Capitolo [part not set] di 2 del racconto Vendetta

di Valestra83

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Seconda parte: il punto di vista di Chiara

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***

Chiara

In una frazione di secondo il mio cervello elabora due ordini differenti: urlare, scappare. Peccato che nel momento in cui mi accingo automaticamente ad eseguirli, il colpo secco contro il muro ruvido mi toglie il fiato. Sbarro gli occhi. Chi cazzo è questo che si comporta così? È davvero mio cugino??

Lui prosegue, duro come una macchina, veloce, deciso. In un attimo mi ha preso entrambi i polsi, sono ammanettata. Lo guardo a bocca aperta mentre chiude la porta, poi è di nuovo da me, mi trascina, mi sbatte a sedere. Si china a prendere qualcosa. Quando torna davanti a me, ritrovo la voce. È ora che lo gliene dica quattro. Inizio subito, voglio insultarlo ma… prima che riesca anche solo a finire la frase, sono imbavagliata. Immobilizzata.

Mi usa come una bambola. Ha deciso che vuole togliermi i vestiti. E lo fa. In pochi secondi, mi trovo senza più calzoni, poi senza più slip. Poi con la camicetta aperta. Non avevo neanche messo il reggiseno, ho il seno nudo…Lui mi usa. Prima mi lega tutta strettamente, tutto il corpo. Mi vuole immobile. Poi prende qualcosa… lo riconosco: è un dildo, un cazzo di gomma dura. Vuole… mi spalanca le gambe, a forza. Decide lui. Lo vedo sputare, per bagnarlo. Poi me lo mette lì, e spinge. Me lo fa entrare dentro a forza.

Ho quel cazzo finto piantato nella figa, e lui ha appena iniziato. Mi si mette di nuovo davanti. Abbassa la patta dei calzoni. Sono costretta a guardare mentre se lo tira fuori. Mio dio… Vedo il cazzo nudo di mio cugino, e come se non bastasse poco dopo lo ricevo anche in faccia. Mi prende a sberle con il cazzo. Immobile, paralizzata dallo stupore e dalla rabbia, lo fisso negli occhi. Il suo sguardo è compiaciuto, un sorriso beffardo disegnato sul viso.Restiamo così qualche secondo.. quanto basta per rendermi conto della situazione, e provare, in tutti i modi, ad uscirne.

“Bastardo” provo a gridare “liberami!”. Ma la benda stretta e spessa non lascia passare che un gemito poco articolato. Lo odio, lo odio con tutte le mie forze, come non ho mai odiato nessuno. Ma me la pagherà.. oh se me la pagherà! Guardo il suo cazzo, con disprezzo, è moscio e mi fa schifo. Eppure ho voglia di guardarlo… Volto il viso dall’altra parte, e provo nuovamente a divincolarmi. Sento quel coso nella figa tormentarmi ad ogni minimo movimento. Mi fa partire dei brividi in tutto il corpo.“Cosa c’è cuginetta? Non fai tanto la stronza adesso… anzi, sembri più un agnellino!”.

Stronzo, stronzo, stronzo, cazzo che stronzo!I miei occhi esprimono eloquentemente tutto il mio odio, ed il mio disprezzo.

“Facciamo così, adesso ti tolgo il bavaglio, e tu non urlerai… Farai la brava, altrimenti ti tratterò molto male. Chiaro?"Incerta, annuisco.

Il primo istinto non appena sento allentarsi la morsa del tessuto intorno il viso è cacciare un "Fottiti, maiale!”.Cattiva idea. Decisamente una pessima idea. La sua mano afferra la mia testa, spinge il mio volto, con forza, e lo preme contro al suo cazzo nudo e carico di odore.

Non oso replicare.“Forse non hai capito bene, tesoro. La porta della cantina è chiusa a chiave, zia sta guardando un film due piani sopra di noi, pensi che possa sentirci qualcuno?”

La rabbia comincia a svanire.. I battiti cardiaci accelerano, il respiro diventa profondo, e le corde, strette intorno a me, mi impediscono qualunque movimento. Comincio a sudare freddo.Adesso ho paura, consapevole di essere totalmente e pericolosamente nelle sue mani.

“Mi-mi spiace per Manuela. Puoi tenerla la macchina stasera. Ti prego slegami” lo imploro con tono pacato.Sbotta in una grassa risata.

