Capitolo [part not set] di 4 del racconto Una sala per due

di Nora e Sbronzolo

Terza parte – Bagnati

“E doccia sia! Andiamo… ”
Nora si alza dal divano, Franco la imita e la segue per la casa.
“Ma è proprio pieno di scatoloni ovunque, sei sicura di essere qui da due settimane?”
“Avevi
promesso di non guardare o sbaglio? Ti devo bendare di nuovo?” Nora fa
lo slalom fra le scatole sistemate ovunque nel corridoio, Franco segue
ipnotizzato il suo corpo nudo che ancheggia fra gli ostacoli.
“No, ti prego… ora preferisco vedere… vedere tutto!”
“Eccoci…
la doccia è di fianco alla vasca… ma almeno là dentro non ci sono
scatole” Nora sorride e mostra a Franco la doccia e una grande vasca
idromassaggio a due posti. Si dirige verso il bidet per rinfrescarsi,
davanti agli occhi incuriositi e sorridenti di Franco.

“Ah Norina, idromassaggio! Ti tratti bene!”
“Questo
è l’appartamento che mi ha trovato l’azienda Franco… io boh, non sono
una grande fan delle vasche, non amo l’acqua e non mi piace starci
troppo ammollo, uso la doccia. L’idromassaggio non l’ho neanche provato
ancora… ” Nora, finito di lavarsi, si avvicina alla vasca. Franco la
raggiunge e la abbraccia da dietro.
“Mmmm… è un guaio questo, Norina…
bisogna subito provarlo, metti che non funzioni per bene… meglio
appurare… no? Così puoi lamentarti… con l’amministratore… ” Le parla
piano vicino all’orecchio mentre lascia lievi baci sul collo e la nuca,
le sue mani sui suoi seni trovano i capezzoli e giocano con quei bottoni
subito reattivi. Nora si stacca da lui per chinarsi e aprire i
rubinetti appoggiandosi con una mano al bordo della vasca. Franco
assiste estasiato, la visuale è spettacolare. Lascia le mani sui suoi
fianchi e inizia a carezzare la sua pelle. Fra le natiche spunta la base
di silicone del plug. La afferra piano e tira fuori il plug per metà
per poi infilarlo di nuovo dentro, ripetutamente. Nora, sempre chinata,
saggia la temperatura dell’acqua con la mano ma non riesce a trattenere
un lieve mugolio di piacere. Franco si inginocchia dietro lei, osserva
da vicino la sua figa, imperlata di gocce di piacere, ora, libero dalla
benda, può ammirarla. Una lunga fessura fra due labbra gonfie e rosee.
Come attirato da un richiamo ancestrale si avvicina per leccare via le
prime gocce, con la lingua passa in mezzo alle labbra, le schiude appena
per affondare meglio. Con la mano continua a giocare con il plug, Nora
si spinge verso di lui e si inarca per aiutarlo in entrambe le sue
attività. Franco si afferra a una sua coscia e la tira verso sé, il
profumo intenso del suo piacere lo ha catturato in maniera definitiva,
toglie il plug e lo butta via, si afferra con entrambe le mani e affonda
la sua bocca fra le sue labbra. La lingua impietosa continua a sondare a
stimolare, Nora è vicinissima all’orgasmo, butta una mano dietro sé per
afferrare i suoi capelli e trattenerlo fra le sue cosce, piccoli
sussulti delle anche crescono rapidamente e diventano un movimento
oscillatorio fra i gemiti di Nora che viene senza riuscire a
trattenersi, le sue urla rimbombano nel bagno semivuoto. Franco rallenta
il ritmo e la carezza piano con la lingua, per aiutarla a placarsi, per
distendere i muscoli scossi dall’orgasmo.

“… ma Franco… non
volevi fare il bagno…”, con il fiato ancora ingrossato dagli ultimi
singulti di un orgasmo inatteso quanto veloce…
“Ho spiluccato nell’attesa che la vasca si riempisse…”, con il sorriso soddisfatto a fior di labbra. Di saporite labbra ora.
Entri
tranquilla, rilassata, confidente… le bollicine ti scorrono sulla pelle
esplodendo in superficie. Reclinata con la testa appoggiata al bordo.
L’atmosfera è ovattata, i suoni della strada giungono flebili…

Esco
dal bagno. Rincorro i miei pantaloni in mezzo agli scatoloni sparsi: ma
che casino c’è!? L’entropia è padrona nel tuo appartamento Nora, penso
tra me.
Eccolo: il telefono! Lo accendo: 12 messaggi…. li lascio lì.
Selezione,
musica, album: Atom heart Mother… suite perfetta per la nostra serata,
per la nostra collezione di suoni diversi che si fondono a creare
l’armonia.
La musica mi precede e mi godo, tornando in bagno, il cenno di assenso per la scelta.
Sedermi di fronte a te è tanto naturale quanto stuzzicante: nudo.
Nudo e leggero… a schizzarti acqua sul volto.

