di Valestra83

[Photo credit immagine di copertina]

Avevo sempre considerato mio padre una persona importante per me. Fin da piccola mi mostrava il suo amore incondizionato, la sua protezione, la sua dolcezza e io lo ripagavo con altrettanto amore e ammirazione. Anno dopo anno, però, mi accorsi che iniziavo a guardarlo con occhi diversi, non da figlia. L’amore che nutrivo nei suoi confronti restava immutato ma assumeva un significato sempre più “strano”, che nemmeno io stessa sapevo definire. Non era affetto fanciullesco, ma qualcosa che a volte mi turbava dall’interno… mi sentivo disorientata, non riuscivo più a distinguere la sua figura di padre da quella di “uomo”…

Innumerevoli volte, già da ragazzina, mi ritrovavo senza spiegazione dietro alla porta socchiusa del bagno, sbirciandolo mentre era sotto la doccia, osservandone per bene le fattezze: le spalle larghe, le cosce tornite, il sedere sodo, il petto imperioso, le braccia forti, le mani affusolate… In quei momenti provavo una sensazione ambivalente: una parte di me si vergognava terribilmente di ciò che stavo facendo, mi rendeva nervosa, inquieta, mentre l’altra parte… avvertiva un senso di eccitazione, di estasi che spesse volte prendeva forma in vampate di calore sulle mie gote rosee e sul mio fiore ancora implume… ed era proprio quest’ultima sensazione quella di cui più ero grata, perché provocava reazioni a catena deliranti su tutto il mio corpicino, perdevo la cognizione del tempo, entravo come in una sorta di distorsione temporale, in cui c’eravamo solo io e mio padre… Così, ogni qual volta mi ridestavo dal quel piacevole stato d’incoscienza, mi accorgevo che in automatico la mia manina destra compiva un movimento rotatorio leggero sopra il mio monte di venere caldo e desideroso di “qualcosa” (ma cosa??). Era un tocco quasi impercettibile del mio minuto dito medio sopra la stoffa dei miei slippini, ma che mi provocava piacere, piccole convulsioni alle gambe e un calore indescrivibile proprio sulla chiusura delle grandi labbra umide… ma soprattutto, dopo qualche minuto di rilassamento, mi sentivo come addormentata… priva di forza, priva di ogni tensione. Senza rendermene conto, raggiunsi i primi orgasmi… e tutto questo grazie a mio padre.

Quando però tornavo in camera mia, mi sentivo sporca. I sensi di colpa mi trafiggevano l’addome come pugnali invisibili scagliati da ogni direzione. Erano sensazioni così orrende e devastanti… ma anche così impure ed eccitanti…

L’anno successivo, mio padre dovette comunicare a me e a mia madre la notizia che per tre anni avrebbe dovuto trasferirsi in un’altra città per motivi di lavoro. Presi malissimo questa decisione, non avrei resistito più di un giorno senza vederlo, figuriamoci tre anni!! Ma lui continuò a ribadirmi, tra una lacrima e l’altra, che mi avrebbe portata sempre dentro al cuore, che sarebbe stata una lontananza fisica ma non affettiva. Mia madre ebbe la mia stessa reazione di sconforto quando venne a conoscenza del trasferimento, eravamo troppo legate a lui. A malincuore dovetti farmene una ragione. La sera che partì per me fu la più orribile della mia giovane vita.

Per mesi e mesi tentai di non soffrire la sua assenza e di distrarmi con l’esterno, ma il mondo era una tomba per me… una tomba piena di statue spezzate…e ognuna di quelle statue… aveva il suo viso…
Il dolore per la sua lontananza era insopportabile, sognavo solo di liberarmene… mi logorava giorno dopo giorno… ma decisi che non potevo continuare così, avrei demolito sul nascere la mia crescita e la mia vita sociale.