“Cuginetta, ho un bocconcino molto più invitante davanti a me. Pensi che mi astenga dal consumarlo?“"Roberto, ti supplico… non farlo. Farò tutto quello che vuoi!”

"Silenzio allora… e lasciami giocare. Dopotutto, hai molto da farti perdonare. E non vuoi che mamma e papà vedano quelle foto che hai fatto alla festa di Luca il mese scorso"Il cuore smette di battere per qualche istante.

"Una fanciulla in mezzo a 4 uomini che le ispezionavano ogni orifizio. No, no, non credo che tu voglia che si venga a sapere”.Capisco di non avere scampo. E che le ore che seguiranno saranno le più lunghe della mia vita.

Roberto si avvicina a me, afferra i capelli, legandoli in una coda. La tira, verso il basso. La testa si inclina indietro, i muscoli del collo si tendono all’inverosimile.Poi, uno schiaffo, diretto e veloce, sul seno nudo.

Gemo, provando ad alzare la testa. Ma niente da fare, l’unico effetto del mio patetico tentativo di dissenso di traduce in un potentissimo dolore alle spalle.“Ferma cuginetta, ferma”, lo sento ordinarmi, calmo.

Arriva il secondo schiaffo, poi il terzo, il quarto… chiudo gli occhi, serro la bocca. Sento la pelle dei seni bollente, estremamente sensibile. Quindi, la tortura passa ai capezzoli. La sua lingua li carezza, dolcemente, troppo dolcemente. Comincio quasi a goderne. Ma è tutto temporaneo. Svelto, lascia che siano i denti a stringersi intorno ad uno di essi. in uno stretto morso sul colletto, mentre con pollice ed indice simula l’operazione anche sull’altro.Ho un fremito, ma ho imparato a non divincolarmi. La sua mano tira ancora i capelli e quel dildo dentro mi suggerisce di non muovere il bacino. Mi sento un lago. Mi sento fremere in tutto il corpo.

“Piano, ti prego..” lo imploro.Sembra ascoltarmi, allontanandosi dai seni. Adesso la sua lingua risale sul collo, fino all’orecchio.

“Prendilo in bocca, e fammi vedere quanto sei brava, puttanella”, sussurra.Mi ritrovo velocemente col suo membro sul viso. È più turgido di prima, ne sento il calore e la consistenza, mentre lo sbatte sulle guance, e poi sulle labbra.

Lo guardo negli occhi, quindi, lo prendo in bocca. Comincio a leccarlo, sul glande, lentamente, poi procedo lungo tutta l’asta, ingoiandolo per intero. Eseguo questa operazione più volte, fin quando le sue dimensioni aumentano considerevolmente. Mi ritrovo ad avere in bocca un cazzo gigantesco. Lo ciuccio, golosa, come una bimba col suo lecca lecca. Lo so, paragone alquanto banale, ma posso assicurarvi che avere in bocca una meraviglia simile era un esplicito invito a farlo godere come meglio potevo.Roberto sembra gradire questo trattamento, ed anche io, contro ogni mia aspettativa, comincio ad eccitarmi sul serio.

Avrei continuato, per ore ed ore.Si scosta da me, per qualche secondo, recuperando qualcosa dentro la borsa. Torna con un piattino.

Lo guardo, con occhi interrogativi.“Ricorda, cuginetta… nessuno ci può sentire, ed io ho quelle foto. Non fare passi falsi, o sarà peggio per te.”

Con queste parole comincia a slegarmi una mano, e sento, finalmente, il sangue cominciare di nuovo a circolare. Mi porge il piattino."Tienilo li, sotto il mento”.

Ho capito il suo gioco. Obbedisco.Afferra il mio viso, con entrambe le mani, tenendolo fermo, quindi mi penetra la bocca, e comincia a muoversi, in un velocissimo face fucking. Non posso chiudere la bocca, non riesco a deglutire, e trattengo, a stento, i conati di vomito conseguenti all’urto del glande contro il palato molle. Il piattino inizia a riempirsi della mia saliva, che scende in rivoli filamentosi lungo il mento. Dal canto mio, contemporaneamente, accenno un ritmico movimento del bacino. Ciò che prima avevo accuratamente evitato, adesso lo desidero ardentemente: sentire quel plug dentro di me.

Roberto sorride. “Alla mia cuginetta piace godere, eh?"Risponderei positivamente, se il suo cazzo piantato in gola non mi impedisse qualsivoglia elementare operazione orale.

