Capitolo [part not set] di 3 del racconto Gioco di sguardi

di nashua

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Era nato tutto da un gioco di sguardi. Conosciuti meglio poi coi social, avevamo iniziato a frequentarci.
Non passò molto che le parole portarono ai fatti: messaggi maliziosi, foto provocatorie, stavano solo scaldando l’atmosfera per qualcosa di più grande.
Ci saremmo visti e avremmo trasformato sicuramente le parole in fatti.
Era una giornata di primavera, tutto i campi che iniziavano a fiorire e quel profumo di erba tagliata che veniva dal prato del vicino.
Si poteva stare a maniche corte e ne approfittai, e dopo essermi sistemato passai a prenderla per fare poi ritorno da me.
Solo salendo sulla macchina colsi quanto fosse bella.
Alta e longilinea aveva un pantalone chiaro che le avvolgeva le lunghe cosce e una maglietta con motivi colorati; a chiudere un giubbottino in pelle che dava un tono di serietà al suo outfit.
Le offrii un caffè quando arrivammo a casa e colsi senza troppa difficoltà i suoi sguardi caldi, complici di cosa sarebbe successo di lì a poco.
Tutti e due sapevamo che cosa sarebbe successo, ci mancava solo di scoprire come.
La presi per mano, era calda ricordo, dita lunghe e affusolate con unghia curate si intrecciarono alle mie.
Facemmo un breve giro della casa per poi dirigerci verso la stanza da letto.
Lei si soffermò sulla libreria, fatalità c’era l’ultimo libro che aveva letto e tirandolo giù dallo scaffale iniziò a sfogliarlo parlandone distrattamente ad alta voce.
Sapevo che poteva essere una buona occasione per sciogliere il ghiaccio e la cinsi da dietro, abbracciandola e facendole sentire il contatto delle mie mani calde sui suoi fianchi.
Si irrigidì giusto un secondo per poi rilassarsi e un mio leggero ma incessante bacio parti dalla spalla per correre lungo il collo fino a solleticarle il lobo.
Si stava lasciando andare e la situazione si stava finalmente sciogliendo.
Inclinò maggiormente la testa da un lato, confermando di stare al gioco e lasciandomi via libera per proseguire.
Fu lei a prendere l’iniziativa e dopo qualche minuto di quel dolce trattamento si girò schioccandomi un forte bacio sulla labbra, i nostri sguardi si incrociarono e all’unisono chiudemmo gli occhi per gustarci a pieno quel momento di puro piacere.
Le mani corsero lungo la sua schiena, saggiarono ogni centimetro della sua pelle, per poi scendere furbe fino al suo sedere.
Ormai abbastanza sveglio, ne usai una per stringere totalmente una natica e continuando il movimento l’avvicinai ancora più a me, una vampata del suo profumo mi colpì le narici nello stesso momento. Era dolce, sapeva di pesco.
Indietreggiammo per finire sul letto dove il nostro bacio proseguì, le mani di entrambi correvano sul corpo dell’altro muovendosi incessantemente.portava la mano sui miei pettorali e poi girava dietro per toccarmi la schiena, quasi la graffiava dalla passione che l’aveva travolta.
Era giovane ma certamente sfrontata, voleva far vedere di non essere più una bambina e fatto un passo indietro, in piedi davanti al letto mi fece l’occhiolino.
Non serviva parlare in quei momenti, non c’è n’era bisogno, tentai di alzarmi ma mi spinse di nuovo sul letto e decisi di lasciarla fare.
I lunghi capelli che contornavano un viso dai lineamenti morbidi, due labbra carnose che facevano concentrare l’attenzione sulla sua bocca dove un piccolo neo rendeva il tutto ancora più sensuale.
La mia attenzione scese lungo il suo corpo longilineo, le spalle magre e un giovane seno che si intravedeva sotto la maglietta.
Quasi forse capendo le mie volontà attraverso lo sguardo inizio’ piano a sfilarsi la maglietta, un bellissimo reggiseno fece capolinea sotto, segno che anche lei aveva pensato a un epilogo di questo genere per il nostro incontro.
Non lo tolse subito, ma si slacciò invece i pantaloni, non fu facile per lei toglierli perché le aderivano bene e dovette tenersi le mutandine per evitare di farle scivolare, in anticipo oserei dire, giù per le gambe.
La visione di cui potevo godere ora era qualcosa di molto simile a un quadro di qualche famoso pittore italiano del passato.
Tutto sembrava essere messo lì perché meglio non poteva starci, era bella, semplicemente bella.
Lascio’ che mi gustassi le sue curve, girando su se stessa, portando alla luce una brasiliana che incorniciava perfettamente il suo sedere e per di più che andava a formare uno splendido completino con il reggiseno.
Optò per un altro passo avanti e si slacciò il reggiseno per liberare l’acerbo seno.
La stoffa cadde per terra e ai miei occhi apparvero due giovani seni.
La pelle era tesa, piccoli ma sodi svettavano verso l’alto.
