Capitolo [part not set] di 8 del racconto Secret desire

di Matt

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In età avanzata, con pochi capelli ormai grigi e occhiali sottili, quel tipo lo osservava coperto da una mascherina con sguardo superbo e aria soddisfatta.
«Buonasera Signor Rodgers. Benvenuto…»
«Chi è lei? Dove mi trovo?» – Tuonò Mike con occhi di fuoco.
«Il mio nome è Samuel Patterson, e sono il Direttore Capo di questa struttura operativa.»
«Che cosa volete da me? Chi siete? Che ne avete fatto della mia famiglia?»
«Si calmi, Michael. Non si preoccupi per le sue donne, stanno bene. A proposito, niente male quella… Julia, giusto?»
Dalla bocca di Mike partì uno sputo che non colpì Sam solo per l’eccessiva distanza tra i due. L’uomo rise.
«Stia tranquillo, volevo solo provocarla un po’, Mike. Posso chiamarla Mike?»
«Se riesco a liberarmi, non potrai nemmeno chiamare più cagna tua madre!»
«Frena l’ardore, giovanotto. Ti servirà…»
«Che cosa volete da me?!» – Insistette.
«Caro Mike, avrai notato una certa pulsione sessuale più… intensa… nell’ultima settimana.»
Mike esitò a rispondere, fissandolo ora con curiosità mista ad ira.
«Ebbene, diciamo che in qualche modo c’è dietro il nostro zampino.»
Lo stupore di Mike fu superato solo dal disorientamento che le parole dell’uomo provocarono nella sua testa.
«La vedi questa nebbia, Mike? È il motivo per cui indosso la mascherina. In questa stanza è stata diffusa una sostanza chimica creata da uno dei laboratori più specializzati del mondo, ottenuta tramite il fissaggio di particolari ormoni e composti che inibiscono la creazione degli enzimi che appagano il desiderio sessuale, stimolando anche l’afflusso di sangue.»
Mike divenne sempre più confuso. Non trovava le parole per replicare, e cominciò anzi ad intimorirsi.
«Per una settimana intera abbiamo avuto la padronanza delle tue pulsioni sessuali monitorando i tuoi comportamenti. Ti abbiamo iniettato questa sostanza direttamente in corpo e abbiamo aumentato gradualmente le dosi tramite il controllo diretto del tuo cibo e persino delle tubature della tua abitazione, avendo cura di colpire solamente te e non le persone a te vicine.»
Sentendo chiamare in causa la propria famiglia, Mike riacquistò abbastanza forza da scuotersi e realizzare quanto aveva vissuto. Quei pizzichi per strada, gli strani effetti delle infusioni, gli sbalzi emotivi frequenti e improvvisi. Tutto assumeva un senso.
«Mi avete drogato per una settimana entrando in casa mia e mettendo a rischio la salute della mia famiglia?! Se riesco a slegarmi, giuro che non avrai nemmeno il tempo di…»
«Di? Forse non ti è chiara la situazione, Mike.»
«Chi ti manda? Voi non potete farmi questo!»
Sam prese prontamente una cartellina e tirò fuori un documento.
«Protocollo 2621/2005. Lo vedi questo allegato, Mike? La riconosci la tua firma?»
Era senz’altro la sua.
«E quindi? Che cosa significa?!»
«Significa che tu stesso hai autorizzato tutto ciò. Il giorno dell’arruolamento, firmasti un foglio in bianco con il quale acconsentivi a mettere la tua stessa vita al servizio del Paese e della sicurezza nazionale. È tutto nero su bianco, col tuo consenso…»
«Cosa c’entra tutto questo con la sicurezza nazionale?!». Gridò senza ormai più alcun controllo.
«Michael, tu sei stato scelto come tester per un programma top secret di controllo emotivo e comportamentale dell’individuo. I sorprendenti risultati che ci hai fornito ci consentiranno di disporre di un potente strumento nella lotta al terroris…»
«Balle! A voi interessa solo creare dei super soldati da vendere al miglior offerente!»
«Ha davvero importanza adesso?»
In quella situazione, dargli torto era certamente difficile.
«Ma perché proprio io?!»
«Tu eri l’uomo giusto, Mike. Giovane, non sposato, ottime attitudini psico-fisiche. L’ingenuità con cui firmasti il modulo fu la ciliegina sulla torta. Ci voleva solo un episodio che consentisse di sbloccare la situazione. Non ricordi come ti rompesti la gamba in missione? Pensi che quell’incidente fosse casuale? E come mai le pratiche per gli indennizzi furono sbloccate così velocemente? Come vedi ci lavoriamo da anni. E tutto grazie a te…»
Mike non poteva credere a quelle parole. Il mondo gli stava letteralmente cadendo addosso. Tutto quello in cui aveva creduto, tutto ciò che aveva vissuto era davvero frutto di una menzogna?
«Stai mentendo solo per spaventarmi!»
«Liberissimo di credere in ciò che vuoi, ma il tuo compito qui è appena cominciato… Ci vediamo presto.»
E così dicendo gli iniettò con una siringa un liquido nel braccio. Mike cadde di nuovo profondamente addormentato.
«Phil, diamo il via all’operazione finale.»
***
Si risvegliò ancora nudo e ancora su una sedia, in una nuova stanza, molto più piccola e luminosa della prima. Ora le gambe erano libere e gli arti superiori legati lungo i braccioli, ben stretti da un meccanismo controllato a distanza.
Alla parete alle sue spalle e su quelle ai lati, vi erano degli specchi. Sicuramente qualcuno dietro di essi lo stava osservando. Di fronte a lui vi era semplicemente un vetro sottile dal quale riusciva a vedere dalla parte opposta.
Una donna completamente nuda, capelli lunghi e neri, distesa su un divano con la testa rivolta all’indietro e con le gambe divaricate verso di lui, si stava lietamente massaggiando il frutto, inumidendo le dita con la lingua e sospirando di piacere.
Mike intuì che dall’altro lato del vetro, la donna vedesse la propria immagine riflessa allo specchio. Era davvero così.
Poteva gustarsi la scena senza che lei potesse vedere lui. Le braccia legate gli negavano però ancora una volta la possibilità di appagare i suoi istinti imitando le azioni della donna.
La moretta sollevò quindi la testa e puntò lo sguardo voglioso proprio nella direzione di Mike, come a fissarlo negli occhi. Mike si sentì osservato. E stimolato. Il pene tornò a indurirsi e ad alzarsi. La tipa accompagnava il piacere con un movimento sussultorio delle gambe, in modo da facilitare ora la penetrazione delle dita più a fondo. Ad ogni balzo un godimento dettato da un sospiro a bocca aperta. Ad ogni balzo un brivido per Mike dalla schiena alla punta del fallo ormai pieno.
Di nuovo la nebbia. Entrambe le stanze invase.
Le braccia finalmente libere e il vetro che si apriva lentamente a scomparsa…

***

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