Capitolo [part not set] di 4 del racconto Frankfurt Blues

di Aedon69

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Capitolo 3: Prigionia

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***

Karl arrivò sul luogo della rapina alle quindici, si fece aggiornare sulla situazione da un suo collega: ”Ispettore, erano sette uomini, sei di loro hanno fatto irruzione facendo sistemare gli ostaggi lì, a ridosso degli sportelli, il settimo, pensiamo fosse il capo, è arrivato in un secondo momento.”

“I testimoni cosa dicono?” chiede Karl osservando la scena. Sua figlia e sua cognata sono state portate via dai malviventi, deve fare uno sforzo enorme per rimanere lucido.

“Gli uomini portavano dei passamontagna, i testimoni non possono fare un identikit, sappiamo che sono andati via su un furgone blindato della Kartoff Security ma ancora non lo abbiamo rintracciato, sembra che uno di loro abbia sentito che i malviventi si riferissero ad un’altra persona, forse la mente del piano.”

“Ok grazie”, Karl congeda il poliziotto e compone un numero sul cellulare.

“Pronto Papà, si sono Karl, ah hai già saputo!”.

Il padre di Karl, Gustav, è il ministro degli interni, il responsabile del corpo della polizia, vive a Berlino ed è uno degli uomini più influenti della Germania.

“Si Karl, ho già dato ordine che a questa faccenda venga data la massima priorità, io sto seguendo le indagini da qui, tu sei sicuro di essere abbastanza presente da coordinarle sul luogo? Lo so che il coinvolgimento di Beth ti sconvolge.”

“Si papà ce la faccio, ti aggiorno appena ci sono novità, sul luogo abbiamo rintracciato un cellulare, stiamo verificando se appartiene agli autori della rapina o se appartiene ad uno degli ostaggi.”

“Va bene… fammi sapere…”

Gustav attacca, pensieroso si affaccia alla grande finestra del suo appartamento privato, è un uomo enorme che trasuda una grande forza e potere, negli ambienti politici lo chiamano “il Bufalo” per la sua irruenza nel contrastare gli avversari politici.

***

Mara ha gli occhi bendati, sono quattro ore che viaggiano, ascolta i discorsi dei malviventi ma non può vederli.  Al suo fianco dorme Beth, la nipote, stremata dagli avvenimenti. Hanno entrambe le mani legate dietro la schiena, le spalle doloranti dal lungo viaggio in posizione scomoda.

“Lui ha detto che hai fatto una cazzata…” dice animatamente un dei delinquenti rivolto verso quello che sembra il capo.

“Ha detto che non dovevamo prendere nessun ostaggio, ha detto di portargli la più giovane al rifugio sul lago, ci penserà lui…”

“Così ha detto? “ risponde il capo, “Lo dico io quando e se facciamo qualcosa, ed ora lasciami un attimo da solo, devo pensare!”

Mara riconosce quella voce: ”Roberto? Sei tu vero? Ma cosa hai fatto? Cosa stai facendo, Dio mio non ti rendi conto della situazione in cui sei invischiato, non ti rendi conto di quello che stai facendo a noi? Lei è tua…”.

“Zitta…”, fa lui urlando. “Stai zitta altrimenti giuro su Dio che ti ammazzo…”.

Spaventata Mara tace, di fronte a lei, suo figlio. Il figlio che ha abusato di lei approfittando della sua dipendenza dalla cocaina, il figlio che l’ha costretta a fare cose indicibili, che l’ha messo di fronte alla sua vera natura, il figlio che lei ama non come madre, ma come donna. La sua voce ha l’effetto di una scarica elettrica sui suoi sensi.

Roberto guarda sua madre, ha fatto un gran casino. Quando lei lo ha riconosciuto ha perso la testa, incapace di pensare lucidamente. Sua madre è lì davanti a lui, durante questi mesi ha pensato molto a lei, l’indifferenza provata dopo la sua fuga è diventata, nel corso del tempo, una mancanza vieppiù maggiore, credeva di provare solo disprezzo per la donna che lo ha messo al mondo, ma si è reso conto che quella donna, così calda, disponibile e sottomessa a tutti i suoi capricci è qualcosa di importante. Roberto guarda anche sua cugina, dorme, distrutta dalle emozioni, non l’ha mai vista, la trova carina e dolce, non sa come uscire dalla situazione.

