Capitolo [part not set] di 3 del racconto Mara

di Aedon69

 

1. Vita di periferia

Questo contenuto è riservato a un pubblico adulto. Proseguendo nella lettura dichiari di avere almeno 18 anni.

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Vedo ancora la scena di mio marito che mi lascia, il porco  va a vivere con una rumena diciottenne.

Mio figlio ventenne, Roberto, è chiuso in camera sua, non vuole vederlo quel padre bastardo che sta fuggendo con la sua ex fidanzata, è arrabbiato con lui, infuriato col mondo intero.

Giro le spalle al mio, ormai,  ex-marito,  mentre esce dalla nostra casa e dalle nostre vite.

Mi chiamo Mara, ho 47 anni, faccio la bidella in una scuola superiore della periferia di Roma, la stessa di mio figlio. Sono passati 2 mesi, la mia storia distrutta, sono sola, la depressione mi ha pian piano fatto perdere tutte le conoscenze che avevo. Sto pulendo le scale quando Alfio, il bidello del terzo piano, mi avvicina.

“Ah Mara, c’hai una faccia stamattina, ma ti stai riprendendo un po’?”.

Mi guarda il seno mentre cerca di fare il carino con me, sono una donna ben fatta, mora, occhi neri, sono piccolina, ho le gambe tornite e dei fianchi rotondi ma armoniosi. Il mio seno è grande, da piccola avevo avuto molti complessi per via del mio sviluppo precoce; poi col passare del tempo mi accorsi che nessun ragazzino della mia classe poteva fare a meno di guardare con un misto di voglia e paura le mie tette. Alfio stava facendo la stessa cosa, cercava di essere gentile mentre nella sua mente si immaginava affondare le sue mani sul mio seno nudo. Distolsi il pensiero dalle voglie inespresse del bidello e buttai lì una frase di circostanza.

“Senti…”, insistette lui, “…anche io ho passato un brutto periodo…poi ho scoperto che nei momenti più…tristi potevo aiutarmi con questa….”, repentino infilò qualcosa nella tasca del grembiule.

“Ora scappo, altrimenti chi lo sente quello stronzo del preside…ah….se te ne serve altra dimmelo, me la danno a buon prezzo”.

La giornata scorre tranquilla, la sera aspetto che Roberto si chiuda in camera sua, da quando il padre è scappato è sempre scontroso ed irritabile.

Durante una lite furibonda, scoppiata per motivi che non ricordo più mi urlò : ”…è colpa tua…non sei stata capace di tenertelo… sei frigida…papà me lo diceva…ci credo che dopo la prima scopata, con una meglio di te, se ne sia andato…”

Mi chiude la porta in faccia,  rimango impietrita, mi sento sola, abbandonata.

Tiro fuori la bustina di Alfio, taglio la polvere bianca con una carta telefonica, come ho visto fare in tanti film, accendo il computer, sniffo la prima striscia, la webcam si attiva rimandando sullo schermo la mia immagine, una donna struccata, vicino ai cinquanta, ancora bella ma triste, sniffo la seconda striscia, la accompagno con un sorso di vino.

Accedo alla mia casella di posta, un pop-up mi pubblicizza un sito di chat con webcam, clicco sul logo, sono curiosa.

Accendo una sigaretta mentre seguo la procedura di registrazione al sito, fornisco delle generalità false, entro nel programma, appare il riquadro con la mia immagine trasmessa, aggiusto la webcam in modo che mi inquadri la parte del seno, non voglio mostrare il mio viso.

Entro in una stanza chiamata : ”Casalinghe show”, sorrido del nome mentre entro. Una lista alla destra dello schermo mi indica gli utenti ed il loro sesso. Mi appare un invito ad aprire una webchat, accetto.

Il nick del tizio è : “El_toro”.  Un cazzo enorme, duro e nodoso, appare sullo schermo del PC.

Il tempo di rispondere al “ciao” di “El Toro”  che un secondo spettatore mi manda il suo invito, lo accetto,   vedo che sono una coppia, mi salutano dallo schermo, ricambio, sniffo una striscia, inizio ad andare su di giri.

“El_toro” è di Genova, dopo le prime frasi di circostanza mi chiede di scostarmi la vestaglia abbottonata, lo accontento lasciando scoperto il mio decolté.

L’uomo della coppia, “cpl_73”, alza la maglietta della compagna, una donna bionda, leggermente abbondante ma attraente, sulla cinquantina.

Sento le mie mutandine bagnate, scendo con la mano, sono umida tra le gambe, un altro invito, un altro cazzo sullo schermo, più piccolo di “El_toro” ma duro ed invitante, mi lecco le labbra.