Trascorsero gli anni, scoprii la masturbazione e il sesso, iniziai a frequentare qualche ragazzo e a fare le mie piccole esperienze. Il raggiungimento della maturità portò con se cambiamenti al mio fisico: i miei seni acerbi si svilupparono, il mio sedere assunse rotondità e solidità, le mie gambe divennero più sinuose, lasciai crescere i miei capelli castani che incorniciavano un visetto dalla carnagione chiarissima e dagli occhi verdi come due smeraldi: ormai ero diventata una donna a tutti gli effetti.

Verso fine settembre, un giorno come tutti gli altri, non appena tornai da scuola vidi mia madre raggiante, il suo viso aveva acquisito una luminosità ormai spenta da circa tre anni, e i suoi occhi sembravano bordati di scintille.
“Mamma…che succede…??” chiesi con un sorriso appena pronunciato.
“Tuo padre stasera tornerà a casa, amore!!!!!” urlò, abbracciandomi con tutta quell’emozione di cui avevo ormai dimenticato la natura in quei lunghi anni.
Non seppi proferire parola, ricordo solo che provai un grande senso di pace dentro me stessa, versai lacrime cocenti mentre mia madre mi teneva stretta, ma non erano più lacrime di afflizione… bensì di gioia.

Quella sera decisi di farmi bella per lui. Desideravo vedesse sua figlia non più come una ragazzina, bensì come una donna, dolce e affettuosa ma anche sensuale e seducente. Optai per un vestitino nero, scollatura non troppo vistosa, niente reggiseno (in estate non lo porto quasi mai quando sono in casa…), sandali con allacciatura alla schiava, trucco elaborato ma non pesante, mascara e matita nera per risaltare i miei occhi verdi, niente rossetto, solo un po’ di gloss sulle labbra. Mi guardai allo specchio: mi sentivo soddisfatta.

Mio padre arrivò verso le 20.00. Non appena lo vidi, ebbi un fremito lungo tutto il corpo! Io e mia madre gli saltammo letteralmente al collo! Ero al settimo cielo! Ridemmo con qualche lacrima di commozione (era normale), dopo di che ci spostammo in salotto, dove mia madre aveva già apparecchiato tutto.
Non riuscii a mangiare molto, avevo poca fame, la sorpresa e l’emozione mi tolsero anche il poco appetito che avevo. La mia attenzione era tutta rivolta a mio padre. Svanito l’entusiasmo straripante iniziale, potei osservarlo meglio: i capelli erano brizzolati, il viso aveva subìto lo stress accumulato in quegli anni e aveva preso qualche chiletto, ma nonostante tutto era rimasto piacente, un bell’uomo e poi… era mio padre…

Mi accorsi che durante la cena, quando rivolgeva lo sguardo verso di me, capitava che a volte indugiasse un po’ troppo sulla mia scollatura. Io ribattevo con un sorriso compiaciuto mentre il suo era forzato, di circostanza… con un rossore appena accennato sulle guance, riportava lo sguardo verso mia madre.
La cena proseguì, ci raccontammo di tutto, eravamo radiosi, dopo tre interminabili anni la nostra famiglia era nuovamente riunita e io… potevo realizzare il mio antico desiderio represso…

