo le grandi labbra dell’una dentro quelle dell’altra. E accompagnavo i loro movimenti massaggiando i loro corpi. Con decisione, ma sensuale quanto bastava: una mano ancora tra le loro gambe e l’altra a scivolare una volta di più tra i loro seni. Poi salii fino al collo di Greta e le accarezzai le guance con delicatezza.

In un attimo l’ultimo urlo di entrambe: vennero insieme e mi trovai la mano bagnata. In uno scatto di piacere misto a follia Greta mi morse le dita che ancora le solleticavano il collo. Mi feci indietro ritirando le braccia da loro. Ancora ansimavano stese a terra, pancia in su, gambe aperte e sguardo intimidatorio. Sorrisi vedendo il loro fiato farsi pesante. Un sogghigno uscì anche dalle loro bocche.

Volevo ancora di più da loro. Ero ancora eccitato e desideroso. Volevo prenderle. Volevo sbatterle. Le volevo mie.

Lunghi attimi ancora, fatti di intensi sguardi e frecciate fulminee. Avevo in corpo una voglia mai provata, un ardore e un fuoco nuovi. Eccitazione massima e desiderio di sfrenatezza. Avevo il pene eretto come non mai e una volontà di massima trasgressione.

Con passo deciso e pieno di passione mi avvicinai a loro. Mi inginocchiai ai piedi di Greta e la trascinai verso di me. Le leccai ancora tutto il collo, e le passai con forza la mano sul volto, memore del morso poco prima ricevuto. La accarezzai come fa un domatore con la sua leonessa. La girai di scatto e le sollevai il bacino; le rilassai i glutei con un massaggio veloce ma delicato e poi la penetrai con forza da dietro, senza pietà. Le feci male inizialmente, e gridava non poco. Ma non me ne curavo e spingevo. Nonostante il dolore era lei stessa a volere di più. Mi incitava a fare più forte e accompagnava le mie spinte con movimenti del bacino tenendosi alla vasca.

Il dolore sembrò poi farsi per lei piacere, e continuava a chiedere di più, di più. E più gridava, più forte entravo.

Francesca non restò a guardare senza far nulla, ma si avvicinò anche lei all’amica inginocchiata e le si sedette davanti. La baciò infilandole tutta la lingua in gola mentre le toccava il seno con una mano e con l’altra le accarezzava la pancia e le stimolava il clitoride. Poi si stese di fronte a lei e allargò le gambe. Si solleticava maliziosamente il sesso e la guardava con occhi di pietra. Greta le spostò la mano e le leccò ancora una volta la vulva, mentre io continuavo a spingere, eccitato a dismisura dai gesti di entrambe.

Prima del momento mi tolsi e si fermarono anche loro. Mi alzai in piedi con loro ancora a terra e venni sui loro corpi: dirigevo i getti sui seni e sui loro colli. Poi verso le bocche: non aspettavano altro, ed entrambe fecero scorrere la lingua sulle labbra e si passavano le dita sul petto per poi leccarsele.

Mi sedetti per terra e stetti a guardarle mentre si sciacquavano sul lavandino, massaggiandosi a vicenda il corpo, per poi asciugarsi e sorridere bisbigliando maliziosamente. Mi alzai anch’io per ripulirmi nella doccia, qualche secondo solamente: ne uscii quasi subito, ma mentre mi asciugavo le vidi correre fuori dalla porta del bagno ridendo.

Non ci pensai due volte e le rincorsi.

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