L’uomo di cpl_73 inizia a leccare le tette della bionda.

Abbasso la webcam, bevo una altro bicchiere di vino, la mia mente si è ritirata lasciando il posto ad una obnubilata foga di mostrarmi, allargo le gambe rivolta alla camera, il vedermi sullo schermo, aperta, offerta a chiunque, mi eccita ancora di più.

L’uomo di “cpl_73” si sta facendo succhiare il cazzo dalla compagna,  gli altri due interlocutori si masturbano ferocemente, mostrando alla webcam le loro cappelle, rosse e gonfie, è come se potessi afferrarle.

Con la mano mi stuzzico la fica, titillo il clitoride per poi infilarmi tra le mie labbra bagnate e calde.

La donna di “Cpl_73” sta cavalcando, rivolta verso la camera, il suo compagno, vedo il suo cazzo penetrarla, è come se mi guardasse, io mi masturbo per lei, per loro.

Infilo due dita, tre, provo ad infilarne quattro fino a farmi male, godo vedendo altre persone godere con me, lontane centinaia di kilometri, sconosciute. I due uomini soli sborrano sul vetro della webcam, vedo lo sperma colare mentre sento che sto raggiungendo l’orgasmo, anche la signora bionda ora si sta masturbando mentre la sborra del compagno le scende tra le tette copiosa ed invitante.

Vengo, non posso urlare e mi trattengo, raggiungo un orgasmo profondo e lungo che mi squarcia il ventre e lo fa sciogliere come burro fuso.

Chiudo tutto, sconvolta dal godimento e dalla sorpresa, mi infilo a letto, rilassata, serena, dormo come ormai non facevo da tempo.

Dopo quella sera mi servo da Alfio sempre più spesso, dapprima solo per il fine settimana, quando la solitudine morde di più, poi più volte a settimana.

Ho comprato vari oggetti in un sexy shop e le mie esibizioni sono diventate sempre più audaci, appena ho un po’ di soldi compro la cocaina da Alfio, mi chiudo nella mia stanza e mi esibisco davanti a degli sconosciuti come l’ultima delle troie.

Con mio figlio Roberto non c’è più dialogo, credo che sappia che faccio uso di droga, ma non gli importa nulla, non importa nulla nemmeno a me, voglio solo stare bene.

Alfio mi ha detto che non c’è niente in giro, il periodo è dei peggiori, si trova qualcosa solo avendo delle conoscenze, sembro impazzita, lascio la casa in disordine, vedo il disprezzo negli occhi di mio figlio giorno dopo giorno, decido di darmi una regolata.

È sabato mattina, Roberto è uscito, o non è rientrato, non lo so. Entro nella sua stanza ed inizio a mettere in ordine, mentre rimbocco le coperte le mie mani urtano un sacchetto morbido, c’è tanta di quella cocaina da durare un paio di mesi, sono sconvolta, una parte di me è furiosa con mio figlio, che sta facendo ? In quali giri si è lasciato incastrare? È colpa mia. L’altra parte vede solo la polverina bianca, ne rubo un po’ e mi chiudo in camera, sniffo una striscia, una seconda, mi sento meglio, il problema di mio figlio è lontano, penso a me, voglio godere, voglio poter provare quella sensazione di pace ed appagamento, apro due, tre webchat, ho davanti agli occhi tre cazzi duri pronti a sborrare per me, mi giro mostrando il mio culo agli sconosciuti, apro le natiche per far ammirare meglio il mio buco ai miei ammiratori del momento, prendo il mio giocattolo preferito, un fallo di gomma fatto a cono con dei nodi sul gambo che vanno a diventare sempre più grandi verso il basso. Sniffo una striscia, sono già sballata ed eccitata, i cazzi sullo schermo diventano numerosi, offro loro il mio culo aperto dal fallo artificiale, gli mostro come il mio elastico buco di culo si allarga sempre di più, lo spingo a fondo per poi sfilarlo lentamente mentre gli umori del mio ano ungono il grosso arnese.

Due dei miei ammiratori hanno già sborrato quando una voce mi urla : ”Gran zoccola, dove hai messo la coca che mi hai rubato…..”.

Sulla porta c’è Roberto, il viso paonazzo dalla rabbia, io sono in ginocchio sulla poltrona, la vestaglia tirata su, il fallo nero piantato nel culo, lo guardo senza sapere cosa dire. Cerco di ricompormi, corro al bottone dello spegnimento del PC quando sento la mano di mio figlio afferrare il mio polso.

“Cazzo stai facendo zoccola…”.