Andammo a letto stremati, mio padre per via del viaggio estenuante, io e mia madre per via delle emozioni troppo forti di quella sera. La nostra era più una stanchezza mentale che fisica. Quando mi spogliai e mi abbandonai al morbido materasso, passarono poco più di dieci minuti prima che iniziassi a sentire dei suoni strani…
Inizialmente pensai fosse la mia immaginazione, ma restando immobile e acuendo l’udito, riuscii a identificarne l’origine: la camera da letto di ma madre… e quelli erano gemiti, erano inconfondibili. Dopotutto avrei dovuto immaginarlo, dopo tre anni…
Continuai ad ascoltare il loro ansimare che mi giungeva ovattato attraverso le pareti. Invece di provare ad addormentarmi, d’istinto portai la mano sotto il lenzuolo… sul mio ventre tiepido… scesi di più con le dita, intrufolandole dentro gli slip, non mi sorpresi più di tanto quando mi accorsi che le mie grandi labbra erano giù umide e calde.. così chiusi gli occhi, tentai di concentrarmi solo su ciò che udivo provenire dalla camera da letto, mentre le mie dita iniziarono a muoversi circolarmente su tutta la superficie della mia passerina… mmhhh, come mi sentivo sporca a toccarmi in quel momento… ma più immaginavo mia madre farsi penetrare da mio padre e più la mia mano acquisiva velocità ed intensità… il loro ansimare era una fonte di stimolo per me…con la mano destra libera, scostai il top e sottoposi un capezzolo a una lenta e dolce tortura… nel frattempo con il dito medio provvedevo a titillare per bene il clitoride gonfio e ormai fuori dal suo cappuccio di carne sottile… ”mmmhh… si…” dentro la mia camera si avvertivano solo i miei gemiti di piacere…
Decisi di concedermi ancora più goduria: tolsi la mano destra dal seno, indirizzandola sulla mia passera bagnata e rovente, con due dita aprii per bene le labbra e portai la sinistra dentro la mia fessura… prima l’indice… ”uuhh” ebbi un sussulto, non fece fatica a entrare, ero fradicia… ma anche troppo eccitata, così non persi tempo a inserire anche il medio… ”mmmmmhh” altro sussulto, stavo godendo come una porcellina impura… lasciai le due dita all’interno della mia passera bollente, per saggiarne il calore, la viscosità interna… dopo di che diedi vita a un forsennato avanti e indietro, mimai il coito, immaginando che fosse il cazzo di mio padre a violare il mio fiore… producevo succhi in quantità considerevole, il mio bacino accompagnava il movimento delle mie dita andando incontro ad esse, come in una danza… l’aria iniziò a impregnarsi di quell’odore inebriante prodotto dai miei umori, odore di sesso, di voglia… non desideravo altro in quel momento… così accelerai il ritmo, le mie dita ormai entravano come il grissino nel burro e gli umori che continuavo a secernere producevano uno sciacquettìo così osceno… ero in preda a spasmi di estremo piacere… volevo raggiungere l’orgasmo a tutti i costi, accompagnare quello di mio padre… indirizzai sul clitoride gonfio la mano che teneva le labbra bene aperte, strapazzandolo come meglio potevo… lo sentivo nel suo pieno gonfiore e stimolarlo mi provocava scariche d’immenso piacere che si dipanavano fino al cervello… ”uuhhmmm, siiiii…” ero vicina… alzai un po’ il bacino, aumentai il ritmo della penetrazione ed ecco che un devastante orgasmo s’impadronì del mio corpo… le mi gambe furono percorse da convulsioni sfrenate, serrai la bocca per trattenere gridolini di piacere che avrei voluto far sentire al mondo intero… la mia passera grondava come una fontana… riappoggiai la schiena al letto… restai immobile per un paio di minuti… estrassi le dita completamente bagnate… le portai molto lentamente alle mie narici… ”mmmm” che odore pungente… feci uscire la punta della lingua e assaporai ciò che il mio corpo aveva prodotto… pulii per bene quelle dita imbrattate e odorose… fino all’ultima goccia… dopo di che mi addormentai… stremata sia per le troppe emozioni, sia per l’orgasmo appena provato, ma poco prima di abbandonarmi nelle braccia di Morfeo, riacquistai quel tanto di lucidità che mi permise di sussurrare “papà… domattina la m-mamma sarà al lavoro… e tu sarai…m-mio…”

Quando riaprii gli occhi, sentii chiaramente il tepore dei primi raggi del sole che penetravano dalle tendine della mia camera. Abbozzai un sorriso di compiacimento, era come se avessi ricevuto una calda carezza sulla guancia. Ripensai a ieri sera e quando rimembrai del mio orgasmo, balzai subito a sedere gridando “Papà!!!”. Mi tappai subito la bocca, credendo che qualcuno mi avesse sentita! Attesi qualche minuto con il cuore che mi martellava il petto: nulla. Evidentemente mia madre era già andata al lavoro e mio padre forse dormiva ancora come un ghiro. Gettai un rapido sguardo all’orologio: le 9,37. Benissimo. Mia madre era di sicuro già via di casa, rimaneva da sapere se mio padre fosse sveglio a far colazione oppure no.
Scostai il lenzuolo dalle gambe, scesi dal letto, indossai solo il top e restai in slip, faceva troppo caldo. In punta di piedi aprii la porta della mia stanza: la casa era immersa nel silenzio mattutino.