“Che vorresti fare?”, mi chiedi discola…
“Vorrei farmene una di venticinque anni Nora…”, raccogliendo il tuo sguardo attonito e perplesso.
“Che stai dicendo?! Scemo….”, non sai cosa aspettarti, o forse sì… il tuo sorriso mi concede fiducia.
“L’unica cosa che manca ora è un bicchierino di rum invecchiato venticinque anni Nora…”, so che non ce l’hai…
“Zacapa
va bene?”, no, dico, voi che leggete: quando trovate un pallone, state
lì a chiedervi chi l’ha perso o iniziate a giocare sino a che il buio
non vi coglie?
“Zacapa al sapor di Nora… è oltre quello che avrei potuto sognare…”
Ti
alzi, ti alzi e superando la sponda della vasca in cui mi trovo
affondato, appoggi la tua bocca a me, alle mie labbra… mentre la tua
mano coglie, tra le bollicine, quanto sia effervescente la voglia che ho
di essere, semplicemente, dove sono. Con te.

Nora esce dalla vasca, si asciuga velocemente e si stringe un telo con un nodo al seno.
“sicuro che non preferisci un’ottima tequila? Quella l’ho già tolta dalla scatola… ” guarda Franco speranzosa.
“Mmm… la tequila la lasciamo per la prossima serata Norina. Oggi è serata di Zacapa… “ Franco non demorde.
“Va
bene allora. Vado alla ricerca della bottiglia e dei bicchieri… se non
mi vedi di ritorno nelle prossime tre ore, vuol dire che non ce l’ho
fatta… “ riesce a fissarlo con aria seria, per circa tre secondi poi
scoppia a ridere. Franco fa eco alla sua risata e la segue con lo
sguardo, il sorriso sulle labbra.
Torna dopo poco con in mano due bicchieri e la bottiglia stretta sotto un braccio.
“Ma… già qui?”
“Non
farti ingannare Franco, quello che vedi qua intorno è il vero “casino
organizzato”, so dove si trova ogni cosa, ogni scatola è messa
esattamente dove deve essere svuotata. Devo solo trovare la voglia di
svuotarle.” sorride con fare impettito e passa il bicchiere a Franco,
prende il suo bicchiere, lascia cadere il telo a terra ed entra nella
vasca.

Manca poco che debba raccogliere la mascella a tanto inaspettato apparire!
Zacapa su Nora nuda! Nora nuda al sapor di Zacapa!
“Vieni qua, avvicinati…”, mai assaggiato un capezzolo al sapor guatelmanteco.
Mai
versato, lentamente, sul capezzolo simile nettare… mentre le tue mani
massaggiano la mia virilità. Le acque si smuovono mentre parliamo,
sorseggiando, sorseggiandoci.
Le mie dita affrontano e schiudono le
labbra della tua fica. Solo i tuoi occhi ne danno impronta: le parole
non sottolineano quel che accade sotto il pelo dell’acqua.
Tu, occupata a bere con una mano e con l’altra a stringere e titillare il mio cazzo
Io, distratto nell’assaggiare e con l’altra tra le labbra docili della tua fica.
“Preferisco questa…”, non capisci e mi guardi perplessa
“Che stai dicendo?!”
“Questa è, Nora, la nostra privata proiezione… e io, preferisco questa…”, ridi della convinzione delle mie parole.
“Te l’aspettavi?”, domanda delicata, da trattare con cura…

“Non
so… no non me l’aspettavo, almeno non fino a oggi… ma dopo averti visto
arrivare col sidecar beh… in quel momento ho capito che sei uno che ha
sempre una sorpresa nella manica… e io… io adoro le sorprese… quindi mi
aspetto di tutto da te… di tutto e di più… ”
Nora prende un sorso di
rum, posa il bicchiere e si avvicina alle labbra di Franco. Fa scivolare
piano dentro la sua bocca quel sorso di caldo e profumato distillato,
Franco si attacca alle sue labbra per non farlo colare fuori, ma una
goccia sfugge e si affretta a scappare via, scivolando sul suo mento. La
lingua di Nora scatta veloce a recuperare la stilla fuggitiva e poi si
rituffa fra le sue labbra. Il tepore del rum scalda ulteriormente le
loro bocche, Nora si stacca e fissa Franco negli occhi.