Ogni volta che sento mio figlio chiamarmi zoccola è come se un coltello mi si piantasse nel cuore, piango in silenzio, non so come reagire, mi vergogno di me stessa.

“….guarda che cazzo stai a fà…e chi so quelli….nun potevi farlo per il cazzo de papà piuttosto che pè questi che manco conosci….”

È furioso, tento di coprirmi il seno ma me lo impedisce.

“…e la coca ? …. Te la sei sparata eh ? quella è roba mia e….”

Si ferma, mi guarda come se avesse realizzato ora quello che stavo facendo.

“te la vendo se vuoi…..”

Il suo viso sorride cattivo, non è mio figlio quello che sta parlando.

“…si si,  te la vendo io, a occhio e croce te sarai presa 600 euro, damme li sordi adesso….”

Io non faccio nulla, sono impietrita, mi dà uno schiaffo, i cazzi sullo schermo continuano a masturbarsi.

“non li ho 600 euro…”, piango come una bimbetta, mio figlio mi sovrasta dall’alto.

“nun ce l’hai….e mica và bene…sta roba se paga, e subito….che voi? Er trattamento de favore? Eh zoccola….ai maschietti nun glielo faccio….ma alle belle troie come a te una gentilezza nun se nega…”, ride ancora e si inizia a sbottonare i pantaloni.

“Roberto ora basta…”, tento di alzarmi, un altro schiaffo mi colpisce l’altro lato del viso.

Si tira giù i pantaloni, poi le mutande. Il cazzo di mio figlio mi si scopre davanti gli occhi, un arnese enorme, come il padre del resto, delle grosse vene gli attraversano il pene, la sua circonferenza è pazzesca, me lo agita duro davanti alla bocca.

“..Succhiamelo…vedemo se te meriti lo sconto famiglia…..”.

Me lo appoggia sulle labbra, non le apro, un altro schiaffo mi colpisce facendomi strillare.

“…forse non hai capito, se non apri quella bocca te gonfio…non me ne frega un cazzo che sei mi madre…”.

Capisco tutto, capisco che fa il mio bambino, capisco cosa è diventato, capisco che la colpa è mia, di tutto, del fallimento del matrimonio, della strada che ha intrapreso mio figlio, mi arrendo, apro la bocca, mio figlio mi infila il cazzo nella bocca, inizia a muoversi.

Le mie labbra si chiudono ingoiando il cazzo di Roberto, lo sento afferrarmi la testa e spingerla verso di lui, mi provoca conati di vomito quando raggiunge la mia gola, lo sento sbattere violentemente il suo bacino, mi scopa in bocca come una troia, me lo urla forte quando io sputo saliva e bava, strozzata dalla sua violenza.

Il mio sguardo va allo schermo del computer, gli sconosciuti sono ancora lì a godersi lo spettacolo. Roberto mi fa mettere con il culo rivolto verso il computer, afferra il grosso fallo nero, lo spinge nel mio ano con forza.  Strillo, sento del sangue scendere tra le mie gambe mentre piango.

“…ti fa male eh ?….vediamo se questa ti fa stare meglio….”, afferra un po’ di coca dalla bustina e me la infila nel naso con forza, costretta a respirare la aspiro, è tanta, la sento calarmi piano piano.

Ora il grosso cazzo di gomma è piantato nel mio culo, tutto, profondamente. Quando lo estrae sento il mio buco slabbrarsi, ogni volta che lo spinge dentro urlo, ma non di dolore, un calore mi avviluppa, inizio a godere, guardo i cazzi sullo schermo, guardo quello di mio figlio, enorme e pronto.

Lo guardo negli occhi : ”mettimi  il cazzo nel culo, che aspetti……. “.

Lo fa entrare dentro di me, con forza, violenza, senza un minimo di dolcezza, mi dà degli schiaffi fortissimi sulle natiche ad ogni affondo. Mi fa sdraiare, io apro con le mani le labbra della fica, lui mi guarda con odio mentre mi scopa con foga, sento il clitoride fremere ad ogni suo colpo, vengo urlando il suo nome. Mi tappa la bocca.

Mi fa girare di nuovo e mi infila due dita nel culo, le sento muoversi dentro di me, mi slarga il buco oscenamente, sento la sua cappella scivolarmi dentro, io vengo ancora, squassata dal dolore e dal piacere, viene anche lui, sento la sua sborra scivolarmi dentro il culo, calda, viscida, appagante.

“Brava zoccola….un po’ de sconto te lo faccio, certo nun è finita qui per oggi….famme fa nà tirata anche a me…e poi se ricomincia…”.

Io non dico nulla, spengo il PC, sniffo anche io, pronta a quello che mi farà mio figlio tra poco.

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