Con la leggiadria di una danzatrice, arrivai fino alla camera da letto di mia madre… la porta era socchiusa, guardai attraverso lo spiraglio fra la porta e lo stipite: dovetti reprimere un sussulto di gioia quando vidi mio padre ancora addormentato! Spinsi leggermente la porta, avanzai con molta delicatezza, prestai la massima attenzione a non produrre il minimo rumore (se si fosse svegliato, il mio piano sarebbe andato in fumo!). La serranda era un po’ sollevata (sicuramente mia madre) e quindi il sole trapelava di già. Continuai il mio incedere verso il letto, non appena vi giunsi, guardai mio padre: dormiva un sonno profondo come la notte più livida… la quiete era dipinta sul suo volto… sembrava che sorridesse, stava sicuramente sognando qualcosa di bello, forse me…?? Non mi curai di dare risposta a questa mia fugace domanda, già mi ero appoggiata sul letto. Adesso ero accanto a lui, continuai a guardarlo, mentre la mia mano ne accarezzava il volto in modo delicato, percorrendo la mandibola, il giugulo, poi il collo… scesi sempre più giù, il suo torace, avvertii il suo respiro regolare… continuai a scendere… intrufolai la mano sotto il lenzuolo… incredula, mi bloccai di colpo quando con l’anulare urtai una leggera peluria proprio sotto l’addome: capii che mio padre dormiva nudo! Non credevo….
Dopo quell’attimo di esitazione, continuai a scendere… ed eccolo… il suo pene… voltai immediatamente lo sguardo verso il suo volto: era ancora assopito, ma ogni tanto la sua bocca si storceva in una smorfia, piacere o fastidio? Io nel frattempo avvertii una strana fitta sotto il mio ventre, la vista cominciò a farsi più sfocata, il respiro più irregolare, i miei slip iniziarono ad inumidirsi: mi stavo eccitando.
Presi coraggio e finalmente feci ciò che avrei voluto fare già da piccola. Strinsi nella mia mano destra la sua verga, saggiandone la consistenza… mmhh… era così caldo, morbido, chiusi gli occhi per un istante immaginandolo dentro la mia passerina vogliosa e gocciolante. Come mossa da vita propria, la mia mano iniziò un lento su e giù sul suo pene, abbassandone delicatamente il prepuzio, arrivando a tirarne la pelle fino in fondo… decisi di liberarlo dal lenzuolo, la mia mano urtando contro il tessuto produceva un rumore che non mi aggradava, così con la mano libera lo gettai ai suoi piedi.
Adesso potevo vederlo bene, sotto i raggi del sole: era di circonferenza media, con un glande violaceo notevole rispetto al resto, un piccolo neo sorgeva tra l’attaccatura del pene e i testicoli. Ero come ipnotizzata da quel movimento della mia mano, più lo masturbavo e più avevo l’impulso di toccarmi io stessa… e così feci. Aumentai il ritmo della sega e con la mano libera scostai i miei slip e inizia a toccarmi… che sensazione stupenda che provavo in quel momento, mi sentivo una tale depravata, ma mi piaceva… così accelerai nuovamente il movimento, il suo glande appariva e scompariva come un gioco di prestigio sotto le mie sapienti mani, mentre la mia passera stava producendo i primi succhi… ”uummmh”…

Non mi resi conto però dell’impeto con cui lo stavo masturbando, così durante una discesa della mia mano per abbassare il prepuzio, andai giù troppo violentemente, urtando la mia mano chiusa a pugno proprio sui suoi testicoli… ”Ahi!!”… mio padre aprì gli occhi.

 

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