Capitolo [part not set] di 5 del racconto Le due rose nere

di Matt

image

Parte 3

Questo contenuto è riservato a un pubblico adulto. Proseguendo nella lettura dichiari di avere almeno 18 anni.

//

Usa il tasto “now” per scegliere colori e caratteri del testo!

***

Mi paralizzò. Non mi aspettavo di essere scoperto in quel modo, anzi, pensavo sarei uscito di lì a poco. Perché già aver visto il tutto mi sembrava incredibile. E invece quel cenno. Invitante e sensuale. Rimasi incerto per un lungo e interminabile istante. Non era la prima volta quel giorno, ma in quel momento mi sentivo davvero inerme. Impotente dentro ma certamente non fuori… Al contrario, mi eccitai ancora di più.

Non ricordo quanto tempo passò prima di alzarmi dal mio angolino nascosto; ormai era inutile star lì. E non ricordo nemmeno cosa mi passasse per la testa mentre mi avvicinavo a loro. Un unico particolare ancora è impresso nella mia memoria: sarà indelebile lo sguardo di Greta verso di me, il suo squadrarmi bramosa da capo a piedi, e il suo vorace spogliarmi degli ormai ultimi indumenti. Anche i pantaloni ancora slacciati e le mutande caddero a terra. Rimasi completamente nudo, voglioso e col membro eretto ben in vista. Notavo nei loro occhi che quello era l’oggetto di desiderio massimo. Lo fissavano fameliche.

In un attimo mi furono addosso.

Mi sentivo massaggiato da dietro da due mani che rilassavano le spalle e la schiena; e accarezzato davanti. La mano di Greta scivolava infatti leggera dal collo alla pancia, per poi scendere ancora fino a toccarmi il pene e solleticarmi i testicoli. Era una situazione per me del tutto nuova, ma presto cominciai a sentirmi a mio agio.

Il tutto avveniva senza che nessuno proferisse parola.

Passò un po’ di tempo, non so quanto perché la mia cognizione era ormai svanita del tutto, con me in piedi rilassato e loro due a girarmi intorno e a toccarmi. Poi non capii come, ma con un gioco di sottili e complici sguardi, in due mi presero per le braccia, una a destra e una a sinistra, e mi trascinarono fin dentro la doccia. L’idea mi piacque, e non opposi gran resistenza…

Era molto grande internamente, con piastrelle sulle pareti e pomelli dorati. Lì dentro in tre stavamo anche larghi, e ci si poteva muovere liberamente. Francesca aprì l’acqua. Scese tiepida sul mio corpo sudato regalandomi un refrigerio rinvigorente. In un attimo fui bagnato anch’io come loro. Mi spinsero contro il muro tutto sotto il getto. Con la schiena stavo appoggiato alla parete, e loro due mi stavano davanti. L’acqua scendeva abbondante sulla testa e sulle spalle, abbracciandomi in un massaggio di piacere, mentre loro si inginocchiarono insieme e cominciarono a leccarmi il pene contemporaneamente. Mi sentivo l’uomo più fortunato della Terra.

Sentivo le loro bocche succhiare a turno avidamente, e due lingue scivolare sulla cappella senza sosta. Le mani che lo possedevano e me lo agitavano. Un piacere unico. Godevo.

Erano attimi lunghissimi di piacere. Mentre l’acqua continuava a scendere, le loro lingue scorrevano ancora sul mio pene eccitato, e dei brividi mi attraversavano il corpo per tutta la schiena. Accompagnavo ogni leccata con lenti movimenti ondulatori del bacino. Sembravano apprezzare il gesto anche le ragazze. Erano vogliose. Volevano di più, vedevo nei loro occhi il desiderio di sentirsi schiave e di schiavizzare.

Gradualmente aumentavo l’intensità dei movimenti. Sempre più velocemente, sempre con maggior potenza. A turno lo infilavano in gola, e spingevo ora le loro teste perché lo assaporassero più a fondo. Non opponevano resistenza al mio affondo. Ora succhiava una, ora l’altra, finché non sentii quel brivido scuotermi le membra. Lo allontanai dalle loro bocche ancora affamate e continuai ad agitarlo da solo. Gli spruzzi uscirono copiosi, e diressi verso loro i getti del mio sperma. Con bocche spalancate e lingue insaziabili non ne lasciarono cadere una goccia.