La pelle rosea si accendeva di intensità in prossimità della sua areola gonfia.
Era un particolare che mi eccitava ancora di più, mi piaceva che quel seno volesse come spingersi in fuori, far vedere che anche lui voleva partecipare all’azione.
E poi il capezzolo contornava e completava il tutto.
Si era indurito per la appena avvenuta esposizione e puntava turgido verso di me.
Volli baciarli, allungai prima una mano per saggiarne la consistenza, ne avvolsi uno con la mano e godetti della sensazione della sua eccitazione sotto i miei polpastrelli.
Ebbe un sussulto e una scossa di piacere fece rapidamente la strada di andare e ritorno dalla punta del capezzolo al suo cervello.
Mi avvicinai con la bocca, e da sotto guardandola negli occhi iniziai a baciare leggermente la base del seno.
Pochi leggeri baci per risalire al capezzolo, volli sentirlo in bocca e lo succhiai e mordicchiai lasciandole sfuggire qualche gemito, chissà poi se di piacere o se perché la pressione dei mie denti era troppa.
Una mano era fissa sul suo sedere e un paio di dita temerarie si erano fatte strada appoggiandosi sul tessuto che le separava dal suo scrigno del piacere.
Percepivo il calore irradiarsi da quella zona,sentivo letteralmente la sua intimità pulsare.
Si spinse oltre anche lei e sfilata la mia polo si dedicò a sbottonare il fastidioso bottone dei jeans.
Indossavo dei boxer, anche se non eccessivamente aderenti lasciavano ben intravedere la forma del mio pene ormai quasi del tutto eretto che si allungava sul lato sinistro dell’intimo.
Appoggiò il palmo della mano sulla sporgenza e cerco’ di coglierne la durezza.
La eccitava sapere che era stato merito suo, che era lei la causa di quell’erezione.
La sua mano si fece più intraprendente e scivolò all’interno, ormai la mia erezione aveva toccato il picco e lei lo avvolse nella mano stringendolo e portando la mano verso il basso, sbucciandolo totalmente.
Il mio intimo saltò via velocemente, mentre lei si esibì in un altro piccolo spettacolino, indietreggiò di un passo e si voltò piegandosi leggermente in avanti e presi i due lembi opposti della brasiliana li fece calare lentamente lasciando a me la visione da dietro del suo piccolo frutto voglioso. Era chiaramente lucida lì sotto, segno di una già profonda eccitazione.
La buttai letteralmente sul letto dove volli concentrarmi prima di tutto sulla sua intimità.
Goderne la vista da vicino, sentire il profumo e il sapore.
Si era depilata di fresco per me, mi sentivo onorato.
Il monte di Venere sporgente lasciava spazio più in basso a due grandi labbra ben evidenti, gonfie e ben piene, più al centro le piccole labbra di un rosa intenso facevano capolinea timide.
Avvicinai una mano e con due dita schiusi questo splendido fiore, così lasciai che apparisse finalmente il suo centro del piacere, un piccolo clitoride,totalmente proporzionato con il resto della sua intimità che si ergeva dritto e teso.
Iniziai a baciarla lungo le cosce, volevo farla impazzire, volevo che desiderasse di essere leccata, che mi chiedesse di darle piacere con la lingua.
Ogni tanto un bacio si spingeva quasi fino all’entrata per poi distogliere subito l’attenzione e tornare alle gambe e io godevo dei suoi gemiti quando quei baci si facevano vicini al centro del suo piacere.
Non la feci soffrire troppo in fin dei conti e, certo che la voglia era di entrambi, iniziai a baciarla li.
Una leccata lunga tutta la sua apertura mi fece gustare il suo sapore più intimo.
Era dolce come una fragola e una pelle liscia e profumata come una pesca.
Ero lì per il suo piacere e non volevo certo privarla di tutto ciò.
La mia lingua si faceva tesa per penetrare di qualche centimetro dentro di lei e poi si sposava più in alto per succhiare quel piccolo bottoncino di piacere al l’apice dell’apertura.
Sentivo le sue scosse di piacere irradiarsi per tutto il corpo, percepivo come inarcasse la schiena quando le mie leccate si facevano più profonde, e godevo della vista dei suoi capezzoli che tesi puntavano verso l’alto.
In uno di quei momenti di estasi sentii che era pronta, pronta a godere, pronta all’orgasmo.
Era chiaro che volesse arrivare al piacere per poi ricominciare a prenderne del nuovo, in modo diverso magari.
Un paio di dita andarono a fare compagnia alla mia lingua e non ci volle molto perché il suo respiro si facesse quasi affannoso e i suoi muscoli si tendessero.
Non mi fermai e continuai a succhiare avido il suo clitoride, lei venne e io potei gustare nella mia bocca tutto il suo dolce sapore.
Il cuore le batteva forte, lei accaldata aveva la pelle lucida e io tra le sue gambe raccoglievo meritatamente gli ultimi succhi del suo piacere.

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