di Matt
«Pensi
mai a dove sia diretto ognuno di noi?»
«In
che senso?»
«Sì,
dai. Siamo noi che percorriamo la strada o è la strada che
conduce noi? Guarda quante macchine passano qui davanti. Chissà
dove staranno andando…»
«Ma
che ti sei fumata? Il sudore ti dà alla testa. Pedala, va’!»
L’incerto
tempo primaverile aveva ormai lasciato il cammino ai primi veri caldi
estivi e l’umidità rendeva la temperatura percepita
ancor più elevata. Melania e Beatrice potevano godere fino a
un certo punto dell’aria condizionata della palestra. In sella
alle loro cyclette, percorrevano i venti chilometri di routine del
giovedì e dalla grande vetrata della sala guardavano
distrattamente il traffico scorrere nell’ora di punta, con i
pendolari di rientro dagli uffici.
Un’amicizia
non consolidata dal tempo la loro, ma piuttosto una conoscenza
sviluppatasi per caso soltanto pochi mesi prima, complice una festa
con conoscenze comuni. Le ultime settimane erano servite per
approfondire una sorprendente affinità.
Due
belle ragazze semplici e genuine, le classiche brave fanciulle acqua
e sapone della porta accanto, così diverse ma ultimamente così
vicine. Palestra insieme il martedì e il giovedì,
mercato di paese il venerdì e qualche sporadica pizza nelle
rare sere libere di Beatrice, alle prese con una bimba di sei anni da
crescere da sola dopo una relazione andata male col compagno di
gioventù.
«Oh
ma sabato?» Fece Melania nel tentativo di trovare un argomento
per allontanare la fatica.
«Sabato
che?»
«Sei
libera?»
«Eh
no, lo sai che c’ho la Eli ‘sto week end.»
«E
quindi? Venite da noi! Devi ancora vedere casa nuova!»
«Ma
no, domenica attacco presto. E poi con la piccola…»
«Ma
dai! Poche cazzate. Sabato sera siete da noi. Non facciamo tardi,
promesso! Dai, stasera ti whatsappo così ci mettiamo
d’accordo!»
«Eh
non so, dai, poi vediamo…»
Quella
sera la proverbiale insistenza di Melania non ci mise molto a
convincere Beatrice a suon di messaggi neanche tanto velatamente
prevaricatori. Appuntamento sabato alle sette a casa di lei e
Roberto, il fidanzato di lunga data con cui conviveva ormai da quasi
tre anni, due e mezzo dei quali in affitto: da poco infatti avevano
acquistato una casetta in periferia, non grandissima ma finalmente di
proprietà. Obbligatorio naturalmente portare anche la piccola
Eleonora, che con la coppia si era sempre trovata benissimo. “Il
Robi” adorava i bambini, e anzi insisteva con la compagna per
allargare la famiglia. Nelle poche volte in cui aveva visto la bimba,
non aveva perso occasione per viziarla un pochino.
«Oh
amore, il vino?»
«Guarda
qua.» Disse Roberto aprendo l’anta della credenza. Agli
occhi di Melania si presentarono ben tre bottiglie di Lambrusco DOC
emiliano e due di Pinot bianco del Friuli. «Dovrebbero
bastare…» Aggiunse lui.
«Bravo.»
Rispose lei con leggera aria di sufficienza senza curarsi della
qualità dei vini. «Almeno per una sera la facciamo
straviare un po’. In ‘sti giorni ha troppi pensieri col
lavoro, la bambina e il merda che fa storie per gli alimenti.
Riuscisse almeno a trovare un ragazzo! Non dico un fidanzato, ma
almeno un biscottone per tappare il buco…»
Per
la cena era tutto a posto: la tavola già apparecchiata con
cura, i fornelli in funzione e la torta gelato in freezer. Il menù
prevedeva un primo a base di pasta in padella coi pomodorini, carne
alla griglia e le immancabili patatine fritte per la piccola ospite.
«Dai
che hanno citofonato, sbrigati!»
Con
la compagnia al completo, la cena poté finalmente cominciare.
«Pure
tu il vino? Ne abbiamo per due eserciti qua!»
«Vai
tranquilla che lo buttiamo tutto giù stasera!» disse
Roberto, contento di aggiungere la sesta bottiglia al centro del
tavolo. E in un minuto, tre bicchieri erano già pieni per il
brindisi, col quarto rigorosamente di aranciata.
«Cin
cin! Alla casa nuova!»
Non
arrivarono nemmeno alla carne, che una bottiglia di bianco e quasi
due di rosso avevano già abbandonato la tavola, contribuendo
ad aumentare i toni delle conversazioni e la giovialità dei
commensali. Tra tutti, la più alticcia era senz’altro
Melania, la cui allegria avrebbe contagiato anche il più
depresso degli stereotipati clown.