Arrivano al rifugio, un capannone immerso nel verde, nascondono il furgone.

“Voi badate alle donna, la ragazza viene con me da Lui“.

Roberto fa entrare in una jeep la cugina e parte a razzo, ha fretta di chiudere la storia, la rapina è andata a buon fine, vuole capire cosa vuole Lui dalla ragazza, vuole impedire qualcosa per cui non si perdonerebbe mai.

“Mi raccomando la donna..” urla ai suoi scagnozzi, “non le fate del male!”

I suoi annuiscono, facce dure, capelli disordinati, occhi malvagi che lo osservano allontanarsi.

Quello che chiamano il Siciliano prende la donna con forza e la butta su un materasso adagiato su di un pavimento grezzo.

“Stai buona puttana.. Altrimenti ti ammazzo, hai capito?”

***

Karl si trova nella sede del distretto, siede alla scrivania leggendo i referti, il telefono squilla, è Kiever della scientifica: ”Capo, abbiamo analizzato il cellulare, venga giù che le dico tutto, è una cosa delicata…”

Karl esce di corsa dall’ufficio, percorre il lungo corridoio, entra nell’ascensore. Gli uffici della scientifica brulicano di tecnici indaffarati, gli viene incontro Kiever : ”Venga ispettore, mettiamoci qui..”  dice indicando un piccolo ufficio, “..così parliamo in tranquillità.”

Karl è impaziente, chiusa la porta alle sue spalle incalza: ”Quindi ?”

“Allora..” inizia il tecnico, “..la scheda trovata nel telefono è una di quella usa e getta e quindi non possiamo risalire al suo proprietario, inoltre le chiamate effettuate sono state fatte ad altri numeri ugualmente anonimi…”

“e perché allora tutta questa segretezza..” esclama spazientito Karl.

“Perché possiamo risalire alle chiamate effettuate dall’apparecchio, cioè, il telefono era usato prima per telefonate personali, solo successivamente è stato utilizzato con una scheda anonima.”

Un lampo passa negli occhi di Karl, forse hanno qualcosa in mano.

“Allora..” prosegue Kiever, “il proprietario, o presunto tale, si chiama Fritz Lanforn, un elemento già conosciuto, legato alla mafia italiana, esercita qui da noi da un paio di anni, principalmente spaccio di droga ed estorsione, pensiamo che sia stato ingaggiato da un’unità estranea alla mafia.”

“Estranea alla mafia ? Cioè…”

“Cioè abbiamo fatto delle ricerche, negli ultimi sei anni ci sono state altre rapine, tutte grosse somme di denaro, nessun arresto, pensiamo che ci sia qualcuno che usa la manovalanza della mafia per finanziare qualche suo progetto personale.”

“Ok..” dice Karl spazientito, “…ma tutta questa segretezza a cosa è dovuta, non mi sembra che siano informazioni così scottanti, o c’è dell’altro ?”

“C’è dell’altro” dice Kiever soddisfatto per la curiosità suscitata nell’ispettore, “questa è la lista delle telefonate fatte da Fritz Lanforn negli ultimi quattro mesi, guardi il numero evidenziato…”

Il tecnico porge a Karl il tabulato, dapprima l’ispettore legge attentamente, strabuzza gli occhi e guarda stupito Kiever : ”Merda….”

“Chi sa di questo?” chiede Karl allarmato.

“Nessuno, lei è il primo.”

“Bene, rimanda il più possibile la diffusione della notizia, io scappo, mi raccomando.”

Karl esce dalla porta correndo, chiama con sé Franz Heine, il suo vice ispettore: ”vieni con me, svelto !”

Salgono in macchina, Karl è alla guida, partono a tutto gas.

***

Roberto è arrivato al rifugio sul lago, Beth si è svegliata ma non parla, in silenzio con la benda sugli occhi, rimane mansueta sul sedile posteriore.