Il ritmo aumenta, ma lo seguo facilmente. Cullato dalla mia remissività, adesso mi tiene il capo con una sola mano, mentre l’altra si dirige verso l’addome, scoperto.Parte uno schiaffo, sul monte di venere. Non mi lamento… mi piace. Lo fisso negli occhi mentre mi chiava la bocca.

Capisce la mia silenziosa richiesta, scende ulteriormente con la mano, arriva alle grandi labbra, con un dito ne lambisce il solco."Cazzo cuginetta, sei un lago!” commenta, divertito. Quindi, prende il clitoride, tra pollice ed indice, e comincia a stringerlo, gradualmente, facendomi spasimare dal dolore e dal piacere. Mantenendo salda la morsa, lo muove a destra e sinistra, velocemente.

Mugolo, gemiti soffocati ed irregolari. Con difficoltà mantengo dritto il piattino, evitando che la saliva che si è depositata su di esso finisca per terra. Ma capisco che non portò durare a lungo così. Lasciato il mio viso, la sua mano afferra di nuovo la coda, tirandomi indietro. Mi toglie il piattino dalle mani, recupera da terra i miei slip e pulisce i rivoli di saliva sul mento e sul collo.“Chiavami” imploro, fuori di me, ormai ho dimenticato il legame di parentela che mi lega a lui. Voglio soltanto sentire il suo cazzo riempirmi.

Sorride, come se si aspettasse la mia richiesta. Svelto mi slega, avendo cura di assicurare un cappio al collo ed un giro di corda ai polsi, legandoli insieme stretti alla sedia dove qualche attimo prima ero inchiodata.“In ginocchio!”

Obbedisco, portando il culetto in su. Con cura, e sadica lentezza, sfila il plug dalla mia figa, da cui scaturisce un “flop”, e gocciolone di umori che cadono per terra.Sento la figa oscenamente aperta, dopo la prolungata presenza di quel pezzo di gomma dura dentro di essa. Talmente aperta da consentire a Roberto di infilarci tre dita, senza alcuna difficoltà, ed iniziare a muoverle, dentro e fuori, con un movimento talmente rapido, da risultare quasi doloroso.

Mugolo, gemo, ansimo, rumorosamente, incurante della mamma al piano di sopra, e del fatto che quelle dita appartengano a mio cugino.“Così, così cugino, ti prego, continua… Fammi venire, ti supplico”. Per tutta risposta, accelera, strizzando contemporaneamente il clitoride tra due dita dell’altra mano.

Finalmente, vengo, inarco la schiena, ed alzo il capo, sfumando l’orgasmo in un lungo e flebile mugolio.“Brava, brava cuginetta. Sei una puttana, lo sai?”

“Si cuginetto mio. Continua, voglio il tuo cazzo…”Ride. "Dovrai pregarmi, Chiaretta”.

“Ti prego, ti prego Roberto, scopami”“Non basta.”

"Ti supplico, fammi sentire il tuo cazzo dentro, ne ho estremo ed impellente bisogno!”"Non è ancora sufficiente”

Volto il capo, i miei occhi adesso brillano di una luce perversa, sul mio volto si disegna un’espressione vogliosa e maliziosa.“Fa di me ciò che vuoi padrone. Riempi i miei buchi col tuo cazzo e la tua sborra, fammi male, fammelo sentire fino in gola, fammi urlare, implorandoti di fermarti!”.

Sorride, ho pizzicato la corda giusta.In un baleno il suo cazzo è dentro la mia figa. Sono aperta e tremendamente bagnata, non incontra attrito alcuno, e, abbrancando la carne del mio bacino, comincia a stantuffarmi.

Sento il suo cazzo entrarmi dentro, aprirmi, sfondarmi, È lunghissimo e dannatamente spesso.Anche Roberto adesso comincia ad ansimare, ed accelerare il ritmo. Continua così per interminabili minuti, sembra destinato a non venire mai, e lasciar godere me un fiume di orgasmi, uno dopo l’altro. Afferra la corda, stretta intorno al collo, tirandola indietro, a mo’ di guinzaglio.

“Ti piace, eh?”.Mugolo un si.

“Dimmi quanto ti piace, dimmi quanto piace il mio cazzo alla mia cuginetta puttanella!"Biascico "Da morire, cuginetto, da morire!”

“Di che lo vuoi anche nel culo. Dimmelo!”“Lo voglio nel culo, Roberto. Sfondami anche il culo, ti prego!”.