Come
facilmente preventivabile, la promessa della donna di non protrarre
fino a tardi la serata si rivelò del tutto disattesa. Così,
arrivati al secondo e poi al dolce, e dopo aver consumato un altro
paio di bottiglie, gli occhietti di Eleonora si fecero pesanti e il
sonno iniziò a farsi sentire.
«Dai,
si è fatto davvero tardi ora. Grazie infinite per la serata
splendida, ma noi andremmo…» disse Beatrice notando la
stanchezza della figlia.
«Ma
non se ne parla nemmeno!» esclamò una sempre meno lucida
Melania. «Eli, amore, ti va di riposare sul lettone di zia Meli
e zio Robi così la mamma chiacchiera un altro pochino con
noi?»
La
bimba annuì e l’alcool in corpo di Beatrice fece il
resto: mamma facilmente convinta e bimba a letto. Cinque minuti dopo
già dormiva beata.
La
serata tra adulti iniziava ora.
«Mica
potevi svignartela così! Nemmeno abbiamo finito il vino!»
incalzò subito Melania buttando giù l’ennesimo
sorso.
«No,
basta vino. Poi devo guidare!»
«Che
problema c’è?! Al massimo stanotte dormite qui. Non
farti pregare!» ribatté subito l’amica
riempiendole nuovamente il bicchiere di Lambrusco.
Ormai
parlava con un tono di voce così alto accompagnato da una
risatina ebete che Roberto fu costretto ad ammonirla per non
rischiare di svegliare la bambina.
La
conversazione non poté che scivolare subito sul solito
argomento.
«Veniamo
alle cose serie. Quando ti trovi ‘sto benedetto ragazzo?!»
«See,
ragazzo! Lo sai benissimo che lì sotto ho fatto le ragnatele…»
rispose con una risata scattante una più sciolta Beatrice,
ormai completamente rilassata e a proprio agio. Aveva decisamente
esagerato col vino, e le guance arrossate spiccavano sulla carnagione
chiara; il sorriso allegro e disteso, poi, le risaltava i lineamenti
morbidi.
«Amore!
Urge trovare subito un pisello per la qui presente fanciulla!»
fece Melania coinvolgendo un sorpreso Roberto. Due donne fortemente
brille e ridacchianti, con discorsi bollenti, rendevano la situazione
senz’altro ancor più calda di quanto potesse fare da
solo il vino in corpo. «Conosci qualcuno?!»
«Beh,
forse. Qualche amico single c’è…» bofonchiò
lui sentendosi puntato dalle ragazze.
«E
presentaglielo, no? Guarda qui che pezzo di donna! Hai visto che
tette sode che c’ha?!»
«Va…
Va bene, sì…»
«Bravo
il mio amore!» esclamò una Melania ormai irrefrenabile.
E così dicendo si avvicinò al fidanzato stampandogli in
bocca un bacio rovente condito da una violenta passata di lingua su
mento e guance. Arrivata all’orecchio, rallentò volgendo
la coda dell’occhio verso l’amica per assicurarsi stesse
osservando bene.
«Gelosa?»
– ridacchiò – «Lo sai che amo anche te, pallina mia»
aggiunse ghignando ancora. «Dai, metti caso che trovi un bel
fustacchione pronto a possederti. Quale posizione faresti per prima?
Quale ti manca di più?»
«Ma
che dici?» protestò Beatrice senza molta convinzione e
ridendo divertita dal contesto.
«Sì,
dai! Parlaci dei tuoi istinti! Sfogati con noi!» – incalzava la
Meli – «Fammi sentire qui quanto è umida la passerina!»
scattò poi col braccio verso le gambe di Bea.
«Dai
scema!» tentò di scansarsi l’amica, ridacchiando e
chiudendo le ginocchia.
«Ma
sei fradicia!» esclamò sguaiatamente Melania, sempre più
incontenibile e ubriaca ed in preda anch’ella alla libidine.
L’odore
di eccitazione femminile fu per Roberto inequivocabile. L’aria
da piccante stava divenendo in fretta incandescente. E nemmeno lui
poteva sfuggire al richiamo dell’eros. Fu presto coinvolto da
una visibile ebollizione.
«Guarda
come mi ecciti il Robi!» urlò divertita Melania palpando
il rigonfiamento di un fidanzato sempre più in stato
confusionale. «Dai, diccelo, qual è la tua posizione
preferita?!»
«E
va bene… Ma parla piano che svegli la piccola! Mi piace essere
presa da dietro e tenuta per i seni…» rispose Beatrice
arrossendo ulteriormente, questa volta più per l’imbarazzo
che per il vino.