Roberto la fa scendere  afferrandola per un braccio, la guida verso la porta di legno del rifugio.

Apre la porta, la luce è spenta, le chiuse tirate giù, il buio quasi assoluto al di fuori del cono di luce proiettato dalla porta aperta.

“Ehi..”, grida Roberto, “Ehi c’è qualcuno? Dove sei?”

Un dolore improvviso sulla nuca, un lampo accecante e Roberto sviene colpito dal calcio di una pistola.

“Benvenuta piccola…”,  fa la voce dell’uomo che ha colpito il malvivente.

Beth trasalisce, conosce la voce di chi le sta parlando.

Mara sente i delinquenti nell’altra stanza bisbocciare per la riuscita della rapina, è da un ora che bevono ed urlano come dei forsennati, è stanca, le mutandine con il fallo cucito le iniziano a fare male, ha bisogno di andare al bagno, chiama affinché qualcuno le sciolga i polsi.

Entra quello che viene chiamato “Mannaia”.

“Che vuoi zoccola… hai interrotto la nostra festa!”

“Ho bisogno di andare al bagno, per favore mi sciolga…”

La donna giace su un vecchio materasso, le gambe quasi completamente scoperte dalla gonna tirata su, la camicetta trasparente le sta appiccicata ai seni rigogliosi a causa del sudore.

Mannaia la guarda, ne ammira la bellezza con una faccia malvagia.

“Mhh, va bene..” l’afferra per i capelli, la donna urla trascinata fuori dal bruto, la fa fermare in un spiazzo appena fuori il rifugio.

Tagliandole le corde che le legano i polsi le intima: ”Piscia e non fare scherzi, altrimenti ti taglio la gola”.

“Ma… qui… davanti a lei ?”

“Certo…” risponde lui sarcastico, “mica sei in hotel, spicciati cagna..”

Mara non ce la fa più, si tira su la gonna, piccole lacrime le solcano le guance, non può fare a meno di pensare al suo Roberto. Si sfila le mutandine donatale da Karl e sua sorella, imbarazzata, spera che il suo aguzzino non le noti.

“Ma porc…” esclama lui, “guarda questa zoccola che c’aveva… allora sei un gran puttana affamata? Bene, dentro ce ne sono quanti ne vuoi, tutti veri e non di plastica…” fa lui ridendo sguaiatamente.

Mara si accuccia e fa pipì, è stanca, non le importa di cosa sta dicendo l’uomo, senza mutandine e senza urina nella pancia sta meglio, ha paura e spera che il suo Roberto rinsavisca e la venga a salvare.

***

Karl guida la macchina come un forsennato, un paio di volte evita l’incidente per un pelo, durante il tragitto spiega tutto al suo vice, che ancora stenta a credere alla storia.

“Quindi ora dove ci stiamo dirigendo?”.

Karl è concentrato alla guida, il viso tirato, risponde : ”Verso il lago Hamb.”

***

Roberto si risveglia, la testa dolorante, si guarda intorno, si trova in un ambiente sotterraneo, una stanza circolare, è legato ad una struttura di legno a forma di X, le mani legate a due anelli di metallo. Al centro della stanza c’è Beth, sua cugina, completamente nuda, in ginocchio, le mani tenute legate a due catene che scendono dal soffitto. Roberto si rende conto di essere nudo anch’esso, dall’ombra fuoriesce Lui, l’uomo che gli ha commissionato la rapina, quello che lo ha chiamato mesi prima per ingaggiarlo.

“Eppure mi avevano detto che eri, bravo…” fa l’uomo, “..invece hai fatto una bella cazzata, chi ti ha detto di prendere ostaggi?”

Roberto lo guarda furioso : ”Hai visto chi c’era! Mi ha riconosciuto, cosa dovevo fare…”

“DOVEVI UCCIDERLA SUBITO… ecco cosa dovevi fare, ma questo succede a chi usa dei principianti, rimedierò io…”

“Non potevo…. io non ho potuto farlo..” fa Roberto, la sua voce è triste.

L’uomo non gli risponde, si avvicina alla ragazza.

***

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