Mi aspetto un’adeguata preparazione alla penetrazione anale, com’è giusto che sia. Ma ciò non avviene, Sento il suo cazzo sfilarsi dalla figa e spingere violentemente contro lo stretto buchetto.“AHI!” Urlo.

“Ssssh, zitta, silenzio e non fare storie.”"Roberto no, ti supplico, non così, fa male, troppo male!”

“Dove stà il bello, altrimenti?” commenta, sadico.Spinge la schiena verso il basso, finchè non sono completamente sdraiata per terra, a pancia in giù.

Con una mano afferra il guinzaglio, e tira, sempre più forte. Tossisco, la corda stringe all’inverosimile, respiro a fatica.Con l’altra ha già riposizionato il cazzo sul buchetto. Un veloce e possente movimento dei lombi, e la cappella riesce ad entrare.

Sento il culo sul punto di lacerarsi. Non ha neanche avuto l’accortezza di lubrificarlo un po’ coi miei umori. Un flebile mugolio di dolore esce dalla mia bocca, ma è tutto ciò che lo stretto laccio permette.Altro affondo, ed è già dentro per metà. Chiudo gli occhi, obbligandomi a sopportare quel tagliente dolore. Ultimo colpo, ed il suo cazzo entra dentro il mio intestino, per intero. Gemo, provo a respirare, con enormi difficoltà. Ad ogni affondo è come se una spada uscisse ed entrasse dal mio stretto culetto. Il dolore è insopportabile, e comincio a soffrire terribilmente della mancanza d’aria. Afferro il cappio intorno al collo, nel tentativo di allentarlo un po’. Roberto mi concede un minimo di corda, quanto basta per evitare il soffocamento.

Dopo interminabili minuti, lo sfintere comincia a rilassarsi, lasciandomi cominciare a godere di quella violenta intrusione.“Ti piace, eh, ti piace essere inculata dal cuginetto, eh, troia?”

“Da morire, padrone, da morire!"Continua, in movimenti veloci e profondi, abilmente scanditi e ritmici.

"Dove la vuoi? Dove la vuoi la mia sborra?”“In bocca, padrone, sborrami in bocca!” lo imploro.

“Ti piace bere lo sperma, troia?”“Si”

“Io ho un’idea migliore” prosegue. Dopo queste parole i suoi movimenti diventano rapidi e convulsi, Di nuovo, stringe la corda, intorno al mio collo. Il respiro diventa difficile, l’aria entra a fatica nei polmoni.Ho paura e voglia insieme. Provo a liberarmi da quel cappio con le mani, ma è troppo stretto per lasciare passare la dita. Tossisco, gemo, sperando che Roberto abbia pietà di me.

Quindi, sento mio cugino venire, in un grugnito animalesco, e sento, finalmente, la corda allentarsi. Come se fossi appena riemersa dalle acque, dopo una lunga apnea, inspiro profondamente, rumorosamente, quasi grata a mio cugino per la gentile concessione.Velocemente si sfila da me, strattonandomi con la corda.

“Alzati, in ginocchio, gambe aperte”. ordina.Metto una mano tra la corda ed il collo. Non voglio più rischiare il soffocamento.

“Mani per terra, entrambe. E rilassa lo sfintere!”.Eseguo, lasciando che rivoli di sperma comincino ad uscire dal culetto, gocciolando per terra. Intuisco le sue intenzioni, ne resto stupita.

“Da brava, lecca tutto!”“Come desidera, padrone” replico, mal celando il mio disgusto.

Abbasso il capo, e tiro fuori la lingua.Indugio…

Roberto velocemente mi afferra i capelli, spingendo la testa contro il pavimento.“Ho detto lecca! Sii la mia cagnetta.”

Rassegnata, lo accontento. Come un cagnolino eseguo, odorando e leccando le goccioline di sperma che si sono depositate per terra."Brava, brava la mia cagnetta… brava la mia cuginetta”.

Pulisco, tutto, accuratamente."Bene, così va meglio..” Carezza la mia testa.

“Da oggi sei la mia schiava, vero, cuginetta mia?"Annuisco, col volto ancora poggiato sul pavimento.

"Non mi tratterai più in quel modo, non mi risponderai mai più, farai sempre ciò che ti dice il tuo padrone. Giusto?”“Si padrone. E chiedo umilmente perdono per il mio comportamento passato.”

Roberto sorride. "Avrai modo di sdebitarti per bene, cuginetta, non temere”.

***

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