Melania
si alzò di scatto, la prese per mano e la fece mettere
appoggiata al tavolo. Bea fu spiazzata ma lasciò fare l’amica,
curiosa di capire che cosa avesse in mente. La Meli le si fece
dietro, appoggiò il bacino contro i glutei di lei e le afferrò
il reggiseno. Iniziò un movimento ondulatorio e sempre ridendo
domandò: «Fammi capire bene: intendi così?!».
«Dai,
ma quanto stupida sei?!» esclamò Beatrice ridendo ormai
ancor più forte di lei.
Melania
rise di rimando ma non si staccava dalla posizione. Strusciava anzi
la zona clitoridea ritmando con più energia. Continuando il
movimento e senza smettere di ridere in maniera ochesca, si rivolse
poi a Roberto: «Dimmi amore, pensi che ai tuoi amici possa
piacere una bonazza del genere?!»
Il
ragazzo, ormai al massimo dell’eccitazione ma conservando un
minimo di lucidità, non sapeva cosa rispondere e soprattutto
come gestire la situazione.
«Guarda
amore, che ne pensi di queste?» continuò subito Melania
allargando da dietro la scollatura di Beatrice senza darle
l’opportunità di reagire. L’amica non fece a tempo
ad alzare una mano per tentare di coprire il petto, che un seno
florido fuoriuscì regalando alla vista di Roberto un capezzolo
visibilmente indurito dalla circostanza.
«Meli!»
protestò ancora Beatrice, di nuovo senza troppa convinzione.
«Eddai,
fidati del parere di un esperto!» canzonò subito
Melania, vincendo finalmente le resistenze di Bea. E subito si fiondò
nuovamente sul suo petto per slacciare la camicetta ed abbassare del
tutto il reggiseno.
«Di’
amore, quante volte hai visto delle poppe così sode?!»
continuò sogghignando e afferrandole i seni nudi a piene mani.
Per
Roberto, darle torto fu davvero impossibile. I jeans gli stavano
ormai scoppiando e avrebbe solo desiderato liberare finalmente
l’oppressione che viveva tra le cosce.
«E
va bene, non è giusto. Mi faccio subito perdonare»
continuò Melania con voce tremante per i fumi dell’alcool.
In due secondi sfilò maglietta e reggiseno e rimase anche lei
a petto nudo davanti a Roberto.
«Visto?
Così siamo pari!» aggiunse ridacchiando ancora.
«Facciamo
un gioco!». Beatrice e Roberto la guardavano ora ancor più
sbigottiti ma divorati dalla curiosità. «Io ora mi
avvicino al Robi. Poi tu dovrai copiare tutto quello che faccio io!».
Così
dicendo sedette sulle gambe del fidanzato e col seno prese a
solleticarlo sul volto. Gli avvicinò poi i capezzoli alle
labbra, invitandolo a leccarli e a divorarle il petto con passione e
voracità. Roberto non si fece pregare e le mordicchiò
ingordo una tetta dopo essersi riempito del tutto la bocca.
Beatrice
sentiva ormai gli slip del tutto zuppi. Senza più freni
inibitori non si era più nemmeno curata di ricoprirsi. Anzi,
quasi senza rendersene conto, assistendo alla scena prese a
solleticarsi il petto e a massaggiare lentamente la vulva da sotto i
pantaloni.
«Ora
tocca a te!»
Quattro
parole per scuotere Beatrice dal più profondo. Il cuore le
prese a battere più forte e un brivido le corse lungo la
schiena affannandole il respiro. Davvero da troppo tempo non aveva
contatti con l’altro sesso. La serata le aveva finalmente
risvegliato desideri nascosti ma mai cancellati.
«Dai,
è il gioco! Devi fare esattamente come ho fatto io!»
Beatrice
dapprima guardò titubante Melania, quasi a cercare nel suo
sguardo una conferma, poi si voltò verso Roberto allargando le
braccia con fare accondiscendente.
Si
avvicinò verso lui con occhio ancora tremante. Fece per
sedersi sulle sue gambe pronta a ricevere piacere da un uomo dopo
un’attesa infinita.
Il
petto era gonfio, sodo, turgido come non mai. Robi avvicinò la
lingua al capezzolo. I brividi la dilaniavano.
«Mammaaaaaaa!!!»
Una
voce dalla camera sorprese i tre. La bimba fece capolino dalla porta
e trovò le donne intente a ricoprirsi alla bell’e
meglio.
«Amore,
ti sei svegliata?!» rinsavì Beatrice ancora visibilmente
scossa.
Per
quanto possibile, anche Melania riacquistò un minimo di
lucidità. Chi non si rese ben conto della situazione fu
Roberto, che tentava di nascondere come poteva l’evidente
eccitazione inappagata.
«Dai,
ora si va tutti a ninna qui!» irruppe Melania.
L’indomani
sera la bambina sarebbe stata dai nonni paterni. Per i tre vi era
ancora del vino da terminare…
FINE
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