Capitolo [part not set] di 3 del racconto "principessa" un cazzo

di Viktorie

Questo contenuto è riservato a un pubblico adulto. Proseguendo nella lettura dichiari di avere almeno 18 anni.

UNIONE

“Oh cazzo, siiii!!!” urlo in
uno spasmo, mentre pianto le unghie nei capelli di lui, impegnato
deliziosamente da minuti interi con del sesso orale da premio, qualcosa
che nemmeno ricordavo più dopo un anno di totale astinenza la sensazione
di una lingua calda e umida sulla clitoride mi ha portato a dimenarmi,
rantolare, uggiolare, piagnucolare come un’ossessa, e ora il mio corpo
trema sotto gli scompensi di piacere, neurotrasmettitori e affanno. Non
ci vuole molto perchè l’orgasmo che lui sugge avidamente mi faccia
tornare in uno stato di voglia sessuale aggressiva in cui lo spingo via
da me e con tutta la forza che ho lo metta sul letto per saltargli
sopra.
“Hai malattie??” gli urlo mentre mi metto a cavalcioni su di
lui, una mano impegnata a tormentare rapidamente un sesso turgido,
spesso, atletico come il resto del corpo che nell’ora precedente ho
scoperto, carezzato, baciato, stretto, mordicchiato, e già assaggiato.
“No, nessuna, tu?” rantola, ancora affannato da prima.
“Solo
una fortissima astinenza da cazzo!” gli sibilo in faccia mentre la mano
assiste il mio corpo nel farmelo scivolare dentro. Un sospiro profondo
accoglie la meravigliosa sensazione di un vero uomo dentro di me dopo
troppo tempo, la mancanza di sentimenti per “lui” amplifica in maniera
sorprendente le sensazioni puramente fisiche, perché quello non è il
cazzo di qualcuno che amo, che posso appagare o ferire, con cui
condivido speranze, sogni, paure, progetti. E’ il cazzo di “lui”, lui E’
un cazzo, è un essere umano fisicamente eccitante che per me sarà la
via per il piacere che da troppo mi viene negato.
Qualche saltello
delicato per lubrificare con i miei succhi tutta la sua corposa asta, e
guardandolo ardente negli occhi dò il via alla mia danza, lenta, più
rapida, forsennata, di nuovo calma, di nuovo vorace, il mio sesso lo
carezza, lo lascia uscire, si struscia contro, lo inghiotte nuovamente
con delicatezza, lo risputa con decisione, lo ingurgita fino alle palle
con voracità, si stringe, si rilassa, si lascia affondare, si nega, si
tuffa di nuovo.
“Sei favolosa” gorgoglia stringendomi i fianchi prima
di buttarsi sui miei seni, la sua lingua mi fa impazzire, il suo dito
che scivola sulla clitoride gonfia è un trucco sottilmente malvagio che
mi fa sorridere, prima di buttarlo già di nuovo.
“Hai paura di non
tenerti abbastanza?” lo canzono dando rapidi e vogliosi movimenti di
bacino, lo sto scopando come un animale, ma mi risponde con tono di
sfida “ti brucerà la figa come il fuoco prima che io venga.” così sicuro
di se, come al bar, mi fa impazzire, abbranco il suo viso con le mani e
continuando a pompare dentro di me lo bacio come se volessi mangiarlo.
Di questo ho bisogno, sentirmi appagata e sicura, non di piagnucolii e
nomignoli romantici da bambini delle elementari. Mi spinge in su e
capisco le sue intenzioni, non discuto, lo lascio uscire da me e mi
metto a quattro zampe sul letto da cui lui discende. Il suo sesso
fradicio è troppo invitante per non cercare di assaggiarlo ancora un
po’, ma lui mi ferma.
“Pregami.” lo guardo infastidita.
“Lo vuoi?”
dice, portandolo vicino alla mia bocca, ma la sua mano sulla spalla mi
impedisce di avanzare. Sì, lo voglio. Mentirei se dicessi che la sua
sicurezza non mi eccita quanto il resto di lui.
“Lo voglio
tantissimo…” sospiro con sincerità, le mie labbra turgide scandiscono
l’ultima parola con un tono così affamato che non può non lasciarmi
libera di muovermi e come un serpente inghiottire tutto intero il suo
sesso. Mi pulsa in bocca, sulla lingua, un sobbalzo mi sbatte quasi in
gola, il mio sapore è dolce e lievemente acido assieme, mi eccita,
mugolo cominciando un’altra fellatio che non mi lascia portare a
termine, carezzandomi la schiena e poi sfilandosi deciso e lasciandomi a
bocca aperta con un filo di desiderio, orgasmo e saliva ad unire le mie
labbra al suo sesso.
Spezzando il legame con un colpo di lingua deglutisco, sono più affamata di prima. Sorrido.
“girati”
dice piano, obbedisco, nello specchio alto e stretto nell’angolo della
camera mi vedo mentre mi piego un poco per mostrargli il mio sesso
desideroso e dilatato, la sua espressione interessata, mi giro verso di
lui sopra la mia spalla.
“ti piace?” sussurro, mentre con due mani mi
tengo i glutei e tiro leggermente, mostrandogli l’effetto della sua
opera, del suo corposo sesso che ormai ha plasmato il mio. “entra.” lo
invito, in realtà lo prego, e non si fa attendere, dirige sicuro il suo
sesso contro di me, dentro di me, affonda fino ai testicoli causandomi
un brivido potente in tutto il corpo, e poi ne riesce completamente,
sento il fresco dell’aria così diverso dal suo calore estremo una, due,
tre, quattro, cinque volte, la sensazione mi fa impazzire ed è in quel
momento che lui entra, sostituendo le sue mani alle mie, cominciando a
pompare con decisione dentro di me, sempre più forte, sempre più deciso,
ma non in maniera forsennata, è una scientifica presa di possesso del
mio corpo, sa quello che fa, trasuda sicurezza, e, santo cielo, sbatte
proprio nei miei punti più giusti troppo spesso per…
“ooouhhhhhh”
piagnucolo a denti stretti nel mio secondo orgasmo, affondando il viso
tra le lenzuola mentre lui se la ride e continua a scoparmi.
“credo
sia giusto informarti che soffro un po’ di aneiaculazione.” sento dire
da lui, mentre si ferma dentro di me, pulsando, ma concedendo una tregua
al mio sesso. Le sue parole suonano vuote per un attimo nella mia mente
sballata dal piacere, vagano destrutturare per riassumere poi un senso.
“aneiaculazione?” alzo il viso guardandolo “non riesci a venire?”
Sorride.
“A volte. Diciamo che fortunatamente il mio problema si manifesta più
come un ritardo, non una mancanza totale.” “Non mi pare poi tanto…
Male… Oddio esci, mi…” piagnucolo, mi sta dando fastidio. Esce.
“No,
non lo è, ho dei rapporti molto lunghi, tutto qui.” Sorrido maliziosa
“non vedo quale sia il problema per me. Hai da fare?” miagolo girandomi e
tornando a succhiare quel membro ancora teso, quasi desiderosa di
verificare le sue parole. Aneiaculazione, se l’unico problema che gli
causa è scopare così, ho fatto davvero una buona caccia. “Non ho da
fare. Non è un problema, anzi direi che è un mio vantaggio: sono un
bull”.
Mugolo quasi ironica. “Ho già sentito definirsi così più di un
uomo solo perchè duravano più di cinque minuti.” rispondo sfilandolo
dalla bocca e carezzandone le vene pulsanti in rilievo.
“45-50, di
media, prego. Ci sono donne che mi chiedono di smettere. E per una sega
veloce sotto la doccia al mattino devo mettermi la sveglia.” afferma con
un tono di voce così sicuro, mentre lo guardo, che non dubito delle sue
parole. Quarantacinque minuti di sesso. “Continuo??” sospiro.
“Continuo. Insomma, ogni tanto devo pure fermarmi per respirare, ma non è
un problema suo.” dice porgendomi il sesso. “interessa l’argomento?”
rispondo solo con un affondo di bocca vorace e dei colpi di lingua
intensi e veloci, voglio ripulire il mio piacere da questo cazzo sempre
più interessante.