“Ti voglio guardare… Nora… siediti sull’angolo… ”
La
prospettiva è tutto, e il tuo corpo che si avvicina lentamente al mio
viso, le tue forme, i tuoi fianchi, i tuoi seni, il tuo volto, i tuoi
occhi. I tuoi occhi…
Come mi piacciono i tuoi occhi accesi dal lento
accostare delle nostre voglie… so qual è il mio sguardo in questo
istante, lo vedo riflesso nel tuo.
Lentamente, come un richiamo che
giunge da lontano, come un serpente mi stendo nella vasca, le bollicine
mi percorrono il corpo, la bocca appena sotto il pelo d’acqua, nascosta,
mi avvicino alle tue gambe spalancate… un alligatore affamato…
In un
lampo sono fuori e il mio unico panorama sono le succose labbra della
tua fica… non è quel che voglio ora… voglio venire in modo irruente,
rude…

Nudo in piedi, le tue mani tra le mie, le guido per
appoggiarti al muro. Lì con i piedi a mollo, le gambe divaricate,
leggermente piegata. Tutto accade con una naturalezza consueta. In un
tempo che pare dilatarsi la tua fica mi accoglie, mi stringe, si adatta,
preme, raccoglie…
Sino in fondo, sino a che il mio cazzo scompare…
sino a che la tua testa non si solleva piegando indietro il collo. Il
collo scoperto dai ricci è preda della mia mano, sostiene e amplifica il
primo muoversi dei nostri corpi. Languido e ritmato… al ritmo della
musica dei nostri corpi. L’acqua smossa tracima dal bordo della vasca
schiantandosi per terra.
La temperatura sale i fiati si ingrossano, le tue unghie quasi a voler graffiare il muro…
La tensione diventa pulsione, si infiamma e raccoglie ogni energia….
Le carni ondeggiano, il tuo collo è teso sotto le mie dita…

A fatica libero dal tuo abbraccio il mio uccello… voglio altro, voglio, come te, tutto…
“Sì…”,
è il sospiro che lasci nell’aria quando senti la mia cappella spingere
sul tuo culo… è il suo abbraccio, il rilassarsi del tuo corpo. Adatto,
si adatta… assorbe tutta la mia lunghezza. Caldo, morbido, sordido e
intenso…
La tua mano scende a carezzare il clitoride, ti sento
perderti nel tuo massaggio ospite in te… capisco molto poco dei suoni,
dei colori, dei rumori…
Affondo e rilascio, rilascio e affondo… ormai
l’unico aggancio che ho è il tuo culo… spingi per sentire qualunque
sensazione. Uno schiaffo rimbalza sul tuo gluteo… sospiri.
Un altro
lo segue sull’altro… mi viene naturale, mi viene bene… altrettanto bene
che scorrere in te. Artiglio i glutei ormai perso qualsiasi controllo…
Diventa
tutto più sfocato… sento il piacere farsi strada, partire irradiato dal
cervello, mi percorre il corpo e si sfoga in una frenesia di movimenti
scombinati, di carni schioccanti e sale sino a scoppiare nel tuo corpo…
gli ultimi spasmi incontrollati, incontrano il tuo orgasmo che riempie
la stanza di caldi gemiti…
Fermo, dentro te… il più possibile in una scena che appare cristallizzata in una fotografia… il tempo ricomincia a scorrere…
“…Ma
tu sei tutto matto…così si fa? E se mi restano i segni delle tue dita
sul collo… e dei tuoi schiaffi sul sedere?….” ti giri guardandomi
soddisfatta.
“Significa che lascio segni Nora…”, capitemi voi che
leggete: mica può venirmi una frase intelligente o arguta in quella
situazione…
“Adesso dobbiamo rifare il bagno… dopo guarda che asciughi!”, sempre un gioco, un lazzo, un frizzo la Norina…
“Dopo… dopo… dopo… adesso vieni che ci facciamo una di venticinque anni assieme”.

Due persone, due cervelli, due corpi ammollo a scoprire quanto sia piacevole una di venticinque anni dopo il sesso…

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