Approfittai della doccia per ripulirmi velocemente, ma non lasciai che il loro desiderio restasse inappagato. Infilai le dita delle mani nelle loro vulve e spinsi con forza fino a sentirle gridare. Ma le loro urla di piacere misto a dolore non fermarono la mia foga. Anzi, spingevo con quanta forza avevo in corpo. Gridarono ancora di più. Ma più gridavano più spingevo. Le urla fino ad un istante prima così assordanti, si fecero spasmi, il loro gridare divenne ansimare. Non smisi, ma infilai piuttosto a ciascuna un altro dito ancora.

Avere la situazione in mano, sentirmi il padrone di quanto accadeva e dilatare i loro giovani organi fino all’estremo, aumentava a dismisura la mia eccitazione. Volevo farle godere come avevano fatto loro con me: iniziai da Francesca. Mentre tenevo la mano destra ben tesa con le dita dentro la vagina di Greta, mi inginocchiai e leccai da sotto quella di Francesca. Infilavo la lingua a fondo per poi farla scorrere dall’alto al basso. Quelle che fino a qualche minuto prima sembravano due piccole demoni indomabili erano ora sotto il mio totale controllo. Continuai per qualche istante ancora, finché non sentii un liquido cospargermi la lingua. Francesca venne e mi fermai, ma non smisi di spingere ancora con forza con la mano destra. Stava godendo anche Greta, così tolsi la mano e leccai anche lei. Gustare quel giovane fiorellino fece tornare il mio pene completamente eretto, forse perché inconsciamente la perversione aumentava il mio desiderio.

Ci guardammo per qualche momento negli occhi, poi chiusi l’acqua ed uscimmo bagnati e gocciolanti dalla doccia. Senza asciugarci. Ero totalmente eccitato, e senza che avessero il tempo di riprendersi le feci stendere sull’asciugamano aperto sul pavimento.

La mano scorreva ora senza sosta e senza controllo sulle loro giovani membra. Col dorso accarezzavo le loro pance, scendendo dal collo fino al basso ventre, con delicatezza e allo stesso tempo decisione. Toccavo i loro seni così morbidi e così sodi e sentivo i loro capezzoli irrigidirsi insieme. Solleticavo a entrambe il collo e leccavo prima il petto dell’una e poi dell’altra. Volevo si rilassassero e che sciogliessero i loro corpicini, liberandosi della tensione accumulata nella doccia. Le mie carezze leggere seguivano un momento di sfrenatezza acuta, le mie mani le rasserenavano ma tenevano viva in loro l’eccitazione.

Fu Greta a interrompere la cosa, e devo dire che mi sorprese non poco. Si alzò quasi di scatto dal pavimento e si mise alle mie spalle. Mi abbracciò da dietro e con una mano mi massaggiò la schiena e i fianchi, e con l’altra andò ad afferrarmi il pene. Aveva delle unghie nere ben curate e piuttosto lunghe, e quelle mani calde sul mio corpo mi fecero provare una sensazione di piacere piuttosto strana. Mi rilassò da un lato, ma dall’altro mi eccitò ulteriormente. Quasi all’istante. Me lo agitava con veemenza, salvo poi fermarsi e massaggiarlo, riprendere ancora, e poi solleticarmi la punta e lo scroto. Il tutto mentre le sue labbra e la sua lingua scorrevano senza freni sul mio collo e sul mio petto. Francesca ci osservava e si eccitava, ed iniziò a masturbarsi con una mano, e con l’altra a toccarmi il membro eretto insieme all’amica.

Notai un po’ ingenuamente come i ruoli si invertirono ancora. Adesso erano loro a fare di me ciò che volevano. Smisero di masturbarmi e iniziarono a girarmi intorno toccandomi tutto il corpo a quattro mani. Massaggiavano ogni angolo e mi leccavano tutta la pancia fin sotto i testicoli. Mi sentivo schiavo del loro desiderio, ma la cosa non mi dispiaceva affatto e le lasciai continuare finché furono sazie di me. Ero la loro preda da spolpare: e loro sembravano predatrici a digiuno da molto tempo…

Poi si fermarono. E ciò che successe dopo non lo potrò mai dimenticare. Francesca afferrò Greta, la stese, le aprì le gambe come poco tempo prima le avevo visto fare, e le si stese sopra capovolta. Qualche veloce ed intensa leccata in mezzo alle gambe e poi un colpo di reni: in un istante si girò con i fianchi e la prese a forbice, con i loro organi uno contro l’altro. Iniziò a spingere con una forza ed una foga tale che i loro giovani fiorellini emisero un suono delicato e continuato. Il tutto con una velocità che mi lasciò disarmato e totalmente confuso. Stetti qualche istante incredulo, ma non appena rinvenni, decisi di riprendere subito la situazione in mano.

***

[un nuovo capitolo viene pubblicato ogni due giorni! Torna all’indice]

Vai al capitolo...