“Fammi capire bene…” sussurro distaccandomi e
scivolando seduta sul letto, verso la testiera di legno, quasi supina.
“Laureato, intrigante, parli bene, atletico, molto dotato, e molto…
Durevole? Ho fatto davvero un centro simile nella sera del mio
anniversario con un coglione che non sa neanche come leccarmela?” dico,
aprendo le cosce e con due dita mostrando il mio sesso che, sebbene
stanco, non ha ancora recuperato tutti i suoi arretrati. Depilata tranne
una sottile striscia di pelo che voleva invitare Andrea a darsi da
fare, è rosea, tumida, rorida di voglia e orgasmo, pulsa sotto le mie
dita, richiamo e trappola irresistibile per lui che sale sul letto e si
avvicina, distendendosi sopra di me e poggiando il glande bollente sul
mio sesso.
Ci fissiamo per un istante. “Sì. E non sei l’unica che ha
fatto centro. Altro?” mi dice in un tono quasi romantico. “Due
richieste.” rispondo alzando indice e medio. “La prima: ho una vendetta
da eseguire, sarai il mio strumento. Sii il mio bull.”
Sorride. “nessun problema. Non sei la prima che me lo chiede. La seconda?”
Poggio
le mie mani sui sui fianchi tirandolo verso di me, lascio che affondi
nel mio corpo sentendomi invasa dalla sua presenza, il suo volto è così
bello e vicino al mio che non ho bisogno di parlare più forte di un
sussurro, prima di baciarlo con foga.
“Chiavami forte, sfiniscimi, esplodimi dentro.” Accadrà soltando 55 minuti più tardi.

***

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